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Autore: Ily Briarroot    03/04/2020    3 recensioni
Storia partecipante al contest "Attraverso lo specchio" indetto da AleDic sul forum di EFP
Una voce troppo familiare ti fa voltare di scatto. La senti dentro di te, quasi come fossi tu a parlare.
Sgrani gli occhi, riconoscendo la figura alta che ti sta davanti.
Sei tu, con il tuo corpo – quello vero, adulto -, la tua voce e la tua divisa scolastica. Le iridi blu sono fisse su di te, puoi percepire l'aria indagatrice che aleggia verso la tua persona.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nickname sul forum e su EFP: Ile_W; wIly
Personaggio scelto (e pairing, se presente): Conan Edogawa, Ai Haibara
Numero Parole: 1714

 

 

Alter Ego

 

 

Una forte scossa al petto ti fa sussultare qualche istante dopo aver mandato giù la capsula rossa e bianca; dopodiché il tuo corpo avverte lo stesso dolore al quale è ormai abituato, parte dopo parte, quasi come il riavvolgimento di un film che hai visto tante di quelle volte da conoscere ogni battuta a memoria.
Percepisci andare in fiamme ogni millimetro di pelle, i muscoli e le ossa. Crolli in ginocchio, stringendoti il torace con una mano, contando mentalmente i secondi che devono ancora trascorrere per far cessare il tutto.

Stavolta il dolore è troppo, lo sai. Non riesci a resistere ulteriormente e ti sdrai sul pavimento freddo del sotterraneo stringendo le palpebre.
Sopporti – credi di farcela – ma ogni cosa si perde nell'oblio del momento; all'improvviso il bruciore cessa, il peso del corpo sparisce. Rimani solo in quell'oscurità calda e confortevole.

Al tuo risveglio, non c'è più nessuno vicino a te. Nonostante la visuale offuscata provi a identificare la figura di Haibara che ti era accanto fino a poco tempo fa.

Ma sarà passato davvero così poco tempo?

Realizzi di esserti addormentato – non puoi essere svenuto sul serio – e sai cosa accadrà a breve. Noterai i vestiti strappati a causa dell'improvvisa crescita del corpo e ringrazierai mentalmente l'antidoto temporaneo all'apotoxina, dopodiché ti cambierai per poi scappare fuori di casa sperando che non sia tardi per iscriverti a quella benedetta gita.
Tuttavia, quando ti siedi scopri un'amara verità: sei ancora nella tua piccola felpa blu abbinata ai pantaloncini. Non è cambiato nulla.

È il rumore di passi improvvisi dietro di te che ti ridesta dallo sconforto più totale.
Non ti volti, ma hai già deciso di scaricare le responsabilità di ciò addosso a una persona in particolare.
«Senti Haibara, mi spieghi cosa diavolo sta succedendo?».

L'agitazione non aiuta a mantenere i nervi saldi, non adesso. Ma neanche vuoi farlo, lo sai bene.

«Haibara non ha colpa di questo, lo sai bene».

Una voce troppo familiare ti fa voltare di scatto. La senti dentro di te, quasi come fossi tu a parlare.
Sgrani gli occhi, riconoscendo la figura alta che ti sta davanti.
Sei tu, con il tuo corpo – quello vero, adulto -, la tua voce e la tua divisa scolastica. Le iridi blu sono fisse su di te, puoi percepire l'aria indagatrice che aleggia verso la tua persona.

«Come può essere... ?» mormori frastornato mentre ti tiri un pizzicotto sulla guancia nel tentativo di svegliarti da questa situazione assurda.
«Non è un sogno, io e te siamo davvero faccia a faccia».

Lo osservi a bocca aperta senza neanche provare a sollevarti dal pavimento. Siete soli, tu e Shinichi Kudo, e sai benissimo che non è possibile una cosa del genere.
«Chi sei?» gli chiedi, trattenendo la calma. «Deve essere uno strano effetto collaterale dell'antidoto».
«Sono Shinichi Kudo, dovresti saperlo» risponde il ragazzo, avvicinandosi appena, «ma sono diverso da te».

«Cosa intendi dire che sei diverso da me?».

Il liceale appoggia la schiena alla parete, incrociando le braccia, l'espressione persa in chissà quali pertugi mentali.
«Sarebbe più corretto dire che non sono più te» afferma, abbassando un istante lo sguardo. «Ho capito di aver sbagliato tutto troppo tardi, quando persino Ran mi ha voltato le spalle».
«No, è impossibile» rispondi, respirando profondamente. Cerchi di calmarti e di ragionare con lucidità, ma quella strana figura non è un gioco creato dalla tua mente, né un'illusione. Sei un detective, ma la parte razionale di te ti sta abbandonando.

«È possibile, invece» ribatte, tornando a guardarti, «ho sempre avuto la convinzione di poter giudicare cosa fosse giusto e cosa sbagliato senza possibilità di redenzione e, senza neanche accorgermene, io stesso ho mentito per alcuni anni».
«Sono costretto a farlo!» esclami, mentre le sue parole prendono forma nella tua testa; dopotutto, hai sempre sospettato che quelle bugie non ti avrebbero portato a nulla di buono, con il trascorrere del tempo. E la verità di quei pensieri ti sta sbattendo tutto in faccia provocandoti una fastidiosa morsa al cuore.

«No, non è vero».

La voce profonda e riflessiva di Shinichi interrompe elaborazioni mentali che ti fanno soltanto del male. «Menti anche quando non ce n'è bisogno perché ormai sei così abituato a farlo che ti risulta automatico. Ma la verità è che hai paura di perdere chi ti è vicino ed è così che finirà».
«Io non sono come dici tu».
«Invece lo sei, Conan Edogawa. Sei impulsivo, non pensi alle conseguenze delle tue azioni e non temi di mettere in pericolo chi ti sta intorno. Io sono qui per farti aprire gli occhi».

«Come fai a dire una cosa del genere? Io sono il primo che si preoccupa per gli altri, infatti ho ingerito quel dannato antidoto solo per-»
«-per te stesso. Per tornare a essere quello che eri e riavvicinarti a Ran. Ma non lo fai per lei, perché sai benissimo che le farai nuovamente del male per poi sparire ancora. D'altronde, non hai mai ascoltato il parere degli altri, Shinichi Kudo».

Sgrani gli occhi, capendo solo adesso ciò che il tuo alter ego sta tentando di comunicarti.
«Intendi dire che... »
«Intendo dire che Haibara ti ha avvisato più volte dei rischi che avresti corso assumendo così spesso l'antidoto e il fatto che tu non sia ancora morto è una fortuna» aggiunge, senza scomporsi di un millimetro. L'espressione ora è di nuovo dura e non accenna a mutare. «Ma non hai mai ascoltato neanche lei, rischiando di far saltare la sua copertura mandando così allo sbaraglio la vita di entrambi».

«Sono sempre stato prudente e questo lo sai».
Shinichi ridacchia, lo sguardo stavolta divertito. Dopodiché scuote la testa e si allontana dal muro bianco, annullando la distanza tra voi di qualche centimetro.
«È ciò che hai sempre creduto. Sei ridotto così a causa dell'impulsività innata che non lascia spazio ad altro e non imparerai tanto presto la lezione finché non perderai una parte di te stesso durante questa esperienza».

Rimani immobile, tentando di decifrare quelle parole. Che quella strana figura venga dal futuro? Che sia soltanto un sogno che si sta prendendo gioco di te?

«È necessario che il detective liceale sbruffone, arrogante e pieno di sé che eri una volta cambi» dichiara, specchiando gli occhi nei tuoi. «Conan è riuscito a farlo, ma non del tutto. E prima o poi arriverà a perdere qualcosa a cui tiene e non mi riferisco solo a Ran».

Percepisci un brivido lungo la schiena che ti spinge ad alzarti in piedi così, all'improvviso, accompagnato da una brutta sensazione.
«Vuoi dire che qualcuno morirà?».
«Lo capirai da solo» risponde, facendoti crollare ogni sorta di sicurezza che ti eri imposto. Non capisci nemmeno il motivo per cui adesso stai ascoltando quel ragazzo così simile a te. «Io sono cambiato, ma ho scoperto troppo tardi che avrei dovuto farlo prima. Che il potere di giudicare il male o il bene non dipende da me e tutt'ora mi pento di aver additato come mostro una persona a cui ho scoperto di tenere più che a me stesso».

Vi guardate per istanti che sembrano non passare mai, persi in un silenzio eloquente e – al tempo stesso – così assordante da fare male.
La nuvola di fumo che quelle frasi hanno creato non riesce a farti comprendere, non del tutto.
Shinichi ti sorride, stavolta più amichevolmente, prima di darti le spalle e andarsene.
«Mi raccomando, detective».

Ancora immobile sul posto, inizialmente non riesci a muoverti. Poi, un flash inizia a farti intuire qualcosa mentre la confusione s'impadronisce della mente.
«Aspetta! Non ti starai riferendo ad Haibara?».
Il ragazzo prosegue il suo lento cammino, ma non si volta a guardarti, non stavolta.
«Ehi! Succederà qualcosa a lei?».
Lo vedi procedere finché l'ennesima fitta al petto non ti fa crollare in ginocchio e il corpo inizia a bruciare di nuovo.
«Io non penso che sia un mostro, hai capito?!».
In questo momento noti appena la sua sagoma scura attraverso gli occhi appannati a causa della fatica e del dolore. Non puoi lasciarlo andare via senza farglielo sapere, senza urlarglielo contro.

«HAI CAPITO?!».
 

«Kudo, finalmente».
Quando riapri gli occhi, Haibara e il dottor Agasa sono al tuo fianco, il volto pallido entrambi.
Raddrizzi la schiena e senti immediatamente il caldo insopportabile così familiare, come se la pelle fosse appena andata a fuoco.
«Cosa succede?» hai il coraggio di chiedere, mentre gli altri due si scambiano un'occhiata fugace.
«Stavolta l'antidoto non ha funzionato come avrebbe dovuto» chiarisce Haibara, guardando l'orologio da polso mentre aggrotta le sopracciglia. «Sei rimasto svenuto per venti minuti in preda al delirio».

«Che?!».

«Già... sembrava stessi parlando con qualcuno, Shinichi» interviene il dottor Agasa, studiandoti da cima a fondo.
«Te l'avevo detto di stare attento perché, continuando ad assumere la pillola, stai incentivando il tuo organismo a uno stato di assuefazione totale alla sostanza e-»
«-sì, lo so. Non ne prenderò più, almeno per un po' di tempo».
Haibara non riesce a nascondere lo stupore per quella frase, rimanendo inizialmente in silenzio.
«Lo stai dicendo sul serio?»
«Certo».

Ti alzi in piedi insicuro e le rivolgi un breve sorriso. Forse, il dolore che ancora ti colpisce il petto non dipende dall'antidoto, ma da uno strano timore che comincia a concretizzarsi dentro di te.
«A proposito, come mai mi chiamavi nel delirio?» ti chiede poi lei, incrociando le braccia. «Cos'è che dovrei capire?».

Dai le spalle a entrambi, con l'intenzione di farti una doccia fresca. Quelle sensazioni orribili sono ancora palpabili e vivide come non avresti mai creduto.
«Non ne ho idea, non ricordo proprio
» menti, raggiungendo il salone, «faccio una doccia e poi torno a casa».
«Chissà cosa gli è preso» mormora Agasa, la mano sotto al mento nel tentativo di venirne a capo, «è strano che abbia rinunciato all'antidoto così facilmente».
«Già, così come il fatto che non se la sia presa con me per non essere riuscito a tornare adulto» gli risponde Haibara, sospirando. «Che ci vuole fare, dottore? Sa che i detective sono particolari».

Senti la voce di entrambi, ma non importa.
Non importa più.
Mentre l'acqua ti scivola sulla pelle, decidi di crederci.
Dovrai cambiare e mettere la testa a posto; non puoi permetterti di perdere nessuno di loro.
E – ancora meno – la compagna di viaggio più importante che avresti potuto incontrare.

 

 

  
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