Tied breaths

Il quartier generale di U.N.C.L.E. è dotato di un proprio guardaroba, un'intera stanza contenente gli abiti più svariati per l'esclusivo uso da parte dei suoi agenti. Quando Napoleon ne è venuto a conoscenza, ne è rimasto completamente entusiasta.

«Non credo che duca interessi come vesto, Cowboy. Sarò solo tua guardia del corpo.»

Illya si sistema meglio sulla sua poltroncina: dubita che riusciranno a sbrigarsela molto presto.

«Sarebbe disdicevole se permettessi ad un membro del mio staff di vestire come un vagabondo.» Napoleon estrae l'ennesima giacca dall'armadio – uno dei tanti – e inizia a soppesarne pro e contro con l'occhio critico di un vero intenditore «E poi, Peril, mi hai promesso che per questa volta lascerai fare a me, no?»

Illya si passa una mano sugli occhi. È vero, glielo ha promesso. Si domanda che cosa gli fosse passato per la testa.

Napoleon sembra giungere finalmente ad una decisione e gli passa una giacca di un blu cobalto che deve ammettere: è piuttosto bella.

La prova, addosso alla camicia bianca e alla cravatta blu scuro che sono state già scelte in precedenza. Napoleon lo aiuta a sistemare il colletto. Fa poi un passo indietro, lo osserva, si accarezza pensiero il mento e si riavvicina per afferrargli la cravatta. Con uno strattone, lo costringe in avanti e gli cattura le labbra in un bacio bagnato.

«La cravatta va decisamente cambiata» glielo mormora su labbra già gonfie, un sorriso divertito a scoprirgli i denti, e Illya geme, esasperato, prima di affondare una mano nei suoi capelli e tirarselo di nuovo contro.

«Tua stupida cravatta può aspettare» gli ringhia addosso e con un movimento brusco lo spinge giù sulla poltroncina. Quando Napoleon apre bocca a metà tra una risata e una protesta, Illya lo zittisce con un altro bacio e una mano sul basso ventre. È abbastanza, a quanto pare, a vincere ogni dissenso.