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Autore: katyastark    03/04/2020    2 recensioni
Quando Katsuki lo rivide mentre -come suo solito- era di ronda per le strade della città, rimase un po' di stucco. Non perché Deku avesse un aspetto diverso – ma lo aveva, poco ma sicuro. Neanche perché ora vestiva meglio, o perché sembrasse in salute, in forma e felice. Non era nemmeno dovuto a quella punta di terrore che vide nei suoi occhi quando incrociarono gli sguardi, sebbene la ritenesse ugualmente fuori luogo – anche quando Katsuki era stato meschino, violento e assolutamente spietato con lui, Deku non lo aveva mai guardato in quel modo. No, non era proprio niente di tutto quello. Era per quel bambino avvinghiato al suo fianco, un piccoletto con ginocchia scorticate e il volto coperto di lentiggini, dai ricci capelli biondi e penetranti occhi verdi.
[ KatsuDeku ]
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ciao ragazzi! Rieccoci con un altro capitolo :) la verità viene un po' a galla!


Link al terzo capitolo in inglese: https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/52828897




Capitolo 3 – Formation



Riassumendo, alla fine il processo è identico a quello di una qualsiasi altra gravidanza. Si aspettano nove mesi, il parto è naturale e così via. Di conseguenza, dovremmo discutere l'opzione di un surrogato.”


La coppia di uomini seduta all'altro lato della scrivania di Izuku fece uno sforzo enorme per evitare di fissarlo come se si trovassero al cospetto di un genio della lampada, o una divinità caritatevole. Ciò nonostante, gli occhi spalancati e lievemente lucidi di entrambi tradivano le loro emozioni. Izuku provò un leggero imbarazzo di fronte ai due, ma proseguì con la spiegazione.


Raccomandiamo sempre di cercare la persona ideale tra le nostre candidate, ma se desiderate che sia qualcuno di cui vi fidate a portare avanti la gravidanza, per noi non c'è nessun problema. Faremo del nostro meglio per supportarvi fino alla fine e mettervi a vostro agio, in qualsiasi modo. Avete delle domande da farmi, prima che vi spieghi meglio le opzioni a vostra disposizione?”


Come per tutte le precedenti sedute, quello era sempre il momento in cui, alla sua domanda, seguiva un lungo silenzio e la conseguente realizzazione che l'impossibile era appena diventato un poco più concreto.


Perciò, uh… il bambino sarebbe biologicamente nostro?”

Izuku annuì mentre gli angoli delle labbra iniziavano a curvarsi in un sorriso. Era quasi sempre la prima curiosità da soddisfare.


Qual è la percentuale di successo?”


Del cento per cento, ad oggi. Non si procede come nella FIVET, qui non si rischia e non si perde, non tiriamo a sorte. Non possiedo alcun controllo sul modo in cui si manifesteranno i geni e gli altri fattori, perciò potrebbe insorgere qualche complicazione dopo che la fecondazione ha avuto inizio, come in una qualsiasi altra gravidanza, ma l’atto in sè è molto semplice. Si tratta di un Quirk e, come tutti i Quirk, sembra sfidare ogni logica e senso, ma funziona,” spiegò con cura Izuku, scrollando le spalle.


Per quanto riguarda il costo…” iniziò il maggiore dei due, corrugando un po’ la fronte. Il compagno, per confortarlo, prese a massaggiargli il dorso della mano col pollice. Erano entrambi vestiti in modo impeccabile e la maggior parte delle coppie non si prendeva nemmeno la briga di presentarsi alla seduta, se non era pronta a spendere - sfortunatamente, non era un mistero che tali pratiche fossero care, ma Izuku faceva del suo meglio per non lucrarci sopra. Tuttavia, aveva anche lui bollette da pagare e una bocca in più da sfamare.


É la stessa cifra che paghereste con la FIVET e, solitamente, le tariffe per un parto surrogato coprono sia le spese di sostentamento che quelle mediche, nel caso vi decidiate per quella soluzione.”


Izuku mostrò alla coppia un foglio laminato con elencati i soliti preventivi. Ben sottolineato vi era ciò che poteva essere coperto dall’assicurazione, dai finanziamenti federali e dalle donazioni dei gruppi d'interesse, oltre che una lista dettagliata di tutti i vantaggi in una gestione “in proprio” da parte dell'azienda. Restava comunque una cifra elevata, ma era una realtà con cui Izuku era sceso a patti da tanto tempo ormai.


Vi lascio qualche minuto perché possiate valutare tutte le opzioni” disse, alzandosi dalla sedia per allontanarsi e dare loro privacy. Andò nella zona ristoro per versarsi ancora un'altra tazza di caffè, la quarta di quel giorno. Era stato un incubo mettere a letto Hisami la sera prima e il latente senso di colpo risorto dopo aver rivisto Kacchan -dopo avergli fatto incontrare Hisami- lo aveva tenuto sveglio tutta la notte. Non sarebbe mai dovuto accadere. Sapeva che, statisticamente, imbattersi in lui era una possibilità molto concreta, ma non si sarebbe mai aspettato che il biondo gli volesse volontariamente rivolgere la parola, che si potesse sedere ad un tavolo di fronte a suo figlio e parlare con loro. Era una cosa… preoccupante.


L'aspetto più brutto della situazione era che ad Izuku non sarebbe assolutamente dispiaciuto riallacciare i ponti con Kacchan, ma la mera esistenza fisica di suo figlio peggiorava tutto a livelli estremi. Non aveva mai accettato che la loro amicizia fosse andata in frantumi, ma adesso, le cose erano incredibilmente complicate. Puramente per colpa di Izuku, la situazione era così critica da impedirgli persino di recuperare un semplice rapporto di reciproca conoscenza con il suo amico d'infanzia, e questo lo faceva stare profondamente male.


Bakugou Katsuki era il padre biologico di Hisami, ne era completamente all'oscuro e il solo pensiero che lo potesse scoprire faceva venire in mente ad Izuku gli scenari peggiori. Del tipo, scenari di guerra- scenari post apocalittici, finali così disastrosi da dover essere ricordati dagli annali di storia. E tutto si sarebbe potuto evitare, se solo Izuku non fosse stato così stupido.


Si sarebbe volentieri giustificato dicendo che quando aveva deciso di usare il suo Quirk sul suo amico, non era completamente padrone di sé, ma questo avrebbe fatto di lui un bugiardo, oltre che un pessimo esempio di essere umano. La verità era che Izuku stava cercando già da tanto tempo dei “donatori” (non sapeva come altro chiamarli), prima che un incontro fortuito non lo spingesse a prendere una decisione follemente egoista.


Si sentiva solo e, per quanto assurdo potesse suonare, avere un figlio sarebbe stato -per lui- di gran lunga più facile che imbarcarsi nella ricerca di un partner. Poi, di punto in bianco, si era trovato davanti un Kacchan sicuro di sé e forte proprio come quello visto alla tv e Izuku ne desiderò possedere un pezzo -un frammento piccino, microscopico. Non era così tanto ingenuo da negare che una cotta, da tempo sepolta nel suo cuore, e sentimenti mai chiariti avessero giocato un ruolo chiave nel suo decidersi ad utilizzare il Procreate sul suo amico di una vita, e aveva sufficiente buon senso e istinto di conservazione per riconoscere che aveva fatto un errore madornale nel tempo stesso in cui lo stava compiendo, nell’istante in cui camminò tanto vicino a Kacchan da sentirsi travolgere il cuore da quel lieve senso di tepore, segno che una vita era stata generata dal suo Quirk.


Quella stessa sera, stipulò un contratto con una delle madri surrogate associate alla clinica, appoggiando le mani sul suo ventre per trasferirvi la piccola vita non appena l’inchiostro sul foglio fu asciutto e, per nove mesi, fu in lotta con se stesso, tormentato dal peso dell’errore commesso, incapace di riposare, portato a lavorare fino allo sfinimento nel tentativo di auto-punirsi. Ma quando Hisami nacque e Izuku lo tenne in braccio per la prima volta, ogni senso di colpa svanì di fronte al viso del suo bel bimbo perfetto. E più Hisami cresceva, più gli eventi che avevano portato alla sua nascita si mescolavano fino a sembrare solo un incidente fortuito, una coincidenza, una piccola mano tesa dal destino perché gli venisse regalato qualcosa di meraviglioso.


Ultimamente poi, avendo trascorso più di un minuto in compagnia di Kacchan, gli erano saltate all’occhio le somiglianze tra lui e suo figlio. Pur essendo solo un bimbo di tre anni, Hisami possedeva già una personalità esplosiva e non era un’esagerazione affermare che il piccolo fosse un mix quasi perfetto di quelle peculiarità, che rendevano Izuku e Kacchan… Izuku e Kacchan.


La genetica era proprio una cosa bizzarra. Inizialmente Izuku aveva pensato che da Kacchan Hisami avesse preso solo i capelli biondi, ma più lo osservava, più continuava ad assomigliare a lui. Avevano lo stesso naso, lo stesso sorriso beffardo di quando si eccitavano per qualcosa. Persino il taglio fine e la forma dei suoi occhi erano come quelli di Kacchan.


Se Izuku avesse continuato a pensare a tutto quello, ne sarebbe uscito pazzo. Fece un respiro profondo, prima di ritornare nel suo ufficio. Magari la sua vita di lì a poco sarebbe anche crollata come un castello di carte, ma prima, avrebbe perlomeno reso felice la coppia che lo attendeva.





Katsuki non era abituato a provare la sensazione che qualcosa stesse sfuggendo dalle sue mani. Da buona persona estremamente competitiva e con un’intelligenza superiore alla media qual era, non c’era mai stato un mistero che non fosse riuscito a svelare o un problema che non fosse stato in grado di risolvere. E tuttavia, ogni volta che il suo sguardo cadeva su quel bambino, un grande, grosso punto interrogativo gli riempiva la testa. Erano passate due settimane da quello che -si poteva dire- esser stato il pranzo più ansioso del mondo, e Katsuki faticava a cancellarlo dalla sua memoria -tanto, se non di più del giorno stesso in cui si era tenuto-.


Quel giorno si era allontanato non appena i conti erano stati distribuiti -pagando tutto quanto, considerato che aveva più soldi di quanto sapesse che farsene. Si era immaginato che Deku avrebbe perlomeno tentato di protestare e, per un attimo, sembrò sul punto di farlo. Katsuki lo vide aprire la bocca, chiuderla, per poi ringraziarlo con un conciso, “Grazie, Kacchan.”


Deku fu altrettanto veloce ad andarsene, issandosi in spalla la borsa gigantesca e stringendo al petto come un pallone da football quel chiacchierone di suo figlio, volando praticamente fuori dal locale.


Sfortunatamente si erano incontrati di nuovo all’uscita, attraversando con un certo impaccio la doppia porta sfiorandosi le spalle. Izuku, ovviamente, era inciampato nel nulla e la dannata borsa colorata era volata per terra, lanciando ovunque biberon, pannolini e -imperdonabilmente- un pupazzo di Frostfire.


Cazzo,” sibilò Izuku, con suo figlio ancora appeso di traverso sotto il braccio.


Linguaggio!”


Sì tesoro, mi hai beccato. Scusami,” gli rispose, cacciando fuori un lungo sospiro.


Lascia che aiuti,” mormorò burbero Katsuki, leggermente a disagio.


Tienilo per un secondo, ti prego. Scapperebbe via nel momento in cui lo mettessi giù,” gli disse Deku, spingendo nello stesso istante suo figlio tra le braccia di un frastornato Katsuki. In vita sua il biondo non aveva mai tenuto in braccio un bambino e provò immediatamente una sensazione di panico così travolgente, che non avrebbe potuto nemmeno tentare di descriverla. Storse il naso, tenendo sollevato il piccolo Hisami da sotto le ascelle, il più lontano possibile dal suo corpo. Hisami guardò Katsuki a occhi stretti e diffidenti, le labbra piegate in un broncio già visto prima.


Sei spauroso,”1 sussurrò il bambino, stringendo gli occhi appena un po’ di più. Quella faccetta arrabbiata avrebbe anche potuto essere comica, se non gli fosse stata inquietantemente familiare a livelli indescrivibili. Aveva un qualcosa di quello sguardo determinato che Deku era solito rivolgergli quando se la prendeva con gli altri bambini a scuola, o di quel terrificante sguardo di rimprovero che sua madre usava con lui quando da piccolo faceva qualche capriccio in pubblico.


Spauroso,” ripeté lentamente Katsuki, come se si trattasse di una parola straniera di cui non conosceva il significato.


Il più spauroso! Mi stai facendo male alle braccia,” si lamentò il piccolo allungando quelle manine prensili neanche fossero state dei piccoli artigli minacciosi, aprendole e chiudendole come a dire tienimi nel modo giusto, scemo. Katsuki corrucciò il volto e sistemò il piccolo gremlin sul suo fianco mentre Deku richiudeva meticolosamente la borsa strabordante.


Hisami e la sua ben ridotta capacità d’attenzione decisero che quello era il momento giusto per un cambio di argomento.


Signor Spavento2, a te piacciono i cagnolini?” chiese, toccando la guancia di Katsuki per richiamare la sua attenzione su di lui.


No,” mormorò in risposta, desiderando ardentemente che Deku si desse una cazzo di mossa.


Io amo i cagnolini. Papà dice che non posso averne uno perché sono ergico.”


Katsuki ebbe bisogno di un minuto per capire che cosa diavolo intendesse Hisami, basandosi sul contesto. Le parlate infantili erano esasperanti.


Anche io sono allergico ai cani.”


In quello che immaginò potesse solo essere un moto di compassione, il bimbo appoggiò la testa sulla sua spalla e gli diede delle pacche leggere sul petto.


Che triste. Sono triste per te, signor Spavento.”


Deku fece un suono simile a quello di un gatto che annegava, tirandosi su di scatto con la borsa nuovamente serrata.


Okay, preso tutto! Hisami, è ora di andare.”


Hisami si allungò verso Deku che, prontamente, lo raccolse tra le braccia.


Grazie, Kacchan. Ciao!” gli sembrò anche più di fretta rispetto a prima, da come girò sui tacchi e camminò via in un baleno- andando nella direzione opposta a quella per la stazione, come minimo.


Ci si vede in giro, Deku,” mormorò tra sé e sé, sentendo uno strano calore nel punto in cui Hisami si era aggrappato pochi secondi prima.


Corri papà! Lui fa spavento e odora di caramella bruciacchiata!3


Hisami!”


Katsuki non riuscì a non ridere per quelle pagliacciate. Era un bimbo sfacciato e impertinente, ma anche dolce sotto qualche aspetto. In lui c’era tutta quella pacata gentilezza tipica di Deku, frammentata da qualcosa di grezzo.


C’era proprio qualcosa di particolare in quel bambino.







1In inglese dice “You're icky”, lo stesso termine di cui vi avevo parlato nell'altro capitolo. Anche qui l'ho reso con “spaventoso”, storpiandolo apposta per rendere la parlata infantile di Hisami

2In inglese dice “Icky-san” ed ecco perché ho deciso di restare nell'ambito della paura. Signor Spavento mi suona bene e secondo me è azzeccato da far dire a quel monello x”

3Ho tradotto così “burnt candy” perché non trovavo davvero niente al riguardo... ma esistono davvero le caramelle bruciacchiate?

   
 
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