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Autore: Eneri_Mess    03/04/2020    1 recensioni
Il più delle volte Chuuya desiderava solo dare un pugno a Dazai e cancellargli il sorrisetto che aveva in faccia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Scritta per il Cow-t, settima settimana, M6
Prompt: Sorrisi enigmatici
Numero Parole: 1117
Rating: NSFW
Warning: tematiche delicate e piccola graphic description. 
Note: un missing moment post Fifteen… con un vaghissimo riferimento a una cosa. 



 

Il più delle volte Chuuya desiderava solo dare un pugno a Dazai e cancellargli il sorrisetto che aveva in faccia. 

Se dal loro primo incontro aveva capito che non c'era da fidarsi delle sue espressioni da volpe, nel giro di qualche mese all'interno della Port Mafia, Chuuya era già saturo di ogni virgola quel viso fosse in grado di proporre. Ogni volta significava una magagna, ogni volta significava che lui ci finiva in mezzo. 

Non si trattava solo dei traffici soliti della mafia, scontrarsi con qualche indipendente o altre organizzazioni, bagni di sangue o salvataggi in extremis. Dazai aveva diversi tipi di sorrisetti enigmatici per ogni occasione, fosse per preparare la cena o prima di un tentativo di suicidio. Nel primo caso - e c'era cascato solo una volta - Chuuya si guardava dall'assaggiare il cibo per non incappare in avvelenamenti fuori programma o un mix di droghe ricreative sciolte nello stufato; nel secondo caso... 

Nel secondo caso Chuuya detestava ammettere di aver sviluppato un sesto senso sgradevole. 


C'erano giornate in cui Dazai spariva. 

La prima volta, Mori aveva chiesto a Chuuya, dopo avergli elencato tutte le disposizioni della giornata, di dare un'occhiata in giro e recuperare Dazai. Con un sospiro che rasentava lo sconsolato, il Boss aveva accennato al fatto che capitavano giorni in cui Dazai non dava notizie di sé ed era meglio tenerlo d'occhio.  

Il rosso non aveva preso bene l'idea di fare da balia all'idiota del suo partner, né di andare a ficcanasare in giro per capire dove si fosse cacciato. Ne aveva fatto una questione di principio quando l'idiota aveva risposto ai suoi messaggi in modo vago per mezza giornata, ignorando le telefonate ma continuando ad assillarlo quando aveva deciso di silenziare il volume del cellulare. 

Era quasi il tramonto e Chuuya ancora non era riuscito a scovare dove il partner si fosse rintanato. 

"Sei un bravo cane a eseguire gli ordini del Boss" stava ridacchiando Dazai al telefono. Alla fine aveva risposto, ma il tono di voce aveva messo addosso a Chuuya un pessimo brivido. 

"Mi hai fatto perdere tutta la giornata, dove cazzo ti sei infilato!? Ti vengo a prendere." 

Dazai aveva riso senza allegria, come una carezza fredda sotto i vestiti. 

"Ti stai atteggiando a fratello maggiore. Hai fratelli Chuuya? Ah no, è vero, non ricordi nulla del tuo passato. Vuoi fare il cane fedele e il fratello maggiore insieme?" 

Chuuya iniziò a dubitare di aver inquadrato del tutto Dazai. Anche se il discorso lo irritava (ma cosa non lo irritava di Dazai?), il suo tono continuava a insinuarglisi sotto pelle, scendere nello stomaco a dargli una brutta sensazione. 

"Dove. Cazzo. Sei." scandì a denti stretti. 

Dazai rimase in silenzio e il rosso controllò che non avesse attaccato. 

"Ohi-" 

"Ti propongo una sfida! Vediamo chi arriva prima!" esordì di nuovo Dazai. 

"Che cazzo stai dicendo!?"

"Ricordi il locale da cui si vedeva la ruota panoramica e che abbiamo estorto a quel gruppo di wannabe spacciatori? Penso ci sia proprio una bella vista col tramonto e le prime luci della sera. Vediamo chi fa prima!"

"Chi fa prima!? Chi altro cazzo deve arrivare!?" sbraitò Chuuya iniziando a correre e maledire tutto e tutti. Si trovava non proprio dalla parte opposta ma quasi, e aveva solo un vago ricordo di dove il posto menzionato fosse. 

Dazai continuò con quei suoi suoni di gola che somigliavano a vetri rotti strofinati tra loro finché non riagganciò la telefonata, lasciando il partner con uno sgradevole sentore e un'imprecazione che fece girare i pochi passanti presenti. 



 

Chuuya detestava sentire il cuore pompare a mille. Detestava l'incertezza alla basa di quel battito accelerato. Odiava che fosse per colpa di Dazai. 

Aveva trovato il posto; aveva superato i cartelli Vietato l'ingresso - stabile in ristrutturazione che gli agenti della Mafia avevano sistemato dopo aver occupato il posto, e si era diretto di corsa verso l'ultimo piano. 

Il sole era già scomparso dietro l'orizzonte e la luce che illuminava l'ultimo piano dalle immense finestre era rosso sangue, un ricordo di quanto ne era stato versato la settimana prima. Il luogo era già stato ripulito e l'arredamento era già a buon punto, tanto da costringere Chuuya a fare lo slalom tra divani, mobili, casse e scatoloni ancora da aprire e teli per la pittura. 

"DAZAI! Dove cazzo sei!?" urlò Chuuya con una nota troppo incazzata e troppo alta. 

Ripensò alla chiamata e alla menzione della ruota panoramica, così corse nella stanza successiva, ricordando che la vista fosse diversa. 

Se il rosso detestava avere il cuore in gola, aggiunse alla lista anche la sensazione di ritrovarselo improvvisamente alle caviglie, col respiro che non entrava più nei polmoni. 

Dazai penzolava dal soffitto con una corda intorno al collo. 

Chuuya ebbe l'impressione di muoversi a scatti. Un attimo prima era sulla porta del grande salone, che presto avrebbe ospitato un lounge bar con gioco d'azzardo, e l'attimo dopo, con un balzo e l'uso della gravità, recideva la corda col proprio pugnale, per poi ricadere col corpo di Dazai sul divano incellofanato sottostante. 

"Uh." 

Il suicida emise un gemito di dolore nel ritrovarsi un ginocchio del partner nella schiena. Di contro, Chuuya, terreo, sentì l'aria tornare nei polmoni come se avesse aperto una valvola a pressione. Prese un respiro che fece male, ma afferrò ugualmente Dazai per il bavero e con dita rigide strattonò il cappio per allentarlo. 

"... mi fai male! Mi graffi!" lamentò Dazai. 

Chuuya emise un verso come se quello che avrebbe voluto dire si fosse appena schiantato contro i denti serrati. Finché non ebbe lanciato via il pezzo di corda oltre lo schienale del divano non si sentì padrone del proprio corpo e della situazione. 

"... ah ah, hai visto? Hai fatto prima te" ridacchiò Dazai, riverso di traverso sulle gambe del rosso, una mano a massaggiarsi la zona dolente del collo dove la corda aveva lasciato profondi segni rossi. 

Se c'era qualcosa che Chuuya avrebbe voluto dire, non ne trovò più l'utilità. Avrebbe potuto seppellire di bestemmie il partner, ma dal sorrisetto enigmatico del cazzo di Dazai una vocina nella testa gli diceva che ne avrebbe ricavato solo un ulteriore rodimento allo stomaco. 

Si frugò in tasca e tirò fuori un accendino a una sigaretta. Il primo tiro diede un iniziale senso di anestesia ai nervi, ma la boccata che soffiò in faccia al compagno fu più d'aiuto di qualsiasi tranquillante o bestemmia. 

"Cough. Ehi! Vuoi soffocarmi dopo avermi appena salvato?" 

Chuuya rincarò la dose con una seconda nuvola di fumo. 

"Prima o poi io ti ammazzo" promise. 

Purtroppo fu solo la prima di numerose altre volte a cui Chuuya fece il callo, riuscendo a decifrare dalla piega delle labbra di Dazai quale tipo di giornata sarebbe stata.




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