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Autore: MoeniaDea    04/04/2020    2 recensioni
Dostoevskij è alla ricerca del Libro, e grazie ad un "amico" riesce ad incontrare chi gli indicherà Yokohama come meta della sua ricerca, il tutto in delle vecchie fogne europee.
Genere: Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Francis Scott Key Fitzgerald, Fyodor Dostoevsky
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fuori dalle vetrate del locale si vedeva la galleria in stile di inizio '900, con la luce che filtrava dai lucernari e le persone che passeggiavano guardando le vetrine di negozi storici. Fëdor guardava fuori, e con l’indice destro fingeva di dirigere un’orchestra, canticchiando il motivo a bocca chiusa, pur di sopperire all’assenza di musica nel locale. Un cameriere si avvicinò e gli mise sul tavolo davanti la tazza col caffè, con affianco un dolcetto a forma di barca avvolto da stagnola dorata. Il russo scartò il cioccolatino e lo mangiò in due morsi. – Non mi son mai piaciute le nocciole – poi iniziò a bere la bevanda calda. – E a te... – un sorso.  – Calvino? –
- Amo le nocciole. – l’uomo dall’altro lato del tavolo sorseggiò il suo caffè, giocando con la carta del dolce. Osservò l’orologio al polso, corrucciando la fronte. – Forse è meglio che vada. Ecco l’indirizzo dove ci sarà l’incontro. Arrivato lì, mostra questo biglietto, ti faranno entrare nella cantina sotto al negozio e poi da lì potrai accedere al sistema fognario. È una vecchia galleria di epoca romana, usata ancora in periodo medievale. Ormai è usata solo per le acque piovane. – Prese dalla tasca della giacca il biglietto, e lo porse al russo.
Fëdor sorrise. – Non potevi portarmi in un luogo migliore.
 
Il russo arrivò al negozio indicato nel biglietto, lo mostrò, e finalmente ebbe accesso alla galleria dell’incontro. Per lui, due cose accomunavano le città di tutto il mondo: il cielo e le fogne. Lui amava le seconde. Il commesso del negozio gli aveva detto di svoltare a sinistra e proseguire fino a che non avrebbe trovato un’altra porta di colore rosso.
Fëdor vi arrivò, ed entrando trovò due uomini seduti attorno ad un vecchio tavolo di legno, illuminati solo da una lampadina ad incandescenza scoperta, appesa al soffitto. Quello a sinistra era un uomo alto e biondo, vestito elegantemente e dall’aria di chi sia sicuro di sé. L’altro, a destra, era un uomo di mezza età, giapponese, coi radi capelli bianchi sulla testa, rintanato in un vecchio cappotto di feltro. La luce della lampadina creava enormi ombre, proiettandole sui muri attorno: era come essere entrati in un’altra dimensione.
Il biondo si alzò e porse la mano. – Francis Fitzgerald.
Fëdor ricambiò, per poi sedersi alla terza sedia, l’unica libera. – Anche lei è qui per il Libro?
- Così come lo è lei.
Poi i due fissarono l’uomo, l’unico a sapere dove si trovasse. Questi sollevò la testa. – Pagate ora.
Il russo e l’americano posero, una vicina all’altra, le due buste piene di contanti. In quella luce gialla, sembravano invecchiate di anni rispetto alle loro linee pulite.
Il giapponese le prese, le aprì, contò i soldi, e dopo aver messo al sicuro le buste nel cappotto, disse finalmente l’ubicazione. – Yokohama.
Fitzgerald si irritò, ma cercò di nasconderlo. – Non può essere più preciso?
Il giapponese scosse la testa. Poi la luce si spense d’improvviso, e quando si riaccese l’uomo era scomparso.
   
 
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