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Autore: Juliet Leben22    04/04/2020    0 recensioni
Jon Snow torna a Winterfell prima di partire per la Barriera. Non può andarsene senza aver visto Sansa l'ultima volta.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Jon Snow, Petyr Baelish, Sansa Stark
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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4.
 
 
Era comparso a Winterfell qualche giorno prima, ma non aveva avuto il tempo e la forza di andare a salutarlo. Lui simboleggiava tutto ciò che aveva patito ad Approdo del Re, seppur l’avesse salvata. Non aveva mai avuto modo di farlo davvero. Certo, lo aveva detto, ma non lo aveva detto guardandolo negli occhi.
Non che avesse mai gradito la vista del suo viso, ma ormai era qualcosa di cui non aveva più paura. C’erano ben altre cose di cui avere paura e lo sapeva.
Ma voleva farlo. Era sempre qualcosa di cui si era pentita e su cui aveva rimuginato. Non che avesse passato troppo tempo su questo ricordo, vista la lista di torture che ogni giorno Ramsey preparava per lei, però... insomma, sicuro era qualcosa che aveva sempre voluto fare. 
Si incamminò velocemente per i cortili e le stradine di casa, spostandosi verso la sala comune, in cui tutti si trovavano per mangiare. Il percorso al freddo le aveva arrossato le guance. Non appena entrò, il suo sguardo si posò sul tavolo “reale”, o meglio il posto in cui lei e la sua famiglia avevano seduto per generazioni. Jon era lì e accanto a lui era seduta la Regina dei Draghi. Parevano stessero discutendo, in qualche modo. Scostò lo sguardo verso il resto della sala, ghermita di persone e cose da mangiare. Non che fossero prodotti sprecati eh, anzi. Era orgogliosa dei presenti e di come si stessero comportando, persino dei Bruti. Non avanzavano mai niente e sapevano sempre come riutilizzare gli avanti. 
Era contenta che fossero lì anche loro, accanto a Jon.
Prese posto di fronte all’unica persona che, in quel momento, aveva davvero valore e interesse. 
Non appena alzò lo sguardo e la vide, perse un battito. Forse aveva sempre saputo che effetto gli faceva – e gli aveva sempre fatto – ma all’epoca ignorava qualsiasi tipo di reazione. 
Una ragazza si stava concedendo a lui per la notte, ma il Mastino non voleva proprio saperne.
“Vattene via!” urlò e la povera ragazza si sollevò di scatto.
Sansa Stark si sedette di fronte a lui. “Ti avrebbe reso felice, almeno per un po’.”
“Non voglio essere felice. Voglio solo una cosa.”
“E cos’è che vuoi?”
“Non sono affari tuoi” ringhiò “Prima non riuscivi a guardarmi.”
“Sono cresciuta da allora. Sono cambiate molte cose.”
“Ho sentito. Sei stata violentata, stuprata ripetutamente.”
“Sì, ma ci ho pensato io.”
“E come?”
“Mastini.”
Ridacchiò. “Sei cambiata Uccelletto” si versò altro vino “Saresti dovuta scappare con me da Approdo del Re. Nessun Ditocorto. Nessun Ramsey.”
Gli prese la mano. “Senza di loro sarei stata un uccelletto per tutta la vita. Non fraintendermi… non starò mai bene. Non sarà mai tutto a posto. Ma ci sono cose che possono cambiare. Che devono cambiare.”
“E tu sei cambiata decisamente, Uccelletto.”
Sorrise sghemba. “Io volevo ringraziarti. Sentivo il bisogno comunque di dirtelo. Mi hai difesa ad Approdo del Re.” Si sollevò. “Ora ti lascio godere la serata.”
Il Mastino la fissò, senza riuscire ad aggiungere altro, e il suo sguardo l’accompagnò fino a che si sedette tra Arya e Jon, ancora intento a parlare con Danaerys. 
Lo sguardo del Re del Nord si posò subito sulla donna dai capelli rossi. 
“Sansa” la Regina dei Draghi fu la prima a dire qualcosa “felice che tu abbia trovato del tempo tra quelle lettere.”
“Lieta che ti sia ambientata tra di noi, Regina dei Draghi.”
Daenerys sorrise. “Sembra che qualcuno ti stia guardando” disse, riferendosi allo sguardo del Mastino, che ancora non l’aveva lasciata.
Sansa ricambiò cortesemente. “Dovevo parlargli, forse non si aspettava quello che gli avrei detto.”
“Penso tu gli piaccia” esordì la Regina.
La ragazza dai capelli rossi posò lo sguardo su sua sorella, che roteò gli occhi al cielo, cercando di non farsi vedere. “Sì” disse Arya “Mi sembra evidente.”
Sansa volse lo sguardo verso Jon. La stava osservando quasi timoroso di una sua reazione. 
“Sa bene che non ha speranze. Ma quando una persona si merita un ringraziamento, è giusto dirlo. E così ho fatto.”
Jon parve tornare a respirare. 
Mangiucchiò velocemente qualcosa, ma Sansa non si sentiva a suo agio. Qualcosa aveva minato quella serenità che con tanta difficoltà era riuscita a conquistare. Spinse il piatto distante da lei e bevve un lungo sorso di vino.
“Calma.”
“Sono calma” rispose ad Arya, impassibile. 
“Andiamo a fare una passeggiata” le disse, cercando di distrarla.
“Io devo...”
“No, non devi.”
Entrambe le sorelle Stark si alzarono, congedandosi dalla compagnia. 
Brienne subito si sollevò dal tavolo e le seguì, lasciando Jaime e Tyrion Lannister a finire il pasto da soli. 
 
 
 
Faceva freddo e quasi pareva, se non fosse stato il brusio che ne usciva dalla sala, che fosse un Castello deserto. 
“So che non siamo due sorelle unite, ma parlamene o davvero la ucciderai con lo sguardo, prima o poi.”
Sansa Stark era silenziosa, mentre osservava la neve scivolare sul terreno con una grazia innata. Sfilò il guanto di pelle nero e mise la mano a conca, osservano i fiocchi posarsi sul suo palmo candido. 
Brienne era a pochi passi da loro e ascoltava silenziosa i loro discorsi. 
Piano piano, giunsero all’albero presso cui Catelyn Stark aveva pregato tante volte. Quel posto era piano di ricordi passati, presenti e futuri. 
Sansa si sedette a terra, incurante del freddo e della neve che stava cadendo tra i suoi capelli. 
“Io so cosa deve fare Jon” sputò fuori, con dolore “ma non voglio che lo faccia.”
Arya guardò Brienne che sospirò. 
“Non fraintendetemi, so che è la cosa giusta da fare, ma...”
“Ma..?”
“Ma sono successe cose tra di noi e...”
Brienne sgranò gli occhi. “Sansa non dirmi che...”
La ragazza annuì e ricacciò indietro una lacrima. “Ser Davos mi ha detto che verrà a trovarmi stanotte.”
“Quindi direi che è tutto a posto...” s’intromise Arya, per nulla sconvolta dalla rivelazione della sorella. 
“Dovrà sposarla, se mai dopo questa guerra ci sarà un domani.”
“Beh, sicuro se rimane lì milady diventerà un non morto dal freddo che fa” la sua guardia personale le tese la mano, aiutandola ad alzarsi.
Sansa accennò un sorriso, continuando a tenere la mano di Brienne. “Come sono i suoi draghi?”
“Eh, ne vorrei uno, lo sai!” esclamò Arya, che fino ad allora era rimasta tranquilla.
 
 
 
Aveva aspettato per ore, fino a che aveva deciso di mettersi a letto, abbandonandosi al suo dolore. Piccole lacrime le rigavano le guance, spezzettandole il respiro. Aveva detto che sarebbe venuto, ma non si era presentato. 
Si strinse sotto le coperte, ricercando calore e protezione, nella stanza che era stata per anni dei suoi genitori. Dopotutto aveva ricevuto amore per l’ultima volta, doveva vedere il lato positivo. Ma nulla sembrava calmare quel cuore che le martellava nel petto e le stringeva lo stomaco in una morsa. 
Avrebbe voluto di più. 
Avrebbe voluto meritarsi di più, ma quanto pare, non le era stato concesso.
Non sapeva quale Dio pregare e forse non l’aveva mai saputo. Nemmeno quando Ramsey abusava di lei ogni notte. Nemmeno quando la picchiava o la teneva ferma e scomoda in posizioni poco naturali. 
Forse, non lo aveva mai saputo. 
Con questi pensieri si addormentò, accoccolata al cuscino e alla coperta di lupo nella camera padronale.
 
 
 
 
Lo aveva invitato in camera sua e a quel punto Jon avrebbe voluto picchiare la testa contro il muro. 
“Solo un bicchiere”, aveva detto, ma quando le sue labbra si erano posate sulle sue, aveva compreso di avere ben poca scelta. 
Quando lei si era tolta il vestito, poi, era stato ancora più chiaro quello che volesse. La Regina dei Draghi aveva un corpo sinuoso, minuto e pallido. Ma soprattutto, completamente diverso da quello di Sansa Stark. 
Improvvisamente, però, avevano bussato e  Jon Snow aveva ringraziato tutti gli dei, uno per uno. 
“Avanti” aveva detto scocciata Daenerys.
“Scusatemi mia Regina” Missandrei di Naath era entrata, tenendo lo sguardo basso “Ser Davos richiede urgentemente la sua presenza” disse riferendosi a Jon.
Si congedò velocemente dalla Regina.
“Ti aspetto sveglia, Jon Snow?”
“Devo riposare, mia Regina.” continuò a sorriderle e lei ricambiò, scostando lo sguardo.
Seguì la ragazza fuori dalla stanza.
Ser Davos era lì, con tutto il suo buon cuore, ad aspettarlo in corridoio, impaziente. Era appoggiato a una colonna di legno e nell’attesa si rigirava per le mani il giocattolino che aveva creato per Shireen Baratheon.
“C’è qualche problema Ser Davos?”
“Venga, glielo dico strada facendo.”
 
 
Ser Davos era un genio, un uomo di mondo che comprendeva ogni cosa senza dovergliele spiegare. Il suo punto di forza? L’empatia. Oh, l’avrebbe negato in ogni modo, ma era così. Ed era per quello che, con l’inganno, l’aveva condotto davanti alla stanza padronale.
“Brienne mi ha detto che vi ha aspettato per tutto il tempo.”
“Ma siamo...”
Ser Davos annuì. “Queste ultime notti non dovreste trascorrerle in compagnia di chi non volete, ma di chi temete di perdere, mio Re.”
Gli appoggiò una mano sulla spalla. “Grazie, Ser Davos, io...”
“Se permettete...”
Fece cenno di continuare. 
“So che ci state pensando.”
“A cosa?”
“A cosa seguire. Se il vostro cuore o i vostri doveri.”
Sospirò. “Io... non voglio farla star male e non voglio dover rinunciare a lei, ma...”
“Salvare il vostro popolo e tutti noi ha più senso?” mise le mani dietro la schiena “Io ho umili origini, come ben sapete e spesso mi sono concesso più di quanto la mia moneta mi permettesse. Ho servito tanti re, ho creduto in uomini che non erano in grado di...” mostrò a Jon il dono che aveva fatto a Shireen “salvaguardare ciò che amavano di più al mondo. Quello che cerco di dirvi non è assolutamente scegliete una cosa o quell’altra, vi dico... parlatele, fatele capire cosa vi affligge. Dopo tutto quello che ha passato, se lo merita.”
“Eccome se se lo merita!” urlò sbucando il Mastino da un corridoio secondario, evidentemente ubriaco.
Ser Davos lo fissò un attimo, stranito. 
“Voi non avete idea di com’era quell’Uccelletto ad Approdo del Re” sbiascicò qualcosa.
“Uccelletto?” domandò Jon, senza capire.
“C’è stata quella volta in cui stavano per stuprarla, ma li ho uccisi tutti. Non riusciva nemmeno a guardarmi in faccia” si asciugò la bocca con la manica sinistra “oh quando quel bamboccio... quello di un re non aveva neppure il portamento...”
“Chi?”
“Oh, ma il figlio di Jaime Lannister e Cersei... Joffrey Lannister! Non aveva proprio niente di suo padre. Né morale, né portamento, né decenza. Quando ha costretto l’Uccelletto a guardare la testa mozzata del padre in putrefazione è stato uno dei colpi più bassi. Oppure quando ha cercato di strapparle le vesti davanti a tutti... quel Joffrey l’ha in qualche modo toccata, ed è lì che ha cominciato a crescere. Avrebbe dovuto scappare da Approdo del Re con me... e invece ha preferito rimanere. Ma quello che puzza non scompare!”
Nessuno capì quello che volesse dire, ma Jon desiderava conoscere la fine di quella filippica che pareva essere partita solo per un motivo: Sansa Stark gli era a cuore.
“Sei sicuro di essere degno del suo amore, Jon Snow?”
“Stai parlando con il Re del Nord” accennò Ser Davos, ma venne completamente ignorato. 
“Io non lo so. Ma quell’Uccelletto ne ha passate troppe perché tu non vada nemmeno lì a dirle che stavi per farti la donna dei capelli argento.”
“Io non stavo per...”
“Ma dovrai, giusto? La guerra incombe e quei grossi uccellacci sono necessari, dico bene? Ho visto troppa merda in questo mondo per sapere che una come Sansa Stark è troppo pura per questo mondo. Spero solo che non verrà macchiata ancora, di odio e sangue e violenza com’è stata in passato” e se ne andò, lasciando Jon a fissare le assi in legno. 
“Non volevo dirlo così, ma è stato esaustivo. Poco tatto sicuramente, ma esaustivo... pare quasi che...”
“Ne sia innamorato.” concluse la frase Jon Snow. 
“Entrate, l’alba incomberà tra poco, non lasciatevi sfuggire momenti simili.”
E il Re del Nord fece un passo, bussando, ma stavolta nessuno aprì. Così decide di spingere la maniglia ed entrare. 
Aveva lasciato aperta la porta per non provocargli ostacoli, ma ormai era tardi e Sansa Stark si era addormentata, stretta alle coperte. 


 
Ce l'ho fatta a concludere anche il quarto capitolo. Ora sto scrivendo il 5 e la fine si avvicina. Sono ancora convinta che Sansa Stark meriti moltissimo come personaggio. Spero che anche questo capitolo vi sia in qualche modo piaciuto. 
A presto, 

Juliet. 
   
 
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