Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: Saruwatari_Asuka    04/04/2020    1 recensioni
{Spoiler dei capitoli dal 195 al 211 circa}
{ShinOji of course}
{Angst a palate perché fa sempre bene}
--
“Buongiorno, Shinsou.”
Sgranò gli occhi, a quel saluto, fermandosi come una statua di sale all’ingresso dell’aula.
Lo aveva salutato. Davvero? Anche adesso che era libero di muoversi, di saltargli addosso ed ucciderlo?
Dio, che aveva fatto?
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hitoshi Shinso, Kaminari Denki, Mashirao Ojiro, Shōta Aizawa
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 15

 

 

 

Shinsou tornò in classe solo due giorno dopo, quando la febbre gli era finalmente passata.

Era di nuovo sceso a colazione per ultimo, aveva visto Monoma ma quello l’aveva fortunatamente ignorato. Ojiro doveva aver già mangiato, perché non vedeva metà della classe, fra cui Shoji, Sato e Tokoyami con cui stava sempre in gruppo.

Non era neanche più venuto a trovarlo, dopo quel pomeriggio.

Quando Shinsou si era svegliato, quella volta, era solo in stanza, ma stranamente sotto le coperte. Non ricordava di essercisi messo, e ne ebbe conferma quando, guardandosi intorno, aveva notato la bacinella sul comodino e le medicine. E qualcuno, Ojiro probabilmente, aveva portato via il piatto con la torta.

Per un attimo era rimasto interdetto all’idea che fosse stato Ojiro a metterlo sotto le coperte perché, volente o meno, significava che lo aveva toccato. Non ce lo vedeva ad andare a cercare qualcuno. Doveva averlo fatto lui.

Lo aveva messo sotto le coperte, gli aveva fatto degli impacchi e gli aveva anche lasciato delle medicine.

E Shinsou, quando aveva capito, si era sentito subito meglio.

Anche se Ojiro non era più tornato a trovarlo e il giorno dopo era stato Midoriya a passare per portargli i compiti, e alla sera era passato Kaminari, lui si era sentito comunque bene.

Era decisamente più felice di quanto si meritasse di essere.

Per questo quando era entrato in classe aveva pensato che permettersi di fargli un sorriso non fosse una cattiva idea. Ma Ojiro rispose arrossendo appena sulle goti e distogliendo lo sguardo.

Shinsou inarcò un sopracciglia, stranito. Non sembrava il comportamento di qualcuno che era contrario, quanto più...imbarazzato. Ma perché mai avrebbe dovuto?

“Bentornato, Shinsou!” esclamò Kirishima da in fondo alla classe, seduto sul banco di Sero che chiacchierava con lui e Kaminari, che alzò la mano per salutarlo.
We! Ce l’hai fatta a riprenderti!”

“Non sono mancato così tanto,” gli rispose con una scrollata di spalle, prima di sedersi al suo posto. Midnight arrivò quasi subito dopo, dando inizio alla lezione.

Shinsou, nel corso della mattina, aveva portato lo sguardo su Ojiro in più di un’occasione, ma quello non aveva staccato gli occhi dal libro neanche per un secondo e al suono della campanella della pausa pranzo si era alzato ed era subito andato verso Sato e Shoji per andare in mensa.

Non aveva fatto neanche in tempo ad avvicinarsi.

“E’ di nuovo nervosetto?”

“Non iniziare, Kaminari,” lo interruppe subito, alzandosi e recuperando la cartella.

“Ma no, non inizio. Ho avuto solo una strana sensazione di deja-vu!”

Shinsou sospirò. E come dargli torto? L’aveva avuta anche lui, solo che mica poteva andare da lui e chiedergli che succedeva. Se aveva deciso che aveva di nuovo voglia di ignorarlo, era libero di farlo.

Hey, dove te ne scappi pure tu? Ma che, andate sempre in coppia voi due? Vieni a pranzo con noi, dai!”

“Ehm...” Shinsou alzò gli occhi su Bakugou, che stava fermo sulla porta con Kirishima e Ashido e probabilmente stavano aspettando Kaminari. Bakugou pareva già contrariato da prima, ma quando sentì dire quella frase a Kaminari gli scoccò un’occhiata tale che Shinsou fu certo se non ci fosse stato Kirishima l’avrebbe già spedito al creatore con un’esplosione.

“Meglio di no, Kaminari.”

“E perché? Eddai, non farti rapire sempre da Midoriya, non c’è mica solo lui!”

“No, ma almeno lì non rischio di finire al creatore.”

“Dici Bakugou? Ah, tranquillo, lui abbaia ma non morde!”

“Cos’è che hai osato dire, faccia da scemo?!”

“Ahia Bakugou!” sbottò Kirishima, finito inevitabilmente vittima dell’altro visto che era quello che gli era più vicino e stava cercando di quietarlo, “Kaminari, Shinsou, vi muovete?”

“Io quello stronzo non ce lo voglio al tavolo con me, cazzo!” esclamò Bakugou, ululando in mezzo al corridoio.

“Oh, su, non fare tutte queste storie!” squittì anche Mina, appoggiandosi al braccio di Kirishima per affacciarsi verso Bakugou, “Mangiamo solo insieme, mica te lo devi limonare! Andiamo adesso? Voglio mangiare, ho fame!”

Vaffanculo Ashido!”

“Grazie, anche a te, tesoro!” sorrise apertamente lei, “Adesso andiamo? Su, forza! Muovete quei bei sederini!”

“Bei...sederini?” mormorò Shinsou, sempre più perplesso, ma lasciò che Kaminari lo prendesse per il braccio e lo trascinasse fuori, verso la mensa.

Bakugou però non era d’accordo sulla sua presenza, e anche se Kirishima e Ashido fecero in modo che si sedesse il più lontano possibile da lui, mettendosi in mezzo, nel passargli accanto non esitò a ringhiargli contro.

 

--

 

Shinsou non provò a forzare Ojiro neanche una volta, nei giorni successivi.

In classe lo salutava appena a mezza voce, ma quando Ojiro distoglieva lo sguardo si limitava a sospirare e lasciarlo in pace.

Aveva tutto il diritto anche di cambiare idea, Ojiro. Era lui la parte lesa, aveva il coltello totalmente dalla parte del manico e mai si sarebbe azzardato ad andargli contro, anche se per un periodo aveva sperato che le cose si potessero risolvere.

Ma forse era semplicemente impossibile.

Quella volta, l’ultima in cui avevano parlato civilmente, ormai quasi una settimana prima, Ojiro gli aveva detto che perdonarlo lo aveva fatto sentire meglio, e che non si stava sforzando. Ma forse non era così.

Non che credesse fosse un bugiardo, ma semplicemente doveva aver capito altro standogli così vicino. O forse, febbricitante, aveva detto o fatto qualcosa che non ricordava affatto?

Perché era stato dopo quel giorno che Ojiro aveva smesso di nuovo di parlargli.

Ma lui davvero non lo ricordava.

O meglio, gli sembrava di non aver fatto niente, ma iniziava a dubitare che i suoi ricordi fossero consequenziali. Forse gli mancava un pezzo del pomeriggio?

Non avrebbe saputo dirlo.

Ma dopotutto, anche se avesse semplicemente cambiato idea di punto in bianco, non avrebbe avuto diritto di dirgli assolutamente nulla.

Quindi taceva, guardandolo con la coda dell’occhio sia in classe che in mensa ma senza rivolgergli la parola e, soprattutto, cercando di stargli più lontano possibile.

Se Ojiro gli aveva tolto di nuovo il saluto, allora era abbastanza evidente che non volesse avere a che fare con lui, quindi già da qualche giorno se Ojiro rimaneva in Sala Comune con gli altri, di solito per studiare col gruppo capitanato da Momo, lui saliva in camera e restava lì, da solo.

E forse gli faceva anche un favore.

Aveva la scusa per sfuggire a Midoriya e Shinsou aveva sempre preferito studiare per conto proprio. Si concentrava meglio.

Farlo con Midoriya, a volte, in preparazione a qualche compito o interrogazione, poteva essere utile, soprattutto per la presenza anche di Iida e Todoroki che erano fin troppo preparati. Ma preferiva comunque farlo in solitudine.

E anche quel giorno era così. Soprattutto visto il periodo che stavano vivendo, e tutti i dubbi che Midoriya aveva ancora in testa e per i quali, anche se senza mai puntargli il dito, gli rivolgeva di continuo occhiate strane. Con quegli occhioni verdi inquisitori che sembravano sempre sul punto di scrutargli l’anima e che, adesso, lo mettevano fin troppo in soggezione.

Per lui in quel momento era molto meglio così.

Se ne stava in camera sua, e in neanche un paio d’ore aveva quasi finito tutti i compiti che avevano dato per il giorno successivo. Se riusciva a finire presto forse poteva anche leggersi un libro o guardarsi un film.

Non era un programma così malvagio, per la serata.

Non appena riuscì a chiudere il libro di matematica si stiracchiò per bene e a lungo sulla sedia, sgranchendo schiena e spalle, e solo dopo si decise ad alzarsi.

Erano appena le nove e mezza. Gran parte dei suoi compagni dormivano e l’altra metà era comunque nelle proprie stanza, di norma, a quell’ora, quindi si ritenne libero di scendere e prepararsi qualcosa di caldo da bere. Un tè per esempio. Si diresse quindi nella cucina, passando per il salotto vide svegli solo Kaminari, Sero e Mineta, ma non era una novità. Quei tre facevano sempre nottata se potevano.

Li ignorò e andò dritto verso i fornelli per prepararsi un tè, ma aveva appena messo piede nella cucina quando vide chiaramente la coda di Ojiro ondeggiare pigramente a destra e a sinistra. Si fermò sulla porta, indeciso, ma Ojiro gli dava le spalle e forse, con un po’ di fortuna, non si era neanche accorto di lui.

Rimase comunque a guardarlo per un po’, non riuscì ad evitarselo, e forse proprio per questo Ojiro si voltò, sentendosi osservato.

Shinsou svicolò più veloce che poté.

“Shinsou?”

Era sicuro che Ojiro fosse in stanza, a quell’ora, se non addirittura addormentato, invece se lo ritrovava in cucina con un bicchiere d’acqua in mano. Se era sceso solo per bere, e proprio in quel momento si erano incontrati, il karma doveva odiarlo davvero tanto.

Se odiasse lui od Ojiro non ne era però sicuro.

Perché di norma a lui non sarebbe dispiaciuto vederlo, osservarlo, stare fermo anche solo a goderselo con gli occhi, ma quell’aria sciupata che aveva ultimamente faceva male. Perché era colpa sua.

E Ojiro doveva star odiandolo, quindi incontrarlo non doveva rasserenarlo affatto.

Preso com’era da quei pensieri funesti non si era minimamente accorto dei passi alle sue spalle, almeno fin quando non si sentì afferrare per il polso. E per un attimo raggelò.

Perché se era stato un gesto istintivo per placcarlo, quello di Ojiro, ancora non lo lasciava. Ancora non interrompeva il contatto.

Anzi, strinse ancora più forte.

“Shinsou...? Fermati un attimo!”

Shinsou si bloccò all’istante, a quella richiesta, e si voltò a guardarlo.

Il tono con cui glielo aveva chiesto era stato quasi un’imposizione, ma adesso se ne stava lì, fermo con gli occhi bassi e il labbro inferiore fra i denti.
Gli fece tenerezza.

“Se...ecco, puoi tornare in cucina, se ti serviva. Io ho finito.”

“Non importa, non dovevo fare niente di particolare.”

Ojiro annuì, per un attimo strinse ancora la presa.

Era stato l’istinto a spingerlo a buttarsi all’inseguimento di Shinsou, quando l’aveva visto andare via in quel modo, dopo averlo trovato ad osservarlo.

Il problema era che ora non sapeva bene che cosa fare. Dire.

In quei giorni aveva pensato a lungo, e non era arrivato a niente. Era solo confuso. Voleva e non voleva le stesse cose, desiderava e temeva le stesse situazioni.

Era follia pura, quella che aveva in testa.

Ma dopotutto erano svariati giorni che aveva la sensazione di star impazzendo.

Ma Shinsou gli era sempre stato a distanza di sicurezza ed era riuscito, in un certo senso, ad accantonare tutto quello in un angolo remoto della sua testa. Facendo finta che non esistesse.

Trovarlo che lo guardava di nuovo in quel modo, come quando non gli toglieva gli occhi di dosso a inizio anno, se pur in verità con un altro tipo di sguardo, lo aveva in un certo senso spronato, poco prima.

Perché adesso che sapeva perché Shinsou lo fissava, perché si sentiva così nudo davanti ai suoi occhi viola in classe, a lezione, in spogliatoio, non poteva semplicemente ignorarlo.

E soprattutto non poteva ignorare il fatto che, adesso che aveva acquisito quella consapevolezza, anche il suo modo di vederlo era cambiato. E di pensare, anche.

L’aveva mal giudicato, aveva malinteso quegli sguardi perché convinto d’altro, cieco nelle sue certezze per un passato di cui Shinsou non era neanche invischiato.

E adesso che sapeva perché, quindi, tutto aveva preso un’altra ottica. L’aveva capito quando era andato da lui quella sera, e l’aveva trovato febbricitante e debole.

Pensava di aver odiato l’essere stato baciato a forza, ingannato, l’essere stato toccato, e spogliato.

E invece, per un misero istante aveva rimpianto di averlo fermato.

Di non ricordarsi il sapore delle sue labbra.

E fin dall’inizio aveva avuto il terrore che qualcuno potesse scoprire quello che era successo e dirlo ad Aizawa, che Shinsou potesse autodenunciarsi al docente. Che lo mandassero via.

Che non potesse più vederlo.

E quei pensieri non avevano senso.

Avrebbe dovuto odiarlo.

Perché no, invece? Perché si sentiva così?

Perché quella stretta allo stomaco che aveva provato fin da principio, nell’averlo in classe e per di più nel banco accanto, invece di sparire era aumentata?

Il disagio, l’inadeguatezza.

E il desiderio.

Gli aveva chiesto lui di non toccarlo.

Adesso, però, adesso che era lui ad averlo toccato di propria iniziativa, se ne pentiva, e non riusciva a lasciare il suo polso.

“Ojiro?”

Alzò appena gli occhi, a quel richiamo. Gli aveva messo l’altra mano sulla sua, ancora intorno al suo polso, ma non per spingerlo a lasciarlo. Non con la forza, quantomeno.

Era preoccupato.

“Stai bene?”

Ojiro aprì bocca per dire che no, non stava bene, ma cambiò idea prima ancora di emettere il primo suono.

Aveva pensato che toccarlo, dopo quello che gli aveva fatto, gli avrebbe dato fastidio, ma non era così.

Quindi, quanto il suo desiderio, conscio o meno che fosse, di ricordarsi il sapore delle sue labbra poteva stare in equilibrio con quelli che erano, invece, i bisogni del suo corpo?

“Non lo so,” rispose, sincero, prima di aprire la porta della stanza di Shinsou, che non era stata chiusa a chiave, e spingercelo dentro.

Hitoshi eseguì meccanicamente, spiazzato.

“Posso...aiutarti?”

Ojiro non gli rispose, non a voce almeno.

Ma Shinsou non avrebbe mai potuto aspettarsi niente di quello che accadde due secondi dopo quella domanda.

Ojiro, infatti, dopo aver chiuso la porta della camera con la coda, lo spinse verso il muro, alzandosi in punta di piedi per riuscire a congiungere le sue labbra con le proprie.

Shinsou irrigidì le spalle, colto di sorpresa.

Che...stava succedendo?

Forse si era addormentato con la faccia sul libro di matematica senza che se ne fosse accorto e adesso stava sognando. Perché se era un sogno, era un bel sogno.

Ma se era la realtà...come doveva giudicarla?

Perché Ojiro, proprio Ojiro, dopo tutto quello che era successo, dopo tutto quello che gli aveva fatto, dopo avergli chiesto di non toccarlo, dopo averlo ignorato per giorni...perché adesso lo baciava?

Era un bacio leggero, praticamente a stampo, ma era comunque un bacio.

Non capiva.

Non capiva più niente.

Ma sapeva che non poteva lasciarsi andare all’istinto di prenderlo per le spalle e approfondire il contatto. Schiudergli le labbra a forza per poter incontrare la sua lingua.

Quello non poteva farlo.

Per questo lo afferrò e se lo allontanò di scatto, quasi con violenza. Troppa forse.

“Cosa...cosa stai facendo?” soffiò Shinsou, il capo chino per non essere costretto a fissare quel volto. Percepiva il suo stupore, poteva immaginare gli occhi sgranati, le guance arrossate, e forse era meglio se non vedeva niente di tutto quello.

“Ora capisci perché mi ha dato fastidio?”

Shinsou sgranò gli occhi. Evidentemente aveva fatto male ad immaginarlo stupito e sconvolto. “Cosa? Ti stavi...vendicando?”

Ojiro sobbalzò visivamente, “No!” esclamò, “Non era quello...quello che volevo dire...”

“Allora perché mi hai baciato?”

“Io...” si morse il labbro con così tanta forza da spaccarlo e Shinsou si mosse d’istinto, a quella vista, prendendogli il volto fra le mani e passandogli il pollice sul labbro ferito per liberarlo dalla piaga dei denti.

“Non fare così...”

Ojiro serrò gli occhi, incassando la testa nelle spalle, “Mi dispiace,” soffiò, “Scusami...”

“Non-” Non poté neanche finire la frase, aveva appena aperto bocca che Ojiro si era già voltato per sfuggirgli via.

“Ojiro! Aspetta!”

La sua voce si perse nel corridoio, accompagnata solo dai passi frettolosi di Ojiro per le scale.

Poteva andargli dietro, forse avrebbe dovuto.

Ma Ojiro gli sembrava così sconvolto da se stesso che, forse, la cosa migliore che poteva fare era lasciarlo un po’ solo, per pensare e schiarire le idee.

E forse lui poteva sperare. Anche se non lo meritava affatto.

Non meritava Ojiro.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Saruwatari_Asuka