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Autore: Francyzago77    04/04/2020    9 recensioni
"Avrai anche tu quei capelli biondi e quegli occhi verde smeraldo? Sarai così bella come lei e contesa tra due innamorati?". Prima di tutto c'erano Sofia, Fritz e il dottor Skiffens...un breve prequel di Lady Georgie.
Questi personaggi non mi appartengono sono di proprietà di Mann Izawa. Questa storia è stata scritta senza fini di lucro.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mare e cielo si confondevano, la nave andava lentamente e lui era assorto in mille pensieri scrutando l’orizzonte.
-Dottor Skiffens! – gridò un marinaio passando – Mattiniero anche oggi? 
Abbozzò un sorriso poi tornò ad osservare quell’immensa distesa d’acqua.
-Skiffens – pensò – ormai tutti mi conoscono con questo nome…
Invece lui era Felix Gerald ma da troppo tempo nessuno più lo chiamava così. Felix… ancora sentiva la dolce voce di Sofia pronunciarlo e vedeva davanti a sé quei capelli biondi e quegli occhi verde smeraldo. L’aveva conosciuta per caso, ad un ricevimento da amici, e quella ragazza gli era entrata dentro al cuore, delicatamente, come la rugiada bagna le foglie la mattina. Lui era un giovane nobile, colto e brillante, lei una bellissima fanciulla figlia di un marchese di origini francesi. Avevano parlato per tutto il pomeriggio, come si conoscessero da sempre, sotto gli sguardi attoniti e incuriositi degli altri ospiti.
-Fra tre giorni partirò – le aveva confidato lui – vado all’Università di Cambridge a studiare medicina.
Lei lo guardava pensando che sarebbe diventato veramente un ottimo medico, pronto ad aiutare gli altri in ogni circostanza. Si erano salutati cordialmente e lui, tornando a casa, sentiva nascere un sentimento bello e puro.
-Credo di essermi innamorato – confessò al fratello la sera – un colpo di fulmine, non me lo so spiegare…
-Chi è lei? – domandò curioso e sorpreso l’altro.
-Non voglio pronunciarmi – rispose lui - presto partirò e non so cosa lei pensi di me.
-Puoi rintracciarla – lo incoraggiò il fratello – prima di andar via puoi dichiararle quello che provi.
Ma lui era indeciso, insicuro, sapeva che gli studi di medicina erano lunghi e non poteva offrire ancora nulla di concreto a quella meravigliosa ragazza. Preferì nascondere i suoi sentimenti e partì per l’Università tenendo tutto per sé quell’incontro speciale, dolce, romantico. Diventare un medico era sempre stato il suo sogno, da quando era bambino, da quando aveva imparato a leggere ed era curioso di conoscere ogni cosa sulle pagine dei libri. Lui studioso, preciso, meticoloso. Suo fratello vivace, distratto, un artista. Erano così diversi ma così uniti. Felix e Fritz. Le due “effe” come diceva la mamma orgogliosa di entrambi.  
Riuscì a laurearsi con lode, tornò a Londra con l’intento di iniziare la professione con passione, avendo nel cuore sempre quella giovane e bella ragazza, non era riuscito a dimenticarla. 
-Fratello mio! – esclamò Fritz vedendolo arrivare con il bagaglio in mano – Quanto tempo è passato…
Erano di nuovo insieme, nella residenza dei Gerald, e anche se i loro genitori erano purtroppo morti, nel bel palazzo c’era aria di festa, di famiglia. Fritz era diventato un pittore affermato e nell’ultimo periodo si era dedicato alla politica, entrando nelle grazie della regina Vittoria. Aveva carisma e molti giovani nobili erano affascinati dalle sue idee innovative.
-Il prossimo mese mi sposo – gli aveva annunciato Fritz con entusiasmo – non vedo l’ora di presentarti la mia futura moglie.
E quando la vide, invece, fu pervaso da delusione e tormento. Quell’angelo biondo che nei pensieri l’aveva accompagnato per tutti quegli anni era lì, bellissima, eterea, ma stava per sposare Fritz il suo adorato fratello.
-Ma noi ci conosciamo – sussurrò Sofia stringendogli la mano – mi ricordo di te, anni fa ad una festa.
Lui non riusciva a parlare, potè soltanto constatare che i due si guardavano con una complicità da fare invidia ed erano veramente una coppia stupenda.
Partì nuovamente, lo decise la settimana successiva, con grande dispiacere del fratello.
-Perché questa scelta? Aspetta almeno il giorno delle nozze! – cercò di convincerlo Fritz inutilmente.
-Vado fuori Londra, in un piccolo villaggio alla periferia – rispose – so che hanno bisogno di un medico condotto, mi stabilirò lì.
-Se rimani in città – lo incalzò il fratello – potrai lavorare in ospedale, conosco il primario, posso parlarci, ti farà assumere.
-No – continuò lui – è meglio che parta, credimi!
Gli poggiò le mani sulle spalle e gli ripetè guardandolo negli occhi:
-E ’meglio che parta, credimi!
Andò via, quindi, stabilendosi in questo paesino di campagna dove semplici contadini, massaie e bambini erano i suoi pazienti. Almeno una volta al mese riceveva le lettere del fratello che lo invitava a Londra ma lui, preso dal suo lavoro, rifiutava sempre. In realtà, ora, sarebbe dovuto andare perché Fritz e Sofia avevano avuto una bambina, la piccola Georgie, ed entrambi tenevano moltissimo a fargliela conoscere.
Una sera, era tardi, sentì bussare alla porta. Pensò fosse un paziente, spesso lo chiamavano ai più disparati orari ed invece, con grande meraviglia, si trovò sull’uscio Fritz e Sofia con in braccio la bimba.  
-Aiutami – lo implorò subito suo fratello concitato – abbiamo bisogno di un nascondiglio, siamo ricercati!
Immediatamente li fece entrare in casa, al caldo, era piovuto per tutto il giorno e loro erano in viaggio dalla mattina. C’era stato un attentato alla regina e Fritz era accusato di questo folle crimine.
-E ’stato il duca Dangering – raccontò disperato – mi vuole eliminare dalla scena politica perché sono un avversario scomodo per lui e per i suoi alleati.
-Passerete la notte da me – tentò di rassicurarli – non credo arriveranno fino qua, almeno per ora…  
-Voglio raggiungere la Francia – confessò Fritz – lì ci sono dei parenti di Sofia, in territorio straniero staremo al sicuro. Ho paura anche per te, fratello mio, essere un Gerald a Londra, oggi, è pericoloso.
-Non temere per me – gli sussurrò – vi aiuterò a fuggire e a mettervi in salvo.
Preparò loro una sistemazione per la notte, la bambina si era finalmente addormentata e Sofia la accarezzava dolcemente adagiandola sul letto. Lui guardava la scena con tenerezza e commozione.
-Era lei – gli disse piano Fritz con delicatezza – era lei la ragazza di cui t’innamorasti prima di partire per l’Università, vero?
-Non importa – rispose fermamente – ora pensa a salvare te stesso e la tua famiglia. 
Lasciarono la casa all’alba, vestiti con umili panni, Felix guidava il carro ed aveva Fritz accanto, Sofia dietro teneva nascosta la bambina dentro una cesta di vimini per il bucato. Il tempo sembrava buono, la forte pioggia era cessata nella notte e loro avevano molta strada da percorrere, dovevano raggiungere il porto per poi imbarcarsi per la Francia. Non parlarono durante il viaggio, la tensione era tanta, la paura di essere scoperti e catturati invadeva le loro menti e i loro cuori.
-Fermatevi! – gridò una guardia mentre attraversavano un ponte – Abbiamo l’ordine di perlustrare tutte le vetture che transitano nei paraggi.
-Fateci passare – esclamò Felix con sicurezza arrestando il cavallo – sono un medico, sto portando questa giovane in ospedale, ho fretta!
Il soldato si avvicinò al carro mentre un suo collega affermava:
-Stiamo ricercando un uomo, una donna e la loro figlia.
-Non c’è nessuna bambina qui – urlò il dottore – devo sbrigarmi, non ho tempo da perdere!  
-Lei è… - iniziò la guardia osservandolo con sospetto.
-Mi chiamo Skiffens -rispose Felix alterato – e porto un povero contadino con sua moglie malata in ospedale.
-Dottor Skiffens quindi – continuò quello dubbioso guardando Fritz che in silenzio si alzava il bavero del mantello mentre Sofia, avvolta da una semplice sciarpa, era adagiata sul carro celando con cura la piccolina nel grosso cesto.
-Andate, andate! – sentenziò l’altra guardia – Non ho trovato nulla di strano.
Subito continuarono il cammino consci di aver scampato un grosso pericolo.
-Felix – sussurrò Sofia – sei stato pronto e rapido nelle risposte, ci hai salvato da cattura certa.
-Ho detto le prime cose che mi sono balenate in mente – disse lentamente continuando a guidare.
-Skiffens – sorrise Fritz – non era il vecchio giardiniere, quello che si occupava dei fiori nella casa in campagna quando eravamo bambini? 
-Sì – ammise con malinconia – è il primo nome a cui ho pensato, il buon vecchio Skiffens.
Fece una pausa poi continuò:
-Mi raccontava spesso che non si era mai sposato perché era rimasto sempre legato al suo grande amore di gioventù.
Il carro avanzava e Fritz scrutava suo fratello, non dissero più alcuna parola.
Era ormai pomeriggio inoltrato, la bimba iniziava a lamentarsi, avevano bisogno tutti di una pausa per poi continuare il viaggio più serenamente. Si fermarono, mangiarono qualcosa di frugale che avevano portato con loro, poi Fritz consigliò di prendere un’altra strada per raggiungere il porto. Era una via secondaria, nascosta, forse più lunga ma certamente meno frequentata. Stavano per ripartire quando delle voci concitate attirarono la loro attenzione.
-Aiuto! Serve un medico! – si udì gridare.
Una piccola folla si era radunata attorno a una carrozza, qualcuno, evidentemente, era stato investito.
Era tardi, avevano fretta ed erano ricercati ma Felix, nel sentire quella richiesta disperata di un dottore non riuscì ad essere indifferente.
-C’è bisogno di me! – esclamò voltandosi verso Sofia e Fritz che erano sul carro con la piccola Georgie.
Il fratello lo fissò e gli disse con convinzione:
-Vai, noi ti aspetteremo qui, è tuo dovere.
Corse immediatamente lì, facendosi largo tra la gente e vide un ragazzino a terra che era stato travolto dalle ruote di una carrozza. Subito avviò i primi soccorsi, il ferito era svenuto e bisognava fargli riprendere i sensi. La professionalità e la cura con cui si occupò del bambino tranquillizzarono tutti i presenti. Accanto vi era una piccola locanda, il paziente fu condotto dentro, si era ripreso e il dottore lo stava medicando.
-Grazie – ripeteva l’uomo che era con il fanciullo – ho temuto il peggio, sono il suo precettore.
Offrì dei soldi a Felix per sdebitarsi del favore ma lui rifiutò cordialmente. Ora la situazione si era sistemata, doveva assolutamente riprendere il cammino. Fritz si era avvicinato, era sulla porta della locanda con il cappuccio alzato e lo sguardo basso, nella stanza erano rimasti soltanto suo fratello, l’oste e il bambino.
-Puoi andare a casa – disse Felix con dolcezza al suo piccolo paziente – alzati lentamente.
Fritz gli si accostò domandando a voce alta:
-Andiamo? Dobbiamo rimetterci in viaggio.
-La prego dottore – insistette l’oste – rimanete qui per la notte, sarete miei ospiti.
I due fratelli si capirono con un solo sguardo, Felix accettò la proposta, avrebbero dormito lì e poi sarebbero ripartiti il mattino successivo. Uscirono per andare verso il carro a prendere Sofia con la piccolina mentre il ragazzino, un po’ zoppicando, si dirigeva alla sua carrozza.
-Buona fortuna! – gli disse Felix accarezzandogli la testa.
Il bambino lo fissò poi scrutò Fritz attentamente dicendo:
-Buona fortuna a voi dottore, siete in viaggio assieme a questo signore?
-Sì – rispose lui – domani ripartiremo, io e il conte Gerald.
Il ragazzino si allontanava guardandoli, Fritz sbarrò gli occhi esclamando:
-Sei impazzito? Non devi pronunciare il mio vero nome! 
-E ’soltanto un bambino! – sorrise Felix – Cosa vuoi ne sappia di te!
Lo salutò di nuovo domandandogli questa volta:
-E tu come ti chiami, piccolo?
Si voltò e con lo sguardo freddo rispose:
-Irwin, mi chiamo Irwin, dottore.
Salì sulla carrozza e ripartì mentre i due osservavano la vettura allontanarsi ignari di ciò che il destino aveva riservato loro.
Alle prime luci dell’alba, il mattino dopo, furono destati da forti rumori e dalle urla del proprietario della locanda che diceva:
-Non ne so nulla, non so chi siano!
Questa volta fu impossibile fuggire, erano quattro guardie e avevano l’ordine di arrestare il conte Fritz Gerald. Presero anche Sofia con la bimba mentre Felix disperato non potè far nulla se non gridare a tutti che stavano condannando un innocente.
Non c’erano prove certe sulla colpevolezza di Fritz e non ci fu un vero e proprio processo. Felix tentò in tutti i modi di dimostrare l’estraneità ai fatti del fratello, sempre sotto il falso nome di Skiffens procurò a Fritz un avvocato, grazie a Wilson, un amico comune, ma il duca Dangering era diventato talmente potente da corrompere il sistema giuridico londinese. La sentenza fu terribile: deportazione e condanna ai lavori forzati in Australia.
L’ultima volta che la vide era una fredda mattina autunnale, con quella nebbia fitta che ti bagna e ti penetra dentro e ti nasconde tutto quello che c’è intorno ma il dolore no, quello non lo copre, non lo cela perché è talmente forte che fuoriesce e diventa palese, evidente. Sofia s’imbarcava seguendo suo marito, in catene, trattato come il peggiore dei criminali. Felix al porto, assieme all’amico Wilson, osservava la scena senza poter intervenire, piangendo in silenzio per il suo amato fratello e per quella donna così bella e delicata che ora, offuscata dalla nebbia, pareva ancora più evanescente di come per lui era sempre stata. Erano deportati in una terra straniera, lontanissima, l’Australia. E ora, dopo anni, anche lui stava andando lì, navigava verso quel continente sconosciuto per cercare quella bimba, ormai adolescente, che si chiamava Georgie.
Una vita in fuga quella di suo fratello, terminata la deportazione era ritornato a Londra, esule e disperato per la morte dell’amata moglie, travolta da un albero mentre tentava di scappare durante un improvviso temporale australiano.
Della piccola Georgie non aveva avuto notizie e non si dava pace, sperava fosse ancora viva e l’unica traccia che poteva identificarla era un prezioso braccialetto che Sofia le aveva lasciato.
-Fritz ti prometto che la troverò – aveva detto al fratello partendo – andrò io laggiù a cercarla. Se non mi fossi fermato quel giorno a soccorrere quel bambino ora non saremmo qui a piangere. Il nipote di Dangering, il destino avverso l’aveva messo sul nostro cammino.
Fissava l’immenso mare e pensava a Georgie.
-Chissà dove sei, come stai – si domandava – se assomigli a tua madre. Avrai anche tu quei capelli biondi e quegli occhi verde smeraldo?  Sarai così bella come lei e contesa tra due innamorati?
In realtà, pensò, Sofia non era mai stata contesa fra loro due perché lui aveva sempre tenuto tutto dentro, soffrendo in silenzio, diventando l’ottimo dottor Skiffens, quello che aiutava il prossimo e curava i malati, chiunque essi fossero. Avrebbe ritrovato Georgie e l’avrebbe riportata a suo padre, il suo adorato fratello, e ci sarebbe riuscito anche a costo della sua stessa vita.
 
 

 
   
 
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