Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
Ricorda la storia  |      
Autore: TinyGothChip13    05/04/2020    0 recensioni
[Bruabba] [Spoiler di Vento Aureo]
Sapeva che vivere in quello stato sarebbe stato difficile, ma non pensava che la situazione sarebbe precipitata in quel modo in così poco tempo. Ma la sera di quel giorno, che avrebbe potuto tranquillamente definire come il peggiore della sua vita, Bruno riceve una visita inaspettata, e trova un altro motivo per andare avanti.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Bruno Bucciarati, Leone Abbacchio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era la prima sera che passava senza di lui, ma non sarebbe stata l'ultima, purtroppo. Anche se il suo tempo stava per scadere, era ancora presto e aveva ancora molto da fare, una missione da compiere, anche per vendicarlo. Non poteva dormire, il suo corpo non era più in grado, ma non ne aveva nemmeno più bisogno. Si guardò allo specchio, notando, oltre alla sua pelle quasi bianca come porcellana, la ferita sul labbro che si era procurato qualche ora prima. Non avrebbe voluto abbandonarlo, anzi, avrebbe preferito rimanere lì a piangere sul suo corpo straziato finché la morte non avrebbe colto anche lui, ma doveva andare avanti. Mancava poco oramai a risolvere il mistero, un ultimo nemico da combattere, e questo avrebbe anche permesso che il sacrificio fatto dall'uomo che avevano lasciato morto su quell'isola non fosse stato vano. 

Doveva andare avanti, ancora per poco, ma senza di lui gli risultava davvero difficile. Sentì le lacrime ripresentarsi agli angoli dei suoi occhi, ma continuò a ricacciarle indietro: non voleva lasciarsi andare alla disperazione, anche se ora era solo e avrebbe potuto; temeva che se l'avrebbe fatto, non sarebbe più riuscito a riprendersi e a tenere alto il morale della squadra, o di ciò che ne rimaneva. Per uno scherzo del destino, quel gran bastardo, ora che non poteva più sentire dolore fisico era la sua anima a venire inchiodata a una croce , provocandogli quel groppo in gola che non l'avrebbe sicuramente più lasciato per il tempo che gli era rimasto.

Sfilò meccanicamente, quasi senza accorgersene, le due mollette dai suoi capelli neri come il carbone e sciolse la lunga treccia in cui li acconciava ogni mattina, senza riuscire a staccare gli occhi dallo specchio. Ora si sarebbe messo a letto, ma non poteva far altro che rimanere sveglio con i suoi demoni, completamente solo, e affrontare l'angoscia per tutta la notte sperando di non morire prima dell'alba. Rimase però a fissare il suo riflesso e i suoi occhi azzurri, gli unici in cui rimaneva ancora una traccia di vita, riempirsi di lacrime e non riuscì a fermarsi. Il suo petto iniziò a essere scosso da violenti spasmi dovuti ai singhiozzi e si sentì crollare a terra, distrutto, sfinito, mentre si sfregava il viso in modo quasi maniacale per cercare, invano, di smettere di piangere. Se gli altri l'avessero visto, sarebbe stata la fine. Stava per avere una crisi isterica come Narancia, ma non voleva, non poteva. Si lasciò cadere, incapace di gestire razionalmente la situazione, ma le sue ginocchia non sbatterono sul pavimento di pietra come previsto, perché qualcuno l'aveva sostenuto, abbracciandolo all'altezza della vita, come solamente una persona osava fare. Si voltò e lo vide: Leone era in piedi dietro di lui, le labbra incurvate in un triste sorriso e gli occhi lucidi. E aveva un foro nel petto, come l'ultima volta che l'aveva visto, poche ore prima, su quella maledetta spiaggia dove l'avevano lasciato.

-Ciao, Bruno.-

Lui avrebbe voluto chiedergli tante, troppe cose, ma non riuscì ad articolare una frase di senso compiuto, e si lasciò semplicemente crollare ancora tra le sue braccia, singhiozzando sul suo petto, realizzando tutto ciò che aveva perso. Abbacchio gli accarezzò la testa come era solito fare la sera quando rimanevano soli insieme e Bucciarati si sforzò di tentare di calmarsi almeno un minimo, per riuscire a capire il motivo di quello che stava vedendo.

-Come fai ad essere qui?

-È semplice, amore mio. Tu sei a metà strada tra me e loro, purtroppo, perciò posso raggiungerti… Anche se avrei preferito non poterlo fare.-

Bruno gli accarezzò il viso, rendendosi conto di quanto diafano apparisse il suo compagno; era appena tangibile, ma riusciva comunque a sfiorarlo. Era strano, ma mai quanto il suo essere sia vivo che morto grazie allo Stand di Giorno.

-Non mi importa, Leone. Non ho più paura di morire da molto tempo… Ma prima devo far pentire quel figlio di puttana per quello che ti ha fatto, anche se sarà l'ultima cosa che farò.- gli rispose, sorridendo. E Leone fece lo stesso, facendogli ricordare il motivo per cui qualche anno prima si era innamorato di lui.

-So che lo farai. Vorrei poterti aiutare, ma non mi ricordo nulla.

-Non preoccuparti, lo troverò comunque.-

Abbacchio si perse per un attimo nei suoi occhi, prima di chinarsi a baciarlo dolcemente sulle labbra. Bruno ricambiò, rendendosi conto soltanto allora di quanto la sua temperatura corporea stesse calando rapidamente.

-Vorrei essere potuto tornare da voi… Da te.

-Shh, va bene così. Sarò io a raggiungerti questa volta.

-Lo so. Ma vuoi lasciare gli altri all'oscuro di tutto. Non glielo dirai, vero?-

Bruno scosse la testa.
-Non posso, non sarebbero più concentrati sulla missione. Guido già se lo aspetta, dopo Rolling Stones, e inizio a credere che Giorno se ne stia accorgendo, ma Narancia non lo sopporterebbe. Non posso dire nulla.-

L'espressione dell'altro passo dalla tristezza alla rabbia in una frazione di secondo.
-Vivrà con la tua anima sulla propria coscienza, Bucciarati. Sei sicuro di volerlo fare? Non capiranno il motivo della tua scelta e si odieranno per non essere riusciti a salvarti! Vuoi lasciarli così?-

Bruno non disse nulla, ma chinò lo sguardo. Leone aveva ragione, ma lui non se la sentiva di spiegare al povero ragazzo, che lo vedeva come un padre, che presto avrebbe lasciato questo mondo e che ne era al corrente da quando Giorno si era aggregato al gruppo. Soprattutto, non voleva rivelargli che nessuno avrebbe potuto fare qualcosa per impedirlo, visto che neppure Gold Experience era riuscito a fermare il processo. Si guardò le mani, confrontandole con il colorito di quelle di Abbacchio, rendendosi conto che era ormai chiaro che fosse più morto che vivo.

-In ogni caso non ce n'è bisogno, se ne renderanno conto presto da soli. Il mio corpo si sta raffreddando. Sto morendo dallo scontro a Venezia.-

Leone lo guardò, leggermente sorpreso, con gli occhi lucidi.
-Non ti meriti tutto questo, non dopo quello che hai fatto per tutti noi…

-Va bene così. Ho accettato il mio destino... Ma non volevo che succedesse a te. È colpa mia se sei morto. Sono stato un disastro.-
Bruno non riuscì più a guardarlo negli occhi, e tornò a fissare il pavimento stringendo i pugni, osservando le sue lacrime creare una piccola pozza ai suoi piedi. Odiava farsi vedere mentre piangeva.

Abbacchio lo strinse di nuovo a sé e iniziò a rassicurarlo sussurrandogli all'orecchio.
-Non è vero. Tu mi hai ridato una vita, una casa, una famiglia. L'hai date a tutti noi. A me hai donato anche il tuo amore, che mi spronava ad andare avanti nonostante tutto. Tu eri la mia salvezza e non ti avrei mai abbandonato, nemmeno davanti alla morte, e così ho fatto. Sapevamo perfettamente quali problemi e rischi avremmo affrontato dopo Venezia, e abbiamo accettato. È stata una nostra scelta.-

Bucciarati appoggiò la testa sulla sua spalla, inspirando il suo profumo, che da sempre riusciva a calmarlo. Sapeva che l'uomo non stava mentendo, ma non riusciva a scacciare dal fondo della sua mente la sensazione che fosse in fondo colpa sua.

Se Mista avesse osservato bene Rolling Stones, quel giorno, avrebbe potuto risolvere il suo dubbio, ma purtroppo nessuno aveva visto in cosa lo Stand si era trasformato dopo la loro caduta. Bruno avrebbe poi scoperto solo dopo la sua morte come la scultura avesse mostrato anche Abbacchio e il povero Narancia.

-Bruno, lo rifarei altre mille volte per aiutarvi a sconfiggere il boss. Giorno deve avermi contagiato con la sua pazzia, a quanto pare…-

Il commento di Leone lo fece sorridere, e per un attimo dimenticò la sua terribile situazione, il suo essere un cadavere che camminava tra i vivi che chiacchierava con il fantasma del suo amato morto da poco. Gli parve di essere tornato a quando la sua unica preoccupazione era evitare che Pannacotta e Narancia litigassero mentre svolgevano i calcoli di matematica e assicurarsi che Guido non si trovasse costretto a scegliere tra quattro oggetti diversi; quei tempi gli parevano molto lontani, ormai, anche se era passato soltanto poco più di un mese.

La malinconia lo assalì e non potè che pensare a quanto sarebbe stato difficile completare il suo compito senza di lui al proprio fianco e quasi si pentì di essere in grado di vederlo, sentirlo, toccarlo in quel momento. 

-Se non sapessi che devo morire presto, credo che non riuscirei ad andare avanti senza di te.-

Abbacchio ritornò alla sua mesta espressione, a quel sorriso rassegnato con cui l'aveva accolto prima, ma non parlò. Rimase semplicemente a guardarlo, passando la mano nei capelli sciolti del ragazzo di fronte a lui. Anche Bruno si perse nei suoi occhi di quel colore così particolare, strano, intrigante, annegandocisi dentro, rendendoli la sua unica realtà. 

-Non lasciarmi, non questa notte.-

L'altro annuì, stringendolo a sé ancora una volta. Andarono poi a sdraiarsi sul letto e Bruno appoggiò la testa sul petto di Leone, come sempre faceva ogni sera. Per buona parte del tempo rimasero in silenzio, a godere della presenza reciproca che poteva definirsi un miracolo, ma parlarono anche dei loro primi incontri quando ancora non si conoscevano, di come avevano assemblato la squadra, che Bucciarati considerava quasi come se fossero figli suoi.

Poi però si fece l'alba, e Leone fu costretto a lasciarlo.

-Devo andare, Bruno.- sussurrò, alzandosi. Lui fece lo stesso e gli gettò le braccia al collo per baciarlo un'ultima volta, prima di fargli la sua ultima richiesta.

-Verrai a prendermi, vero?

-Certo, come tu hai fatto con me sotto la pioggia battente quel giorno. Aspettami, tornerò presto e ti porterò con me.-

Leone gli baciò la fronte, poi si allontanò verso la finestra.
-Allora arrivederci, amore mio.

-A presto, Capo.-

Quando il sole iniziò ad illuminare la stanza, la figura era già scomparsa. Nelle ore successive, Bruno continuò a chiedersi se ciò che aveva visto fosse accaduto veramente o solamente il frutto dell'immaginazione di un anima bloccata in un cadavere. Prima di poter scoprire la verità riguardo al fantasma di Leone aveva dovuto vedere anche Narancia morire e a quel punto era stato accecato completamente dalla rabbia, ma alla fine aveva dovuto lasciare tutto nelle mani di Giorno, Guido e Trish, perché il suo corpo l'aveva abbandonato e aveva dovuto restituire all'anima del boss quello in cui la propria era stata catapultata. Mentre saliva verso il cielo dopo aver parlato al giovane dai capelli dorati, li vide: c'era una figura alta, bella, vestita di nero e sotto un ombrello, con al proprio fianco il ragazzo con la bandana arancione, e capì che era davvero finita, questa volta.

-Benvenuto a casa, Bruno.- gli disse Leone.

E lui fu finalmente di nuovo felice.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo / Vai alla pagina dell'autore: TinyGothChip13