Storie originali > Azione
Segui la storia  |       
Autore: _iamross    05/04/2020    0 recensioni
I limiti sono dei punti fondamentali da non dover superare. Il controllo, difatti, è forse la caratteristica che più rispecchia Arabella Nelson; ama dominare e avere sempre il coltello dalla parte del manico. Arruolarsi nell'accademia militare è stata infatti la scelta più azzeccata per quell'anima da combattente che da sempre ha influito sul suo presunto futuro. Ma la sua facciata da falsa combattiva nasconde milioni di retroscena. Un passato difficile, una vita dura, molti segreti e un appiglio: la sua carriera. Ma cosa accadrebbe se qualcuno in particolare riuscisse ad abbattere quel muro di freddezza costruito negli anni?
•••
«Forse sei abituata ad avere il mondo ai tuoi piedi.».
« O forse sei tu che credi di essere superiore agli altri, tanto da non rispondere ad una semplice domanda.».
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Marxwell prende un respiro profondo e con un cenno del capo invita ognuno di noi a sederci. Harley si accomoda in una sedia, decisamente troppo vicina alla figura di Trevor, e reprimo l'istinto di ruotare gli occhi al cielo. Si comporta come un cagnolino che scodinzola per una semplice occhiata. E in fondo è così, aspetta solo che lui la guardi ma, purtroppo per lei, l'unica cosa che riceverà per l'ennesima volta è un'occhiataccia. In effetti, trovarsela attaccata al culo tutto il santo giorno è stressante.

Jessy si siede al mio fianco mentre Lily declina l'invito poggiando le spalle al muro, di riflesso lo faccio anch'io. Non mi va proprio di sedermi.

Tom e Paul raggiungono Drew ed il silenzio viene spezzato dal rumore delle suole che collidono con il pavimento. Jeffrey osserva i visi di ognuno di noi soffermandosi soprattutto su di me. I suoi occhi sono imperscrutabili e ammetto che sia l'unico a mettermi in soggezione. Nemmeno Marxwell ci riesce eppure basta un'occhiata del suo fidato a mettermi a disagio.

Distolgo lo sguardo puntandolo altrove e nel farlo incontro gli occhi verdi e vigili di Trevor. Non capisco perché si ostini a fissarmi. Non è la prima volta che lo becco a farlo e anche se le altre volte ho fatto finto di nulla, adesso, voglio fargli capire che me ne sono accorta. Percepisco la tensione, il suo fastidio impellente dettato dall'episodio di poche ore prima. È palese l'irritazione dovuta al mio atteggiamento. Ho capito che non sia abituato ai rifiuti ma ai consensi frequenti, probabilmente in tutti gli ambiti ed i sensi. Il fatto che io non cada ai suoi piedi così facilmente o non mi faccia comandare a bacchetta sarà sicuramente frustrante per lui, ma ammetto che la cosa mi diverte. Siamo molto simili ed in quanto tale è inevitabile conoscere certe cose del suo essere. Giocare d'astuzia è importante e se riesci a captare i punti deboli sarà un gioco da ragazzi vincere.

Sollevo gli angoli della mia bocca in un sorriso strafottente; vederlo senza alcun controllo mi piace. Ottengo le redini, il comando e deve essere così sempre.

Trevor serra la mascella e mi fulmina con gli occhi, adesso, più scuri.

« Dieci anni fa, all'incirca, vi erano tre basi militari che controllavano la situazione qui in Siria mentre due più piccole in Iraq, provviste di uomini che in caso di guerra sarebbero partiti senza pensarci due volte. Tra questi, vi erano cinque uomini dotati di strabilianti capacità sia combattive che di ingegno: abili cecchini, hacker, spionaggio, abili nel disinnescare ordigni e a crearli. Insomma, capaci di svolgere qualsiasi incarico senza alcun timore» le parole di Marxwell rimbombano tra queste quattro mura rendendoci partecipi di una parte quasi del tutto sconosciuta a tutte noi.

« I primi anni, i cinque riuscirono a scoprire di alcuni dettagli importanti del piano di Iabo e grazie agli infiltrati riuscirono a scoprire tutti i retroscena: i bambini dei centri missionari, le condizioni di miseria... » elenca e annuisco debolmente. Lo ha già spiegato prima e tali atrocità sono quasi dolorose da risentire.

« I soldati qualificati si riunirono nella base più importante affrontando tutto ciò che riuscirono a scoprire senza destare sospetti e dopo una settimana di teorie, ipotesi e possibili piani arrivarono ad una conclusione... » il colonnello si prende del tempo per continuare e lo vedo deglutire nell'esatto momento in cui apre nuovamente bocca. « I cinque decisero di infiltrarsi nella base del nemico»

La mia bocca si dischiude. È una follia!

« Iabo non era stupido però, non si fidava di nessuno e nemmeno dei suoi uomini di fiducia. Era ossessionato dal potere, dalla sete di denaro... avido dei beni e del comando. Non amava condividere e alla prima mossa sbagliata uccideva. Senza pensarci due volte...» scuote il capo puntando lo sguardo altrove.

« Ne parla come se lei sia stato lì» asserisco.

Tutti gli occhi puntano la mia figura ma i miei, invece, rimangono fissi sul viso assorto del colonnello.

I suoi occhi incontrano i miei. « Io ero uno dei cinque soldati» confessa.

La rivelazione mi sorprende. Ho avuto questo dubbio dal momento in cui ha iniziato a parlare e a spiegare, eppure non immaginavo potesse essere davvero così.

Le ragazze trattengono il respiro sorprese quanto me ma non accennano nemmeno una parola.

« Diventammo i suoi fedeli soldati, uccidendo per non destare alcun sospetto e strappando alle madri i loro figli... le urla strazianti delle donne erano... », deglutisce. « Non volevamo fare tutto questo ma dovevamo. Eravamo costretti. Il piano prevedeva questo»

« Due anni in quella base, due anni a fare il lavoro sporco... Iabo si fidava, ci raccontava dei suoi piani, delle sue idee malsane e nonostante l'orrore noi ascoltavamo. Le basi erano a conoscenza di tutte le informazioni e alla fine arrivammo al punto di non ritorno. Il nostro piano andò a gonfie vele ma arrivati al giorno della sua rovina, Iabo scoprì tutto. Scoppiò una guerra, un conflitto che causò solo morti... Sangue...» racconta Jeffrey.

« La guerra...»

Lily non continua ma sappiamo tutti a cosa si riferisce.

« Persero la vita tre dei cinque e il resto dei soldati. Inutile ribadire il numero dei morti» continua Marxwell.

« Iabo vinse e con questa guerra sottolineò il suo potere enorme»

« C'è dell'altro, vero?» le parole escono fuori dalla mia bocca senza controllo.

A questo punto non ha senso inabissare queste informazioni.

Jeffrey sospira annuendo. « Dopo l'accaduto le cose andarono male, le due basi vennero distrutte e nessuno rimase vivo. L'unica base sopravvissuta fu proprio questa: la vostra accademia. Sin da subito ci attivammo per idealizzare un nuovo piano ma stavolta valutando sia pro che i contro. Ed ecco dove voi tutti entrate in gioco»

« Drew, Trevor, Paul, Tom e Liam sono forze speciali il cui scopo equivale al medesimo dei cinque di dieci anni fa, semplicemente più forti e ingegnosi» presenta, finalmente, i loro veri incarichi.

Forze speciali.

Ecco perché Trevor sembrava così bravo e dannatamente esperto in tutto. Dal nuoto al combattimento corpo a corpo e probabilmente anche cecchino.

« Sono anni che lavorano per diventare ciò che sono oggi: uomini senza paura, vere macchine da guerra. Ma anche le macchine hanno punti deboli e voi, ragazze, siete qui per tappare questi buchi con le vostre abilità e capacità» asserisce Marxwell.

Harley scuote il capo. « Stiamo parlando di forze speciali, uomini che non possono di certo essere accostati ad incompetenti come noi. In confronto, non siamo solo un loro dito»

Inarco un sopracciglio. Se questo è un modo per adulare quel microcefalo è proprio pessima.

« Parla per te. Evidentemente qualcosa siamo in grado di farla» interviene Lily infastidita.

Trattengo un sorriso, Harley fa una smorfia.

« Sto solo dicendo che le nostre abilità non possono di certo essere uguali a quelle dei ragazzi» ribatte piccata.

« Non siamo forze speciali ma ognuno di noi è abile in qualcosa. Basta unirsi per diventare una macchina da guerra» afferma risoluta Jessy.

« Siamo incentivi in più, tappiamo i buchi» dice Lily.

Harley è titubante e per certi versi la capisco. Ciò che ci stanno chiedendo è, in poche parole, andare a morire. Tuttavia, nonostante sia contraria alla maggior parte delle cose che dice Marxwell non mi sento di tirarmi indietro. Ci stanno chiedendo di sfidare una morte sicura, ma evidentemente se sono arrivati a tal punto un motivo ci sarà. Siamo sicuramente all'altezza delle loro aspettative, siamo coloro che potrebbero davvero dare una mano e aiutarli a raggiungere l'obiettivo.

« So cosa vi sto chiedendo» annuncia il colonnello con estrema serietà. « E all'inizio non ero d'accordo su questo. Il mio compito è perfezionarvi e non mandarvi a morire. Ma l'incendio mi ha solo fatto aprire gli occhi. L'evento di qualche giorno fa è stato solo un avvertimento da parte di questa organizzazione. Fortunatamente nessuno si è fatto male ma sarebbe potuto accadere ed io non voglio perdere una seconda volta. Non voglio che accada ciò che è accaduto dieci anni fa »

Le parole serie di Marxwell mi scuotono dentro. Non l'ho mai sentito così turbato e ammetto che dopo questo discorso non riesco più a guardarlo come prima. È come se la sua maschera da stronzo menefreghista sia caduta, come se il suo modo di approcciarsi a tutti noi era solo un modo per farsi rispettare ed un modo per forgiare la nostra corazza.

E c'è riuscito.

Percepisco altro ed è strano. L'ho sempre sottovalutato, l'ho sempre guardato con quell'occhio di riguardo e invece mi sono ricreduta. Non oso immaginare cosa abbia passato in quei due anni con Iabo e non oso immaginare cosa abbiano visto e fatto per quel malato mentale.

Probabilmente il suo atteggiamento era solo una conseguenza di quei anni. Anni di estremo orrore e sconcerto.

« Io non mi tiro indietro. Ci sono persone che stanno soffrendo a causa sua ed altre che sono morte. Il mondo dovrebbe essere un posto in cui poter vivere liberamente ed io mi batterò affinché ciò accada» afferma Lily avanzando verso il colonnello.

Paul e Tom la guardano senza batter ciglio ma sono sicura di aver intravisto un sorriso.

Come sono sicura del fatto che Drew l'abbia guardata diversamente nel momento in cui ha preso parola. Il suo sorrisetto non è passato inosservato.

Jessy si alza annuendo. « Io ci sto. Sono qui per questo, se dobbiamo combattere non mi tirerò indietro» concorda.

Harley prende un respiro profondo e annuisce. « Consideratemi una di voi»

Gli occhi di Jeffrey puntano i miei e per un attimo rimango in silenzio. « E tu, Nelson?»

Mi prendo alcuni secondi per rispondere.

Anche se so qual è la mia decisione.

Trevor mi osserva dal suo posto e attende che acconsenta. Anche se ho la netta sensazione che lui sappia, che in fondo abbia già capito.

« Non ho nulla da perdere, l'unico che perderà sarà proprio Iabo. Non ho intenzione di starmene con le mani in mano quando un pazzo sta lentamente distruggendo il mondo. Non lo permetterò» Il mio tono di voce è fermo e glaciale.

Il solo pensiero di ciò che potrebbe accadere mi mette i brividi. Sono disposta a tutto, anche a morire se dovesse servire.

Jeffrey sorride, per la prima volta le sue labbra si sollevano in un sorriso sincero.

« Sei tale e quale, non ci sono dubbi» mormora.

Aggrotto la fronte confusa, così come le espressioni degli altri.

« Tale e quale a chi?»

Ma la mia domanda non ottiene risposta poiché Marxwell si alza dalla sua poltrona raggirando la scrivania.

« Bene, per adesso potete andare. In questi giorni vi spiegheremo meglio in cosa specializzarvi ed i dettagli del piano. Mi raccomando, non una parola»

« Si, signore» rispondiamo in coro.

Lasciamo l'ufficio ma la mia testa rimane altrove. Alla frase enigmatica di Jeffrey.

Sei tale e quale, non ci sono dubbi.

In che senso? E poi, a chi? Si riferiva a qualcuno in particolare?

« Non mi aspettavo qualcosa del genere» confessa Lily affiancandomi.

Mi risveglio dal mio stato di trans e annuisco distrattamente.

« Nemmeno io. Pensavo ci fosse qualcosa sotto ma non una storia così importante»

« Rabbrividisco al solo pensiero» sussurra Jessy.

Lily circonda le sue esili spalle e le sorride dolcemente. « Non pensarci adesso. Prenderemo quello stronzo malato a calci in culo!»

« Lo faremo» concorda.

Sorrido per il modo in cui Lily è riuscita a smorzare un po' la triste vicenda. Jessy non riesce a nascondere le sue emozioni e la tristezza sul suo viso è palese.

Le ragazze mi superano mentre io, invece, decido di rallentare il passo. Troppi pensieri affollano la mia testa.

Paul, Tom e Drew proseguono senza fermarsi e quando li vedo muovere le labbra capisco che stanno sicuramente affrontando qualche discorso.

Come sempre, d'altronde.

Harley cammina silenziosa proprio davanti a me. Le sue spalle sono contratte e capisco anche il motivo nel momento in cui una voce disturba i miei pensieri.

« Pensavo avessi domande da farmi»

I nostri passi provocano un rumore continuo e mi concentro su di essi, non guardandolo nemmeno quando la mia bocca decide di aprirsi.

« Cosa vuoi, Trevor?» dico senza giri di parole.

Svolto l'angolo che mi avrebbe portata direttamente alla fine del corridoio ma prima che possa anche solo compiere un passo una mano mi afferra per il polso.

La mia schiena aderisce alla parete e dal forte impatto strizzo gli occhi.

Quando li riapro le iridi verdi di Trevor fissano la mie scure. Il suo volto contratto in una smorfia di irritazione è la prima cosa che noto.

« Cosa fai?!» sibilo strattonando la presa. Impresa alquanto ardua considerata la forza che mette.

Il suo volto si avvicina al mio ed il suo respiro si infrange sul mio viso in piccoli sbuffi.

« Non mi piace quando qualcuno mi risponde in quel modo. Devi portare rispetto, te l'ho già detto» stringe i denti sputando amaramente queste parole.

Rido divertita ma al contempo sbuffo irritata. « Non abbiamo già passato questa fase del rispetto? O devo ripetere quello che penso a riguardo?» ribatto a tono.

L'altra mano si poggia accanto al mio viso e grazie ad essa si sorregge.

Scuote il capo e sorride. « Non hai ancora capito come funziona qui, Arabella» lascia la presa e solleva la mano libera per tracciare i lineamenti del mio viso: la mascella, il collo e le clavicole soffermandosi su di esse. I suoi occhi si scuriscono. « Sono un tuo superiore, cosa non ti è chiaro?»

Le sue labbra tracciano la mia mascella ed un sospiro fuoriesce dalla sue labbra seguito dal mio. « Fottiti, Trevor» sibilo.

La mano poggiata al muro si chiude in un pugno mentre l'altra segue un percorso tutto suo arrestandosi sulla protuberanza nascosta sotto la mia giacca della divisa. Stringe il mio seno e affondo i denti sul mio labbro inferiore.

« Lo hai già detto e ti ho risposto» mormora sulla mia pelle.

« Ti rode il mio rifiuto, non è così? Tutti cadono ai tuoi piedi ed il fatto che mi distingui dalla massa ti infastidisce» lo provoco provando a spostarlo.

Invano.

« Sei sicura?»

Il suo viso si solleva, ritrovandolo a qualche millimetro dal mio.

Lecca le sue labbra ed i miei occhi finiscono proprio lì.

« Più che sicura» dico.

I ricci solleticano la fronte ed incorniciano il viso, dalla mascella squadrata e coperta dalla barba ispida. Inumidisce le labbra mentre gli occhi verdi cercano i miei in un gioco perfetto di sguardi. Non riesco a distoglierlo ma non riesco nemmeno a decifrare le diverse emozioni che attraversano le sue iridi. Trevor mi rende debole, mi incatena solo con i suoi occhi. 
Poi, però, qualcosa cambia. Irrigidisce la postura, così come la mascella. Stringe le mani in due pugni e abbassa il capo.

Quando lo rialza mi sorride ma il suo sorriso ritorna ad essere enigmatico.

« Lo vedremo, Arabella»

E così dicendo si allontana, scomparendo dalla mia visuale.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Azione / Vai alla pagina dell'autore: _iamross