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Autore: sallythecountess    05/04/2020    2 recensioni
Mina è una donna bellissima, con un enorme passato oscuro alle spalle e molte cicatrici sul corpo e nell'anima. Non è mai stata amata, ma sempre e solo posseduta come un bell'oggetto di valore da sfoggiare in giro. Mille amanti, centinaia di regali preziosi, eppure nessuno si è mai preoccupato di fare la cosa più semplice, ossia regalarle un vero amore. Riuscirà a trovare la persona che sanerà le sue ferite?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mìmi'
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Capitolo 5: la donna più bella del mondo.
 
“E così, la piccola ragazzina nata a Damasco e cresciuta nei sobborghi di New York non poté trattenere le lacrima nel vedere l'enorme cartellone pubblicitario che invadeva prepotentemente Broadway. E rimase così, immobile tra la folla, con il viso rigato da pioggia e lacrime di gioia, ad ammirare il monumento al suo successo. Ora non era più l'esile ragazzina costretta a portare il velo integrale, per nascondere quella bellezza così prorompente e fuori dalla norma, ma una donna magnifica, la donna più bella del mondo.”
Non riuscì a trattenere le risate leggendo quelle ridicole parole. Andiamo quanto doveva essere presuntuosa per intitolare la sua biografia “la donna più bella del mondo”? E poi tutta questa storia della bambina araba lo faceva imbestialire. Si accese una sigaretta e pensò solo “Ma quanto sei egocentrica e irrispettosa?”.
Non sapeva bene cosa l'infastidisse tanto di quella biografia, se il fatto che fosse presentata come una specie di eroina femminista una che per vivere si spoglia, o la strumentalizzazione della vita delle donne islamiche, o il fatto che di eroico una che racchiude in sé ogni possibile vizio non avesse nulla.
Eppure doveva ammettere che non avrebbe mai e poi mai pensato che una con quegli occhi e con quella pelle potesse essere siriana, gli sembrava quasi sudamericana per il colore della pelle e la conformazione degli occhi. Si fece qualche domanda su di lei, sui suoi occhi azzurri, ma decise di non indugiare in quei pensieri. La biografia diceva che era figlia di una giornalista americana che, durante un soggiorno in Siria si era innamorata di suo padre e aveva rinunciato a tutto, sposato suo padre, generato Mina ed era morta di parto, ma a lui quella storia sembrava strana e non gli suonava. Certamente, si disse, avevano romanzato una faccenda molto più losca, ma non stava a lui scoprire la verità.
Si versò un bicchiere di whisky e ripensò alle parole di Jennifer: bisognava ritrarla come una donna normale, una che vive come tutte le altre. Era quello che avevano cercato di fare con quello stupido libro e le foto dovevano completare l’opera. Il pubblico doveva innamorarsene, e pensare che fosse umile ma allo stesso tempo coraggiosa. “Una specie di eroina della porta accanto” gli aveva detto e Juan sospirò pensando a quanto fosse complicata una cosa del genere e guardando l'enorme cartellone pubblicitario che aveva di fronte si disse solo “Umile? Una con quello sguardo di superiorità?”
Aveva solo otto ore per inventarsi qualcosa, così decise di aprire la busta con gli scatti degli altri e li sfiorò con rispetto. Alla fine, però, si rese conto che i lavori di tutti quelli che l'avevano preceduto non avevano assolutamente colto l'essenza del libro. Erano diversi modi di vedere quella donna, e magari erano anche corretti, ma non c’era la chiave di lettura giusta. Certo alcuni avevano fatto un lavoro migliore di altri, fotografandola in momenti normali della sua vita, sul set o alle feste, ma nessuno aveva centrato la richiesta di Jennifer: quale donna “semplice” o “normale” passa tutta la sua vita scivolando da un set, ad un corso di yoga per poi giungere a feste popolate da miliardari che non fanno che offrirle regali? Sempre con il sorriso, poi.
E poi...beh c'erano quelli che non avevano proprio capito nulla, perché l'avevano fotografata come una dea o una puttana ottocentesca e anche come una vittima di un contorto gioco sessuale. Già, molto da persona semplice.
“Ma dannazione se sei bella…” sussurrò, osservando una foto in cui lei era praticamente nuda e sorrideva dando le spalle alla macchina fotografica. Eppure c’era qualcosa di strano in quelle foto, ma cos’era? Dispose tutti gli scatti per terra, ne sovrappose alcuni e rimase per qualche minuto a chiedersi cosa fosse e poi lo capì: non c’era anima. Lei era sempre composta e sorridente, persino da nuda, ma non trasmetteva nessuna emozione. Era assolutamente finta. Perfetta, ma tesa e gelida come una statua di marmo. Ripensò a tutto quello che si erano detti durante il poker, allora; alle sue scene da regina, a come gli avesse parlato e realizzò che era lei il problema. Poi, però, gli venne in mente uno di quei dettagli che lo tormentavano profondamente e gli mancò l’aria. Vedete Mina aveva commesso un grosso sbaglio quella sera: quando lui le aveva baciato la mano, prima di fuggire, le era scappato fuori un sorriso di una bellezza abbagliante. Era stata vera, per mezzo secondo e questo gli era piaciuto da impazzire. Juan sospirò allora, realizzando una cosa che lo spaventò a morte: per fare quello che gli avevano chiesto, doveva osservarla 24 ore su 24, e cercare di carpire in lei qualcosa che evidentemente non era facile da trovare, qualcosa che lei teneva nascosto a tutti, ma che  aveva mostrato a lui, seppure per un secondo. Doveva riuscire a toglierle la maschera per arrivare alla vera Mina, ma chissà quanti ci avevano già provato senza successo.
Così, inconsciamente, un'idea iniziò a serpeggiare nel sua mente e pian piano l'avvolse fino ad impossessarsene. Conosceva quella sensazione: un'energia attraversava il suo corpo, gli sconquassava il petto e spingeva la sua mano a disegnare. Prese una matita e cominciò a tratteggiare con una foga tale da rompere la punta della matita e bucare il foglio, ma non se ne curò. Erano le tre del mattino, e l'unico rumore che si sentiva era quello della sua matita che si consumava sul foglio. Quando finì di disegnare, sfinito e senza fiato, appoggiò il volto sul cuscino e si addormentò felice.
Dall'altra parte del ponte di Brooklyn qualcuno invece era nel pieno di una festa selvaggia. Erano finite le sfilate, le riprese e finalmente aveva tre mesi di riposo tutti per lei e per Myles. Era ufficialmente in ferie, e aveva deciso di festeggiare organizzando una delle “sue” famosissime serate. Si stava divertendo davvero tanto, anche se Reta era arrivata con un'altra e questo un po' l'aveva infastidita. Non troppo, però, dato che erano arrivati i suoi amici musicisti e aveva rispolverato una vecchia passione. Si divertì veramente tanto, probabilmente troppo, dato che in un lampo la situazione cambiò.
“Bene, sei viva, alzati” furono le uniche cose che sentì prima che una luce accecante le perforasse gli occhi. Jennifer, ovviamente, aveva già cominciato a cacciare i suoi amichetti, che la baciarono per salutarla prima di uscire, nudi, dalla sua stanza. Sbuffò annoiata e con il tono di una bambina di cinque anni le disse “cosa? Sono in vacanza dannazione!” Ma Jennifer, impassibile, le ringhiò “No, tra mezz'ora hai l'appuntamento con il fotografo per il contratto. Non dirmi che lo hai dimenticato.”
Mina allora sorrise e con aria di sufficienza le rispose in tono cantilenante “L'appuntamento è lunedì. Mi credi così stupida? Ho organizzato tutto, ho persino chiesto a Marly di venire a farmi i capelli e...”
“Ed è appena andata via, perchè l'hai fatta aspettare per un'ora. Forse sto per rivelarti una cosa sconvolgente, ma oggi è lunedì!Hai di nuovo perso la cognizione del tempo dietro a questi stupidi, e questo è inaccettabile”
Mina allora spalancò gli occhi e si chiese se davvero fosse successo. Sì, avevano bevuto molto e anche preso delle cose, ma poteva davvero aver rimosso un giorno intero della sua vita?
 Jennifer però non aveva voglia di lasciarla alle sue considerazioni e   guardando l'orologio disse “ Bene, ora sono venticinque minuti. Vediamo come diavolo riuscirai a renderti presentabile in così poco tempo e ti avverto: al ventiseiesimo minuto ti faccio caricare con la forza in macchina!”
“O cazzo” disse pensierosa. Ci teneva davvero a piacergli e nel suo piano avrebbe dovuto essere perfetta ma ora sembrava una pessima copia di Courtney Love. Aveva persino le occhiaie, dannazione. Non aveva abbastanza tempo, doveva scegliere: o il trucco o la doccia, e dato che puzzava di sudore, panna e chissà cosa, decise che poteva evitare tutto, ma non la doccia. Pensò che poteva anche uscire senza trucco per una volta, non era così male, ma senza doccia non avrebbe neanche osato guardare Juan. Si lavò e profumò in fretta e furia, e decise che la cosa migliore da fare era sembrare una donna qualsiasi. Già, il look “sono solo una povera ragazza che fa jogging, lasciatemi in pace” doveva coprire le occhiaie e anche i suoi capelli ancora in parte bagnati. Così indossò una felpa nera con cappuccio, un paio di occhialoni e un paio di shorts, e uscì un secondo prima che Jennifer bussasse alla sua porta, sorprendendola piacevolmente.
“No, non mi dire che stiamo andando davvero al Chaos! E' un posto elegante, non posso entrarci vestita così!”
Le disse con tono lamentoso in macchina, ma Jennifer non fece una piega, stava leggendo Vogue e bevendo il caffè, e nessuno poteva disturbarla quando si regalava quel momento speciale. Mina continuò a frignare all'infinito, ma lei rispose solo “Questo ti sia di lezione Mìmi: non puoi lasciarti andare in questo modo. Non so cosa tu abbia fatto, ma devi sempre tenere a mente le tue priorità, e oggi era una priorità. Ti sembra normale o giusto o pensabile dimenticare che devi firmare un contratto?”
 Mina non disse nulla, detestava le ramanzine di Jennifer, ma sapeva di essersele meritate.
 “...adesso paghi le conseguenze delle tue azioni. Se qualcuno dovesse fotografarti in questo stato sicuramente perderesti attrattiva. Ovviamente saresti criticata per questo look da rapper lesbica. Possiamo solo sperare che non ti notino e tu non finisca su tutti i giornali. Tutti ti prenderebbero in giro, e non potresti dire assolutamente nulla...”
Rapper lesbica? Pensò spalancando la bocca, e disse solo “Ma non sembro una donna qualsiasi? Insomma ok, non sono abbastanza elegante per il Chaos, e non sono truccata, ma non sembro una che va a fare la spesa?”
Jennifer allora distolse lo sguardo dal suo giornale e ridendo le rispose “Dio, non lo sai come sono fatte le donne normali, eh?Comunque tieni, metti almeno il correttore, sembri un cadavere con quelle occhiaie”
Restarono in silenzio per i successivi quindici minuti, e Mina provò a sistemarsi un po’, ma non poteva usare i prodotti di bellezza di Jen perché aveva una carnagione completamente diversa dalla sua. Le rubò soltanto un po’ di rossetto e sperò di andare bene anche così.
Nel frattempo al Chaos, Beth non faceva che “rendere presentabile Juan” sistemandogli le ciocche ribelli, aggiustandogli la cravatta e ripetendogli in continuazione di non essere sarcastico o antipatico.
Gli aveva ripetuto fino alla nausea di “non farsi sfuggire quell'opportunità” e si era davvero stancato di sentirglielo dire. Era molto seccato da quell'atteggiamento di Beth, ma era anche piuttosto nervoso all'idea di rivedere la donna dalla sciarpa verde. Si aspettava che da un momento all'altro entrasse dal retro del locale con mille guardie di sicurezza, in un vestito lungo e attillato con capelli e trucco perfetti. Avrebbe sorriso con fastidio alla folla, fatto qualche foto e poi si sarebbe diretta verso di lui, che avrebbe sicuramente umiliato davanti a Beth raccontando di quell'innocente serata facendola passare come una cosa sporca o oscena. Mentre fantasticava su questa situazione, però, la realtà gli impattò contro la faccia, come un uccello che si schianta contro una porta a vetri.
“Scusate il ritardo, spero che non stiate aspettando da molto...” furono le parole che lo fecero rinvenire e accorgersi che Mina era seduta di fronte a lui. Rimase per un secondo paralizzato nel vederla così: senza trucco, in tuta e con un atteggiamento un po’ insicuro. Lo colpì a tal punto che per un secondo si dimenticò di tutto, e si perse in quegli occhi che gli sembrarono così puliti. Quando il suo sguardo incrociò quello di Mina, la giovane modella fece di nuovo quello sbaglio: vedete, era davvero contenta di rivederlo e nell’incontrare i suoi occhi, il cuore le saltò letteralmente in gola e così gli fece un altro sorriso di una dolcezza impressionante. Ancora una volta Juan guardandola non vide la diva o la regina che aveva incontrato qualche sera prima, ma una dolcissima ragazza contenta di rivederlo. E questo, letteralmente, lo tramortì.
 Fu Jennifer a riportarlo alla realtà, annunciando che dovevano cambiare tavolo e spostarsi dalla vetrata.
“E' inguardabile e ci mancano solo gli scatti dei paparazzi quando è senza trucco e vestita in questo modo. E tu rimettiti gli occhiali idiota.”
Ringhiò brusca a Mina, che smise di guardare Juan e portando gli occhi al cielo obbedì, dicendo con tono gentile “ok...scusatela, credo che mi rinfaccerà per tutta la vita di essermi svegliata tardi...Ma non è sempre così acida e stronza, siamo solo stati fortunati oggi.”
In realtà si era accorta dello sguardo di Juan e le era piaciuto da morire. Incredibile, ma vero, senza trucco e vestita come se dovesse andare in palestra lo aveva fatto capitolare. Certo era uno strano uomo, ma evidentemente gli piacevano le ragazze semplici, perchè forse le donne troppo belle lo intimidivano. Ora la guardava in quel suo solito modo provocante e sensuale, e anche lei ricambiava alcuni sguardi, ma non tutti. Jennifer le aveva detto che era con la sua donna, così Mina iniziò a fare la solita parte che faceva in presenza delle mogli,quella della donna innocua e disinteressata. Eppure quella moglie era davvero strana. Si sentì quasi a disagio per il modo lascivo in cui la guardava, sembrava quasi più interessata del marito. Certo, quando le chiese “come mai proprio Juan?” le scappò un sorriso, soprattutto perché  il suo rivale di poker, dalla freddezza e lucidità invidiabile, stava per strozzarsi con il caffè, ma immediatamente le fornì la risposta che si era preparata:
“ Perché ne ho avuti tanti e sono francamente stufa di questi fotografi famosi che mi trattano come un impegno e basta. Non sono un oggetto e vorrei che fosse chiaro: ho una mia dignità, una mia testa e delle idee, e in nessun modo mi faccio imporre le cose. Non mi importa chi tu sia, quanto importanti siano le tue foto, se hai esposto al Moma o dove altro: se non mi ascolti sei fuori prima di poter premere quel cavolo di tasto per scattare la foto. Vorrei soltanto qualcuno che mi rispettasse, perché sono stufa di essere trattata come un taglio di carne e… beh la mia amica Reta mi ha consigliato il gruppo di artisti con cui lavorate, a quanto pare state lavorando con la sua band, no? Comunque ho visto qualche lavoro online e mi ha colpito.”
“Che straordinaria bugiarda…” pensò Juan, ma Beth rise e lanciò uno sguardo ammonitore verso il suo uomo; pensò che non sarebbero mai andati d'accordo, e che avrebbero cominciato a picchiarsi ancor prima di scattare una singola foto, perché quando si trattava dei suoi lavori Juan era tutto fuorché democratico, ma lui non ci fece caso perché  era troppo preso dalle sue considerazioni.
Sentire tutte quelle bugie l'aveva sorpreso e spinto a credere che forse quella donna non era affatto come pensava. Immediatamente le lanciò un sguardo tanto profondo da smuoverla fino in fondo, ma non disse nulla, le sorrise e basta.
Mina era rapita da lui, dal suo sguardo, da come si muoveva e da quel suo fare così sicuro e autoritario. Quella mattina, poi, era incredibile: aveva un completo nero splendido, i capelli disciplinati e puliti e uno sguardo tanto magnetico da creare un buco nero nel suo petto. Le piaceva davvero troppo, e una parte di lei fremeva all'idea di esporsi alla sua macchina fotografica, la trovava quasi erotica; si sarebbe mostrata solo a lui e avrebbe fatto tutto ciò che voleva, come una specie di geisha.
Lui d'altro canto, stava impazzendo: lo aveva completamente smentito, si era presentata vestita normalmente, non era stata assolutamente odiosa anzi era stata persino gentile con la cameriera che le aveva sbagliato l'ordinazione. La storia che aveva propinato a sua moglie, poi, lo aveva lasciato senza parole, ma ciò che lo spaventava di più era quel sorriso così diverso da quello nelle foto.
Parlarono poco entrambi, in realtà furono le signore a confrontarsi, loro dovevano solo fare presenza in quella fase. E poi Jennifer chiese a Juan quali fossero i suoi piani, e lui tirò fuori la cartellina con i disegni fatti la notte prima. Erano solo bozzetti e lei non era neanche realmente ritratta: si vedeva una donna senza volto in varie occasioni della vita comune, ma erano davvero idee entusiasmanti, anche se Jennifer ebbe immediatamente delle riserve perchè le parvero difficili da realizzare.
Mina, invece, spalancò la bocca e sussurrò piano “sono bellissimi” e lui si sentì avvolgere da uno strano calore. In qualche modo, l'idea che lei amasse le sue opere lo eccitava e gratificava al tempo stesso, e gli faceva provare sensazioni molto intense. La osservò per un attimo e si accorse che non stava mentendo, le piacevano davvero quei lavori che stava osservando con molta attenzione. Mina era rapita completamente da quell'uomo, dalla dirompente e insana passione che dimostravano i suoi lavori. Era incredibile il contrasto tra ciò che sembrava e ciò che era: il suo aspetto curato, i capelli lisci, gli abiti perfettamente stirati lo facevano sembrare un uomo rigido e freddo, quasi algido e senza sentimenti, eppure la sua anima era capace di creare cose talmente belle e piene di passione e calore, da sconvolgere chiunque le guardasse, e lei era quel chiunque. Rimase per qualche minuto con lo sguardo fisso su quei disegni, poi alzò gli occhi e si accorse che lui la stava guardando. Avvampò letteralmente e le parve quasi di ardere sotto quello sguardo così oscuro e penetrante. Continuava ad osservare il suo viso, non il seno o altro, lui la guardava proprio dritto negli occhi e questo le provocava i brividi. Per un attimo rimasero occhi negli occhi, senza maschere o protezioni, ma poi Jen li interruppe ringhiando:
“Bene, è deciso. Juan gliela consegno, per tre mesi a partire da oggi può farne quello che vuole, ma non la faccia mangiare troppo, non la faccia sparire con qualche strano tizio e me la restituisca intera, va bene?”
Lui non ebbe modo di dire nulla, perché Jen fece un cenno di saluto e trascinò via Mina per un braccio senza tante parole. Juan rimase per un attimo in silenzio, poi prendendo la mano di sua moglie disse solo "io te lo confermo Betty, non è una buona idea. E’ molto pericoloso tutto questo ed anche stupido. Se ci tieni a me non dovresti…"
 Ma lei cominciò a ridere forte. Possibile che adesso volesse parlarle di sentimenti? Non lo aveva mai fatto e voleva iniziare adesso che c’era il suo futuro in ballo? Reagì in modo molto acido, dicendogli che per quanto l’amasse non era mai stata gelosa e non avrebbe cominciato ora.
“…e in ogni caso…” aggiunse ridendo di lui “…il tuo lavoro ha la priorità persino su noi due, quindi fai quello che vuoi, ma non distruggere tutto.”
 Lasciando lui concretamente senza parole. Solo una cosa gli venne in mente e gli provocò una reazione talmente potente da rompere la sua algida corazza e far uscire in superficie un sorriso: davvero sarebbe stata sua per tre mesi?
Nota:

Eccoci qua. Allora che ne pensate di quello che sta succedendo tra loro? Vi piacciono insieme o preferite Mina con Myles o Reta? E che ve ne pare di Beth? Fatemi sapere, vi aspetto e grazie per aver letto questo capitolo

   
 
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