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Autore: Lady S    05/04/2020    1 recensioni
“Marinette mi stai mentendo, ne sono certa. Il vero problema è che non riesco a capire di cosa stiamo parlando esattamente" esclamò Alya guardandola con l'espressione più seria che aveva mai visto sul suo viso.
Marinette non riuscì a fare altro che a continuare a guardarsi le dita intrecciate.
"Ero convinta che fosse tutto un gioco, uno scherzo, ma dopo questo..Mari, che cosa dovrei pensare?"
In quel momento Marinette raccolse tutto il coraggio che aveva in corpo e fronteggiò la sua più cara amica come non aveva mai fatto prima. Strinse i pugni e urlò tutto d'un fiato, nella speranza che tutta la sua voce non le morisse in gola.
"Alya, ci sono cose della mia vita che non devi sapere a tutti i costi e, mi spiace, ma non tutto quello che faccio deve essere approvato da te!"
Alya rimase immobile, come una statua, mentre Marinette si allontanò con fare spavaldo, ma la verità era che le sue gambe tremavano incessantemente.
Sapeva di averle fatto male e si sentiva orribile..
..ma cos'altro avrebbe potuto fare?
Stupido stupido stupido Chat Noir, era tutta colpa sua, accidenti!“
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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2 – Sogno o son desta?

 

Marinette avrebbe voluto scappare via da quella situazione.

 

La scena era questa: Chat Noir se ne stava, confuso, fuori dalla finestra della camera di Marinette, con un braccio flesso e il pugno per aria, Alya era sul punto di esplodere dalla quantità di emozioni che stava provando e Marinette stava diventando blu a causa della mancanza di aria.

Si, era così sconvolta che il suo cervello aveva dimenticato come si faceva a respirare.

 

-Ma lui..lui è..- cominciò infine Alya che evidentemente aveva appena cominciato a riordinare i suoi pensieri, anche perchè spostò la sua attenzione dall'eroe fuori dalla finestra, a Marinette, guardandola, stralunata -Marinette, che cosa ci fa Chat Noir fuori dalla tua finestra?-

 

-Io..- cominciò, rendendosi improvvisamente conto che, in effetti era vero -..io non ne ho idea- concluse, riuscendo finalmente e riprendere un contegno più o meno umano. Si voltò verso Chat che le sorrise di rimando, ma lei vedeva che era un sorriso tirato. Che si fosse reso conto di dover dare una spiegazione logica?

Marinette si mosse lentamente verso la finestra, mimando con la bocca “non fare danni” affinché Alya non la sentisse.

Incredibilmente, il viso del gattone apparve ancora più confuso.

 

Che qualcuno la salvasse da tutto questo, per favore!

 

 

***

 

 

Quella giornata a scuola era stata davvero una rottura dopo l'altra per Adrian, il quale si era visto sballottato da Chloe Bourgeois più e più volte. Le voleva bene, era la sua amica d'infanzia, ma quando lo usava, e si lui sapeva che lo usava più volte, come vanto per le sue compagne di classe, il fastidio che provava riusciva a prevalere sull'affetto che aveva per lei.

Il tutto poi era terminato con un rientro preventivo presso cassa sua nella quale era stato accolto solo ed unicamente da Nathalie. Le voleva bene, molto di più di quanto fosse comune per un'assistente, ma nonostante tutto, non poteva colmare l'assenza perenne di suo padre. Era rimasto con una solo genitore e lo stesso era perennemente assente.

 

Ecco, questo aveva reso quella giornata una gran rottura.

 

Neanche Papillon si era palesato per davvero e quindi la presenza di Chat Noir non si era resa necessaria. Adrian aveva quindi passato il resto della giornata rinchiuso in camera sua, a parlare con Plagg e a guardare anime, eppure la solitudine lo perseguitava di continuo.

 

Decise quindi che dopo cena avrebbe vestito i panni di Chat noir e sarebbe volato nella notte di Parigi.

Così fece.

Velocemente consumò la propria cena, salutò Nathalie, dicendo che sarebbe andato a letto presto e si defilò in camera.

 

-Plagg, credo sia giunto il momento di sgranchirsi le gambe!- gli disse, con un sorriso a 32 denti.

 

Per contro, il kwami gli rispose -Sarà meglio che prepari una bella dose di camembert, per questa trasformazione ingiustificata!-

 

-Certamente Plagg, ma per ora, PLAGG, TRASFORMAMI!

 

 

***

 

Marinette doveva ancora capire se stava sognando.

La sua amica Alya stava seduta sulla sua sedia rosa, poggiata con le braccia incrociate sopra lo schienale e il mento posato sopra, a guardare lei e Chat noir seduti sulla chiase long, lei in punta e lui tranquillamente stravaccato nella parte dell'imbottitura che le guardava, ghignando di tanto in tanto.

 

-Quindi..- cominciò Alya, ormai evidentemente stufa di tutto quel silenzio -..sei venuto a trovare Marinette eh?- gli chiese con gli occhi colmi di furbizia.

 

-Beh, se sono qui, direi che la risposta è piuttosto chiara- dichiarò il gattone, tirandosi più dritto nel sedersi.

 

Marinette vide gli occhi di Alya accendersi, la quale si voltò verso di lei con sguardo accusatorio. In automatico, la corvina alzò le mani in segno di resa, saltellando sul posto, perdendo, inesorabilmente l'equilibrio. Chiuse istintivamente gli occhi, preparandosi all'ennesima sederata che, tuttavia, non arrivò mai.

 

Ancora prima di riaprire gli occhi, seppe di essere ancora più nei guai con Alya.

 

Chat noir l'aveva presa al volo, prendendola tra le sue braccia e sedendola sulle sue ginocchia e lasciandole un braccio intorno alla vita, a mo di cintura.

 

-Principessa devi stare attenta, uno di questi giorni potresti farti molto male..- le disse ad un centimetro dall'orecchio.

 

Se solo avesse potuto, Marinette lo avrebbe strozzato, lì, seduta stante.

 

-Grazie, Chat noir- rispose, liberandosi del suo braccio ed alzandosi in piedi per allontanarsi da lui -perdonami, ma non ci hai ancora detto perché sei qui- gli chiese, ignorando completamente la situazione.

 

Il gattone si guardò intorno, incrociò le gambe e con fare del tutto naturale esordì con -Beh, sono solo venuto vedere se stavi bene- e poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo continuò con -l'ultima volta che ci siamo visti, c'era un ragazzo akumizzato che cercava te e considerando l'allarme diramato oggi, mi è sorto il dubbio, dato che non ho visto nulla di sospetto in Parigi- terminò facendomi l'occhiolino.

 

Ok, adesso non sapeva più se Chat fosse un genio o se la considerasse un'attira-akuma. In entrambi i casi, la quantità di cuoricini che stava sparando Alya con lo sguardo, diminuì, per fortuna. Marinette si rilassò leggermente, per poi ritrovare la sua mano rapita da quella di Chat noir.

 

-Visto che state bene, donzelle, io vi saluto e vi auguro una buona notte- ci disse, facendomi un baciamano molto scenografico- sapete, il dovere da super eroi mi chiama- ci fece un lieve cenno con il capo prima di correre verso la finestra e sparire tra i tetti di Parigi.

 

Marinette rimase imbambolata a guardare oltre la finestra, cercando ancora di capire cosa fosse effettivamente successo.

 

-Terra chiama Marinette! Marinette, puoi ricevermi?- mi urlò Alya dalla sedia.

 

Mi girai di scatto, rendendomi conto che lei era li che mi fissava, ANCORA, con il suo sguardo alla Sherlock.

 

-Dunque sappi che, solo ed esclusivamente perché sei la mia migliore amica, non scriverò di questo ENORME SCOOP sul mio LadyBlog- mi apostrofò, alzandosi e cominciando a girarmi intorno come se fosse uno squalo.

 

-Scoop? Quale scoop, Alya?- le chiesi, consapevole che la mia voce si fosse leggermente incrinata

 

-Quale scoop?- mi chiese lei, ridendo -Amica mia, non prendermi in giro, sai che a me non sfugge niente..- continuò con tono accusatorio.

 

Io a quel punto cominciai ad andare nel pallone e cercai di allontanarmi, indietreggiando. Cosa diavolo aveva elaborato il cervello di Alya?

 

-Non so davvero di cosa tu stia parlando, Alya..- le dissi, indietreggiando ancora una volta.

 

Lei mi inseguì, mi mise le mani sulle spalle, incatenò il suo sguardo al mio e fece un respiro profondo.

 

-Marinette..- disse, caricandosi sempre più di hype - ..Chat Noir ha una cotta per te!- esclamò.

 

Scuotendo la testa, feci un altro passo indietro per liberarmi da lei e dalle sue assurdità, incappando nella chaise long, questa volta, cadendo all'indietro, battendo la sederata che prima, un certo GATTO NERO, le aveva evitato.

 

A gambe all'aria, ancora una volta pensò: e menomale che la coccinella era il simbolo della fortuna!

 

   
 
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