Videogiochi > The Arcana. A Mystic Romance
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Autore: LuLuXion    05/04/2020    1 recensioni
Hanan è una giovane maga senza memoria, che negli ultimi 3 anni ha vissuto una vita tranquilla, protetta dal suo maestro Asra. Le cose però cambiano, quando si ritrova a prendere parte ad una curiosa indagine: dovrà scovare il dottor Devorak, accusato dell'assassinio del conte Lucio, per conto della contessa Nadia. E così Hanan si ritrova a scoprire segreti ben più intricati di quanto si aspettasse, tanto da arrivare a far luce sul suo passato perduto. Il tutto condito dalla giusta dose di magia!
[NOTE: ho ripercorso la route di Asra, con qualche piccola aggiunta da parte mia! Avviso quindi che ci saranno SPOILER per chi non ha completato ancora il gioco!
DISCLAIMER: tutti i personaggi e le ambientazioni appartengono alla Nix Hydra. Questa fanfiction è stata realizzata senza alcuno scopo di lucro.]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Percorriamo i campi mano nella mano ed i primi raggi di sole fanno capolino al di là delle colline. Le torri dorate del palazzo brillano di una luce calda ed intensa ed ormai siamo a pochi passi dalle mura che celano il giardino.
Ci fermiamo in un punto che sembra un vicolo cieco, mi accosto ad Asra e lo osservo mentre sfiora con delicatezza l’edera che si arrampica lungo le pietre. Sembra stia cercando qualcosa ed io mi allungo un po’ per curiosare.
“Aha! Trovato!”
Lo guardo incuriosita, mentre afferra quello che sembra proprio essere il pomello di una porta. Ed ora che guardo meglio, ben nascosta dai rampicanti, c’è proprio una superficie lignea. A quanto pare sapeva bene dove cercare… Quando prova a girare la maniglia, la porta si apre senza alcuna difficolta e vedo Asra spalancare gli occhi, totalmente sorpreso.
“Cosa c’è?”
Domando, curiosa. Si volta e mi guarda senza perdere quello stupore negli occhi
“Beh, è strano che sia aperta! Di solito ho dovuto forzare la serratura con-“
Non lo faccio nemmeno finire di parlare e gli mollo uno schiaffo, leggero, sul braccio.
“Asra!!”
“AHIA! Ehi, è stato tempo fa! È che mi scoccia passare dal cancello principale! E poi, avevo il permesso di stare a palazzo, andare e venire a mio piacimento… più o meno. È solo che non avevo le chiavi!”
Lo guardo, cercando di sembrare severa ma dal suo sguardo poco convinto capisco di star fallendo miseramente e finisco per ridacchiare.
“Sei… incredibile!”
Lui sfodera il suo solito sorrisetto volpino, quello tanto impertinente da meritare degli schiaffi ma che mi fa venir voglia di mangiarlo di baci. Ma mi trattengo, per ora, e ammiro soltanto.
“Lo so! E comunque, questa è una porta di servizio dei servitori, non dovrebbe essere aperta… Dovrebbe esserci anche il cambio della guardia a quest’ora...”
Il suo sorriso si fa più accentuato e si sporge verso di me. Mi trovo il suo viso ad un palmo e le sue labbra curve in quella smorfietta si posano rapide sulle mie, a rubarmi un bacio a stampo che mi toglie un battito.
“Oggi siamo piuttosto fortunati, a quanto pare…”
Sussurra quell’ultima frase e quindi mi prende di nuovo per mano mentre entriamo nel giardino.
Percorriamo qualche passo tra gli alberi rigogliosi. Sotto le fronde è ancora piuttosto buio e pochi raggi di sole penetrano fino a sfiorare il prato. Asra avanza spedito ed io lo seguo a ruota, ma veniamo bloccati da un verso proveniente dai rami sopra le nostre teste. Alzo lo sguardo, costretta a strizzare gli occhi per un raggio di sole troppo diretto ma noto comunque la creatura che ci ha richiamati all’attenzione. Una civetta, maestosa e dal piumaggio opalescente, il cui viso tondo riflette perfettamente i raggi del sole. Contemplo quella creatura meravigliosa con ammirazione ed un certo timore, perché i suoi occhietti neri sembra ci stiano giudicando. È lontana, in alto, ma mi osserva con un’intensità tale da farmi sentire come se stesse ad un soffio da me. Muove il collo in modo inquietante, ritrovandosi con la testa inclinata ad angolo retto rispetto a com’era prima, ed anche se è una cosa naturale per i gufi, è pur sempre strano da vedere. Mi sento nuda, di fronte a quello sguardo nero come una notte senza luna né stelle. Arriva all’essenza più pura della mia mente e la legge senza difficoltà. Intanto sento Asra parlare.
“Chandra!”
La civetta, in quel momento, emette un altro verso e spalanca le ali, volando verso le torri del palazzo.
“…Chandra?”
Domando, incuriosita, spostando ora la mia attenzione verso Asra. Lui per un po’ segue il volo della civetta fintanto che è visibile tra le fronde, poi torna su di me.
“Una vecchia amica della contessa! Dirà a Nadia del nostro arrivo e probabilmente saremo ricevuti privatamente.”
Da sorpreso, il suo sguardo si addolcisce appena.
“Ed è un bene. Anche perché per spiegare tutto alla contessa dovremo essere… delicati, a dir poco. Forse sarebbe meglio iniziare con gli scarafaggi, quella è la cosa più diretta.”
Lo vedo accigliarsi, farsi più vicino ed abbassare drasticamente la voce quasi a renderla solo un sussurro tutto per me. Si morde le labbra e mi faccio più seria anche io. Le sue mani sono ferme sulle mie braccia ed io poso le mie sul suo petto intanto.
“Dobbiamo fare attenzione a cosa diciamo, a quando lo facciamo e soprattutto a come, quando parleremo di lui.”
Lo sguardo di Asra si fa scuro, si riaccende in lui quella scintilla d’odio e lo vedo soffermarsi su un punto oltre le mie spalle. Mi volto quasi con terrore, aspettandomi quasi di vedere lo spettro proprio di fronte a me, ma quel che noto è un arco di marmo. Da lì proviene una corrente gelida e pesante, che si aggroviglia a spirali, visibili come se vi fosse un velo mosso dal vento. Un portale. L’arco è sormontato da due teste caprine speculari, che sembrano fissarci attente. Asra mi richiama all’attenzione con una leggera carezza sulla mia spalla. Ritrovo il suo viso e con mio sollievo non vedo più quell’odio oscurargli gli occhi.
“Ci sono occhi ed orecchie ovunque in questo posto, quindi facciamo attenzione… ora andiamo.”
E detto questo, mi prende di nuovo per mano ed insieme ci spostiamo verso una parte del giardino che mi è più familiare.
 
I miei occhi si posano sul bellissimo salice che sovrasta la fontana centrale col capricorno in marmo bianco. Ormai quel posto è diventato quasi un rifugio, per me. Mi fa sentire a mio agio ed in pace. L’aria inizia a scaldarsi e la luce qui si fa più intensa. Gli animali del giardino si svegliano dal loro sonno ed inizia un concerto di cinguettii e di grilli che friniscono, insieme allo scroscio dell’acqua nella fontana. Inspiro l’odore umido della mattina e sbircio Asra che si distanzia da me e si guarda intorno. Sembra tranquillo ma il suo sorriso si è smorzato. Faust fa capolino dalla sua manica e lo osserva, in attesa.
“La contessa ha dormito male queste notti?”
La piccola serpe sibila con la linguetta.
”Tormentata.”
Asra sospira e mi sbircia per un momento. Decido di avvicinarmi a lui di nuovo notando l’improvvisa preoccupazione nei suoi occhi. Che sia successo qualcosa a Nadia? Lei stessa mi ha parlato dei suoi mal di testa e delle nottate insonni…
“Immaginavo. Chandra potrebbe avere problemi a svegliarla… Beh, Faust, che ne dici se rimani un po’ nel giardino? Sarebbe meglio che non entrassi a palazzo. Trova un posto comodo e riposati.”
Parla con una premura che mi fa sorridere. Si china, lasciando scivolare Faust nell’erba, che, obbediente, si va a rintanare in una sorta di tana sotto le radici del salice. Io intanto mi avvicino al tronco, iniziando a girarci intorno con calma. Poso le dita con delicatezza sulla corteccia e la sfioro, lentamente. In quel momento, Asra salta letteralmente e rabbrividisce. Ed è diventato rosso pomodoro.
“WOAH!”
Sussulto anche io e lo fisso, aspettando di capire cosa diamine sia successo adesso. Lui mi guarda, totalmente stupito, e guarda anche la mia mano sul tronco dell’albero.
“Ho… ho sentito come se mi stessi toccando!”
Batto le palpebre, momentaneamente stranita da quel che mi sta dicendo, poi realizzo che la corteccia su cui è posata la mia mano adesso, presenta un solco profondo, sottile e ben preciso che a contatto con la mia pelle mi solletica piacevolmente con una magia familiare.
Hanan. Il mio nome inciso sul tronco, irrorato della magia di Asra che fa risvegliare la mia. L’incisione, sotto il mio tocco, brilla di una tenue luce indaco. Osservo quella scritta con sguardo perso, sognante, ripensando al ricordo che ho avuto modo di vedere grazie a Faust. Mi incanto, ma percepisco comunque Asra che mi si affianca. La sua spalla viene in contatto con la mia e questo mi smuove dai miei pensieri. Alzo lo sguardo su di lui, che sta osservando la sua stessa opera con occhi carichi di malinconia. Giurerei quasi che stia soffrendo… Prende un profondo respiro e mi cerca. Si morde le labbra prima di iniziare a parlare ed io sento di nuovo il cuore accelerare e martellarmi in petto.
“Ormai hai scoperto che io e te stavamo… insieme, già da prima di quanto tu possa ricordare…”
Annuisco, senza dire nulla. Non voglio rischiare che smetta di parlare. Sebbene ormai siano giorni che si sta aprendo con me, ho ancora paura che smetta di nuovo, che torni ad essere totalmente criptico. Non voglio perdere una sola parola di quel che può rivelarmi del mio passato. Di ciò che ero… ed anche di noi due. Mi volto verso l’incisione e sento le sue mani sfiorare le mie e cercare la mia stretta. Non gliela nego, ma per ora non guardo lui, guardo il mio nome.
“Hanan, ascoltami. Lo so che ti ho nascosto tante cose in questi tre anni… Ma l’ho fatto solo per paura di farti del male. Ma ora stai scoprendo da sola le tante cose che avrei voluto dirti in tutto questo tempo.”
Le sue mani tremano, ma ancora non lo guardo. Ho il cuore che batte forte tanto da farmi quasi male. Non mi spiego perché faccia così, quando Asra è irrequieto… mantengo la calma però ed ascolto.
“Mi sembra quasi assurdo che ora siamo tutti e due qui, davanti a… a questo. E non ci credo che stessi per dimenticarmi di aver inciso il tuo nome sul tronco. Quando l’ho fatto ero… Beh ecco, non ero proprio in me. Mi mancavi immensamente. Così tanto che nelle giornate di pioggia, quando ero sicuro che la tempesta era abbastanza forte da coprire le mie urla, venivo qui a gridare il tuo nome. Lo urlavo, piangevo, lo ripetevo fino a riempirmene, fino a non riuscire più a pronunciarlo a mente lucida.”
Muove un passo verso il tronco. Lo sfiora, inspira profondamente e si poggia con la fronte contro la corteccia. Io non posso più non guardarlo ora, anche se i nostri sguardi non si incontrano. Trattengo il respiro ed ho il cuore in gola, nel sentire quelle parole.
Perché? Perché tutta quella sofferenza nel suo sguardo? Dove ero io, in quel momento? Che stavo facendo?
Vorrei chiederlo, ho le domande sulla punta della lingua, ma qualcosa mi blocca, una sorta di angoscia che mi impedisce di parlare. Rimango zitta e lascio spazio ad Asra. Gli do il tempo di assimilare quei brutti ricordi. Scruto le sue dita, tremanti, tempestate di quelle piccole cicatrici che si notano un po’ di più ora che sono colpite dai raggi caldi del sole e dal tenue bagliore indaco della sua stessa magia. Le passa sull’incisione e chiude gli occhi.
“Forse è ora di cancellarla…”
“No!”
Solo ora riesco a parlare. Quel ‘no’ esce così d’impeto che perfino Asra si volta di scatto, sorpreso. Mi avvicino e gli afferro il polso, delicatamente, tirando via la sua mano da quella scritta e prendendola piuttosto tra le mie.
“Perché no?”
Sembra sorpreso di quel mio gesto. Sento le sue dita intrecciarsi alle mie e percepisco che sta ancora tremando. Mi accosto un po’ di più, posando la mano libera sul suo cuore. Batte forte, tanto quanto il mio. Lo sento come se non fosse racchiuso nel suo corpo ma come se palpitasse proprio sul mio palmo, tanto è intenso. Finalmente trovo i suoi occhi, lucidi, che specchiano il turbinio di emozioni che sta provando in questo momento. Gli sorrido, cercando di risultare positiva ed incoraggiante. Voglio scacciare quel momento di tristezza dai suoi occhi. Qualsiasi sia il suo ricordo di me legato a quell’incisione, lo trasformerò in qualcosa di nuovo.
“Perché è un ricordo di ciò che eravamo prima che perdessi la memoria e non voglio che venga perduto… ci lega ancora di più.”
Arrossisce vistosamente e discosta lo sguardo. Con la mano libera si massaggia il collo sotto la nuca. È un gesto che fa praticamente ogni volta che si sente un po’ in imbarazzo e mi fa sorridere.
“Ah- ehm… Non- non l’avevo mai vista da questa prospettiva, in effetti.”
Sospira profondamente e lascia ricadere il braccio lungo il suo fianco, il suo sguardo torna sul mio.
“Ho sempre cercato di tenere il passato a distanza, per non cadere nella disperazione. Mi sono sempre chiesto se è davvero un bene per te ricordare. C’è ancora tanto che devi sapere e non so se sei davvero pronta…”
Il suo sguardo tormentato mi devasta. Il cuore potrebbe scoppiarmi da un momento all’altro e le sue parole, per qualche motivo, mi causano un brivido gelido lungo la schiena. Lui se ne rende conto e mi porta le mani sul viso, come se si stesse accertando che io stia bene. Sappiamo benissimo entrambi che quando si tratta dei miei ricordi, la mia testa decide di ribellarsi. Forse ha ragione. Forse non sono ancora pronta ad ascoltare tutta la storia. Me lo sento nel profondo, che non è qui, né ora, che devo scoprirlo. Ma non so il perché… forse è solo suggestione, o paura.
“…Hanan?”
Chiede, allarmato, ma gli sorrido. Sfioro il dorso delle sue mani ancora ferme sul mio viso.
“Sto bene, Asra…”
Tira un sospiro di sollievo e mi stringe a sé. Il mio viso nascosto nell’incavo tra la sua spalla ed il collo. Il suo cuore sta battendo ancor più forte ed il suo corpo trema. Mi chiedo cosa sia successo di così terribile da aver lasciato una cicatrice così profonda dentro di lui… una cicatrice che in me invece è stata celata.
Intensifico di più l’abbraccio, e gli sussurro poche parole, alle quali lui semplicemente annuisce, stringendo la presa tanto da premere il mio corpo contro il suo al limite delle possibilità.
“Va tutto bene, sono qui ora. Sono qui. Qualsiasi cosa sia successa tra noi in passato, ora sono qui…”
Rimaniamo così per un tempo che mi sembra un’eternità, finché finalmente Asra non si calma un po’ e con lui anche io.
Con un tempismo quasi impeccabile, sentiamo di nuovo il verso di Chandra ed Asra solleva lo sguardo verso la fontana. Scuote il capo, cerca di riprendersi e mi posa le mani sulle spalle.
“Ok, è qui! Ricorda bene, anche se siamo qui solo per spiegare ciò che abbiamo visto… non sai mai chi sta ascoltando.”
Mi mette in guardia, serio, ed io annuisco.
“Occhi ed orecchie.”
Mi ricorda ancora una volta e ci scambiamo uno sguardo complice, spostandoci di nuovo sul sentiero, verso la veranda dove Nadia e la sua civetta ci attendono.
 
“Oh, i miei stimati maghi di ritorno dal loro viaggio! Che piacere rivedervi. Confido che abbiate delle scoperte da condividere.”
Nadia, radiosa come sempre nonostante le nottate insonni, ci accoglie seduta al tavolo, intenta a sorseggiare del tè. Io ed Asra ci scambiamo un’occhiata preoccupata ed è lui a prendere parola per primo.
“Confidi bene, contessa. Se solo fossero buone notizie…”
Avanziamo di un passo e lei posa la tazza, sgranando gli occhi in un’espressione preoccupata e curiosa al tempo stesso. Ci indica delle sedie vuote al tavolo con un gesto aggraziato.
“Sono pronta a sentire qualsiasi notizia! Su, accomodatevi. Prendete pure una tazza di tè, se gradite. È della notte scorsa, ma è ancora bevibile…”
Dal suo sguardo ci fa intendere che deve aver passato gran parte della nottata in veranda, incapace di dormire. Noi ci avviciniamo al tavolo, Asra mi tiene la mano con una presa delicata, mi sfiora a malapena le dita ma cerca comunque un minimo contatto con la mia pelle. Percepisco la sua aura, mi solletica e mi trasmette calma, mi fa sospirare. Nadia anche sembra affetta dalla magia di Asra, perché il suo sguardo si fa più rilassato e si sistema in modo meno rigido, ma non meno elegante, sulla sedia. Giurerei di aver visto l’accenno di un sorriso sulle sue labbra, per un momento, quando i suoi occhi vermigli si sono posati sulle nostre mani giunte. Ci accomodiamo accanto a lei, che sorseggia un altro sorso di tè e si passa una mano sul viso. Perfino quando è stanca e si sta banalmente stropicciando gli occhi, sembra estremamente aggraziata. Non posso fare a meno di notare l’eleganza dei suoi gesti, mentre parla.
Un servitore, intanto che Nadia ci parla, inizia a versare del tè nella mia tazza. Io lo lascio fare tranquillamente mentre Asra, con mia sorpresa, rifiuta con un cenno del capo ed un sorriso.
“Perdonatemi se non sono in gran forma. Preparare una Masquerade è davvero sfiancante. Inoltre, la scorsa notte è stata… particolarmente disturbata. Ma ditemi, dunque, cosa avete scoperto? Auspico abbiate notizie sul dottore.”
Nonostante la stanchezza una scintilla speranzosa illumina gli occhi della contessa, mentre io ed Asra ci guardiamo di nuovo, consapevoli di ciò che stiamo per rivelare. Vedo lui allungare di nuovo una mano verso la mia, cerca le mie dita e le sfiora ed io non gli nego quel tocco. Intanto sorseggio il tè e sono costretta a trattenermi dal fare una smorfia nel sentirlo ormai freddo. Quantomeno, il sapore è buono. Tossisco e mi schiarisco la voce, scuoto il capo.
“Credo… con tutto il rispetto, che il dottore sia un problema minore. Abbiamo trovato di peggio.”
Lo sguardo di Nadia si assottiglia e mi fissa, è così intenso che a malapena riesco a sostenerlo, ma lo faccio. Le sue labbra tremolano appena e le sue parole escono fuori stanche, esasperate, quasi un sussurro.
“…di peggio?”
Asra interviene, Si poggia allo schienale della sedia ed intreccia le braccia al petto. Accavalla una gamba sull’altra e sospira profondamente prima di parlare.
“Potenzialmente. Ma per fortuna sembra che siamo arrivati prima dello sciame...”
Gli occhi della contessa si spalancano e si porta una mano sul cuore.
“prima di che cosa?”
“Abbiamo trovato uno sciame di scarafaggi rossi. Gli stessi che tutti credevano ormai svaniti…”
La voce di Asra si fa drasticamente più bassa e le sue parole escono come macigni. Sia io che Nadia ci portiamo una mano sul diaframma, io per via del ricordo ancora fresco di quelle creature disgustose con le loro zampette addosso a me. Ho un brivido che entrambi al tavolo notano. Mi guardano per un momento e Asra mi stringe di nuovo una mano, senza dire nulla. Percepisco soltanto la sua aura rassicurante e tanto basta a farmi stare un po’ meglio. Nadia deglutisce ed inizia a tormentare uno dei suoi gioielli, un ciondolo con smeraldo simile a quello che mi ha donato, che adorna la sua scollatura. Se lo rigira nervosamente tra le dita affusolate.
“Non ho parole… Scarafaggi rossi? Per quanto la loro fama li preceda, non ne ho mai visto uno coi miei occhi…”
Asra si sporge di nuovo verso di lei, poggiandosi ora coi gomiti al tavolo. Io lascio che sia lui a parlare per ora. Cerco piuttosto di scrollarmi di dosso quella sensazione di disagio che mi sta cogliendo, nel sentir parlare di quegli insetti. Tengo la tazza di tè con entrambe le mani e ne bevo qualche sorso ancora.
“Ne vedremo a migliaia presto. Ne abbiamo scovato un intero nido a nord-est da qui. Sono letteralmente schizzati fuori dal terreno finendoci in piena faccia…”
Un altro brivido che mi fa tremare le mani, sono costretta a posare la tazza per non farla cadere.
“…E penso siano diretti verso la città.”
Nadia si porta una mano alla bocca e scuote il capo.
“Oh, giusto cielo... Mille volte peggio di quanto mi aspettassi! Forse dovrei mettervi entrambi in quarantena. Proprio ora che stanno arrivando gli ospiti per la Masquerade… Che cosa possiamo fare per fermare un intero sciame di insetti?”
“Qualcuno ha forse detto sciame di insetti?”
Una voce irritante alle nostre spalle mi fa sussultare. Tutti e tre ci voltiamo verso le scale che dal giardino portano alla veranda e vediamo due figure dall’aspetto decisamente grottesco muoversi frettolosamente verso di noi. Ho già avuto il… piacere, di incontrarli. Vulgora e Volta, due membri dell’entourage del Conte.
Non so se siano più viscidi loro o gli insetti. La loro presenza mi turba al punto da accelerare il battito del mio cuore. Mi irrigidisco ed Asra se ne accorge. Ci scambiamo un’occhiata e lui sembra preoccupato da quel mio cambiamento, ma nessuno di noi due si esprime al riguardo, per ora.
Il Procuratore Volta si affianca a Nadia ed intanto ci scruta col suo unico occhio buono. C’è qualcosa in lei che la fa sembrare quasi un animaletto piuttosto che una donna, ma tra i due è il male minore.
Il Pontefice Vulgora ha stretto nel suo guanto d’arme proprio uno scarafaggio e lo schiaccia, con un suono disgustoso che fa sussultare me, Asra e soprattutto Nadia, che lancia un’occhiata severa all’uomo. Lui non ci fa minimamente caso ed invece sento i suoi occhietti gialli fissi su di me. Mi vedo costretta a distogliere lo sguardo, non ho la minima intenzione di rivolgergli la parola né di dargli attenzione, dopo che mi ha chiamata strega con disprezzo. Con quella sua voce a dir poco irritante, prende a parlare con foga.
“La mia casa è stata infestata da queste creature! Sono arrivate col vento dall’est!”
Rialzo lo sguardo, nel sentire Nadia estremamente turbata.
“Davvero!? Da quanto sono arrivate?”
“Da un’ora più o meno! Ed ecco perché sono arrivato al consiglio prima e furioso!!”
Il rumore metallico del guanto di Vulgora che stringe la mano a pugno mi fa digrignare i denti per il fastidio. Volta prende parola, con una vocina squillante che mi ricorda lo squittio di un ratto.
“Ed io, Contessa, sono arrivata presto ed affamata! Ma cosa vedo qui, i vostri maghi si stanno moltiplicando?”
“Voi siete… il Procuratore Volta? Mi… mi ricordo di voi! Avete un olfatto sottile! Potete fiutare il Morbo!”
Asra si raddrizza, osservando la donnina che nel frattempo si sta leccando le labbra, come se stesse assaporando qualcosa.
“Sì, il profumo di morte incombente mi fa venire l’acquolina in bocca!”
Sono estremamente turbata dal modo in cui questa donna risponde, ma lascio correre come tutti gli altri. Preferisco non entrare proprio nel discorso e tenermi fuori. Meno ho a che fare con questi due, meglio sto.
È Nadia a prendere parola, e nonostante lei stessa non abbia molto in simpatia i due consiglieri, è costretta ad annuire ed a riconoscere l’utilità del singolare dono di Volta.
“Il vostro lavoro è stato essenziale per separare i cibi contaminati da quelli sani, Volta. E Vulgora, il vostro… entusiasmo in campo di battaglia è altrettanto prezioso per tutti noi. Vi chiedo di sfruttare questa vostra dote anche con gli insetti, adesso.”
Un sorrisetto maligno si dipinge sul volto del Pontefice, rendendolo simile ad un fantoccio inquietante, di quelli che escono dalle scatole a molla. Mi fa rabbrividire.
“Ora che me lo dite, contessa, non so nemmeno perché sto perdendo tempo qui quando potrei essere a casa a disintegrare ogni singolo scarafaggio!”
“Ed io dovrei mangiar… oh, ehm, smaltirne i resti!”
Con sollievo sia mio che di Nadia, a quanto pare, i due fanno per avviarsi.
“Splendido, occupatevene immediatamente e tenetemi informata.”
Il mio cuore riprende finalmente a battere in modo normale quando quei due si voltano e prendono a camminare, ma Asra si alza, fermandoli. Mi volto a guardarlo, perplessa, e noto una forte ansia prendere il sopravvento nella sua espressione.
“Volta, aspettate! Prima di andare… Potete fiutare se ci sono tracce del Morbo su di me e Hanan? Vi prego…”
Lei si ferma, ci osserva entrambi con l’unico occhio vivido che brilla come se le stessimo offrendo del cioccolato. Zompetta verso di noi ed inclina il capo da un lato. Asra le offre una mano e lei la prende tra le sue, che sono così sottili da stonare sul suo corpo grassoccio. Ricordano le zampette di un topo. Si spalma letteralmente la mano di Asra in faccia ed annusa il suo palmo aperto. Non ci mette molto per sentenziare.
“Nessuna traccia del Morbo.”
E dunque si volta verso di me. Non ho molta voglia di sentire il viso di quella donna spalmato contro la mia mano, ma Asra mi guarda, cercando di risultare incoraggiante. Mi sento la gola secca, tanto da sentirla bruciare mentre deglutisco, e sono in ansia… ma decido di allungare la mano verso di lei.
Volta mi afferra la mano ed io rabbrividisco per quelle dita ossute che mi toccano. Annusa, sospira, soffia, annusa di nuovo. Il suo naso che sfiora il mio palmo, gli spazi tra le mie dita, la base del mio polso. Poi, dal nulla, starnutisce tanto forte da farmi sobbalzare.
“Sei sudaticcia!”
Rimango inebetita da quel suo commento e sento le guance avvampare per il rossore. Nadia sorride ed assottiglia lo sguardo, scrutando sia me che Asra. In effetti, non abbiamo avuto modo di cambiarci o ripulirci dal viaggio…
“In effetti è vero. Dovreste proprio fare un bagno quando avremo finito qui.”
Non mi sono mai vergognata così tanto in vita mia e perfino Asra è arrossito. Presentarci luridi di fronte alla contessa non era nella mia lista delle cose da fare…
Con un gesto, Nadia saluta e congeda i due consiglieri.
“Volta, Vulgora, vi ringrazio per la disponibilità, attendo aggiornamenti.”
 
Senza nemmeno inchinarsi, i due sgattaiolano via rapidi. Nessuno di noi prende parola fintanto che quei due sono ancora visibili. La contessa intanto ci osserva con il suo solito sguardo sottile, sorseggiando il suo tè. Solo quando i consiglieri si sono dileguati, lei prende la parola.
“Torniamo a noi. Uno sciame di insetti, dunque… Sinceramente, non mi aspettavo che uno dei miei incubi diventasse realtà.”
Io ed Asra torniamo seduti in modo più rilassato. Lui si fa apprensivo, perfino nei riguardi della contessa. Dopotutto, anche se lei non ricorda, so che erano amici una volta. E lui è sempre così, quando tiene a qualcuno. È una delle sue qualità che lo rende così prezioso.
“Hai detto che il tuo sonno era disturbato l’altra notte, Contessa. Per colpa degli incubi?”
Nadia sembra stanca, sconsolata… quasi rassegnata a quell’insonnia che la sta tormentando.
“Esattamente, forse sono causati dallo stress. La Masquerade è solo tra tre giorni, dopotutto. E più si avvicina, più il mio subconscio mi tormenta… Le immagini sono così vivide.”
Io ed Asra ci guardiamo e domandiamo quasi in contemporanea.
“Ricordi cosa accade, quando ti svegli?”
“Pensi di poterceli descrivere?”
La contessa ci osserva. Le sue mani si appoggiano sulle sue gambe e vedo la sua mandibola serrarsi. Deglutisce, prende un profondo respiro e solo allora ci parla. Si lascia anche andare un po’ alla stanchezza facendola trasparire nella sua voce, mentre prima cercava di mascherarla forzatamente.
“Sembra così sciocco a parole. Il posto che sogno non è sempre lo stesso, ma la creatura…”
Di nuovo in contemporanea, io ed Asra sussultiamo e domandiamo
“Creatura?”
Lo sguardo di Nadia si fa curioso alla nostra reazione combinata. Ci osserva per un momento, poi riprende il suo racconto.
“La capra. Bianca, occhi rossi… Deduco dalle vostre facce che vi suona familiare.”
Familiare è dir poco. Credo di essere totalmente sbiancata ed il mio respiro è uscito fuori spezzato. Asra mi osserva, preoccupato, poi torniamo tutti e due a guardare Nadia, che ora parla poco più che sottovoce.
“Nei miei sogni, vaga per il palazzo. Urla, si trascina, graffia le pareti… Era nelle cucine la scorsa notte. Piegato sui resti della cena. Le sue narici fumavano ed aveva la bava alla bocca… era così reale.”
La sicurezza che finora aveva caratterizzato Nadia si incrina e la vediamo rabbrividire per un momento. Si fa più pallida in viso ed anche io, nel ripensare allo spettro… Lei abbassa lo sguardo sulla tazza ormai vuota che riprende tra le mani, sembra confusa, in conflitto con la sua razionalità che tanto le è cara.
“Sciocco, come vi dicevo…”
Quelle sue ultime parole vengono dette col suo solito tono serio, come se lei stessa se ne stesse autoconvincendo. Ma c’è qualcosa di rotto in quel tono, che lo rende meno credibile del solito. Questo mi spinge a cercare un contatto con lei, mi sporgo in avanti allungando una mano verso le sue che ora sono sul tavolo. Non si ritrae e lascia che le mie dita le sfiorino il palmo. Asra sembra quasi sorpreso da quel mio gesto, ma con la coda dell’occhio noto l’ombra di un sorriso curvare le sue labbra.
“Fidati del tuo subconscio.”
Le dico, soltanto, sforzandomi di sembrare calma. Il mio sguardo incrocia il suo ed è come se un lampo le attraversasse la mente in quel momento. Spalanca gli occhi, consapevole e turbata.
“Non vorrai dire…”
“Quello che senti nei tuoi sogni è reale. Tormenta anche me.”
Asra si aggiunge alla nostra conversazione, rimanendo poggiato allo schienale della sedia. Gesticola, mentre parla.
“Quello che hai visto è apparso a tutti noi e credo che in parte sia dovuto alla Masquerade. Nonostante tutti siano eccitati all’idea di festeggiare, nessuno ha dimenticato il passato. I preparativi potrebbero aver risvegliato le energie sopite.”
Nadia si volta verso il portico che da all’interno del palazzo, osservando i corridoi con sguardo preoccupato.
“Ora che mi ci fai pensare, Asra, abbiamo di recente ristrutturato i vecchi alloggi del Conte. Anche questo potrebbe aver… agitato queste energie di cui parli?”
Io ed Asra ci guardiamo ed annuiamo in sincrono. La mia mano è ancora su quella di Nadia e, con mia sorpresa, la sento afferrarmela, come se cercasse in me una sorta di appiglio per via di tutte quelle notizie che vanno al di là della razionalità. Non le nego quella stretta. Asra si sporge un po’, poggiandosi di nuovo coi gomiti sul tavolo.
“Se per te va bene, possiamo purificare la camera. L’intera ala, se necessario, ho con me una mirra abbastanza potente.”
Il sorriso rassicurante di Asra ha effetto su di me quanto su Nadia. Poi, tutti e tre, ci voltiamo di nuovo, catturati da uno starnuto. Una serie di starnuti a dir la verità. Provengono dai cespugli al di sotto della veranda. La vocetta di Vulgora, bisbigliata ma irata come al solito, ci arriva chiara alle orecchie.
“Smettila, stupida!”
“Bleah! Oh, ma quella roba puzza terribilmente!”
Io ed Asra ci guardiamo, senza bisogno di parlare. Mi basta un’occhiata per capire cosa vuole dirmi.
Occhi ed orecchie.
Ricordo le parole che mi ha detto prima, nel giardino, ed ora hanno senso più che mai. Nadia intanto si alza, sporgendosi con sguardo sorpreso.
“Volta! Vulgora! Che c’è, vi siete forse persi nel labirinto?”
Domanda, nascondendo in modo eccellente l’urto nella sua voce con l’ironia ed un sorrisetto affilato.
“NO!”
“Si.”
Vulgora sibila seccato e prende a trascinare Volta su per le scale, senza perdere l’occasione per ringhiare contro i servitori di passaggio. Il povero malcapitato si blocca sul posto, trovandosi il dito del pontefice, coperto dal guanto d’arme, puntato contro.
“TU! Prepara i miei alloggi! Sarò di ritorno per la Masquerade!”
Una voce familiare alle nostre spalle mi fa voltare. Vedo la figuretta di Portia avanzare verso il servitore bersagliato e prendere le sue difese.
“Wow, quanto impeto. Me ne occupo io, ora lasciate stare questo poverino… Oh! Milady! Già in piedi a quest’ora? E vedo che i maghi sono di ritorno!”
Il Servitore si defila e Portia smette di dar corda ai due consiglieri, avvicinandosi invece al nostro tavolo. Ricambio il suo sorriso e la saluto con un cenno della mano.
“Portia, buon giorno. Abbiamo molto da preparare, in effetti.”
La contessa parla alla sua prediletta con una dolcezza incredibile. Fa per alzarsi ma Asra la precede.
“Contessa, aspetta!”
Lei si blocca, osservando Asra con estrema curiosità, ed anche io in effetti… lui le si avvicina, intanto.
“Dimmi, Asra.”
“Ci sono un paio di cose che andrebbero preparate per purificare gli alloggi.”
E detto questo, si avvicina all’orecchio di Nadia per sussurrarle qualcosa. Lei non si discosta e si abbassa anche un po’ per facilitarlo, perché Asra è decisamente bassino. Mentre lui parla, lei prima assottiglia lo sguardo, poi lo spalanca, poi, finito di ascoltare, gli rivolge un’occhiata confusa. Eppure, sembra divertita ed un sorrisetto complice le appare sulle labbra carnose.
“Molto interessante. Penso si possa fare.”
Ora sono estremamente curiosa e cerco lo sguardo di Asra. Per ora non mi dice nulla, mi rivolge solo il suo sorrisetto criptico da volpe. Ci alziamo dal tavolo e seguiamo Nadia e Portia oltre il portico, all’interno del palazzo.
 
Percorriamo il corridoio per qualche metro e sono costretta a battere le palpebre più volte per adattare gli occhi al cambio di luce, perché il sole è piuttosto forte all’esterno. Asra mi prende di nuovo la mano e seguiamo la contessa e la sua ancella finché non si fermano.
“Oh, Portia, vorresti gentilmente preparare un bagno per i nostri ospiti?”
Si volta verso di noi con un sorriso sincero.
“Il mio è il migliore di tutto il palazzo, siete liberi di utilizzarlo… entrambi.”
Dice assottigliando lo sguardo sulle nostre mani giunte ed un sorrisetto complice le compare in viso. Ho le guance bollenti per quanto sono rosse in questo momento. Abbasso lo sguardo e mi mordicchio le labbra. Sento Asra stringere di più la mia mano.
Portia sembra altrettanto divertita e si sfrega le mani.
“Quale onore, ragazzi! La vasca privata della contessa!”
E devo ammettere che l’idea di farmi un bel bagno caldo ora è davvero allettante. Sento i miei muscoli fremere all’idea ed anche quelli di Asra, che ora mi avvolge un braccio intorno alle spalle, stringendomi un po’ di più a sé. È a Portia che si rivolge però, col suo sorriso da malandrino che la rossa ricambia.
“Direi che è perfetto! Ne siamo lusingati…”
E quindi si volta verso di me, con Portia che ci guarda divertita e con un sorrisetto che sembra una perfetta C.
“…Che dici, andiamo insieme o vuoi fare da sola?”
La voce di Asra è così calda, invitante e provocatoria che mi fa sospirare e perdo un battito. Lui soffia una risatina ed anche Portia e la contessa se la ridono sotto i baffi.
Mi muovo, tra le sue braccia, per mettermi frontale rispetto a lui e poggio le mani sul suo petto. Afferro la sua sciarpa aggrappandomici con le dita e cerco il suo sguardo.
“Che domande…”
Gli dico, cercando di sembrare provocatoria quanto lui ma dubito di esserci riuscita.
Nadia, con un sorrisetto complice, si porta una mano all’altezza del cuore e commenta con voce più dolce rispetto al solito.
“Adorabili.”
Asra la sbircia e le sorride, con la stessa espressione divertita.
“Siamo assolutamente adorabili, contessa! E usciremo dalla vasca profumati ed impeccabili, promesso!”
Nel sentire il modo spavaldo con cu parla, mi sento di nuovo avvampare per il rossore fino alla punta delle orecchie e nascondo il viso contro lo scialle che lui indossa.
“Asra…”
Nadia accenna una risata pacata ma sinceramente divertita, che in qualche modo scaccia via parte del mio imbarazzo in quel momento.
“Non ho dubbi sul fatto che sarete impeccabili. Ora vi lascio, ci rivedremo dopo per il vostro rituale.”
Tutti e tre rivolgiamo un lieve inchino a Nadia, ma mentre lei va via noto Asra che la saluta anche sventolando la mano. Sia io che Portia lo osserviamo, incuriosite e divertite e finiamo per metterci a ridere come due ragazzine. Lui ci guarda, con aria dispettosa, ma altrettanto divertita.
“Venite, vi accompagno ai bagni della contessa!”
Percorriamo i corridoi in direzione opposta rispetto a quella presa da Nadia ma non dobbiamo fare molta strada per arrivare. Non è nemmeno troppo lontano dalla stanza che mi è stata data. Portia ci fa attendere qualche istante all’esterno, il tempo di preparare il bagno per noi e dunque ci lascia campo libero, congedandosi con poche parole.
“Prendetevi il tempo che vi serve, ragazzi! Lasciate pure i vestiti all’ingresso, ci penserà poi la servitù a prenderli e lavarli”
Ci invita dunque ad entrare e richiude la porta alle nostre spalle.
 
Siamo di nuovo soli, io ed Asra. In un bagno lussurioso e profumato che aspetta solo noi. Mi guardo intorno un momento. La luce calda del mattino fa brillare l’acqua bollente ed una cortina di vapore aleggia in tutta la stanza. Un forte profumo balsamico mi stuzzica ed inspiro profondamente, beandomi di quella fragranza invitante. I miei occhi vengono catturati dal grande specchio ed è lì che mi dirigo, intanto che Asra inizia a togliersi le varie sciarpe che è solito indossare. Mi guardo, osservando il mio aspetto e lo stato pietoso in cui si trovano la mia veste ed i miei capelli e non riesco a fare a meno di scoppiare a ridere. Asra mi raggiunge, con indosso solo un telo avvolto attorno alla vita. Sento le sue mani sulle mie spalle e la sua voce direttamente sulla mia pelle, mentre mi bisbiglia all’orecchio.
“Cosa c’è di così divertente, mh?”
Mi volto, piano, cercando il suo sguardo.
“C’è che ho il viso tutto sporco di fango e non me l’hai detto!”
Gli parlo come se volessi rimproverarlo ma il sorriso radioso che mi compare sulle labbra mi tradisce. Gli punto l’indice sul petto e picchietto la punta sul suo sterno. Lui arrossisce di colpo e questo non fa altro che farmi sorridere ancora di più. I miei occhi che cercano i suoi, perché non ne ho mai abbastanza. Mi fermo con entrambe le mani aperte sui suoi pettorali. Lui mi stringe a sé, intanto.
“Non faccio caso a certe cose, quando vedo il tuo viso!”
Si china un po’, siamo ad un soffio l’uno dall’altra e la punta del mio naso sfiora quella del suo.
“Oh, davvero? E cosa vedi allora?”
Lui si discosta un po’ da me e mi aggira, io mi lascio guidare e torno frontale allo specchio. Asra avvolge le sue mani attorno ai miei fianchi e appoggia il mento nell’incavo tra la mia spalla ed il collo. Ammira il nostro abbraccio riflesso nello specchio e mi regala un bacio sulla tempia.
“Allora… Cosa vedo? Vedo queste labbra, che mi ipnotizzano ogni volta. Sono rapito da ogni singola parola che pronunciano…”
E nel farlo, mi sfiora la bocca con le dita. Io le bacio, ogni volta che vi si posano. Intanto lo guardo attraverso lo specchio, stando al suo gioco. Stringe di più la presa sui miei fianchi e ricambia il mio sguardo attraverso il riflesso.
“… Ma ciò che davvero è irresistibile sono questi occhi. Quando li guardo il resto del mondo perde di significato e nient’altro ha importanza.”
Ed a quel punto mi aggira di nuovo, rapido, cerca le mie labbra e mi bacia con un impeto tale da lasciarmi senza respiro. Quel bacio è come una conferma di tutto ciò che mi ha appena detto e mi perdo sulle sue labbra, con un mormorio di piacere che riecheggia nella mia gola. Le sue mani mi sfiorano le braccia, risalgono sul mio collo ed una si posa dietro la mia nuca, con le dita intrecciate ai capelli. Fa pressione, per far sì che i nostri corpi aderiscano ancora di più. Io mi avvinghio letteralmente a lui, lo cerco, non voglio che quel bacio finisca. È la stessa, meravigliosa sensazione che ho provato nel reame del Mago. Quella sensazione inconfondibile che solo lui può darmi.
Ci separiamo solo quando entrambi abbiamo bisogno di respirare. I miei occhi persi nei suoi, ci cerchiamo a vicenda e sento le sue mani poggiarsi sulle mie guance. I pollici che sfiorano i miei zigomi e le nostre fronti che si toccano. Ride, soffiando dalle narici, ed io appresso a lui.
“Hai davvero la faccia sporca di fango!”
“Scemo…”
Lo spingo via scherzosamente e non faccio altro che farlo sghignazzare ancora di più. Le sue mani intanto prendono a slacciare i nastri che tengono su la mia veste. Lo lascio fare e ben presto il mio vestito è a terra ed i miei sandali sono lì di fianco. Totalmente nuda, di fronte a lui, non provo vergogna. I suoi occhi indugiano per un momento sulle mie forme esili ma non provo fastidio. Mi sento voluta ed amata. E dopotutto, anche io non riesco a non ammirare il suo corpo magro e scolpito ora che si è liberato anche del telo che lo avvolge. Sebbene non sia alto o muscoloso, il suo corpo è armonioso e tonico. La sua pelle così dorata lo rende meraviglioso ai miei occhi.
“Beh, entriamo?”

Mi precede, entrando nella vasca e aiutandomi ad entrare senza scivolare. Nel momento in cui l’acqua bollente e profumata tocca la mia pelle, un brivido piacevole mi percorre per intero e mi immergo subito chiudendo gli occhi e sospirando. Lo stesso fa anche lui, raggiungendomi immediatamente. Sento il movimento dell’acqua che spinge appena il mio corpo mentre Asra mi si accosta e riapro gli occhi, cercando i suoi. Mi sorride ed inspira il profumo dei Sali da bagno che Portia ha preparato per noi.
“Ahhh, ora sì che ragioniamo. Vieni qui, dai, che ti tolgo il fango dal viso…”
Mi prende per mano e mi trascina con sé verso il bordo della vasca, dove sono presenti delle sedute di marmo. Si accomoda e allarga le braccia in modo invitante con il suo sorriso malandrino e malizioso che fa capolino sulle sue labbra. Lo assecondo e mi accoccolo in braccio a lui, col capo poggiato alla sua spalla. Lui si bagna la mano ed inizia a carezzarmi il viso, lavando via lo sporco dalla mia pelle. Il suo tocco è squisitamente gentile, rilassante. Mi farei viziare così da lui tutto il giorno… Mi metto più comoda contro il suo corpo, che ormai comincio a conoscere in maniera più intima, anche quando ci stiamo scambiando solo una coccola, come ora. Socchiudo gli occhi e poso una mano sul suo petto all’altezza del cuore. Sento il suo braccio avvolgermi e sostenermi contro di lui, mentre l’altra mano ancora mi carezza il viso. Il calore dell’acqua che ci bagna la pelle poi è così piacevole che potrei addormentarmi così, ora. Mi sento protetta, amata ed in pace. Sotto la mia mano, il suo petto ha un sussulto, una risata leggera e sento le sue labbra posarsi sui miei capelli bagnati.
“Comoda, signorina?”
Mormoro e annuisco, mi faccio così piccola che potrebbe tranquillamente avvolgermi con un braccio solo. La sua mano sfiora ancora il mio viso ed al suo tocco segue un bacio. Mi bacia le labbra, la punta del naso, le guance… Mi bacia le palpebre chiuse e poi la fronte, su cui si sofferma. Io socchiudo gli occhi, godendomi quelle piccole attenzioni. Mi incanto intanto ad osservare i riflessi aranciati del sole mattutino che disegnano il contorno del profilo di Asra. Prezioso come un gioiello, ecco com’è lui ai miei occhi. Bello e puro, baciato dal Sole stesso. Sollevo lo sguardo e trovo il suo, che mi cerca, mi mangia con gli occhi.
“Grazie…”
Gli sussurro a fior di labbra e lui, ridacchiando mi risponde.
“A tua disposizione!”
E ancora sento il suo petto muoversi sotto il palmo della mia mano. Percepisco il battito forte del suo cuore.
Lentamente, scivolo via dal suo abbraccio immergendomi completamente nell’acqua per un momento. Risalgo in superficie e scosto i capelli. Mi sento davvero rinata, ora che sono pulita e ristorata, ma non ho alcuna intenzione di uscire adesso. Non prima di aver ricambiato qualche coccola almeno. Asra mi guarda, incuriosito, mentre frugo tra le boccette di vetro posate sul bordo della vasca.
Mi metto a curiosare, apro i tappi ed annuso, finché non trovo uno dei saponi che ha il profumo che più mi aggrada. Quello che penso si addica di più ad Asra, soprattutto.
Mi avvicino di nuovo e mi siedo sul bordo della vasca, col venticello estivo che entra dalle grandi finestre e mi solletica la pelle. Mi fa venire la pelle d’oca ma mi piace immensamente. Asra è ancora immerso fino alle spalle e mi guarda, in attesa. Io picchietto con la mano sulle mie cosce a volerlo invitare ad appoggiarsi.
“Vieni qui, ti lavo i capelli…”
Lo so bene quanto gli piacciano i grattini sul capo. Sembra quasi un micetto, quando gli carezzo i capelli.
I suoi occhi si illuminano ed un sorrisone da bambino appare sul suo viso!
“Ohhh! Va bene! Un momento!”
Prende un bel respiro e va giù, sparendo per un momento sott’acqua. Riemerge coi capelli gocciolanti ed i boccoli perlacei attaccati sul collo e sulla fronte. Si accomoda con la testa all’indietro poggiata sulle mie cosce ed io intanto intreccio le gambe sul suo petto. Se si alzasse adesso, mi prenderebbe facilmente in spalla, praticamente. Prendo a scostargli le ciocche chiare dal viso e lui chiude gli occhi, godendosi quella coccola. Verso parte del contenuto della boccetta sulla mia mano ed inizio a massaggiargli le tempie. Mi muovo lentamente, intreccio le mie dita ai suoi ricci e li districo con delicatezza. Lo sento sospirare e le sue labbra si piegano in un sorriso compiaciuto.
“Mmm… profuma tantissimo…”
Bisbiglia quasi si stesse addormentando mentre gli carezzo la nuca e la base del collo. Continuo per un bel po’ a donargli quelle attenzioni e quel massaggio leggero che lui sembra apprezzare parecchio. Lo sento mormorare come un gattino che fa le fusa ed intanto si sta creando una schiuma candida che in parte gli finisce sulla fronte. Mi bagno le mani e la lavo via, evitando così che gli vada negli occhi. Accarezzo le sue palpebre chiuse e le sue ciglia lunghe e bianchissime. Devo avergli fatto il solletico, perché vedo il suo naso arricciarsi e poi lui prende a ridere. Una risata limpida, genuina e da bambino, che mi fa battere forte il cuore. Le mie mani ora sono ferme sulle sue guance e mi sporgo verso di lui, così da vedere il suo viso. Attendo che sia lui ad aprire gli occhi, ora che non gli sto più facendo i grattini.
“Uffa, già finito?”
Mi piace da morire quando ha questo tono da bimbo, mi scioglie letteralmente. Gli soffio un bacio sulla punta del naso e annuisco.
“Non vorrei viziarti troppo, poi…”
Di nuovo quel sorrisetto dispettoso sul suo viso, prima di scivolare di nuovo nell’acqua e lavare via il resto della schiuma rimasta tra i suoi capelli. Intanto rientro anche io nella vasca, godendomi ancora per un po’ il tepore dell’acqua calda sulla pelle. Lui intanto riemerge, proprio di fronte a me mentre mi sto sciacquando le spalle ed i capelli e mi avvolge di colpo in un abbraccio. Mi preme contro il proprio petto e mi bacia le tempie, lasciandomi ancora una volta senza parole e senza respiro.
“Ti avviso, potrei decidere di farla diventare un’abitudine!”
Soffio una risata divertita ed inspiro il suo profumo, premendo la guancia contro il suo petto. Lui mi solleva letteralmente, avvolgendo le sue braccia attorno ai fianchi e mi porta di nuovo seduta sul bordo della vasca. Io sussulto, non aspettandomi tutto quell’impeto da parte sua. Mi ritrovo letteralmente stesa al bordo della vasca ed un’ondata d’acqua calda mi carezza la pelle quando lui si tira su e finisce per sovrastarmi col suo corpo. Lo guardo per un po’, probabilmente inebetita da quella sua intraprendenza. I suoi riccioli bianchi sono ancor più luminosi ora che sono bagnati e che i raggi del sole li colpiscono in pieno. Mi perdo a sbirciare il suo profilo lucido per via dell’acqua e alcune goccioline cadono dalle punte dei suoi capelli finendo su di me. Ho il cuore a mille ed il respiro veloce. Lui si china e mi ruba un bacio dapprima delicato, poi più insistente. Cerca le mie labbra, la mia lingua, è affamato e lo sono anche io…
Si distoglie solo un momento e mi osserva ancora, sembra compiaciuto da quello che vede e la cosa mi fa arrossire vistosamente.
“Risplendi come una goccia di rugiada, sai?”
Sono decisamente arrossita e lui si china su di me ancora una volta, però ora mi bacia il collo con insistenza. Il mio corpo freme ed inspiro il profumo meraviglioso che emana la sua pelle. Mi lascio sfuggire una risata divertita.
“Wow, profumiamo tantissimo!”
Cerca il mio sguardo di nuovo ed assottiglia il suo con quell’espressione maliziosa che si ritrova.
“Sì, in modo delizioso! Mi stai… facendo venire fame.”
Ricambio quella sua occhiata e con le dita mi metto a giocherellare coi suoi riccioli.
“Mmm… beh, più avanti c’è la mia stanza, sai? E c’è un letto enorme e pieno di cuscini morbidi… è l’ideale.”
“Non me lo faccio ripetere due volte!”
SI tira su con uno scatto che mai mi sarei aspettata da qualcuno pigro come lui! Mi aiuta a mettermi in piedi senza scivolare.
Tutto quello che ci viene in mente di fare in quel momento è avvolgerci nei teli per coprire il necessario. Lui stesso mi copre e nel farlo mi bacia ancora una volta sulla guancia.
 
Sgattaioliamo fuori dal bagno, mano nella mano ed ancora completamente grondanti d’acqua, come due bambini che se la ridono per una marachella. Ci lasciamo dietro anche una scia di impronte e gocce d’acqua fino alla mia camera. Fortuna che è abbastanza vicina, non dobbiamo percorrere molta strada e svoltiamo solo una volta nel corridoio. Ci fermiamo davanti alla porta e mi affretto ad aprirla, così da poterci intrufolare all’interno. Richiudo la porta e nel frattempo vedo Asra che si è letteralmente lanciato sul letto. Il telo che prima lo avvolgeva e lo copriva, è ora a terra e lui è nudo sui cuscini. Si tiene su puntellando i gomiti sul materasso ed osserva gli abiti che Nadia ci ha fatto preparare.
“Woah, non ha perso tempo… Meglio così!”
Commenta ed io li osservo mentre mi dirigo sul letto con lui. Sono degli abiti estivi, comodi, dai tessuti svolazzanti. Quello per Asra è trasparente su tutto il busto. Lo vedo arrossire.
“Non è esattamente quello che avevo pensato per il rituale, ma andrà bene lo stesso… Adesso però tu vieni qui!”
Mi dice tornando steso sui cuscini ed osservandomi, mentre faccio cadere anche io il telo a terra. Lo sento sospirare e mi volto a cercare la sua espressione. È adorante ed io arrossisco ancora una volta. Mi avvicino al letto e mi stendo accanto a lui.
“Sei così bella da mozzare il fiato…”
Mi sussurra, mentre inizia a sovrastarmi col suo corpo. Mi carezza il viso ed i capelli, ancora bagnati, e scende sulle mie spalle. Io avvolgo le mie braccia attorno al suo collo.
“E sono curioso di sapere se gli abiti che ha scelto Nadia per te riusciranno a renderti giustizia… Ma non ne dubito.”
Mi bacia il collo, intensamente. Mi prende la pelle tra le labbra e mi fa sospirare di piacere. Le sue mani che vagano sul mio corpo ancora umido e lo esplorano. E così fanno le mie, che percorrono la sua schiena e scendono, percorrendo le forme del suo corpo. Lo sento sospirare, ma noto un piccolo cenno di preoccupazione nel suo sguardo. Forse lui sta cercando di farlo passare inosservato ma non ci riesce. Gli stampo un bacio sulle labbra e gli chiedo, in un sussurro.
“Cosa c’è?”
Lui si solleva, quanto basta per potermi osservare completamente. Lo sento sospirare e gli carezzo il viso.
“No, nulla… è solo che, beh… Per un momento ho quasi temuto che lui potesse essere qui in questa stanza, a spiarci. Che la sua sia ben più che una presenza residua all’interno del palazzo.”
Rabbrividisco, al solo pensiero e Asra subito mi stringe di più, mentre continua a parlare.
“Ma non c’è nessuno qui. Tranquilla… Non in questa stanza almeno. Qui siamo soli. Dopo ho tutta l’intenzione di scovarlo. Perché lo so che si sta nascondendo tra queste mura… Come l’ho mostrato a te, sulle colline, anche Nadia deve vedere lo spettro. Ma ci penseremo dopo, durante il rituale… Ora siamo soli, io e te e non mi farò rovinare il momento da quella cosa!”
Mi bacia, percepisco le sue carezze di nuovo e sento sulla pelle la familiare sensazione di pizzicore data dalla sua magia che si lega alla mia. Mi infonde calma, pace, e la preoccupazione che per un momento mi aveva presa svanisce come se nulla fosse. In quel momento ci siamo solo io e lui nella stanza. Solo il suo corpo premuto contro il mio ed i nostri respiri che si legano in quel bacio voglioso.
Le mie gambe si uniscono attorno ai suoi fianchi e le mie dita si intrecciano ad i suoi capelli. Ho fame di lui, non voglio separarmene, lo cerco con insistenza e assaporo le sue labbra come se fossero l’unica cosa che mi serve per vivere, adesso.
Lo sento di nuovo dentro di me, ci muoviamo ancora una volta all’unisono, i nostri corpi ne formano uno solo. Pronuncio il suo nome sulle sue labbra e lui stringe la presa su di me, mi bacia con ancor più voglia se possibile e sento il suo corpo fremere contro il mio.
Poi, come se ci stessero gettando addosso una secchiata d’acqua fredda, sentiamo bussare alla porta. Quello è l’unico preavviso che ci viene dato, perché poco dopo sentiamo anche la maniglia abbassarsi e la porta aprirsi.
In meno di un secondo lui si è staccato da me, rosso in viso come non lo avevo mai visto prima ed io non penso di essere da meno. Mi affretto a coprirmi col lenzuolo, mentre Asra si piazza un grosso cuscino a coprire… beh il necessario.
Non abbiamo tempo di fare molto altro che Portia si mostra a noi con tutta la calma del mondo.
“Scusatemi, siete qui? Ho viso le impronte sul pavimento e… Oh oh!”
Si blocca sulla porta e ci fissa, con le mani giunte ed un sorriso estremamente divertito sulle labbra. Alterna lo sguardo tra me e Asra con grande interesse.
“Ho interrotto qualcosa, per caso? Volevo solo dirvi che gli alloggi del Conte sono stati sistemati con le vostre curiose specifiche e quindi… beh, quando volete! Non vi chiedo a cosa servirà tutto quel cibo, basta che non sprecate l’Oca Dorata, quel vino costa un occhio della testa!”
Portia continua a parlare come se non fossimo completamente nudi di fronte a lei ed anzi continua a lanciarci occhiatine interessate. Mi farebbe quasi ridere, la situazione, se non fossi nel più totale imbarazzo. Asra invece è un po’ più spigliato di me, questo è chiaro, e finisce col ridere davvero.
“Non lo sprecheremo, promesso!”
“Ottimo! Su, forza allora, vestitevi che c’è molto da fare! Potrete giocare dopo!”
“Portia!!!”
E detto questo, seguita dal nostro coro imbarazzato esce dalla stanza per lasciarci vestire in pace.
 
  
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