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Autore: Fenice e Dregova    05/04/2020    0 recensioni
All'alba dei tempi, la terra era abitata da moltissime creature. Le più potenti erano i draghi che offrivano protezione alle altre razze che stavano crescendo sviluppando la loro propria magia. In un tempo in cui la pace sembrava prosperare, i draghi commisero un errore che risvegliò un male rimasto imprigionato nel baratro del nulla per secoli: donarono la magia agli uomini. I maghi cominciarono a scavare nei segreti cui potevano ora accedere e, spinti dal desiderio di un potere sempre maggiore, finirono col seguire il canto seduttore dei demoni. Li liberarono e cominciò la guerra che terminò, secondo una leggenda, col sacrificio di alcuni rappresentanti dei popoli che abitavano il pianeta. I maghi divennero i nuovi custodi della pace, mentre i draghi si estinsero. Ma c'era qualcosa che si stava muovendo, l'ombra di un'antica minaccia che era riuscita a fare capolino dal buco oscuro in cui era stata richiusa. Cosa ne sarà della giovane Hel, riuscirà a destreggiarsi tra i problemi legati alla sua famiglia e quelli nati dall'avere la magia nelle vene?
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10.
 
Hel fu svegliata da un rumore acuto, tipo un urlo che le rimbombava nelle orecchie e le accendeva diverse luci dolorose nel cervello. Sobbalzò nel letto con così tanta irruenza che scivolò dalle coperte e il suo sedere ebbe un incontro ravvicinato con il pavimento di marmo nero. Il rumore risuonava ancora nella stanza, correndo sulle pareti e rimbalzando sugli oggetti.
La porta della stanza si aprì lentamente, lamentandosi sui cardini. Le urla si affievolirono, non aveva più la sensazione che le sanguinasse il cervello, mentre l’ansia prendeva il sopravvento facendole galoppare il cuore, il potere distante lo spessore di un capello dalla sua coscienza, pronto a essere usato. Prima si affacciò Connor, poi Ester. Indossavano entrambi la divisa nera, sembravano due pinguini, con il completo nero e il dolcevita bianco, che li faceva ancora più magri e longilinei di quanto fossero. Dei pinguini colpiti da una cucitrice, le cuciture rosse brillavano come sangue fresco. Una volta che i loro occhi si abituarono all’oscurità nella camera la guardarono in silenzio per degli interminabili secondi imbarazzanti. I loro talismani brillavano, uno appeso alla collana di Ester, l’altro incastonato nel braccialetto che Connor portava al polso destro. Ester si era raccolta i capelli in uno stretto pon pon in cima alla testa, talmente tirati che sembravano sul punto di staccarsi dal cuoio capelluto.
Hel si lamentò accovacciandosi sul pavimento, si allungò in cerca del materasso su cui fare leva per sollevarsi.
Ester sogghignava, Hel le vedeva il sorriso immacolato sbrilluccicare nel buio.
-È così per tutti, la prima volta. Alla fine ti ci abituerai. Hanno un modo un po’ brusco di svegliare gli alunni.- le spiegò Connor -Vestiti, andiamo a fare colazione.-
Hel non aveva mai avuto bisogno dell’allarme di qualche sveglia per svegliarsi. Era sempre stata in grado di alzarsi all’ora giusta tutte le mattine, sempre in anticipo rispetto a sua sorella e a suo padre, pronta per la scuola in cui concentrare la mente e prendere boccate d’aria fresca lontano dalle mura della sua casa. Mandò giù l’amaro in bocca: si chiese che ore fossero.
-Che ore sono?-
-Quasi le cinque e mezzo.- disse Connor.
Le cinque e mezzo. Quasi.
La notte prima aveva faticato a prendere sonno e ora si sentiva distrutta. Ma chi si svegliava alle cinque e mezzo. Si stropicciò gli occhi e si mise a sedere sul letto.
Ester non la smetteva di sorridere, la cosa era inquietante e snervante.
-La divisa la trovi nell’armadio.- le disse la ragazza.
-Andiamo.- disse Connor tirandola per la manica -Lasciamo che si vesta.-
La sua divisa era pulita e profumata di lavanda e vaniglia. La prese nel buio della stanza, aveva già appurato l’assenza di interruttori, avrebbe dovuto imparare al più presto un incantesimo per manipolare la luce.
Dopo aver visitato il bagno, fortunatamente illuminato, si vestì con lentezza, non lo aveva mai fatto, ma voleva assaporare quel momento con ogni centimetro del corpo. Il tessuto era liscio e morbido, con un effetto vellutato mentre scivolava sulla pelle. Le scarpe squadrate, contenute in una sacchetta di tela, le trovò stranamente comode e il tacchetto le dava quei centimetri di altezza, anche se pochi, che la facevano sembrare più grande. Almeno era questo che percepiva al buio mentre si osservava riflessa nello specchio nell’armadio. Una volta pronta si recò nella sala comune, dove trovò Ester e Connor in sommesso silenzio sormontati da Maestro Fearlow che li guardava truce con le braccia incrociate. Per uno che indossava solo una vestaglia slacciata e un paio di boxer larghi a righe incuteva parecchio timore.
-Siete in ritardo.- ringhiò -Tutti e tre.- e puntò gli occhi sul Hel -Ci si aspetta da voi studenti che siate pronti nella sala comune per la colazione quando suonano le campane del mattino.-
-In realtà…- cominciò Ester.
Maestro Fearlow le puntò gli occhi addosso, incenerendola sul posto, sibilando come un rettile. -Niente scuse e niente accuse. Siete tutti e tre miei apprendisti e mi aspetto da voi collaborazione e sostegno, non pugnalate alle spalle. Per quanto mi riguarda, se il successo e il fallimento di uno di voi equivale al successo e al fallimento di tutti voi. Sono stato chiaro?-
Ester aveva perso tutta la sua altezza e la luminosità del suo sguardo, ora era una bambino spaventata e ingobbita che cercava un luogo in cui nascondersi dal mostro nell’armadio.
Maestro Fearlow annuì soddisfatto e come se nulla fosse successo la rabbia di poco prima scomparve dal suo volto tornando a essere il serio vampiro pluricentenario che l’aveva accolta nella scuola.
Tutti e quattro entrarono nella sala comune, il Maestro a fare loro da guida. Era un po’ fuori posto nel suo vestiario molto comodo rispetto alle divise che tutti i presenti indossavano, ma, chissà per quale motivo, i Maestri lì riuniti a fare colazione, lo guardavano tutti con aria piena di rispetto, alcuni persino terrorizzata.
Connor le si avvicinò all’improvviso, facendola sussultare per la sorpresa e regalandole un’occhiata fulminante di Ester. Le urtò la spalla con la propria attirando la sua attenzione.
-Qualcuno di è dimenticato il suo talismano questa mattino.- le disse il ragazza in un sussurro.
Hel sussultò e si portò la mano al collo e con gli occhi della mente vide il bracciale ancora posato sul suo comodino, comodamente al riposo. Le sorrise con innocenza e sibilò una manciata di parole che risuonarono come il borbottio di una caffettiera e nella sua mano comparve il braccialetto di Hel. Le fece l’occhiolino.
-Un piccolo trucchetto che ho imparato. Serve a trovare le cose perdute. Serve solo un po’ di concentrazione ed esercizio, ma è semplice.-
Hel ringraziò con un cenno del capo e prese il braccialetto e se lo sistemò attorno al polso sinistro.
-Meno male che Maestro Fearlow non se n’è accorto.- le sussurrò -Devi tenerlo sempre con te.-
Presto l’attenzione dei presenti nella sala comune verso di loro andò scemando e il frastuono dei ragazzi e delle posate.
I tavoli erano imbanditi di leccornie: varie brocche di acqua calda, latte, caffè, succhi di frutta, torte paradiso e muffin al cioccolato e alla vaniglia, c’erano anche piadine farcite con salumi, per chi preferiva una colazione salata. E c’era ancora tanto altro. Non aveva mai visto tutto quel cibo messo insieme, immaginò fossero così le tavole dei sovrani medievali. Per mangiare e bere ogni tavolo era fornito di eleganti posate di argento e tazze e piatti di porcellana finemente decorati con fiorellini di ogni tipo.
Presero posto all’ultimo tavolo nella sala grande, lontano da tutti e poco illuminato dalle torci che brillavano per il fuoco bianco e magico che non emanava calore, il caldo proveniva dai termosifoni appesi alle pareti.
Ester versò dell’acqua calda in una tazza in cui immerse un filtro con delle foglie e dei petali secchi, oltre a qualche bacca che aveva raccolto da un vasetto rosa antico. Appena il filtro fu completamente immerso si sprigionò il profumo dell’uva nera e dell’aromatica fragola. Su un piattino posò tre fette biscottate e una decina di mandole. Connor si servì con una tazza di latte macchiato con tre gocce di caffè in cui immerse tre cucchiaini abbondanti di zucchero, a tutto questo affiancò una macedonia con cachi, uva rosa, mirtilli e lamponi.
Hel non sapeva cosa prendere. In genere le sue colazioni consistevano in qualcosa trafugato rapidamente dal frigo e dalla dispensa, e di certo non aveva mai fatto un pasto così completo. A disagio si preparò una tisana riempiendo un filtro con il contenuto di un vasetto diverso da quello usato da Ester. Togliendo il tappo al contenitore sentì il profumo fresco del mango e di qualcosa di dolce e pungente, come melograno. Prese anche lei una manciata di mandorle, più un muffin alla vaniglia.
Maestro Fearlow non era molto attratto dalle leccornie che le cucine dell’Accademia avevano prodotto, ogni tanto si attaccava alla fiaschetta che tirava fuori dalla grande tasca, sul fianco sinistro, della vestaglia.
-Oggi non hanno preparato la crostata di mele.- osservò Connor dopo aver mandato giù un abbondante sorso di latte.
-Visto cosa è accaduto l’ultima volta mi stupirei se la servissero ancora.- commentò Ester tra un sorso e l’altro della sua tisana, teneva con grazia la tazza con una mano e il piattino con l’altra, si era sistemata uno dei fazzoletti in stoffa sulle gambe.
Connor si strinse nelle spalle. -Spero di no.-
Hel li scrutava senza dire niente mentre ruminava le sue mandorle, Connor intercettò il suo sguardo e sorrise. La ragazza si accorse che aveva un bel sorriso, di quel genere che hanno gli attori negli spot televisivi che conquistano subito e convincono senza parole.
-Perdonaci, tu non puoi saperlo.- disse lui con gli occhi che gli brillavano.
-Per favore, non tediarla con questa storia. Altrimenti non farà in tempo a finire la colazione.- Ester le rivolse un sorriso innocente prima di tornare a degustare la sua tisana, immergendo di tanto in tanto pezzetti di fette biscottate, senza spargere briciole.
-Ester!- la riprese Connor, sempre col sorriso sulle labbra.
Si capiva che erano molto amici, si domandò se si conoscevano da molto, o se erano diventati amici nell’Accademia.
-Allora, Hel, devi sapere che la settimana scorsa Mical Wade Eringhton II.- e le indicò con la forchettina con cui aveva iniziato a mangiare la macedonia un ragazzino dai capelli biondi tagliati a scodella che gli cadevano dritti scoprendo le orecchie, sembrava un ragazzo gentile, ma gli occhi chiari le davano sempre questa impressione -Mical stava cercando di fare colpo su Elizabeth Collins.- e le indicò una ragazza con una bella carnagione scura e con i denti bianchissimi che sorrideva sempre alle parole di Mical, che diventava sempre rosso quando la ragazza gli prestava attenzione -In pratica, si era messo a giocare con la magia per tramutare la crema al limone con cui avevano riempito la torta in una al cioccolato.-
-Grave errore.- grugnì Maestro Fearlow, tradendo un sorriso.
-Esatto.- concordò Connor -Le magie sugli alimenti è la più difficile da fare. Ti spiego, se uno diventa abbastanza bravo può unire ingredienti e cucinare con la magia, ma bisogna essere realmente un mago straordinario per cambiare la natura di un alimento. Trasformare la crema al limone in crema al cioccolato è stato pericoloso. Infatti tutte le torte di mela che erano ai tavoli sono esplosi. Ester ne aveva preso un pezzo e si è ritrovata ricoperta di pasta frolle, crema e pezzetti di mela.-
Ester rabbrividì e le guance le si imporporarono. -Non me lo fare ricordare. È stata un’esperienza traumatizzante.-
-Da quel momento non hanno più servito la torta alle mele.- finì di raccontare Connor -E Mical ha smesso di fare esperimenti con la magia.-
-È al terzo anno, non avrebbe dovuto fare niente che fosse fuori dalla sua portata.- sibilò Ester prendendo le distanze dalla torta paradiso che era sul tavolo, come se temesse di trovarsi di nuovo contro il fuoco nemico.
-Ester, tu sei al primo anno, ma sai fare cose del terzo.- le rinfacciò Connor.
-Me lo posso permettere, io.- borbottò Ester.
Hel osservò la ragazza, aveva dimenticato che tra lei e tutti i presenti nella sala c’era un abisso a separarli. Hel aveva poco controllo sul potere che possedeva e non aveva la minima idea su come usare la magia.
Maestro Fearlow spostò il suo sguardo su Hel, gli occhi brillanti come quelli di un folletto.
La ragazza provò a ignorarli.
-Immagino che anche da te ci aspetteremo grandi cose.- disse il Maestro, Ester gli rivolse uno sguardo fugace prima di piantarlo su Hel -La vostra compagna ha sconfitto tutta da sola un Incubus.-
Connor sgranò gli occhi. -Veramente?-
 L’improvvisa attenzione di tutti al suo tavolo su di lei la face sentire fuori posto. -È stato un incidente. Non controllo bene i miei poteri, prima di allora avevo solo levitato o spostato gli oggetti. Quello… l’Incubus, non so come ho fatto. I miei amici erano in pericolo.-
-Fantastico!- esclamò Connor sognante -Persino i maghi migliori hanno difficoltà a uccidere un Incubus. Hai sentito, Ester?-
-Sì.- disse la ragazza secca -La paura ha innescato il suo potere, facendolo esplodere. Solo per questo c’è riuscita.-
-Ma è indubbio che questo dimostri una grande potenzialità.- tagliò corto il Maestro -Ora è da vedere se sarai in grado di imparare e migliorarti.-
Hel annuì.
-Se è così promettente, perché è con noi?- sibilò Ester.
Maestro Fearlow la stava fissando con una sottile rabbia nello sguardo. -Perché no?- disse l’uomo -Se fosse stato per me, avrei preso solo lei. Sfortuna ha voluto che la vostra insegnante sia andata in maternità e mi siete toccati anche voi. La Direttrice mi ha praticamente dato un ultimatum, o tutti e tre o niente.- sospirò -E pensare che all’inizio mi aveva supplicato.- sospirò di nuovo -Vede in voi qualcosa, e al momento non so veramente cosa.-
Tutti e tre tacquero, persino i loro respiri smisero di fare rumore. Connor giocava con la macedonia nel bicchiere. Tamara riprese a mangiare rivolgendo lo sguardo altrove.
Quando Maestro Fearlow riprese a parlare, il suo tono era distaccato -Dovrete imparare a lavorare come una squadra e a considerarvi come tale. Ma per questo dovete conoscervi, e avrete tempo. Nel peggiore dei casi sarete uniti dal percorso accademico, cinque anni di vittore e perdite, nel peggiore diventerete amici per tutta la vita.- chiuse la fiaschetta e la ripose nella tasca della vestaglia -Finite di mangiare, poi raggiungetemi nell’Aula 6. Io vado a vestirmi.-
Hel bevve la tisana in silenzio, che nel frattempo aveva perso parte del suo calore. Il suo addestramento stava per cominciare.
   
 
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