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Autore: Sonrisa_    05/04/2020    2 recensioni
E, a salvarlo, fin dalla prima di quelle notti particolarmente buie, era arrivato Froy che, ostinandosi a trascinarlo fuori dagli abissi oscuri in cui Bernard sprofondava ogni volta, rasserenandolo con carezze delicate, raccogliendo i pezzi del suo animo distrutto e ricomponendoli grazie agli abbracci in cui lo stringeva ogni notte, si era prefissato il silenzioso obbiettivo di tenerlo stretto a sé ed impedire che qualcosa – qualsiasi cosa – si frapponesse fra loro, allontanandoli.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
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Se giorni fa mi avessero detto che avrei scritto una fanfic del genere, con ogni probabilità non ci avrei creduto.
Ed invece eccoci qui, è successo davvero.
Il titolo è preso dalla nuova canzone del live action di Mulan “Loyal, Brave, True”
, la canzone di per sé non c’entra assolutamente nulla con la fanfic,
ma quel verso mi risuonava nella testa mentre scrivevo e l’ho reputato adatto.
 
 

 
 

 

Will I be stronger or will I be weak, when you're not with me?

 



 
Bernard aveva deciso di vivere senza conoscere dove l’avessero portata, perché gli era bastato saperla lontana per avere l’impressione di poter respirare tranquillamente, agire in autonomia, esprimere la propria opinione senza rischiare ripercussioni che avrebbero marchiato il suo corpo per giorni, ma che sarebbero rimasti nel suo animo per molto più tempo. Era stato bello crogiolarsi nell’idea di essere libero, ma presto la realtà si era dimostrata totalmente diversa e agghiacciante. La lontananza fisica non aveva impedito ad Irina di fargli visita ogni notte, ripresentandosi al suo cospetto in tutta la sua gelida fierezza per il semplice gusto di rinfacciargli quanto fosse debole e inutile, in sogni che erano diventati incubi, specchio e memoria di ciò che era sempre stato.

E, a salvarlo, fin dalla prima di quelle notti particolarmente buie, era arrivato Froy che, ostinandosi a trascinarlo fuori dagli abissi oscuri in cui Bernard sprofondava ogni volta, rasserenandolo con carezze delicate, raccogliendo i pezzi del suo animo distrutto e ricomponendoli grazie agli abbracci in cui lo stringeva ogni notte, si era prefissato il silenzioso obbiettivo di tenerlo stretto a sé ed impedire che qualcosa – qualsiasi cosa – si frapponesse fra loro, allontanandoli.

Tutto poteva sempre essere ricondotto a Froy che, sulle sue spalle da quindicenne, non aveva esitato a farsi carico di una sofferenza troppo grande.

Ma Bernard non era mai stato cieco.




«Sarebbe più facile se mi lasciassi andare.»

L’aveva mormorato con sincerità in una placida notte di fine estate, nella quale la luna li aveva visti nuovamente a fronteggiare incubi, tremori e paure insieme.

«Non pensarci nemmeno.» aveva ribattuto Froy, rannicchiandosi ancora più vicino all’altro; da quando lo aveva persuaso a dormire insieme, aveva scoperto quanto gli piacesse stargli così vicino in quella posizione.

«Ci penso quotidianamente, invece. Dovresti smetterla di farti carico di questo peso.» aveva bisbigliato il maggiore, alzando una mano per indicarsi.

«Tu non sei un peso.»

Froy aveva quasi ringhiato quelle parole, sgusciando fuori dalle coperte leggere solo per sedersi sul grembo del fratello così da potergli prendere il volto fra le mani, costringendolo a distogliere lo sguardo dal cielo stellato che si intravedeva dalla finestra, per far sì che si concentrasse solo su di sé. Il sospiro stanco del maggiore, che aveva serrato i propri occhi, si era infranto sul viso del più piccolo avvicinatosi fino a far congiungere le loro fronti.

«Guardami.»

Non si era trattato di un ordine – Bernard riconosceva il tono che caratterizzava un’imposizione –, quanto più di una richiesta, quasi una preghiera, impregnata di urgenza e disperazione. Il maggiore si era arreso e lo aveva assecondato, ritrovandosi impreparato a fronteggiare la potenza dei sentimenti che aveva visto turbinare in quelle iridi così belle e vicine.

«Non ti lascio solo.» aveva affermato Froy.

«Dovresti farlo.»

Era stata flebile la replica di Bernard, debole proprio come il giovane uomo, che aveva sollevato le mani solo per poterle intrecciare con quelle dell’altro e portarsele sul petto.

«Non hai capito niente, se credi che io possa anche solo pensare di farlo.» aveva ribattuto il minore in un sussurro accompagnato dallo strofinio dei loro nasi, un semplice gesto traboccante d’affetto dettato dal bisogno di sentire l’altro più vicino.

Bernard si era riscoperto intimamente sollevato a quell’ennesima prova d’amore – quanto era grande il cuore di Froy? –, ma si era opposto nuovamente a voce, assecondando il piccolo barlume di raziocinio che gli intimava di salvare almeno il più piccolo, di spingerlo via per sottrarlo ad una sofferenza che non doveva appartenergli.

Delle labbra, dolcissime, avevano interrotto la sua protesta posandosi sulle sue in un contatto fugace e disperato.

«Zitto.» l’aveva redarguito Froy, dopo aver ripristinato una distanza più consona fra i loro volti «Zitto.» aveva ripetuto ancora, strizzando gli occhi nel sentirli farsi lucidi, sofferente al pensiero, insopportabile, di un possibile allontanamento.

Bernard, incapace di proferir parola, aveva fissato l’unica lacrima sfuggita al controllo delle ciglia chiare del fratello, fermandone poi la scia con una carezza delicata.

«Non ti importa niente di me? Credi davvero che, se ti stessi lontano, starei meglio?» aveva mormorato il ragazzo, incapace di fermare il tremolio del proprio labbro inferiore «Non puoi lasciarmi solo.» aveva aggiunto, ribaltando la prospettiva di Bernard in sole quattro parole.

Il maggiore aveva sgranato gli occhi e, agendo d’istinto, si era chinato sul fratello, accogliendo sulle proprie labbra il singhiozzo che era nato dalle bocca di Froy, che si era immediatamente tranquillizzato a quel contatto – tanto leggero nel tocco quanto pesante nelle possibili implicazioni future – e a quella reazione si era calmato anche Bernard. Le loro labbra, dopo essere rimaste semplicemente premute le une sulle altre, si erano separate lentamente, mentre gli occhi erano rimasti chiusi per qualche secondo di più, permettendo loro di godere pienamente della sensazione – mai sperimentata prima – di pace assoluta. Persino le loro menti si erano svuotate di ogni pensiero.

Senza sollevare le palpebre, Froy si era rannicchiato sul suo petto e aveva ripreso a parlare, ma con un tono di voce molto basso, quasi a volergli sussurrare quelle parole direttamente al cuore, i cui battiti risuonavano direttamente al proprio orecchio: «Voglio starti accanto. Tu sei importante per me. Troppo

«…e tu lo sei per me.»

«Allora non pensare più di allontanarmi.»

Bernard aveva taciuto e Froy aveva abbandonato il rifugio sicuro del suo petto per potersi sollevare e guardarlo negli occhi; le mani aggrappate al lembo della maglia del maggiore e le dita fredde che ne sfioravano i fianchi.

«Scusami.»

Froy non aveva capito a cosa si fossero riferite quelle scuse – all’averlo portato alle lacrime poco prima? All’aver pensato di allontanarlo? All’essersi appena chinato per baciarlo ancora una volta? – ma non se ne era curato più di tanto.

Le loro labbra si erano incontrate di nuovo e le sofferenze dei loro animi erano parse più sopportabili, quasi dimenticabili.

 
 
  
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