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Autore: Sharkallo    05/04/2020    0 recensioni
Io e Ermes Bskerville stiamo scrivendo un libro assieme, un progetto a cui ci stiamo dedicando in maniera molto seria. Ogni tanto abbiamo bisogno di distrarci dalla quantità immensa di dolore, sofferenza e morte a cui stiamo sottoponendo i nostri personaggi. Ed è nato questo: fanfiction trash. A volte bisogna mostrare la propria vera natura.
Prima che ci venga chiesto no, non abbiamo disturbi mentali e no, non ci facciamo di acidi. Che io sappia.
Non fatevi troppe domande, vi prego. Non c’è nulla da capire.
Genere: Angst, Comico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Tempo:.Autunno

Luogo:Monolocale nel bronx

Genere: Angst, giallo, umoristico

Mondo: Disney classics

Personaggi: Geppetto investigatore, Le Tont aiutante scemo,Cip vittima, Ciop addolorato, Minou gatta, Pisolo, Pocahontas


Il cielo di quel pomeriggio autunnale era grigio, coperto da fitte nuvole che impedivano l’arrivo del sole. Il vento soffiava, portando assieme a sè foglie ormai prive di vita, ed il suo canto risuonava per le strade deserte.

Il soffio di Eolo invadeva l’aria e, in mezzo a quel suono costante, la caduta di Cip dal tavolo fu poco più d’un lieve, invisibile tonfo.

“Cip? Che... Cip?? CIIIP!” gridò il fratello, addolorato, saltando dal tavolo per sentire se il respiro del piccolo scoiattolo era ancora presente. Ma, con gli occhi vitrei aperti, il suo cuore aveva smesso di battere. Ciop non ebbe neanche il coraggio di affermare l’ovvio.

Tutta la sala rumoreggiò, non si capiva niente, in mezzo al chiasso che facevano.

Pocahontas prese il piccolo, inerme cadavere, intonò un canto di preghiera tipico della sua terra e lo ripose su un pezzo di scottex, prima di ricoprirlo e chiuderlo in una piccola cassafortina trovata lì vicino.

Erano là per la festa di compleanno di Geppetto, che faceva 89 anni e desiderava festeggiare con i suoi più cari amici. Di certo non si aspettavano nulla di tutto ciò, quando erano entrati nel monolocale dell’anziano uomo, situato al tredicesimo piano di un palazzo nel Bronx, che egli aveva acquistato dopo anni di duro lavoro e dopo aver inconsciamente ed involontariamente dilapidato gran parte della pensione a favore del figlio adottivo, Pinocchio, che a sua insaputa aveva utilizzato i suoi risparmi per spenderli in droghe costose e pesanti  (“E’ un bravo ragazzo, ve lo assicuro, semplicemente è in fase… adolescenziale ecco”

Pinocchio aveva ormai 45 anni, ma nessuno voleva contraddire il povero vecchio).

Le Tont si avvicinò alla nocciola che Cip stava mangiando poco prima di andare incontro alla sua tragica sorte, la annusò e fece una smorfia corrucciata, quasi schifata dal tanfo.

“Poooorca zozzza Geppè, sta nocciola puzza come i piedi di Gaston!” poi si accorse di ciò che aveva detto “Certo, puzzano, ma lui rimane un fregno ehhhh” come se pensasse che Gaston lo sentisse. Forse sperava che lo sentisse.

“E’ veleno, cianuro per la precisione, ne riconosco l’essenza al solo sniffarlo”

“Come lo sai Geppetto?” chiese Ciop, piangendo, un pò insospettito 

“Ai miei tempi, ragazzo mio- veramente sarei uno scoiattolo-, ne ho viste delle belle”

“In fatto di droghe?”

Geppetto lo ignorò.

“Investigazioni, mio caro giovane- ripeto, sono uno scoiattolo-, investigazioni. Ebbene sì, ai tempi, assieme alla mia socia Malefica, ero uno dei più importanti e talentuosi investigatori della città. Ma che dico, del paese!”

“Vabbè, insomma... eri uno sbirro.” disse contrariata Pocahontas, preoccupata che la denunciasse per il suo Calumet della Pace

“Già, e ho ancora la stoffa per dire che… il nostro ragazzo -Geppetto, è un fottuto scoiattolo- è stato avvelenato”

*GASP GENERALE*

Dal divano riemerse Pisolo, il quale aveva passato gran parte della giornata, come suo solito, tra le braccia di Morfeo. Al sentire il termine “avvelenato” il nano emise un gridolino allarmato, accompagnato da un “eh che cazzo, non di nuovo”, e infine da uno sbadiglio pieno di preoccupazione.

“Cooooominciamo le indagini allora Geppè??” esclamò Le Tont, allegro quanto un cane sotto stupefacenti e decisamente fuori luogo.

“Perchè cazzo di motivo parli così? Comunque va bene, mio giovine allievo, staniamo la talpa”

“Veramente è uno scoiattolo”

“No, intendevo… vabbè non importa, iniziamo.”

Iniziarono le ricerche per gli indizi, gli alibi, insomma, le cose tipiche da giallo che tanto ve piacciono.

“Dov’eri al momento dell’omicidio?” chiese Geppetto, puntando una torcia sul volto di Pocahontas, la prima che era stata interrogata (giuriamo che il razzismo non ha nulla a che fare con ciò).

Lei rispose con un canto soave: “Fratè, eravamo a mezzo metro de distanza, vivi in un monolocale di merda, non hai neanche una stufaaaaa.

L’indiziata, nonostante l’orgoglio ferito dell’anziano, fu scagionata, ed ella tornò, contenta di aver superato l’interrogatorio, a fumarsi il suo Calumet in santa pace.

Geppetto passò poi ad interrogare Pisolo, che intanto si era nuovamente assopito. Nonostante i dolori dell’età che gli rendevano difficili i movimenti, egli si piegò sul nano dormiente e gli sussurrò: “Hai ucciso tu Cip?”

In risposta, lui mugugnò nel dormiveglia un “No, mi stavo facendo Biancaneve, mica posso averlo ucciso io” e si girò dall’altra parte. Geppetto, udita la breve descrizione del sogno,  disse qualcosa sulla depravazione della gioventù moderna.

D’improvviso, la porta del Bagno si aprì, fuoriuscendone una figura elegante e pelosa, dal pelo candido come la neve.

“Porco d** Geppè, i fagioli t’ho detto che so intollerante, cago come una discarica illegale de periferia”

“MINOU!” gridarono in coro i commensali, i quali si erano scordati della sua presenza.

“Ao che caazzzo c’avete da gridà porca la m******” Esclamò la dolce gattina, con una voce vellutata. Poi si accorse dello sconvolgimento dei fatti.

“Ma che cazzo è successo? Madò sti musi appesi, pare che è morto qualcuno ao”

“Minou, è morto Cip” disse piangendo il fratello del compianto.

Minou rimase sconvolta per un attimo, chiedendo come fosse morto.

Geppetto, squadrandola, replicò “Beh, perché non ce lo dici tu? Sappiamo perchè sei stata nascosta tutto sto tempo”

“Perchè hai cucinato un cazzo di piatto che non posso mangiare spacciandomelo per lasagne alla crema di latte, immane testa di cazzo col frenulo piccolo.”

“TUTTE BALLE! HAI UCCISO TE IL RAGAZZO!” 

“Punto primo: è un cazzo di scoiattolo” annuirono tutti in coro, stufi dell’ignoranza in biologia del vecchietto.

“Punto secondo, no stavo al cesso perchè stavo cagando a spruzzo per colpa dei tuoi stracazzo di fagioli borlotti. Poi santo il cielo, ordina il tuo cazzo di bagno, era pieno di boccette e liquidi strani”

A quella affermazione Ciop si fece avanti, sospettoso.

“Boccette, hai detto?” domandò alla gentil felina.

“Ao che sei sordo porco d**?? Sì, delle stracazzo di boccette, c’era tipo scritto Yzma corporation, na roba del genere.”

“YZMA CORPORATION? Ma… questo significa che…”

Tutti si voltarono e trovarono Geppetto con una revolver in mano, col dito sul grilletto, minaccioso.

“Geppetto, credo che tu mi debba delle spiegazioni” disse Ciop.

Il vecchio si fece avanti di qualche passo verso il resto del gruppo. Tutti indietreggiarono, stringendosi l’uno all’altro, il terrore che si faceva tutto ad un tratto strada nelle loro menti. Geppetto abbassò lievemente la rivoltella, e rivolse agli altri un sorriso affilato, dipinto tra le rughe, più simile ad uno squarcio che ad un’espressione.

“Ebbene sì.” esclamò platealmente.

“Sono io ad aver avvelenato Cip. Io, ed io solo, ad aver posto veleno nel suo pasto, io ad aver orchestrato la sua dipartita!” 

Si interruppe, lasciandosi ad andare ad una risata maligna.

“Maledetto!” gli gridò contro Ciop, per poi tentare di avventarglisi contro per vendicare la morte dell’amato fratello. Minou lo tenne fermo. 

“Ao, non fà il matto che c’ha pure na pistola, sto stronzo.” lo ammonì la dolcissima creatura dal manto candido.

Geppetto guardò la sua arma da fuoco, come un padre guarderebbe suo figlio.

“Sì, la mia amata revolver, calibro 22, mi accompagna dal ‘71. Vedete …”

Oddio mo parte con lo spiegoneee” cantò Pocahontas, stonando.

“Ao ma n’eri intonata nei film?” chiese l’elegante Minou.

“La magia della Disney… e dell’Autotune.”

“... Dicevo: vedete, mi manca la vita da ispettore, non sono in servizio da trent’anni, da quando apriì lo studio di falegnameria. Sì, lì ebbi delle soddisfazioni, ebbi un figlio addirittura, ma sparare addosso a un ladro… non si può comparare, dai. Quindi, dato che non mi resta molto tempo, ho deciso di rivivere un pò della mia vita da giovane... a costo della vita di un giovane.”

Lo scoiattolo superstite non ci vide più dalla rabbia.

“Tu! Tu hai distrutto la vita di mio fratello solo per il tuo divertimento! Sei un mostro!” gridò, per poi avventarsi sull’anziano.

Con l’ausilio delle minuscole zampe si arrampicò fino alla testa di Geppetto, artigliandosi saldamente al suo naso. Mentre l’uomo tentava di scrollarselo di dosso, con un colpo della zampa Ciop riuscì a sfregiare il suo volto, lungo l’occhio destro. Poi cadde a terra, come era caduto suo fratello, un tonfo dal metro e sessanta del vecchio, il pulviscolo circondava il suo corpo.

Mentre lo scoiattolo si rialzava, a Geppetto, il quale si stava dimenando per il dolore, cadde la pistola.

Un corpo partì, secco, dritto verso Ciop, che fu trapassato da parte a parte.

Dal muso insanguinato del mustelide uscirono diversi lamenti di dolore, per poi cadere a terra. Gli occhi, la cui vista diventava sempre più sfocata, si diressero verso la cassafortina dov’era sepolto suo fratello.

“P-P-Pocahontas” disse tossendo sangue

“Si?”

“..Seppelliscimi… accanto.. a.. mio fratello… ti prego”

Pocahontas diede il suo consenso, lacrimando.

“...fratello mio… staremo… sempre… insieme…”

Esalò il suo ultimo respiro, sorridendo.

Un terribile silenzio calò sul monolocale, un silenzio fatto di respiri trattenuti, occhi sgranati, cuori che battevano all’impazzata per la tensione.

Minou emise un finto colpo di tosse, attirando l’attenzione dei suoi amici.

Gli occhi della gattina vagarono a turno su ognuno di loro, per poi indugiare su Pocahontas. O meglio, sui minuscoli, esanimi corpi dei due fratelli, che la donna teneva tra le mani avvolti nel consueto pezzo di scottex.

“Sarà che so stata un’ora a cagà tutto quello che avevo mangiato, eh” iniziò Minou con tono gentile.

“Ma sto iniziando ad avecce fame.”

Minou ma non possiamoooo loro sono nostri amiciiii.”

Gli occhi famelici della gattina rimasero fissi sui due scoiattoli.

Erano nostri amici.”

 
   
 
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