Film > The Avengers
Ricorda la storia  |       
Autore: Isidar27    05/04/2020    2 recensioni
Se…
Se Loki fosse uno sguattero dall’animo nobile costretto a subire le angherie di un padre crudele, o una creatura del mare che sogna un principe che abita sulla terra ferma?
E ancora…se Thor fosse non solo un principe, ma un falegname o un giovane che se ne va in giro col suo mantello rosso nel bosco?
Eccovi qua la mia personale versione delle fiabe del mondo rivisitate in chiave Thorki.
Magari qualcuno di voi ne avrà già lette parecchie, ma per me non è così perciò ho deciso di avviare questa raccolta di One-shot e vedere cosa ne esce =)
Per i più curiosi alla fine di ogni capitolo troverete un link che vi porterà alla fiaba originale a cui mi sono ispirata se avrete voglia di leggerla.
Se vorrete leggere questa raccolta vi avviso solo che NON è necessario aver letto le mie precedenti storie perché ogni fiaba è a sé e contiene solo i personaggi MCU.
Solo talvolta nella parte introduttiva potrei richiamare alcuni personaggi delle serie “Trust my Love!” e “Odinson’s secret diaries”.
Non mi resta che salutarvi e augurare a tutti voi buona lettura! =)
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note d’incipit: Ciao a tutti! Due paroline di spiegazione.
Questa storia inizia con la presenza di un paio di personaggi della serie “Trust my love!”.
Niente paura se non l’avete letta, se vorrete scorrere fino alla frase “C’era una volta un principe…” scoprirete che la fiaba è completamente slegata dalla serie. Ci vediamo in fondo e buona lettura! =)

****************************************************************************************

 L’oro sotto la cenere 

Shake and quiver, little tree,
Throw gold and silver down to me.

 

«Papàààààà!» 

Thor si precipitò come il fulmine di cui era il dio dalla cucina alla camera da letto dei suoi bambini e fece giusto in tempo.
Fred si era arrampicato nella parte superiore del lungo armadio dei vestiti che i bambini dividevano e lui e Trick vi si erano barricati cercando invano di evitare che Kate, con la sua spada di legno e tra grida di guerra, li raggiungesse.
Purtroppo per loro nemmeno le cuscinate con cui si stavano difendendo sembravano far desistere la bambina. 

«Papà!» chiamò ancora Fred in lacrime «Per favore!»

«Combattete codardi se ne avete il coraggio!» urlava la bambina; a giudicare dal graffio che aveva sul braccio sinistro doveva aver provato ad attaccare anche il micino che adesso le soffiava contro vivacemente.

Thor tirò un sospiro e si avvicinò all’armadio «Bambini, ma che state combinando?»

«Io stavo leggendo, Trick dormiva sulla mia pancia e Kate mi ha preso il libro e ha cominciato a inseguirci con la sua spada di legno!» Rispose il bambino. 

«Ti avevo chiesto di leggere a voce alta la storia. Tu invece non l’hai fatto per farmi dispetto!»

«Tu non vuoi mai sentire le storie lette da me, vuoi vedere solo le figure!»

«NON È VERO!»

«INVECE SI!»

«MIAAAAO!»

«Adesso basta!» esclamò deciso Thor. I due bambini si fermarono e lo guardarono ammutolendosi. «Allora per cominciare Freddi esci fuori da quell’armadio e Kate metti giù la spada!»

I bambini obbedirono anche se non senza darsi un paio di reciproche spinte. Thor si affacciò nell’armadio constatando che tutti i vestiti erano stati spiegazzati e appallottolati. Sospirò.

«Filate a letto tutti e tre!»

«Ma papà io non ho sonno» iniziò Kate.

«E io volevo leggere…»

«Perché tu puoi e io non posso sentire?»

«Basta così.» intervenne il padre intuendo che una nuova discussione stava per scatenarsi «Dormirete entrambi. Guardate che disastro avete combinato! E nell’unica sera in cui vostro padre non c’è per giunta. Mi ucciderà quando vedrà questa confusione. Perciò adesso voi due filate sotto le coperte e io metterò a posto. Con un po’ di fortuna potrò tornare a fare quello di cui mi stavo occupando giusto in tempo prima che arrivi.»

«Perché cosa stavi facendo?» chiese Kate tranquillamente.

Il biondo arrossì preso in contropiede «Ecco veramente…domani è san Valentino…stavo-stavo solo…»

I bambini si scambiarono un’occhiata. 

«Stavi facendo dei biscotti per papà vero?» Buttò lì Fred.

«Magari a forma di cuore?» aggiunse Kate dispettosa.

«I-io beh mi sembrava carino insomma…vostro padre odia questa cose, ma trattandosi di dolci ho pensato che magari…»

I due bambini si guardarono di nuovo e si sorrisero complici.

«Papààà…» iniziò Kate con finto tono angelico «possiamo aiutarti?»

«Assolutamente no!» Fu la risposta secca del biondo. 

«Per favoreeee!» Dissero in coro.

«Mi avreste aiutato se foste andati a letto anziché fare danni!»

«Ma non è giusto! E poi è anche nostro padre» insistette Fred.

«Si Freddi ha ragione, anche noi lo amiamo e vogliamo fargli un regalo per San Valentino!»

Thor ci pensò un momento, ma quell’attimo di esitazione permise ai suoi bambini di mettere su un  faccino innocente e degli occhioni compassionevoli che non gli lasciarono vie di fuga: di fatti  Thor non era noto per mantenere il pugno di ferro…soprattutto coi suoi bambini! 

«Ah e va bene!» Si arrese alla fine.

«SIIIIII!» esultarono i due.

«Ma prima mettete a posto questo disord…» non aveva fatto in tempo a fine la frase che i due si erano già messi all’opera in fretta e furia «ehm si allora vi aspetto di sotto con le mani lavate!»

Una volta pronti Fred e Kate seguiti dal piccolo Trick raggiunsero Thor in cucina.
Il biondo tirò fuori dal frigo una bella ciotola ricolma di pasta frolla al cioccolato e la sistemò sull’isola della cucina dove i tre avrebbero impastato.

«Allora…» iniziò dando ad ognuno dei suoi bambini un po’ di impasto «dobbiamo stenderla e poi fare delle formine la mia è…» 

«A forma di cuore… lo sappiamo usi sempre quella.» Disse Kate sbuffandosi via una ciocca di capelli dal viso.

«Io voglio quella a forma di fiocco di neve che usiamo per i biscotti allo zenzero.» disse Fred afferrandola. Trick che poteva fare solo da spettatore benché ancora molto piccolo saltò su uno sgabello accanto a Fred e allungò curioso il musetto.

«E io prenderò…questa» concluse Kate afferrandone una a forma di nuvola.

«Va bene allora dopoché avrete preparato le formine di pasta li inforneremo e quando saranno pronti potremo glassarli e decorarli. Coraggio bambini iniziamo.»

«Papà? Ma come mai papà non c’è stasera?»

«É con vostro zio Steve. Sono andati ad una serata di musica jazz. Tornerà verso mezzanotte da quello che ho capito e poi passerà a darvi il bacio della buonanotte, perciò a quell’ora voi due dovrete farvi trovare a letto.»

«Mmm sono già quasi le dieci, sarà meglio sbrigarci» disse Kate iniziando a stendere l’impasto velocemente col suo mattarello.

«Farò prima di te Kate!» 

«Scommettiamo Freddi? Farò più nuvole di te!»

Thor scosse la testa rassegnato, ma li imitò o conoscendo i suoi bambini non ci sarebbe stato posto per nemmeno un biscotto a forma di cuore!
I bambini ci misero poco tempo a realizzare le prime formine di pasta e a passarle al padre che preparò una teglia per la prima infornata.

«Papà intanto che cuociono i biscotti ci racconti una storia?» propose Kate che con le maniche del pigiama alzate si strofinò il dorso della manina sulla fronte per spostarsi ancora i capelli prima di prendere altra pasta e farina.

«Si papà tanto ci vorranno almeno quindici minuti per infornata no? E così intanto facciamo gli altri!»

«E va bene bambini. Allora che storia volete sentire?»

«Una fiaba!» Rispose sicuro Fred.

«Però, siccome domani è San Valentino, i protagonisti fateli tu e papà!» continuò Kate.

Thor non era bravo come Loki ad inventarsi le fiabe, il compagno per di più adorava mimarle ai suoi bambini con figure create con la magia, ma quello non era il suo campo.
Fortunatamente se ne ricordava qualcuna tra quelle che raccontava Loki: poteva cercare di prendere spunto da quelle.

Ci pensò un istante «Ehm suggerimenti?»

«Mmm..» pensò Kate «che ne dici di Cenerentola?»

«Ma bambini…ci sono tanti personaggi! Come faccio a…»

«E tu inventa papà! È una fiaba, i personaggi mica devono essere tutti veri!» Ribatté Fred «E mettici degli animali!»

«Si e un cattivone da battere!» Rincarò Kate.

«Si ehm d’accordo ci provo.» 

I bambini si misero in ascolto e Thor, preso un respiro, iniziò il suo racconto. 

«C’era una volta un principe dai lunghi capelli dorati e dagli occhi blu come il mare. Il principe era appena tornato nel suo reame, Asgard, dopo una cruenta e lunga battaglia che era costata la vita a molti dei suoi soldati quando ricevette una notizia inaspettata…

Sbatté le grandi porte dorate senza curarsi di aver usato troppa forza e ritrovandosi in quello studio che ormai conosceva bene. Si diresse senza indugio fino alla scrivania anch’essa dorata dove un uomo molto vecchio stava  ricurvo in avanti ed era intento a firmare delle carte. Vi sbatté sopra le mani con forza tanto che il corvo nero appollaiato sul posatoio lì accanto gracchiò contrariato.

«Un ballo?!» domandò il principe Thor adirato come non mai. Il giovane principe sui ventotto anni e dai lunghi capelli biondi che gli raggiungevano le spalle era infuriato come poche volte nella sua vita, ma questo non sembrò suscitare alcuna reazione nel vecchio che gli stava seduto davanti.

Re Odino piuttosto mantenne lo sguardo sulle carte continuando nel suo lavoro «Si, mi pareva un buon modo per darti il bentornato a casa.»

«Bentornato?! Ero in guerra a combattere per Voi padre, ho visto dolore e violenza e non faccio in tempo ad abbracciare mia madre, la regina, che ricevo la notizia che sarà dato un ballo in mio onore!»

«Preferivi una messa?»

Il ragazzo sbatté nuovamente un pugno sul tavolo. 

«Sono stato via due anni! Due anni! E ho perso molti dei miei uomini. Non c’è niente da festeggiare. Inoltre non si è mai dato un ballo, odio i balli lo sapete bene. E allora perché proprio stavolta ne avete indetto uno?»

Il vecchio sospirò decidendosi infine ad abbandonare le carte e a sollevare il suo unico occhio buono, l’altro l’aveva perso molti anni prima durante una sanguinosa battaglia con un regno vicino, sul suo unico figlio.

«Perché, Thor, ormai hai compiuto ventott’anni ed è il momento che tu scelga chi avere al tuo fianco per il resto della vita. Ci saranno i giovani e le giovani appartenenti a tutti le classi nobiliari del regno. Confido che ci sarà qualcuno di tuo gradimento.»

«Perché?» Chiese ancora più furioso il principe che si aspettava perfettamente di ricevere quella risposta.

Il vecchio re non si scompose di un millimetro anzi proseguì tranquillo. 

«Perché o così o te lo organizzerò io stesso un matrimonio! Sono stufo che rischi la vita sul campo di battaglia come un ragazzino sconsiderato, non ti avevo chiesto io di partire, lo hai deciso tu stesso! Ma è ora che ti assumi le tue responsabilità di principe e che prendi il mio posto. Io sono stanco e vecchio ormai.»

«Tsk allora forse è proprio la vecchiaia ad avervi rincitrullito perché io non mi sposerò mai!»

A quel punto il re scattò in piedi e il suo sguardo, come il suo tono di voce, divenne imperioso e severo.

«Tu farai come ti dico e basta! Non sei nella posizione di decidere da solo del tuo futuro! Devi fare ciò che è meglio per il tuo regno. Fine della storia!»

Il principe e il vecchio sostennero l’uno lo sguardo dell’altro finché il giovane, fin troppo stufo, diede le spalle al padre e girando sui tacchi si diresse all’uscita.

«Ho bisogno di un altro cavallo.» disse continuando a camminare «Il mio è caduto in battaglia!»

«Te ne farò avere un altro…»

«No, voglio sceglierlo io stesso. Se vuoi che scelga un consorte va bene, ma voglio essere pronto se la battaglia chiama e voglio avere un mio cavallo!»

«Allora devi andare dal Marchese di Laufeyson, lui possiede i cavalli migliori di tutto il regno. Lì ne troverai uno, ma vedi di non perdere troppo tempo! Il ballo è domani e tu devi ancora…»

Ma il principe uscì dallo studio senza nemmeno lasciarlo finire.

 

Villa Laufeyson quella stessa mattina

«Ti sembra lavato bene?» Ringhiò il giovane dai capelli corti e castani strattonando per un braccio un altro più basso di lui «Esigo che tu rilavi questo capo finché non sia di un bianco splendente, hai capito Loki?!» Urlò ancora al giovane che stava strattonando.

Questi era un ragazzo dalla pelle bianca e dai capelli neri come la notte tagliati alla metà del collo e morbidi come la seta. Aveva  due occhi verdi come smeraldi, ma tristi benché pieni di orgoglio. Indossava una vecchia camiciola grigia e rovinata, pantaloni morbidi e un paio di stivali consumati e pieni di buchi. Infine era molto più esile dell’armadio che gli stava ringhiando contro. 

«E non guardarmi così!» continuò l’altro alzando una mano come per colpirlo, ma fu fermato.

«Bylistr adesso basta!» A parlare era stato un uomo alto e ben vestito coi capelli grigi e i lineamenti duri.

«Ma padre!» Si lamentò quella sorta di energumeno. 

«Ti ho detto…basta. Mi occuperò io di lui.»

Il giovane castano lasciò il braccio del ragazzo e si allontanò rivolgendogli un’occhiataccia minacciosa. 

Loki si toccò il punto sul braccio dove sicuramente sarebbe spuntato un nuovo livido mentre il nuovo arrivato muoveva qualche passo verso di lui «Di nuovo fai arrabbiare i miei figli.» disse fissandolo duramente.

«Ma padre…» uno schiaffo sibilò nell’aria andando a colpire la guancia del giovane con una tale forza da costringerlo a tenersela per il dolore.

«Non osare chiamarmi così, non ne hai alcun diritto! Svolgerai il doppio delle tue mansioni oggi come punizione per la tua insolenza! Ma prima vedi di sparire: avremo visite importanti oggi e gradirei che non ti facessi notare» dopodiché si guardò intorno.

La grande cucina della villa in cui la famiglia abitava era pulita: tutti i ripiani in legno scuro ben lucidati, il pavimento spazzato e le stoviglie lavate e sul tavolo ad asciugare.
C’era solo un grande cumulo di cenere accanto al camino che andava portato ancora fuori.
L’uomo ghignò.

«E quella cenere?» 

Il ragazzo si voltò, ma proprio allora l’uomo gli diede una leggera spinta che gli fece perdere l’equilibrio: Loki crollò sopra la cenere insozzandosi i già miseri abiti che portava e facendo inoltre sollevare la polvere grigia che si posò ovunque nella stanza.

«E pulisci questo disastro Loki!»

E dandogli le spalle l’uomo lo lasciò solo in cucina.

Il giovane si tirò su dalla polvere e tossì. Si guardò intorno: i piani di legno e il tavolo erano sporchi adesso, la polvere sottile si era parsa persino su alcune stoviglie pulite.
Strinse i pugni e ingoiò amaramente dopodiché afferrò una scopa e cominciò a pulire. 


Non passarono che un paio d’ore da quell’avvenimento che due cavalieri giunsero a villa Laufeyson.
Il principe Thor smontò da cavallo e si prese il tempo di osservare quella dimora.
La villa era un casolare bianco e molto grande, in perfetto stile dei primi del 1800: ettari di campi verdi si estendevano tutto intorno ed erano circondati da una folta foresta di alberi.

«Questo marchese è molto ricco, vero Sir Fandral?»

«È così mio principe.» rispose il Granduca e amico che lo accompagnava «Il Marchese di Laufeyson possiede queste terre e le bestie migliori del regno. Ha elargito molti doni al sovrano, vostro padre, ma detto tra noi Maestà credo sia solo perché vuole ingraziarsi il re perché consideri una posizione nell’esercito reale per i suoi eredi. Pare abbia due figli maschi.»

«A me basta che abbia un cavallo e poi i suoi interessi sai dove può metterseli?»

I due risero avviandosi all’ingresso della villa dove già il Marchese era giunto ad aspettarli.

«Mio principe, Vostra Grazia, un vostro araldo mi ha informato della vostra venuta. Permettete che mi presenti: sono il Marchese di Laufeyson e questi due giovani» disse indicando due ragazzi castani e ben piazzati proprio dietro di sé «Sono i miei figli Helblindi e Bylistr. Siamo onorati di avervi qui oggi.» terminò con un inchino e fu seguito a ruota dai due alle sue spalle.

«Grazie Marchese della vostra accoglienza, come saprete sono qui per un cavallo.»

«Ovviamente e io sono in possesso dei migliori del regno. Vi faccio strada fino alle scuderie, sono proprio qua dietro.» 

Guidati dal Marchese il Principe e il Granduca raggiunsero le scuderie: la struttura era molto ampia, lunga e luminosa. Quindici magnifici cavalli erano posizionati tutti su uno stesso lato ognuno vicino all’altro nei loro box.

«I vostri cavalli sono delle bestie magnifiche, Milord.» osservò Fandral.

«Si, io personalmente verifico ogni giorno le loro condizioni.» Spiegò il Marchese e li condusse da  un cavallo bianco a macchie grigie.

«Se sua Maestà mi permette vi consiglio Octavius. È un cavallo forte e veloce. Adatto di certo alle battaglie.»

Il principe osservò il cavallo avvicinandosi piano ed accarezzandolo, ma la sua attenzione fu distratta dal box vuoto accanto. In quel momento udì un nitrito lontano e istintivamente gettò uno sguardo fuori dalla finestra alle sue spalle. Dal vetro chiuso poté notare un giovane dai capelli neri cavalcare un bellissimo cavallo nero e condurlo verso il bosco alla fine del campo. Il giovane cavaliere era elegante, era fiero, ma soprattutto, seppur lontano, al principe sembrò bellissimo.
Un moto di elettricità pervase il principe a quella vista.

«Posso provarlo?» chiese di getto indicando il cavallo che gli era stato proposto. «Vorrei fare una cavalcata, se mi è concesso.»

«Ma sicuro Maestà! I miei campi e la mia foresta sono a Vostra disposizione,  desiderate che uno dei miei figli vi accompagni?»

«No grazie, preferirei andare da solo.»

Il Marchese annuì e in un battibaleno il cavallo fu sellato e il giovane vi salì spronandolo verso la foresta.

 

Loki smontò dal suo cavallo e gli accarezzò il muso con delicatezza dandogli un po’ di biada. Mosse poi qualche passo verso il punto che desiderava: una croce in legno situata tra gli alberi e piantata su una montagnetta di terra coperta interamente da tanti sassolini bianchi.
Alcuni fiori ormai appassiti vi erano sopra. Il ragazzo li prese e li sostituì con alcune margherite fresche dopodiché rimase in silenzio accanto alla tomba.
Non passarono che pochi minuti che un rumore alle sue spalle lo fece sobbalzare e voltare di scatto. Temette fosse il Marchese, ma contrariamente a quello che si sarebbe aspettato si trovò davanti un giovane biondo e dagli occhi azzurri.

«Perdonatemi non volevo interrompervi o spaventarvi.» disse gentile il giovane smontando da cavallo.

Loki lo studiò con circospezione: era ben vestito e aveva una spilla appuntata al petto a forma di fulmine simbolo del re di quel paese. Notò  anche il cavallo alle sue spalle, ma non fece in tempo ad aprir bocca che l’altro lo anticipò. 

«Posso chiedervi il vostro nome?»

«E perché dovreste?» Rispose freddo Loki stupito da quella domanda.

«Beh perché è buona creanza presentarsi se non ci si conosce, non credete?»

Loki lo guardò con sospetto prima di rispondere «Mi chiamo Loki.»

«Molto piacere Sir Loki.»

“Ma è pazzo? Sir io?” Pensò il giovane mentre l’altro gli rivolgeva un piccolo inchino.

«Siete della famiglia Laufeyson?» proseguì l’altro nel suo interrogatorio.

«S-si il Marchese di Laufeyson è mio…padre»

«Davvero? Non sapevo avesse tre figli»

«Non mi stupisco, nemmeno lui se è per questo mi considera tale»

Il principe abbassò lo sguardo temendo di aver toccato un tasto dolente «Oh…e dunque voi di cosa vi occupate Sir Loki a casa Laufeyson?»

«Ecco io…» “Non posso certo dire a un tipo come lui che sono uno sguattero, andrà bene una mezza verità?”, ma perché se ne preoccupava poi?

«Io mi occupo… dei cavalli.»

«Ah allora è merito vostro se i cavalli che ho visto sono tutti così meravigliosi.» 

Loki arrossì per quel complimento; nessuno gliene faceva mai uno, nemmeno suo padre nonostante lui si sforzasse di tenere al meglio e curare ogni giorno i suoi cavalli per compiacerlo. 

«Non comprendo proprio il perché vostro padre non parli di voi. Posso chiedervelo se non sono troppo indiscreto?»

«Lo siete.» rispose freddo Loki decidendo che quello sconosciuto voleva saperne un po’ troppo per i suoi gusti. «Ora se non vi dispiace.» fece per superarlo, ma il giovane gli afferrò con delicatezza un polso.

«Vi prego non andate.» Lo pregò.

Loki lo guardò involontariamente e si perse in quell’oceano di blu che erano gli occhi del giovane rimanendovi intrappolato come un pesciolino in una rete.

«Non volevo offendervi.» Continuò l’altro gentile.

Il moro rimase in silenzio poi scosse la testa e si riprese «E voi?»

«Io cosa?»

«Qual è il vostro nome? Non me lo avete detto.»

“Questo giovane non sa chi sono” pensò tra sé e sé Thor.

«Ecco io sono Th-Thompson. Sono il Consigliere del principe.»

«Il principe Thor? Allora dovete essere un nobile.»

«Si è così.» ma la sua riposta fu evidentemente sbagliata perché il giovane dai capelli neri arrossì e abbassò gli occhi sui suoi abiti visibilmente imbarazzato. 

Fu allora che il principe lo studiò: era ridotto male per appartenere ad una famiglia così benestante, era persino sporco di cenere sul viso. 

«Permettete?» chiese il principe ed estrasse un fazzoletto dalla sua giacca.

Con delicatezza lo passò sulla guancia del giovane che restò immobile e trattenne il respiro in quel gesto che era così simile ad una dolce carezza e che lui non riceva da ormai troppo tempo.

«Ecco ora va meglio.» sorrise gentile l’altro.

Quel sorriso per Loki fu un colpo al cuore e il ragazzo si disse che poteva anche morire in quel momento pur di avere quell’immagine davanti agli occhi per l’eternità.
Per il principe non era molto diverso: quegli occhi lo avevano fatto prigioniero dal primo istante con la loro bellezza ed innocenza, ma li trovò anche carichi di una profonda tristezza. Si domandò perché il Marchese non avesse accennato a quel figlio, ma i suoi pensieri furono interrotti.
Un leggero venticello si sollevò e scompigliò ad entrambi i capelli. Il giovane svicolò gentilmente il polso dalla presa dell’altro e si diresse di nuovo fino alla tomba di poco prima. Un colpo di vento aveva sparso i fiori qua e là. Loki li radunò e lì fermò con un sassetto più grande degli altri.

«Chi vi è sepolto?» Domandò piano Thor.

«Mia madre» rispose l’altro in un filo di voce.

«Era una nobildonna?» Chiese il principe per poi darsi dello stupido un secondo dopo per quella domanda così indiscreta. 

«Di animo lo era molto, ma è una storia complicata. Lei e mio padre hanno avuto me, ma quando ero piccolo lei è morta.»

«E  il Marchese  si è risposato con un’altra donna?»

«Si, Lady Farbauti.  Ha avuto i suoi due figli e io sono stato dimenticato, come mia madre…» Spiegò accarezzando al croce in legno.

«Immagino sia stata lei a farvi dono della vostra straordinaria bellezza e dei vostri meravigliosi occhi verdi.» Se ne uscì Thor senza capire nemmeno lui perché non riuscisse a collegare la bocca al cervello prima di parlare. 

Il giovane non visto arrossì timidamente.

«S-si. Si è così ed era anche una donna buona. Le ho promesso che sarei stato fedele a mio padre, lei lo amava molto, ma credo si fosse solo illusa.» strinse i pugni sulle cosce e riprese in un sussurro «e anche io.»

Si alzò e si diresse ad un albero di nocciolo lì accanto, chinandosi a raccogliere qualcosa.

«Come mai siete qui?» chiese proseguendo nel suo lavoro.

«Avevo…cioè il principe Thor aveva bisogno di un cavallo. Il suo è caduto in battaglia e ha saputo che vostro padre ha i migliori cavalli del regno. E non sbagliava a crederlo.» disse muovendo qualche passo verso il ragazzo fino a fermarsi alle sue spalle e notando solo allora che stava raccogliendo delle nocciole in un sacchetto di stoffa marrone.

«Si è così. Il Marchese tiene molto alle sue bestie, non a tutte però…» disse il ragazzo con una punta di amarezza nella voce.

Il principe la percepì e alzando lo sguardo si perse tra i rami dell’albero sopra di loro «Che magnifico nocciolo.»

«È mio.» sussurrò il giovane ancora chino a terra.

«Come dite?» chiese il principe sorpreso.

«Questo nocciolo è mio. Vedete molti anni fa mio padre andò ad una fiera e mentre ai miei fratellastri portò armi e bei vestiti io non gli chiesi nulla per non arrecargli disturbo, se non un rametto di nocciolo se sulla strada ne avesse urtato uno e questi gli avesse fatto cadere il cappello. Mio padre rise sul momento, ma al suo ritorno venne da me e mi porse proprio un rametto di nocciolo. Disse che lo aveva urtato sulla via del ritorno e che allora l’aveva colto per me.» sorrise amaro « Di certo lo fece solo perché il giorno dopo era il mio compleanno e quello fu il suo regalo per me, ma…io piantai quel ramo perché è dalle piccole cose che possono nascere meravigliosi tesori. Lo piantai, qui accanto alla tomba di mia madre e lui crebbe forte e bello come lo vedete adesso.» chiuse il sacchetto di stoffa «perciò questo nocciolo…è il mio tesoro.» Concluse sorridendo verso le fronde illuminate dal sole.

Thor lo guardò perso nei suoi pensieri: quanta umiltà racchiudeva quel giovane dolce e triste. Pensò inoltre che non era stato  solo il nocciolo a crescere forte e bello durante gli anni, ma il ragazzo si alzò e voltandosi verso di lui interruppe i suoi pensieri. 

«Ecco… per voi.» disse Loki porgendogli il sacchetto di stoffa. Il principe lo guardò interrogativo «Sono le nocciole del mio albero…è solo..un dono per voi.»

Il principe accettò quel piccolo dono e sorrise dolce mentre lo sguardo dell’altro si riempiva di timidezza.

«E quand’è il vostro compleanno se posso chiedere?»

«Come?» Chiese Loki spiazzato da quella domanda.

«Il vostro compleanno… Il giorno?»

«Non credo che vi interessi, a nessuno interessa…»

«A me si.»

Loki esitò e poi ripose.

«Veramente… è domani. Compirò venticinque anni»

«Allora permettetemi di invitarvi al ballo che ci sarà a palazzo proprio domani, così potremo festeggiare insieme.»

Loki sentì le guance infiammarsi e scosse la testa «Non-non posso…»

«Perché no?»

«Io…io non ho un abito adatto…e poi…mio padre, cioè il Marchese!, non me lo permetterebbe»

Il principe intuì il disagio dell’altro e propose una soluzione.

«E voi non diteglielo.»

Loki lo guardò stupito, ma il giovane sorrise gentile «Ma io-io non posso…sono solo uno stalliere e sarà pieno di nobili.»

«E io voglio che ci siate anche voi. Vi prego. Per me sarebbe un onore vedervi e sono sicuro di parlare anche per il mio principe» disse prendendogli una mano.

Loki rimase incantato da quel gesto per un istante, ma fu distratto dal nitrito del cavallo alle spalle del giovane e mosse qualche passo nella sua direzione.

«Se volete un cavallo che permetta al vostro sovrano di affrontare il campo di battaglia mi duole dirvi che il povero Octavius non è il cavallo adatto.»

Thor lo guardò interrogativo mentre il giovane raggiunse il cavallo e gli accarezzò il muso.

«A me sembra che corra bene.»

«Si, ma il poverino ha avuto un brutto incidente alla zampa anteriore destra a causa del figlio maggiore del Marchese. Se corre per troppo tempo essa gli cede e se il vostro principe lo cavalcasse troppo a lungo rischierebbe di trovarsi disarcionato e con cavallo azzoppato. Forse mio padre non lo ricordava.» accarezzò con gentilezza il muso del cavallo chiaro «Non è colpa tua amico mio.» 

Thor di nuovo non poté che essere stregato da quel giovane e dalla sua bontà e ringraziò la sua premura che gli aveva appena evitato di correre un pericolo inutile. 

«E il vostro invece? È molto forte mi pare.»

Loki sorrise verso il suo cavallo nero «Il mio Sleipnir è il più forte di tutti, ma è nato con una malformazione, vedete? Proprio lì»

Il principe fece attenzione e nel punto indicato scorse che ogni zampa aveva una forma strana, come un secondo osso grande, tondo e sporgente sopra al nodello.

«Mio padre voleva farlo abbattere alla nascita, ma io gli ho detto che me ne sarei occupato. Mi sono sempre immaginato che questa sua malformazione fosse perché avrebbe dovuto nascere con otto zampe. E alla fine è diventato il cavallo migliore e più veloce di tutti.»

Il ragazzo abbassò lo sguardo «Se mi permettete quando tra poco rientrerete, dite al Marchese che per voi Octavius non va bene e che avete notato che fa un po’ di fatica a correre. Scegliete invece un cavallo marrone con una striscia verticale bianca tra gli occhi. Quello è Alastor come uno dei cavalli del Dio Plutone. Lui è un cavallo adatto al vostro principe e alle sue battaglie. Non avrete nemmeno bisogno di provarlo.»

Il principe annuì.

«Bene» disse il ragazzo «sarà meglio che andiate, vi staranno aspettando.» 

«Voi non venite con me?»

«Oh no. Mio padre mi aveva espressamente chiesto di stare lontano dai suoi ospiti importanti oggi.» 

Il principe strinse i pugni a quella rivelazione, ma si costrinse a stare calmo: c’era un ultima cosa di cui voleva essere certo prima di andare e non voleva perdere tempo a prendersela col Marchese. Si diresse dal suo cavallo e vi risalì.

«Loki?»

Il giovane lo guardò.

«Se non dovessi vedervi domani sera, state pur certo che verrò io stesso a prendervi.» concluse con un sorriso.

Loki arrossì di botto, ma non poté controbattere che il ragazzo già aveva spronato il suo cavallo e l’avete lasciato lì solo e senza parole. 

 

«Allora Maestà avete provato il cavallo?» chiese il Marchese vedendolo finalmente tornare.

«Si, ma questo non è adatto. Purtroppo ha rallentato la sua corsa e a me serve uno che non abbia esitazioni.»

«Sono mortificato che ci siano stati problemi Maestà.» 

Il giovane smontò da accavallo e consegnate le briglie a Fandral rientrò nella scuderia. Ci mise un istante a trovare quello consigliatogli da Loki «Come si chiama quel cavallo?» Chiese indicandolo.

«Alastor, Sire.»

«Sembra in forze.»

«Lo è.» rispose il Marchese senza capire.

«Prenderò quello.»

«Va bene, volete provarlo?»

«No, non serve.» rispose freddo il principe. «Mi fido.»

Il Marchese lo studiò con circospezione, ma fece cenno ad uno dei suoi figli di procedere.

«Allora immagino ci vedremo domani sera mio principe.» Disse il Marchese accompagnando i due ospiti ai cancelli della villa.

«Verrete anche voi?»

«Si, porterò i miei due figlioli.»

“Loki aveva ragione” 

«Bene, quanto vi devo per il cavallo?»

«Dovere Maestà, consideratelo un mio dono per il vostro ritorno in patria»

«Siete molto gentile Marchese, allora vi aspetto domani.» Concluse quasi con freddezza Thor e dopo un veloce saluto lasciò la villa.

«Ma che ti è preso?» Gli chiese Fandral poco dopo.

«È solo che questi nobili arrivisti non li sopporto proprio.» Si voltò d’istinto verso il campo dietro la villa che in quell’istante un magnifico cavallo nero e il suo cavaliere stavano attraversando facendo ritorno alla villa «Preferisco chi di nobile possiede l’animo e il cuore.»

 

Loki attese un’ora buona prima di rientrare e portare Sleipnir nella scuderia poi passò la giornata a svolgere il resto delle sue mansioni e ad occuparsi dei cavalli. Era dura da quando suo padre aveva licenziato i servi gestire quasi tutta la casa da solo.
La villa stava andando in decadenza ed era più quello che veniva speso che quello che rientrava. Ma Loki, forte della promessa fatta a sua madre, faceva il possibile.
Quella sera crollò esausto accanto alla cenere calda, ma non poté evitare di chiedersi se l’indomani sarebbe davvero stato un giorno speciale.
Il giorno seguente purtroppo in casa c’era del fervore: i figli del Marchese volevano i loro abiti pronti e puliti e le scarpe lucidate oltre che la barba e i capelli tagliati e in ordine.
Loki capiva bene il motivo di quell’agitazione: erano anni che il padre sperperava tutto il suo patrimonio per fare donazioni al re con la speranza di ingraziarselo e ottenere ruoli importanti per i suoi due figli incapaci tra le fila dell’esercito reale. E ora il Marchese non vedeva l’ora di presentarsi a corte e ricevere gli elogi per il suo dono che di certo  il Consigliere del principe doveva avergli consegnato.
Il Consigliere del principe…

“Thompson” pensò Loki mentre cuciva un decoro sulla veste di Helblindi, il figlio maggiore del Marchese, mentre questi la stava indossando. Ma quel pensiero lo distrasse e gli costò di pungere involontariamente con l’ago la spalla dell’altro che per tutta risposta lo percosse violentemente, lo fece sbattere a terra e lo cacciò via.

Loki non sopportò oltre: corse nelle scuderie e preso Sleipnir vi montò per dirigersi sotto al suo nocciolo.
Giuntovi nei pressi smontò da cavallo e scalciò con rabbia le foglie sotto ai suoi piedi.
Era esausto, aveva le mani rosse e rovinate da quanto aveva pulito e cucito e soprattutto era arrabbiato e stufo di subire continuamente quelle angherie da quei marmocchi viziati e dai loro genitori.
Si sedette sotto al nocciolo e avvertì le lacrime salirgli agli occhi unite ad una profonda amarezza.
Era tutto inutile, ci aveva provato, ma tutti lo trattavano come una pezza da piedi. Da piccolo si era detto che ne avevano tutto il diritto vista la sua condizione, ma adesso…
E poi c’era il giovane Thompson e il suo invito, ma come avrebbe potuto andare al ballo con quegli stracci addosso?
Sfiorò delicatamente con le dita la corteccia del suo nocciolo e chiuse gli occhi.

«Piantina…scuotiti, scrollati… d’oro e d’argenti ricoprimi” 

Dopodiché rise amaro e sentì le lacrime bruciargli gli occhi e iniziare a rigargli il volto. Si portò le mani sulla fronte passandosele tra i capelli e gettando la testa all’indietro. Fu allora che notò qualcosa di strano tra i rami del nocciolo. Un nastro dorato vi penzolava, ma non sembrava legato all’albero piuttosto ad un involucro di carta velina.
Loki si arrampicò con attenzione e si protese verso quello strano oggetto. Era un pacchetto rigonfio e sopra vi era una lettera col suo nome. Lo afferrò e tornò a sedersi sotto il suo albero.
Si girò la lettera tra le mani e avvertì una consistenza rialzata e tondeggiante dentro. L’aprì e ne estrasse una nocciola; seppur incredulo intuì chi doveva avergliela mandata e così tirò fuori anche il biglietto nella busta.

“Un dono per voi. Così nessuno potrà riconoscervi…tranne me. 
Conto di vedervi perché ho un regalo per voi. 
A questa sera.
Per sempre Vostro… T.”

Loki rilesse almeno dieci volte quelle semplici frasi poi con le mani che gli tremavano per la curiosità aprì lentamente il pacchetto e non poté trattenere un gemito di sorpresa.
Avvolto nella carta si trovava uno splendido abito in stile settecentesco.  La marsina era verde scuro con ricami in filo dorato ai bordi. La camicia era in lino bianco e i calzoni di un raso color avorio. Anche il gilet era dello stesso tessuto e colore, ma finemente decorato con ricami di fiori verdi e bronzei. Le scarpe erano d’oro con un tacco e con un magnifico smeraldo a mo’ di fibbia. Per terminare vi era anche una maschera dorata e verde dal taglio semplice, ma anch’essa elegante.
Loki si portò una mano alla bocca dall’emozione e contemplò il suo meraviglioso abito restandone incantato per quelli che potevano essere minuti infinti finché si decise a raccogliere tutto, riporlo con cura nella borsa al fianco del suo cavallo e rientrare verso la villa.  
Lavorò come un mulo tutto il giorno per terminare tutte le sue faccende finché non si fecero le otto di sera. Preparò il cavallo del Marchese e lo portò vicino all’ingresso dove una carrozza attendeva l’arrivo della famiglia poi Loki rientrò in casa e attese che i padroni giungessero dai piani superiori.
Osservò i fratellastri e la matrigna scendere le scale del salone principale. La donna fiera ed altezzosa indossava un abito viola, i capelli rosso scuro erano raccolti sulla testa in uno chignon e un rossetto rosso pronunciava le sue labbra carnose. Stava in mezzo ai figli anche loro ben vestiti e dall’aria tronfia.
Non si degnarono nemmeno di salutare Loki, ma si recarono senza indugio all’esterno della casa. Un istante dopo arrivò il Marchese che prima di uscire si rivolse al ragazzo.

«La festa terminerà a mezzanotte, non credo torneremo da palazzo prima che si sia conclusa. Prepara l’acqua e faccela trovare nei catini delle nostre stanze per rifocillarci al nostro rientro.»

«Si Milord sarà fatto.» Disse Loki con lo sguardo rivolto verso terra. 

Senza aggiungere una parola il Marchese uscì di casa, la famiglia partì su una carrozza trainata da quattro cavalli mentre lui li fiancheggiò col suo cavallo. 

 

Loki non perse tempo. Corse in cucina dove aveva già preparato dell’acqua in un catino: si lavò velocemente e si pettinò i capelli all’indietro.
Agganciò invece un calderone pieno d’acqua nel camino: i tizzoni ardevano ancora e di certo si sarebbero spenti dal suo ritorno, ma almeno avrebbe solo dovuto ravvivare la fiamma e non andare anche a prendere l’acqua dal pozzo.
Tirò fuori da una credenza la borsa e il vestito. Lo fissò incantato ancora un momento prima di indossarlo. Poi uscì e raggiunse le scuderie, prese Sleipnir già lustro e pronto per la festa e partì al galoppo. Dalla villa al palazzo ci volevano circa trenta minuti di carrozza, ma con Sleipnir Loki ci impiegò molto meno tempo. Il suo cavallo era davvero veloce e non faceva alcuna fatica. Giunto a palazzo lo lasciò nel cortile del castello accanto a dell’acqua e del fieno. Voltandosi notò che la sua famiglia, se così la si poteva definire, era appena arrivata e stava salendo i gradini. Fortunatamente indossava già la maschera e così ben vestito nessuno lo avrebbe riconosciuto eppure ebbe l’impressione che suo padre gettasse uno sguardo nella sua direzione prima di dare il braccio alla moglie ed entrare con lei.
Loki attese un istante che entrassero dopodiché attraversò il cortile del palazzo, percorse le scale esterne e lo scalone interno principale ritrovandosi infine nel salone della reggia.
Era meraviglioso ai suoi occhi:  alte colonne d’oro si ergevano fino al soffitto dalla volta decorata di cherubini e cavalieri. Un’orchestra suonava e lunghe tavolate erano state imbandite delle migliori pietanze del regno.
E che dire poi del lusso dei lampadari in cristallo, delle composizioni di fiori profumati e della bontà del vino che un cameriere gli offrì e che Loki timidamente accettò scoprendolo corposo e dal gusto dolce di mandorla.
Il re non si era risparmiato in nulla per quel ballo, era evidente.
Ci fu un dettaglio particolare che però colpì Loki, cioè che nessuno a parte lui indossava una maschera.
La cosa lo mise leggermente a disagio, ma tentò di non badarvi e cercò con lo sguardo  il giovane Thompson. Sapeva solo che era il Consigliere del principe, peccato che lui non lo avesse mai visto o avrebbe potuto cercare almeno lui: magari Thompson gli si sarebbe trovato accanto.
Vide il Marchese conversare con alcuni generali non troppo lontano da lui e si allontanò velocemente prima che l’altro si voltasse nella sua direzione.
La sala era piena fanciulli e fanciulle ben vestiti, ma molti sguardi cadevano proprio su Loki che in tutto e per tutto era bello da far invidia ad un principe. Loki però non vi fece troppo caso e continuò a cercare con lo sguardo Thompson, ma del giovane non c’era traccia.

“Solo un saluto” quello era il piano, salutare, ringraziare per l’enorme gentilezza il caro Thompson e sparire, ma tutti i suoi buoni propositi andarono in fumo quando qualcuno gli sfiorò con delicatezza una mano e Loki avvertì una voce alle sue spalle. 

«Eccovi, iniziavo a temere di dovervi venire a prendere io stesso questa sera.»

Loki si voltò e per poco non svenne: il giovane Thompson era avvolto in una marsina rossa e gilet di raso argento. Lo stemma del fulmine appuntato sul petto e un sorriso bello come il sole stampato sul volto.
Il giovane rimase era imbambolato e non fece in tempo a parlare che l’altro indossò anche lui una maschera simile alla sua, ma rosso e argento legandola sopra la coda bassa in cui aveva raccolto i lunghi capelli biondi e gli porse la mano «Ballate con me.» Lo pregò gentile.

Loki esitò, ma guardò quella mano e annuì accettandola. Subito venne suonato un valzer come se l’orchestra avesse aspettato proprio loro per aprire le danze.

I due scivolarono sulle noti dolci della musica «Siete bravo a ballare Thompson.» sorrise Loki che in quel momento non stava nemmeno più facendo caso di essere circondato da mille occhi tanto era perso nello sguardo del biondo.

«Mai quanto voi. Dove avete imparato?»

«Ho assistito alle lezioni dei miei fratelli e ho imparato guardando.»

«Siete un ottimo osservatore.» disse Thor alzandolo e facendogli fare un mezzo giro. «Vostro padre vi ha riconosciuto?»

«Non credo, mi sembra impegnato ad infavorirsi qualche generale.»

«Meglio per noi direi.» lo guardò e sorrise «Siete bellissimo»

«Merito di questo abito…sapete è un dono del mio albero.» 

«Oh avete un albero speciale allora, ma fidatevi non è merito dell’abito se siete così bello.»

Loki arrossì e sorridendo timidamente distolse lo sguardo da lui: fu allora che notò una donna bellissima sorridere dolcemente nella loro direzione. Era accanto ad un uomo anziano e vestito con un abito nero, con una fascia rossa e molte spille dorate sul petto e stava guardando anche lui verso di loro. Aveva un occhio solo… “un occhio solo” pensò Loki.

«Thompson?»

«Mm?»

«Quell’uomo laggiù, è il re?» Chiese con un cenno del capo.

Thor si girò notando che il padre e la madre li stavano guardando «Si, lo è…lo conoscete?»

«Non l’avevo mai visto, ma mio padre una volta parlava del fatto che avesse un occhio solo. Ho dedotto che fosse lui. E quella è la regina?»

«Si»

«È bellissima»

«Si lo è…» Thor sorrise dolce verso la madre che lo contraccambiò. 

«Come mai ci guardano?»

«Oh, solo perché ho detto a loro e al principe che stasera il mio invitato sarebbe stato il più bello della sala.»

«Che stupido siete Thompson.» Rise Loki «Ma dov’è il principe? Non credo di averlo visto ancora.» Chiese mentre l’altro gli faceva fare un giro.

Il suddetto principe sorrise non visto «Ah, ma non vi perdete nulla…credetemi. Il vostro ballerino è molto più bello del principe.»

«Ma come siete modesto.» sorrise Loki.

Thor ne approfittò per gettare ancora uno sguardo al padre che sembrava approvare quello che vedeva, tuttavia anche altri sguardi avevano iniziato a posarsi su di loro. Intuì che Loki iniziava a sentirsi a disagio perché adesso tutti li stavano osservando per capire chi fosse il ballerino misterioso del principe.

«Seguitemi.» Sussurrò ad un orecchio del giovane e lo prese per mano conducendolo sul lato sinistro della sala.

Dopodiché gettò un’occhiata d’intesa a Fandral che annuì e slacciò il cordone di una grande tenda rossa che si richiuse alle spalle dei due.
I due si ritrovarono in una sala più piccola. La musica arrivava anche lì, ma la sala era vuota.

«Ecco così va meglio non credete?»

«Si decisamente, ma possiamo? Non credo che il re gradirà che vi appartiate e il vostro principe non si arrabbierà se non sarete a sua disposizione?»

«No lui non si accorgerà nemmeno che manco, credetemi. Sarà tutto preso dai suoi invitati e poi questa sala è libera questa sera, possiamo usarla noi.»

Ripresero a ballare, ma stavolta erano finalmente soli.

«Allora dicevate che avete un albero magico»

«Si, mi ha donato questo bell’abito, anche se credo che un bel giovane gli avesse detto di consegnarmelo in sua vece.» sorrise «Come facevate a sapere che ci sarei andato?»

«Beh ho sperato che andaste ad esprimere un desiderio sotto il vostro albero nel giorno del vostro compleanno. L’avete fatto?»

«Si»

«E siete stato esaudito?»

«In parte si, ma non ve lo svelerò al completo o potrebbe non realizzarsi»

I due risero e continuarono a danzare e a parlare. Il tempo passò senza che nessuno dei due vi facesse caso tanto stavano bene insieme.

«Sono felice che siate venuto. Per me era importate» Se ne venne fuori Thor ad un certo punto.

«Mpf forse volevo solo riscuotere il mio regalo.» Scherzò Loki.

A quel punto Thor si fermò, si tolse la maschera e lo guardò negli occhi trattenendo il respiro.

Loki si agitò un po’ temendo di essere stato inopportuno «Scher-scherzavo ovviamente.»

Il giovane però tolse la maschera anche a lui ed incontrò le sue iridi verdi intense. Con la mano libera gli sfiorò la guancia e si protese verso di lui «Non temete non vi avrei mai lasciato andare senza darvi il vostro regalo.» Sorrise. 

La mano scese sulle labbra rosse dell’altro e fino al mento. Glielo sollevò con delicatezza prima di protendersi verso di lui e accostare le labbra alle sue.
Mai come allora per Loki c’era stato qualcosa di più dolce e di più desiderato di quel breve bacio.
Chiuse gli occhi rapito per poi riaprirli lentamente un istante dopo e guardare l’altro meravigliato.
Il biondo sorrise e protendendosi di nuovo lo baciò ancora, stavolta più a lungo e più intensamente. Le mani del principe scivolarono lungo i fianchi del moro e se lo avvicinarono contro. L’altro sollevò le braccia e pose delicatamente le mani sulle guance del biondo per poi farle scivolare tra i suoi capelli dorati.
Sorrisero senza la minima intenzione di separasi, senza volersi lasciare mai fino a che, a corto di fiato, presero un respiro: i loro occhi si incontrarono e le fronti si appoggiarono l’una all’altra.

«Buon compleanno» sussurrò Thor sulle labbra dell’altro che sorrise e strofinò dolce il naso contro al suo «per fortuna sono ancora in tempo…sono riuscito a dirvelo poco prima della mezzanotte.»

Loki pietrificò «Co-Come?»

«Ma si.» sorrise ed indicò il grande orologio fuori dalla finestra alle loro spalle «Non mancano che pochi minuti alla mezzanotte» 

Loki si separò da lui bruscamente «Devo andare.»

«Come? Perché?»

«Devo rientrare Thompson o verrò scoperto.» disse mettendosi velocemente la maschera.

«No aspettate, affronterò io vostro padre in quel caso, ma voi rimanete con me.»

«Io…non posso» lo implorò Loki e gli scappò via. 

Thor rimase un istante bloccato per poi seguirlo nell’altra sala e tra la folla. Loki stava correndo all’ingresso del salone e percorrendo i primi gradini dello scalone.
Ora però c’è da dire che proprio un’ora prima un giovane cameriere era uscito dalle cucine con una grande ciotola in porcellana piena di melassa per portarla nella sala da ballo dove in quel momento si stavano servendo i dolci. Il giovane però era inciampato facendola cadere proprio sulle scale.
I servi erano accorsi a pulire, ma gli scalini erano ancora leggermente appiccicosi e così Loki  nella sua discesa si ritrovò la punta di una scarpa attaccata a terra. Si chinò per staccarla, ma già alcune persone stavano discendendo le scale e dietro di loro correva il giovane dai capelli biondi. Loki non perse tempo: sfilò il piede e togliendosi anche l’altra scarpa corse verso il cortile.
Mentre discendeva le scale Thor notò la scarpa a terra e si fermò a raccoglierla per poi tornare a seguire il giovane.
Intanto Loki raggiunse Sleipnir e sciogliendo le briglie montò in sella.
Thor corse fino all’ingresso dove fece appena in tempo a vederlo cavalcare verso i cancelli e poi lontano nella notte.
Dapprima stava per andare a prendere il suo cavallo e seguirlo, ma se avesse fatto così di certo l’avrebbe fatto scoprire.
Guardò nella sua mano e osservò la scarpa dorata.
Sorrise.
Non c’era motivo di disperarsi: avrebbe rivisto Loki l’indomani, in fondo doveva riportagli la sua scarpetta.
Loki incitò il suo cavallo a correre più veloce che poteva. Sleipnir non cedette mai il passo e miracolosamente in soli dodici minuti Loki si ritrovò sul retro della villa.
Smontò velocemente da cavallo e portò Sleipnir nelle scuderie afferrando una lampada ad olio sulla porta prima di entrare.
Nelle scuderie dei sedici box adibiti agli ormai quindici cavalli della famiglia Laufeyson ce n’erano liberi solo due, ma nel buio e nella fretta Loki non vi badò particolarmente.
Doveva reindossare i suoi vecchi abiti, che prima di uscire aveva lasciato nel box di Sleipnir, e andare in cucina a ravvivare il fuoco. Si sfilò velocemente la marsina e la pose con la scarpa solitaria nella sacca del suo cavallo, poi fu il turno dei calzoni che sostituì con i suoi e del gilet. Gli dispiaceva mettere tutto via così velocemente, ma doveva fare presto perché di certo gli altri sarebbero arrivati di lì a poco.
Mancava solo la camicia e ovviamente la maschera.

«Ti prego fa con calma, non vorrei mai che ti si sgualcisse l’abito.»

La voce di suo padre alle sue spalle lo fece pietrificare.

«Voltati.» 

Loki non si mosse.

«Voltati ho detto.»

Il giovane prese un respiro e obbedì.
Il padre era in piedi nella fioca luce creata dalla lampada di Loki. Lo sguardo duro e severo.
Si avvicinò e con un gesto deciso gli sfilò la maschera dal viso.

«Ci siamo divertiti?» Chiese osservandola.

Loki abbassò lo sguardo a terra. 

«RISPONDI!»

«Si-si Milord» sussurrò con un filo di voce Loki.

«È incredibile. Ti ho lasciato una sera da solo e tu ti sei permesso di andare al ballo di corte. Credevi fossi stupido? Credevi che non avrei riconosciuto il tuo cavallo deforme?»

Loki stava in silenzio.

«Sono rientrato prima rispetto alla mia famiglia per essere certo di ciò che avevo intuito e ho fatto bene a quanto pare, perché tu non eri al tuo posto. Avanti, ora dimmi la verità. Dove hai preso quest’abito?»

Loki tacque.
Il Marchese assottigliò lo sguardo. 

«L’hai rubato vero?»

«Nossignore io…» tentò Loki, ma fu costretto a zittirsi perché un forte manrovescio lo colpì spaccandogli il labbro. 

Si toccò d’istinto il punto colpito e allontanando la mano osservò il sangue tingergli le dita di rosso. 

«Sai cosa non ho mai sopportato di te? Le tue bugie! Tu menti da che sei nato. Hai sempre finto di essermi fedele, hai sempre finto di essere debole e indifeso. Invece sei una serpe in seno per la mia famiglia! Ci ho messo anni per ottenere la considerazione del re e di suo figlio. Non ti ho lasciato in mezzo ad una strada come avresti meritato ed è così che mi ripaghi?! Presentandoti alla festa con un abito rubato e cercando di ottenere i favori del principe?! Cos’è speravi forse di ottenere un lavoro come sguattero nelle cucine reali?! »

Loki sgranò gli occhi e quelle parole ebbero per lui l’effetto di uno schiaffo più forte del colpo appena ricevuto dal padre, ma non volle crederci «Cosa c’entra il principe?»

«Non fare il finto tonto con me ragazzo, ti ho visto ballarci durante la festa e sparire con lui. E di che avete conversato?»

Loki si paralizzò incredulo «Io-io…non» 

Ma il Marchese proseguì imperterrito «Vediamo gli hai detto che sei solo uno sguattero? Che sei figlio di una serva della mia casa? Che vivi solo perché sono io a decidere che tu sia vivo? Chissà cosa ti sarai inventato per irretirlo. Come credi che la prenderebbe se sapesse la verità?» Loki non parlò mentre i suoi occhi si riempirono di lacrime «Sei come tua madre, buoni solo a far cadere nella loro rete le persone per il proprio tornaconto.» 

A quel punto Loki non riuscì a trattenersi e guardò l’altro con occhi carichi di odio «Come potete parlare così di lei? Lei che vi è stata fedele fino alla morte? Anche quando le avevate promesso di amarla e invece avete sposato Lady Farbauti per i suoi soldi e il suo titolo e avuto altri figli con lei?»

«Tsk tua madre era un’ingenua…proprio come te Loki. Credevi che lui ti avrebbe amato? Non ti è venuto in mente che potesse solo volersi divertire un po’ come fanno tutti con le persone come te e tua madre?»

Loki era livido di rabbia, ma l’altro mise su un ghigno di scherno. 

«Inoltre non avrai pensato alla tua famiglia dicendo al principe quanto i tuoi fratelli siano fedeli al loro re.»

Loki a quel punto non poté trattenere una risata amara «Ahah i miei fratelli? Sono i miei fratelli adesso? E ditemi, Padre, non vi vantate sempre di avere solo due figli? Cosa avreste raccontato? Che il terzo lo tenevate nascosto in cucina? Dite che sono un bugiardo, ma sono fedele al mio principe e non gli mentirei mai su una cosa così, soprattutto se la fedeltà dei vostri figli è pari alla vostra!»

«Che vuoi dire?» Domandò il Marchese senza capire.

Loki lo guardò con sfida.

«Un cavallo zoppo? Davvero? Sapevate perfettamente che Octavius ha una zampa malmessa a causa di vostro figlio e della sua noncuranza per la salute dei Vostri animali! E lo avreste dato al principe. Cos’è speravate che cadesse in battaglia e si rompesse l’osso del collo?»

Il Marchese sgranò gli occhi stupito poi mise su un ghigno perfido.

«Ebbene sei più sveglio di quello che pensassi. Se lo vuoi sapere… si ragazzo, gli ho indicato io quel cavallo perché non mi importa se il rampollo reale si ammazza sul campo di battaglia. Sono anni che elargisco doni per entrare nelle grazie di suo padre. Anni che vedo il mio patrimonio dissiparsi e il re si rivolge a me solo quando al suo marmocchio serve un animaletto nuovo? E dunque si gli ho dato un cavallo malconcio di proposito, ma forse qualcuno gli ha suggerito che era quello sbagliato. Dove l’hai incontrato? Nel bosco magari?»

Loki sostenne il suo sguardo, stavolta con fierezza.

«Ecco perché ha scelto Alastor senza nemmeno provarlo. Tsk sei uno sciocco ragazzo! Avresti potuto servirmi, essermi utile, ma visto che ti ostini ad essere così maledettamente fiero di te stesso.» e di scatto gli afferrò i capelli tirandoglieli «credo che dovrò darti una lezione.»

E senza mollare la presa lo trascinò con forza verso il fondo delle scuderie fino ad una piccola porta in legno.

«Lasciatemi!»

In quel momento Sleipnir nitrì con forza e correndo via dal box aperto fuggì dalle scuderie.

«Ed ecco che anche il tuo cavallo deforme ti abbandona, poco male me ne sarei liberato io stesso subito dopo di te.»

Il Marchese aprì la porta e lo sbatté a terra nel piccolo sgabuzzino pieno di attrezzi e strumenti da lavoro. 

«Resterai qui finché non avrò deciso cosa fare di te piccolo verme.»

«Siete un bastardo.» gli ringhiò Loki contro, ma il Marchese ghignò ancora. 

«Oh no ragazzo. L’unico bastardo tra noi due sei tu, e lo sarai per sempre. Ricordatelo Loki.»

E chiudendo la porta lo lasciò nell’oscurità più totale. 

 

Quella mattina il principe Thor si alzò di buon ora e si lavò per bene sistemandosi i capelli in una coda bassa morbida e profumandosi con acqua di fiori d’arancio.
In tutta questa operazione non perse mai il sorriso.
Non aveva potuto dormire dall’eccitazione: sapeva di dover attendere almeno un’orario decente per presentarsi alla villa del Marchese di Laufeyson, ma non poteva fare a meno di essere emozionato.
Aveva deciso che se doveva avere qualcuno al suo fianco per tutta la vita quel qualcuno doveva essere Loki. Non era mai stato così certo di qualcosa in vita sua.
Si sedette sul bordo del letto con la scarpetta d’oro dell’altro e si perse a rigirarsela tra le mani, ma poco dopo la porta della sua camera si aprì.
Suo padre, il Re, entrò fiero.

«Padre.» saltò su Thor nascondendosi la scarpetta dietro la schiena.

«Figliolo, sei già sveglio di buon mattino vedo.»

«Si è così.»

«Mmm e mi sembri…felice?»

«Perché lo dite?» rispose Thor sforzandosi di ridurre l’enorme sorriso sul suo volto che però non voleva proprio saperne di farsi più piccolo.

Il padre sorrise soddisfatto «Ho avuto il piacere di constatare che il ballo è stato di tuo gradimento alla fine.»

«Oh si padre avete avuto una splendida idea ve lo riconosco. Ero scettico, ma mi sono ricreduto.»

«Mmm e posso sapere il nome del responsabile di questa tua “conversione”?»

Thor sorrise ancora e abbassò lo sguardo «Preferirei che ve lo dicesse lui di persona.»

«Oh mi farebbe molto piacere. Ho chiesto al giovane Fandral se lo conoscesse, ma l’unica cosa che ha saputo dirmi sul tuo misterioso ballerino è stata “Desolato sire, non conosco il suo nome e il ragazzo si è, come dire,…dileguossi”. Ma mi ha assicurato che tu avresti saputo come ritrovarlo.»

«È così Padre e sto aspettando il momento per farlo.» 

Odino annuì e si avvicinò al figlio. «Thor sono molto felice di vedere i tuoi occhi così.»

«Così come?»

«Brillanti d’amore. Come lo erano i miei quando conobbi tua madre. Una fanciulla come tante, figlia di un panettiere, ma lei non era affatto una fanciulla come tante, era già la mia regina e io lo capii subito. Allora, pensi di portare un dono a quello che spero sarà il tuo promesso sposo?»

Il biondo alzò lo sguardo su di lui.

«Pensavo di donargli il mio cuore, Padre.» rispose con una punta di timidezza.

Il vecchio annuì «Sono certo che lo apprezzerà.» e detto questo uscì lasciando Thor più felice che mai a rigirarsi ancora la scarpetta tra le mani. 

 

Mancavano pochi minuti alle dieci del mattino quando il principe raggiunse villa Laufeyson nel suo abito migliore, spada al fianco e un sorriso smagliante. Il Marchese richiamato dalla moglie fuori nell’aia corse ad accoglierlo.

«Mio principe.»

«Buongiorno Marchese, mi spiace avervi disturbato, ma vostra moglie mi ha visto arrivare credo»

«Si abbiamo avuto qualche problema con la…servitù e mia moglie stava procurando delle uova per la colazione» fece un cenno alla moglie di tornare a fare quello che doveva ed ella, rossa in volto per la vergogna, obbedì in fretta e furia. «A che devo la vostra visita?»

«Sono venuto per vostro figlio.»

«Oh è meraviglioso. Chi vi devo chiamare Helblindi o Bylistr?»

«No, intendevo l’altro vostro figlio…sono qui per Loki.»

Il volto del marchese si oscurò e questi si irrigidì visibilmente «Temo di non aver capito.»

«Avete capito bene invece. Sono qui per Loki. Il vostro figlio maggiore quello che si occupa dei cavalli e che voi non avete ritenuto il caso di presentarmi.» disse smontando da cavallo. 

Il Marchese strinse i pugni, ma cercò di non darlo a vedere.

«Mio signore sono mortificato, vi ha arrecato qualche disturbo?»

«Tutt’altro, sono venuto a chiedergli se vorrà farmi l’onore di diventare il mio sposo»

Farbauti che si era avvicinata curiosa alle spalle del marito per poco non ebbe un infarto e facendo cadere a terra tutte le uova si portò una mano al cuore sconvolta.

Il Marchese invece diventò livido di rabbia “Questo idiota si è davvero innamorato di Loki! Tanto peggio per lui!”

«Oh mio signore non sapete quanto mi dispiace.»

«Che cosa vi dispiace?»

«Vedete quel giovane è così…problematico. Lui è figlio mio e di una serva, non ne vado fiero, ma è stato un errore della mia gioventù. Ho promesso alla madre che me ne sarei preso cura come fosse mio, ma lui è un ragazzo difficile da gestire. Sarebbe buono nascondervi la verità su sua madre solo per conquistarsi i vostri favori, ma ahimè è solo… uno sguattero. Dorme tra la cenere. Si inventa menzogne, ieri ho persino scoperto che ha rubato mio principe.»

«Rubato?» chiese l’altro indagatore.

«Si, un abito meraviglioso, presumibilmente per ingannarvi e passare da nobile ai vostri occhi e soprattutto cercando di tenermene all’oscuro. Ho dovuto prendere provvedimenti mio principe.»

Thor strinse i pugni  e si alterò «Quell’abito era un mio regalo per lui.»

“Ecco dove l’aveva preso il piccolo bastardo”

«E Loki era un mio invitato! Non avevate il diritto di punirlo, per nessuna ragione! Adesso ditemi subito dov’è e cosa gli avete fatto!»

«Oh Maestà allora…allora ho fatto un terribile sbaglio. Mi duole dirvelo, ma temendo che i miei sospetti fossero fondati, e dovete sapere che il ragazzo non ha fatto nulla per smentirli, io l’ho cacciato. L’ho imbarcato io stesso sulla prima nave al porto! Ora starà già navigando verso chissà dove.»

«Come?! Su che nave?»

«Una di stoffe e tessuti, ma…Sire dove andate?» chiese al giovane rimontato già a cavallo.

«Pregate che lo ritrovi Marchese o risponderete dei vostri gesti al re!»

E senza aggiungere altro cavalcò via.
Il Marchese lo guardò allontanarsi e un ghigno gli si dipinse in volto.

«Oh cercatelo pure fino in capo al mondo Maestà, non credo lo ritroverete…» sussurrò l’altro perfido. Poi si voltò verso la moglie ancora paralizzata dallo stupore «E tu sbrigati! Dobbiamo tirar fuori quel vecchio carro nel fienile. Fatti aiutare dai nostri figli e poi di loro di aspettarmi già in cassetta davanti casa. E fa presto! Io prendo i cavalli!»


Thor cavalcò veloce spronando Alastor con forza. Quel Marchese! Sapeva che quella dell’abito di certo gli era bastata come scusa per liberarsi di Loki, ma a lui non importava, come non gli importava che non fosse figlio di una nobildonna. Non importava nemmeno che fosse un servo, lo rivoleva, lo rivoleva e basta.
Il porto era ad un’ora di cavalcata, ma forse avrebbe fatto in tempo, magari la sua nave non era ancora salpata.
La villa era già scomparsa alle sue spalle quando un cavallo nero spuntò da dietro alcuni alberi; gli si parò davanti e si impennò.
Il giovane tirò le redini di Alastor e studiò il cavallo guardandogli istintivamente le zampe.

«Sleipnir?» domandò il giovane incredulo.

Il cavallo nitriva e cercava di bloccargli il passaggio.

«Dov’è Loki?!» 

Il destriero gli si avvicinò e Thor poté distinguere un bagliore dorato nella sacca aperta accanto alla sella.
La aprì trovandovi l’abito che lui stesso aveva donato a Loki mentre il cavallo nitriva con forza.

«Portami da lui!»

Il cavallo non perse tempo e corse in mezzo agli alberi a tutta velocità. Thor si bloccò un istante: il cavallo nero stava tornando verso la direzione da cui era appena venuto…Strinse i denti per la rabbia e spronò Alastor al galoppo dietro di lui. Il Marchese gli avrebbe pagato anche questa!

Loki aveva urlato, aveva battuto i pugni sulla porta, provato a scassinare la serratura, ma non c’era stato verso di essere tirato fuori dalla sua prigione. Alla fine si era dovuto arrendere e attendere cosa sarebbe stato del suo destino.
Se avesse dato retta a Thompson. No, non a Thompson a Thor. Al principe.
Gli aveva detto di restare, gli aveva detto che ci avrebbe pensato lui a suo padre, ma lui era voluto tornare lo stesso. Perché poi? Per paura? Per dovere? Non lo sapeva nemmeno lui.
Si sentiva male a non avergli detto tutta la verità, ma in fondo se ne vergognava. Perché invece l’altro gli aveva mentito sulla sua identità?
Era forse come diceva suo padre? Voleva solo divertirsi con lui?
Si sfiorò le labbra avvertendo quello inferiore gonfio e tagliato, ma se chiudeva gli occhi poteva ancora sentirsi addosso le impressioni di quel bacio.
Nessuno lo aveva mai baciato prima e per quanto forse non ne capisse niente lui sapeva che l’emozione e il sentimento che aveva provato erano veri.
E credeva che anche per l’altro fosse lo stesso, al diavolo che avesse mentito sulla sua identità.
Thor in quel bacio era stato sincero, se lo sentiva dentro.
E adesso…probabilmente non l’avrebbe rivisto più.
Avvertì un rumore fuori della porticina ed essa si aprì costringendolo a mettersi una mano davanti agli occhi per proteggersi dalla luce troppo forte dopo tutto quel buio. 

«Dormito bene?»

Chiese il Marchese e afferratolo per i capelli lo trascinò fuori.

«In piedi!» Ordinò bloccandogli un braccio dietro la schiena «Sai il tuo principino è venuto a farti visita oggi, peccato che tu non fossi in casa.» 

«Che gli avete detto?» Gli ringhiò contro Loki.

«Che ti ho mandato via, lontano da qui! La parte divertente è che quell’idiota reale ci ha creduto e adesso sarà al porto a chiedere di tutte le navi che siano salpate pur di ritrovarti. Hai fatto davvero colpo sai? Voleva chiederti in sposo.»

A quelle parole Loki perse un battito «C-cosa?»

«Non dirmi che sei sorpreso. Deve essere stato il tuo bel faccino! In questo sei identico a quella sgualdrina di tua madre! E adesso sta fermo!»

Il ragazzo si dimenò, ma l’altro aveva con sé una corda con cui gli legò i polsi stretti avvolgendogliela poi intorno alle braccia.


Intanto però Thor era giunto fino alle scuderie grazie a Sleipnir che lo aveva guidato passando dalla foresta fino alla parte posteriore della villa. Smontò da Alastor mentre il cavallo nero mosse ancora qualche passo e poi scosse il muso verso una finestra della scuderia. Thor vi si affacciò e poté scorgere il Marchese intento a legare il figlio. Loki si dimenava e cercava di sfuggirgli, ma il Marchese lo colpì ai reni talmente forte da farlo crollare a terra. Thor digrignò i denti e si diresse con cautela all’ingresso della scuderia. Si accostò alla porta restando in ascolto, la mano pronta sull’elsa della sua spada. 

«Sai che sorpresa quando scoprirà che non c’è alcuna traccia di te? Ha minacciato di tornare qui, voglio proprio vedere con quale diritto!»

«Quello di sapere la verità e vendicare un crimine ingiusto!» Gli rispose Loki a fatica.

«Oh, ma io non potevo sapere che sua grazia ti avesse fatto dei doni e tu non hai negato. Sarebbe stato troppo crudele dire subito a sua altezza che hai preferito l’esilio alla prigione e te ne sei scappato di tua spontanea volontà col tuo cavallo come un vero ladro! Per un attimo ho persino pensato di riportarti da lui, ma dopo la nostra conversazione di ieri sera ero sicuro che gli avresti spiattellato tutto! Perciò indovina? Ti venderò come schiavo in delle miniere di carbone molto lontane da qui! La tua “carrozza” è già pronta ai cancelli!»

«Perché?» chiese Loki ancora a terra incontrando il suo sguardo «Io non vi ho fatto niente!»

Il Marchese lo guardò dall’alto in basso.

«E invece si, ma non te ne rendi conto. Tu sei l’ultima cosa che mi lega a tua madre.» il suo tono divenne amaro e Loki per la prima volta vi colse una nota di vera tristezza «Lei era bellissima e buona e gentile. E io ne ero innamorato. Poi la mia famiglia mi disse che non potevo permettermi di perdermi in sciocche fantasie con la più misera delle serve. Ho dovuto rinunciare a tutto. All’amore, a mio figlio, rinnegare il mio passato per crearmi un futuro. Non potevo permettermi di affezionarmi a te e ho dovuto dimenticare anche lei. Ma prima di morire lei…lei mi ha chiesto di non lasciarti e di crescerti…non potevo non accordarle quell’unico desiderio. Glielo dovevo e speravo che così la mia coscienza si pulisse finalmente, ma tu sei cresciuto e sei diventato uguale a lei in tutto. E quando credevo di aver finalmente raggiunto la mia conquista tu me l’hai portata via. Io ho rinunciato alla felicità per tutta la vita, perché tu dovresti averla?»

Loki lo affrontò con occhi carichi di orgoglio.

«Voi siete un bugiardo! Se veramente aveste amato mia madre non avreste infangato tante volte la sua memoria o trattato me come avete fatto. Credete di aver onorato il vostro patto con lei? Siete solo un maledetto egoista e siete voi quello che non sarà mai all’altezza di mia madre. Il vostro animo è nero!»

Il Marchese ghignò prima di chinarsi e incontrare il suo sguardo.

«Ricorda una cosa ragazzo» Gli afferrò ancora con forza i capelli e piantò lo sguardo nel suo «è solo il sangue quello che conta. E il tuo è sporco e pieno della cenere in cui hai vissuto in tutti questi anni.»

Un istante dopo il rumore di una spada estratta dal suo fodero riscosse il Marchese che alzò lentamente lo sguardo verso l’ingresso delle scuderie.

«Ve lo dirò una volta sola: lasciatelo e non toccatelo mai più.» Ringhiò Thor minaccioso impugnando la spada sguainata.

Gli occhi di Loki divennero lucidi e increduli mentre il Marchese ghignò.

«Mpf se è quello che volete Maestà, potete averlo.» disse con disprezzo lasciando i capelli del figlio e facendolo cadere ai suoi piedi lo superò «ma ricordate che è solo un misero servo quello che state aggiungendo alle gemme della vostra corona.»

Thor era infuriato, ma cercò di contenersi o lo avrebbe ucciso sul momento. 

«Prendetevelo pure, non mi importa niente di lui.» Continuò il Marchese.

Come Thor riuscì a limitarsi ad un solo pugno sul volto dell’altro fu un mistero, sta di fatto che non ci andò certo piano.

«Vi importerà quando dovrete inchinarvi a lui come vostro re e state certo che me ne accerterò personalmente.»

Il Marchese incassò il colpo per poi fronteggiare il giovane con sfida.

«Allora attendo con ansia l’invito a nozze, Mio Principe» dopodiché lo superò lasciandoli soli. 

Thor non esitò oltre e corse da Loki. Con un solo taglio di lama le corde che lo tenevano legato caddero a terra. 

«Loki amore mio, state bene?»

Il ragazzo però abbassò lo sguardo e gli occhi gli si riempirono di lacrime.

«Non fate così, è tutto apposto adesso. Perdonatemi se ci ho messo tanto, avrei dovuto seguirvi ieri sera e quel bastardo non vi avrebbe nemmeno sfiorato. Come ha osato ridurvi così?!» allungò una mano verso il labbro dell’altro, ma Loki si ritrasse.

«No Maestà io… io non vi merito.»

«Cosa? Ma che dite?»

«Vi ho mentito Thomp…Thor! Non vi ho detto che mia madre era una serva e nemmeno che io ero…che sono…uno sguattero…vi ho detto solo che mi occupavo dei cavalli.»

«E non è forse vero anche se solo in parte? E io allora? Io vi ho mentito e sono stato uno sciocco. L’idea di incontrare qualcuno che per la prima volta non mi volesse intorno perché ero il principe mi aveva un po’… ecco esaltato. Perdonatemi se potete.»

Loki lo guardò incredulo «Davvero lo avete fatto solo per questo?»

«Si, davvero. Perciò non avete nessun motivo di mortificarvi per non avermi detto tutto su di voi.»

Loki però sembrava triste «Thor io…. Io sono solo un servo.» Ammise amaro. 

«Loki guardatemi, vi prego.» Gli prese il volto tra le mani obbligandolo ad incontrare il suo sguardo «non è dove o da chi nasciamo a stabilire chi siamo. Il vostro animo è nobile e il vostro cuore è puro e ai miei occhi… voi siete il mio principe.»

Il moro trattenne il fiato e l’altro si sfilò dalla tasca della marsina la scarpa d’oro che aveva raccolto la sera precedente.

«Ero venuto a riportarvi questa…oh e a chiedervi in sposo, certo sempre che voi…»

Loki sorrise felice e gli si buttò addosso abbracciandolo.

Anche Thor sorrise «Andiamo a casa.» Sussurrò al suo tesoro.

 

Il principe portò Loki a palazzo dove anche i suoi genitori poterono finalmente conoscere quel giovane gentile e puro di cuore.
Thor raccontò al padre del Marchese e dei suoi interessi personali, ma per volontà sua e di Loki la famiglia Laufeyson ricevette comunque l’invito alle nozze e incoronazioni dei nuovi sovrani. 
Il Marchese e i suoi familiari si presentarono mostrandosi tra le prime file del pubblico, ma caso volle che due corvi irruppero nella sala del trono puntando gli artigli proprio agli occhi dei due membri più giovani della famiglia e rendendoli ciechi davanti a quelli della madre che urlò per l’orrore, ma i due corvi non cedettero.
Anche la regina guardò la scena inorridita e si volse verso il suo consorte che però pareva tranquillo.
“Che vuoi farci mia cara? Del resto non vedo perché chi si è mostrato cieco verso il suo prossimo in difficoltà quando gli era comodo per il proprio tornaconto non debba esserlo per il resto della sua vita. Non trovi anche tu?” disse strizzandole il suo unico occhio buono e schioccò non visto le dita; solo allora i due corvi lasciarono in pace i due giovani feriti e volarono via.
Lady Farbauti volle portar via i suoi figli e guardò il marito chiedendogli aiuto, ma questi non si mosse di un passo nemmeno dopo aver ricevuto un tremendo sguardo d’odio dalla consorte che accompagnò fuori i figli e lo lasciò solo. 
Non passò molto che i due sposi fecero il loro ingresso in splendidi abiti d’oro e d’argento.
Quando le nozze furono celebrate e le corone poste sulle teste dei giovani re di Asgard tutta la folla si inchinò ai nuovi sovrani e così fece anche il Marchese che seppur reticente abbassò il capo e rese i suoi omaggi. 
Ma per quanto riguardava i due sposi in quel momento felice e in cui tutti gli occhi puntavano su di loro i due giovani non poterono che perdersi unicamente l’uno negli occhi dell’altro.
E così i due nuovi re si sorrisero ed avvicinandosi….


«Ti prego papà! Risparmiaci altri baci!» Lo interruppe Kate finendo di decorare i suoi biscotti con tanti zuccherini arcobaleno.

«Si papà sappiamo che adori i baci, ma abbiamo afferrato il “E vissero per sempre felici e contenti”» Rincarò Fred posizionando sui suoi fiocchi di neve glassati di bianco degli zuccherini tondi.

«E va bene niente finale sdolcinato. Avete finito bambini?» Chiese riferendosi ai biscotti.

«SI!» Risposero i due in coro.

«Allora presto! Ormai è quasi mezzanotte e vostro padre starà per rientrare. Dobbiamo nasconderli e voi due…»

«Nascondere cosa?» Chiese Loki che facendo pochissimo rumore era già apparso sulla soglia di casa. Notò i figli svegli «Bambini che fate ancora in piedi a quest’ora?»

«Ehm…» iniziò Thor, ma Kate e Fred guardarono l’orologio appeso sopra il frigo e furono più veloci a rispondere.

«BUON SAN VALENTINO PAPÀ!» gridarono in coro i due pieni di farina e glassa sulla faccia e sui capelli.

Loki rimase sorpreso e li guardò dolce.

«Guarda ti abbiamo fatto i biscotti.» Disse Fred indicandoglieli.

«Con papà» puntualizzò Kate.

Loki guardò il compagno interrogativo e Thor arrossì. «Io ho solo aiutato.»

«Ti piacciono papà?» chiese Kate entusiasta.

Loki si avvicinò all’isola della cucina e osservò tutti i biscotti decorati: erano tantissimi glassati, pieni di zuccherini, con piccole scritte o disegni.
Si commosse a quella vista.

«Li adoro amori miei e ne mangerò subito uno per ciascuno di voi»

«Prima il mio» disse pronta Kate mettendogliene uno in bocca «io ho fatto le nuvole»

«E io e Trick i fiocchi di neve» disse Fred porgendogliene un altro.

«E un cuore di papà non lo vuoi?» Chiese pronta Kate. 

«Mmm e così papà ha fatto i cuori? Ma sbaglio o ce ne sono pochissimi?»

«Si beh…non c’era spazio» provò a giustificarsi Thor visto che i suoi cuori erano a malapena una decina ed erano superati da un gran numero di nuvole e fiocchi di neve. 

Loki scosse la testa poi diede un bacio ai suoi bambini e un grattino a Trick che fece le fusa soddisfatto. 

«Bambini avviatevi a letto così verrò a darvi un bacio, però prima andate a togliervi glassa e farina da dosso. Fate presto che è tardi»

«Va bene» disse Kate allegra scendendo dallo sgabello, si avvicinò Thor che la sollevò e lei gli diede un bacio sulla guancia «Grazie per la storia papà»

«Si grazie papà.» Fece altrettanto Fred dopodiché i due salirono di corsa le scale. 

«Che storia?»  Chiese Loki interrogativo.

«Ho raccontato ai bambini una versione rivisitata di Cenerentola con noi due come protagonisti su loro richiesta. Però non hanno voluto sentire il finale perché sanno che ecco… sono troppo romantico»

«Come dargli torto? E immagino che io fossi il principe vero?» 

«Non esattamente.» Rispose il biondo grattandosi in testa, poi guardò verso i biscotti triste «Sorpresa sfumata.»

Ma Loki scosse la testa e prese uno di quelli a forma di cuore con zuccherini della stessa forma sopra «Direi proprio di no Thor. Ma sai i tuoi figli sono più bravi di te a decorare i biscotti.» 

«Mmm se è per questo anche a produrne quantità industriali.» 

Loki si avvicinò al compagno e diede un morso sensuale al cuore.

«Sai Dio del Tuono ho anche io un regalo per te. Ora andrò di sopra e darò il bacio della buonanotte ai nostri figli. Poi ti aspetterò in camera per raccontarti il finale della fiaba» quest’ultima frase gliela sussurrò ad un orecchio e a Thor sfuggì un sorrisetto compiaciuto. 

«Mmm non vedo l’ora di scoprirlo» sorrise Thor tirandoselo contro.

«Ti piacerà vedrai, ma prima… metti apposto questo disastro e datti una sistemata, sei pieno di farina.» Concluse afferrando una manciata di biscotti e portandoseli via.

«Ma Loki…» sbuffò il biondo.

Il moro però era già sulle scale.

«Fai presto… Cerentola.»

E facendogli un occhiolino sparì al piano di sopra.

 

Note:

Cenerentola:

https://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/cenerentola

 

Ciao a tutti!
Vi sono mancata con le mie idiozie?
Eccone un’altra, appunto! Questa raccolta di fiabe in chiave Thorkiniana. Si perché io amo le fiabe, ma anche le Thorki e allora ho deciso di avviare questo progettino e vedere cosa combino!
Intanto però sto finendo la stesura dell’ultimo capitolo di “Odinson’s secret diaries”, arriva presto lo prometto!
P.S. se avete voglia di suggerire una fiaba ogni proposta è ben accetta =)
Un abbraccio a tutti voi e …alla prossima storia!

 

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Isidar27