Anime & Manga > Altro - anime/manga fantasy
Segui la storia  |       
Autore: thors    05/04/2020    0 recensioni
[Tate no Yuusha no Nariagari]
Questa storia vuole essere una continuazione della prima stagione di "The Rising of the Shield Hero", che consiglio caldamente di vedere prima di iniziare la lettura. Per chi non volesse farlo, o volesse rinfrescarsi la memoria, il primo capitolo ne è una sintesi utile a capire quelli seguenti (e quindi un spoiler dell'anime in piena regola).
La mia storia vera e propria inizia dal secondo capitolo, mentre nell'ultimo ho posto un'appendice che può essere un utile riferimento. - Storia conclusa
Allora:
Dopo il suo ritorno da Cal Mira, Naorumi è ormai un Eroe amato in tutto il regno di Melromarc. Si è stabilito nel suo feudo e sta facendo crescere una compagnia di avventurieri; i rapporti con gli altri tre Eroi Sacri sono migliorati, ma andrà tutto per il meglio? Quali altri intrighi ai danni dell'Eroe dello Scudo potranno ancora essere tessuti nelle sale di qualche palazzo? E lui e i suoi compagni riusciranno a seguire la strada che Fitoria e gli Eroi del passato auspicavano per loro? Forse non sarà tanto facile.
!!! Questa storia necessita di una revisione che prima o poi dovrò dare !!!
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- no title specified

Madhis

 

 

Dopo aver controllato la clessidra, Naofumi dice alle bambine: «Prima di andare in armeria, vorrei portarvi dalla vecchia maga che sta qui nella capitale, sono curioso di sapere quali magie potete utilizzare».

«Magia?» gli chiede Madhis.

«Sì, magia. A parte gli Eroi, che ottengono i loro poteri dalle Armi Sacre, tutti in questo mondo, umani e semi-umani, dovrebbero essere portati per almeno un tipo di magia.»

Saputo questo, entrambe le bimbe condividono la sua curiosità e iniziano un'accesa discussione riguardo a quali incantesimi potrebbero essere capaci di fare. Appena entrano nella bottega della maga, lei li saluta calorosamente e chiede: «Eroe dello Scudo, vedo che questa volta mi hai portato delle graziose bambine. Cosa posso fare per loro?»

«Vorrei che usassi la tua sfera di cristallo», le risponde Naofumi.

«Oh, vuoi scoprire a quali magie sono predisposte! Piccoline, chi di voi vuole essere la prima?»

«Io!» esclama subito Madhis, che poi, infastidita e irritata, le dice: «E anche se sono piccola, io sono quasi una avventuriera».

«Madhis…» la richiama Naofumi, «sii gentile con questa maga, altrimenti ti farà restare piccola per sempre».

«Cosa?» esclama lei spaventata. Si volta poi verso la maga e la supplica: «Vi chiedo scusa… chiamatemi come preferite, ma non lanciatemi strani incantesimi…»

«Oh, non farei mai una cosa simile… ora, da brava, metti una mano qui, sopra la mia sfera di cristallo.»

La maga osserva la palla per qualche istante, poi dice: «Madhis, tu sei predisposta per la magia di luce e di tenebra. Nella biblioteca del tuo palazzo ci sono alcuni grimori che potresti iniziare a leggere; sono sicura che l'Eroe dello Scudo non farà fatica a trovarli…», rivolge però a Naofumi uno sguardo dubbioso prima di continuare a parlare. «Ad ogni modo, domani verrò da voi a controllare e ti insegnerò qualcosa, va bene?»

«Certo!» le risponde Madhis tutta contenta.

Subito dopo anche Felhena appoggia la sua mano sulla sfera. Questa volta la maga la osserva a lungo prima di esprimersi. «Davvero insolito…» mormora senza rivolgersi a nessuno in particolare, «tu sei predisposta per la magia di vuoto e per quella del caos».

«Che tipi di magia sono?» chiede Naofumi.

«Sono magie davvero potenti, se usate bene. Era da tanto tempo che non vedevo qualcuno portato per una di queste particolari arti, ma trovarle tutte e due nella stessa persona…»

«Ti chiedo scusa, ma potresti spiegarci che tipi di incantesimi potrebbe lanciare Felhena?»

«Certo, certo… La magia di vuoto consente di creare dei… beh, come posso chiamarli… dei buchi, insomma uno spazio vuoto all'interno di qualsiasi materiale, ma più questo materiale è denso, più la magia diventa costosa e difficile. Se Felhena si impegna, può imparare a creare dei piccoli vuoti d'aria con i quali spingere, beh, il termine giusto sarebbe “risucchiare”, credo, un piccolo oggetto sottile. In passato c'è stato un famoso guerriero con questa abilità magica. Dava alle sue frecce una velocità e una forza impareggiabili, ma purtroppo morì abbastanza giovane in un duello con la spada.»

«Questa magia non funziona su cose grandi come una spada?» chiede Felhena.

«Oh, no, al contrario… usò un incantesimo per dare più forza a un suo affondo, ma la lama, invece di scivolare sullo scudo del suo avversario, lo trapassò. Riuscì a ferire al braccio il suo sfidante, ma la spada restò incastrata nello scudo. Anche dopo il duello, non si trovò il modo di estrarla.»

«Ma guarda…» dice Naofumi ironico, «lo scudo vinse il duello…»

«E la magia del caos, invece?» chiede di nuovo Felhena, troppo curiosa per badare al suo Signore.

«Oh, potresti creare incantesimi anche più potenti, come dissolvere un'altra magia o invertirne gli effetti. Oppure potresti indebolire uno scudo o una lama. Ti ci vorrà molto studio e molta pratica per poter evocare incantesimi potenti, ma ne vale certo la pena, se un giorno vorrai seguire l'Eroe dello Scudo in battaglia.»

«Certo…» risponde incerta. Non le è ancora chiaro se questo genere di magia possa piacerle oppure no.

 

Finalmente arrivano da Elhart, che accoglie Naofumi e Filo con tutto il suo entusiasmo, ma si zittisce di colpo quando vede entrare le due bambine dietro di lui. Incredulo e contrariato chiede all'Eroe: «Non dirmi che vuoi far combattere anche queste due piccoline?»

Madhis passa davanti a Naofumi e si avvicina al bancone, afferra per la maglia il grosso fabbro e lo fissa negli occhi con uno sguardo duro, poi gli dice con tono di sfida: «C'è qualche motivo per cui non dovremmo?»

Naofumi sospira desolato e la richiama un'altra volta: «Madhis…»

Lei china il capo e molla la presa, consentendo a Elhart di rimettersi dritto in piedi. Massaggiandosi il collo lui dice a Naofumi: «Hai trovato una bambina con un bel caratterino, vedo… »

«Ti chiedo scusa, Elhart, ma a lei non piace essere chiamata “piccolina” e men che meno le piace che venga messa in dubbio la sua capacità di combattere.»

«Me ne ricorderò… Cosa posso fare per voi?»

«A dispetto delle apparenze,» risponde Naofumi, «queste due bambine sono già molto forti e continueranno a crescere di livello velocemente, quindi non farti ingannare e trova per loro delle buone armi. Vorrei prendere anche qualcosa per proteggerle, ma dovrò aspettare almeno fino a domani: durante la notte dovrebbero crescere di colpo.»

«Uhm… un paio di spade, dunque. Bambine, venite con me, vi farò provare qualcosa.»

Quando entrambe le bambine hanno fatto la loro scelta, Naofumi gli chiede: «Hai anche degli archi in questo negozio?»

«Ho qualcosa in magazzino, ma non sono la mia specialità.»

«Andranno bene, non ti preoccupare. Mi basta qualcosa per far fare a Felhena le prime prove.»

«Dammi un attimo, vado a prendere quello che ho.»

 

Quella sera Naofumi convoca i suoi giovani eroi e dice loro: «Ragazzi, domani pomeriggio porterò le mie nuove reclute e Tharis a livellare. Le bimbe sono già a livello 30 ed entro domani sera conto di portarle a livello 40».

«Sono già a livello 30?» chiede per prima Emeril, anticipando tutti.

«Come hanno fatto a crescere così tanto in un solo giorno?» chiede Kamil.

«Comprendo bene il vostro stupore», risponde Naofumi. «Filo e Raphtalia avevano impiegato mesi per arrivare a livello 40, mentre voi, utilizzando un nuovo tipo di allenamento, ci siete riusciti in una settimana. Felhena e Madhis, invece, ci dovrebbero riuscire in un paio di giorni. Questo è possibile solo grazie a una nuova abilità che ho acquisito e che mi consente di far aumentare di livello i semi-umani più velocemente».

«Funziona solo con i semi-umani?» chiede Bardo.

«Purtroppo sì. Ora ascoltatemi tutti, domani mattina io sarò impegnato, ma vi farà visita la vecchia maga, approfittatene e provare sopratutto gli attacchi combinati. Voi li conoscete già, ma li avete usati solo raramente e ancora non siete in grado di sfruttarne tutta la potenza. Filo e Rishia, invece, li conoscono già bene e anche loro vi daranno una mano.»

 

Il mattino dopo, Naofumi ha appena finito di vestirsi, quando Madhis e Felhena irrompono di nuovo nella sua camera. Madhis si piazza davanti a lui appoggiando le mani sui fianchi e adirata gli dice: «Ci avevi detto che saremmo cresciute durante la notte, invece non mi pare che sia cambiato nulla!»

«E' davvero strano…» risponde Naofumi, «sareste dovute diventare grandi come Delia ed Emeril, invece la vostra altezza non è aumentata di un capello.» Poi con tono severo dice a entrambe: «Però questa è la seconda volta che entrate nella mia camera senza permesso e come Signore di questo feudo non posso tollerare che mi si parli con questo tono. Madhis, vorrei che tu ti comportassi in modo più educato con le altre persone, anche se sei arrabbiata per qualche motivo».

Madhis fa un mezzo passo indietro, con la orecchie basse e la sua lunga coda tra le gambe, impaurita e consapevole di aver sbagliato. «Scusami… non lo farò più, lo prometto».

«Aspettatemi in cortile, farò in modo che per un po' nessuno possa guardarvi dall'alto in basso. Madhis, ti perdonerò, se quando verrò a riprendervi, tu ti ricorderai come comportati.»

«Va bene…», risponde lei. Senza aggiungere altro, entrambe, meste e silenziose, escono dalla stanza.

Pochi minuti dopo, Naofumi le raggiunge in cortile, portando con se due resistenti giubbe di cuoio delle loro misura e due corde. Le conduce nel campo di allenamento, un ampio rettangolo di terra a ridosso della scogliera, dove solitamente le sue reclute si allenano, e si ferma accanto a un grosso albero solitario.

Porgendo le due giubbe dice loro: «Avanti, mettetevele e chiudetele ben strette».

Mentre le bimbe si preparano, lui fa passare le corde sopra ad un ramo, a circa dieci passi da terra. Quando le bimbe sono pronte, Naofumi si assicura che le giubbe non si possano sfilare e le lega saldamente alle corde, infine issa le bambine fin quasi a toccare il ramo.

Le osserva penzolare per qualche istante e prima di andarsene dice loro: «Dovrete essere ancora qui quando tornerò. Mentre ve ne state lassù potrete vedere i miei ragazzi che si allenano e ripensare al modo giusto di comportarsi con le altre persone».

Madhis appare ancora triste e rassegnata e vederla penzolare in quello stato fa pena anche a Naofumi, ma Felhena, invece, appare divertita e ben presto riesce a migliore l'umore dell’amica. Quando Naofumi le guarda per l'ultima volta, le due bimbe ridono tra loro e si divertono a spingersi l'un l'altra.

 

Domandandosi quanto sia seria la punizione che ha dato alle bimbe, Naofumi si teletrasporta alla capitale. Quel che deve fare è assai insolito per lui, ancor più che legare due bambine a un ramo, ma non può mettere a tacere una parte di sé che lo spinge a compiere questa missione. Parla con un ragazzino all'angolo di una strada, che annuisce alla sua domanda, gli consegna una moneta d'argento e poi prosegue fino alla porta di ingresso di un elegante palazzo poco distante. Bussa, ma non si sente risposta. La porta è chiusa a chiave, ma questo per lui non è un problema: con il suo scudo sblocca la serratura ed entra. Chiama di nuovo, ma ancora nessuno risponde. Sale al piano di sopra e si trova in un salotto con un'ampia vetrata, dalla quale si gode uno splendido panorama della città. Tutto appare in ordine e in un angolo, sopra ad un cuscino, c'è un uovo di filolial, ancora intero. Controlla in tutte le stanze finché ne trova una con la porta chiusa, la apre ed entra all'interno. La poca luce che filtra dalle sue spalle non basta a illuminare la stanza, e lui, senza pensarci, pronuncia un incantesimo di luce, propagando nella stanza un improvviso chiarore. Naofumi si sorprende di essere riuscito a fare qualcosa di simile e in silenzio ringrazia Raphtalia, poi raggiunge la finestra e la spalanca, prima che Motoyasu si svegli.

«Cosa c'è?» chiede lui tutto assonnato, guardando il suo ospite inatteso senza ancora riuscire a riconoscerlo.

«Sono io, Naofumi. Volevo vedere come stai. Come mai non c'è nessuno qui?»

Motoyasu gli risponde stancamente: «Io sto bene, come vedi. Ho detto ai miei compagni che potevano prendere la settimana libera. Ma forse è meglio che dica loro di non tornare più…» Dalle sue parole e dal suo tono si capisce chiaramente che il suo animo è afflitto e oppresso dalle colpe di cui si è macchiato nei giorni precedenti.

«Penso tu sappia già che tra circa due settimane ci sarà una nuova ondata

«Un'altra? Così presto? Oh, beh… non è un problema… Ci sarò, grazie di avermi avvisato.»

«Motoyasu, so che è stato un brutto colpo, ma…»

«Già, proprio un brutto colpo.» Si mette a sedere e si prende la testa la tra le mani. «Ho fatto la figura dell'idiota… Entrare nella capitale in testa a quel gruppo di ribelli. E tutto perché mi sono fatto convincere da lei….», deve asciugarsi le lacrime, poi, con rabbia esclama: «Che sia maledetta! E che sia maledetto io che non mi sono mai accorto di nulla!»

«Tu non hai colpito nessuno, non hai nemmeno tentato di attaccare la Regina, hai tenuto fede al tuo animo gentile. Tra noi quattro tu sei sei quello con l'animo più nobile, più… Ah! Scusa, ma non ce la faccio! Adesso vado avanti alla mia vecchia maniera»

«Cosa?» chiede Motoyasu confuso.

«Ehm… non stavo parlando con… non fa niente, va bene anche per te. Scusami, ma ho lasciato un paio di bambine a penzoloni su un ramo… Voglio che tu veda una certa persona. Ti farà bene incontrarla, quindi…»

L'istante dopo, Motoyasu e Naofumi si trovano nella vecchia capitale, una città in rovina, di cui restano solo mura diroccate e ricoperte di muschio, erba e rampicanti. Questo è un luogo sacro per i filolial e agli uomini non è permesso entrarci, tuttavia Fitoria ha concesso di fare un'eccezione per Naofumi.

«Dove siamo?» chiede Motoyasu.

«Nell'antica capitale di Melromarc.»

«E cosa ci facciamo qui?»

Un filolial alto come un edificio di quattro piani oscura improvvisamente il sole e si ferma a pochi bassi da loro. Motoyasu cade all'indietro terrorizzato.

«Aspettavamo lei», gli risponde Naofumi.

Fitoria conosce già la situazione di Motoyasu; Naofumi gliene ha parlato in più occasioni, l'ultima poco dopo il processo. Dal ritorno da Cal Mira, l'Eroe della Lancia non si era più allenato seriamente, diventando così il più debole dei quattro Eroi, e, come se non bastasse, ora la sua situazione è ancora più complicata, ma non è chiaro cosa incida di più sul suo morale: la depressione per aver perso Myne o il rimorso per esser stato coinvolto nella rivolta contro la Regina.

Quando Fitoria torna nella sua forma umana, Motoyasu si rilassa, e Naofumi, rivolgendosi a lui, dice: «Hai già visto Fitoria a Shieldfrieden, dopo l'ondata. Lei è la regina dei Filolial e ha combattuto a fianco degli Eroi che ci hanno preceduto.»

«Cosa?» chiede Motoyasu sbalordito. «Pensavo che fossero passati secoli dall'ondata precedente…»

«E' così», gli risponde Fitoria con voce dura. «Eroe della Lancia, ho accettato di parlare con te e di ospitarti in questo sacro terreno perché voglio offrirti la possibilità di tornare ad essere un Eroe degno di questo nome.»

«Io… ti ringrazio…»

«Devi piuttosto ringraziare l'Eroe dello Scudo, che mi ha convinta. Io non avevo nessuna intenzione di immischiarvi ancora con voi, ma ha ragione lui. Il mio intervento sembra necessario, perché non posso permettervi di lasciar distruggere il mondo. Se pensi di poter scegliere di restare o di andartene da qui a tuo piacere, sappi che ti stai sbagliando. Non te ne andrai sino a quando io non lo avrò deciso.»

«Ricordati che stai parlando con l'Eroe della Lancia!» esclama Motoyasu, indispettito dalla prepotenza mostrata da quella ragazza.

«La tua arma mi ricorda chi sei, ma tu sei pronto ad essere davvero l'Eroe della Lancia? Uno dei quattro Eroi Leggendari destinati a salvare questo mondo? Vuoi ancora lottare per permettere alla gente dei quattro regni di sopravvivere?»

«Certo che lo voglio!» risponde senza esitare.

«Vedo che hai ancora dell'orgoglio, questo mi fai piacere. Al momento, però, non saresti in grado neppure di sfiorarmi, e questo non va bene, affatto. Dovrai allenarti seriamente e dimostrarmi quanto vali.»

«Motoyasu,» dice Naofumi, «ti lascio in buone mani, credimi. Lei aumenterà la tua forza e il potere della tua lancia, ma non farla arrabbiare, mi raccomando».

«Non potrei certo arrabbiarmi con una creatura così splendida, se dimostrasse un po' più di risp…» si blocca di colpo quando lo sguardo di Fitoria lo raggela.

«Bene,» dice Naofumi allegro, «vedo che iniziate entrambi a capirvi, io ora me ne devo andare, ma… tornerò a trovarvi, per vedere come procede l'allenamento, se Fitoria non ha nulla in contrario.»

«Tu non mi saresti utile in nessuno modo,» gli risponde lei, «ma se porterai Filo con te, ti lascerò entrare».

L'idea di Fitoria non dispiace affatto a Motoyasu, anche lui non vede l'ora di rivederla e, ripensando alla piccola e dolce Filo, non può fare a meno di sorridere.

“Forse avrei dovuto dirgli che Fitoria può bloccare la sua Arma Sacra e può impedirgli di usare il teletrasporto…”, pensa tra sé Naofumi, prima di tornare a città dello Scudo, “ma di sicuro se ne accorgerà da solo. Presto”.

 

Naofumi va subito a controllare le due bimbe e le trova ancora appese al ramo. Le ha sentite chiaramente ridere, prima che lo vedessero, ma ora che è davanti a loro, entrambe sono silenziose e Madhis appare nuovamente triste ed offesa. Mentre i suoi ragazzi interrompono il loro allenamento con la maga per guardare cosa accade, lui fa scendere le bimbe e le aiuta a liberarsi delle loro imbragature improvvisate.

«C'è qualcosa che volete dirmi?» chiede loro.

Felhena appare serena e fa segno di no, invece Madhis si limita a guardare per terra.

«Dovete andare al bagno?»

Entrambe fanno segno di no.

«Allora seguitemi, adesso.»

Si allontana finché il terreno di allenamento non scompare dalla loro vista, quindi si siede per terra e chiede a Madhis: «Sei arrabbiata?»

«No», risponde lei triste e a bassa voce.

«Io voglio ancora portarvi al terreno di caccia nel pomeriggio e voglio farvi arrivare al livello 40 entro questa sera. Se ci riuscirete, domani vi porterò a fare il Class Up, ma non voglio vedervi con i musi lunghi.»

Anche le bambine si siedono e Madhis, esitando un po', gli chiede: «Ma tu… ci vuoi ancora bene?»

Con dolcezza Naofumi le risponde: «Certo, ma forse non è stata una bella idea lasciarvi appese lassù…»

«E' stato bellissimo!» esclama Felhena sorridendo tutt’a un tratto. Ma subito, con una punta di vergogna nella voce, aggiunge: «A parte quando abbiamo dovuto spiegare alla maga e agli altri perché eravamo lì…»

«Sì, è vero,» ammette Madhis, «però…»

All'improvviso lei si alza, salta su Naofumi, facendolo sdraiare sulla schiena, e tenendosi abbracciata a lui lo implora: «Non ci farai più una cosa simile, vero?»

“Anche se infondo si è divertita”, pensa Naofumi, “sa bene che era mia intenzione punirla; deve essere questo ad averla scossa così tanto”. Cercando di rasserenarla le dice: «Facciamoci una promessa, tu fa’ attenzione a come rispondi alle persone e io farò attenzione a non farti dondolare di nuovo sotto a un ramo. Pensi che possa andar bene?»

Tirando un po' su con il naso, lei gli risponde: «Sì, va bene, te lo prometto».

 

Poco prima di mezzogiorno incontra Elisalia e si fa dire da lei come Myne si sta comportando.

«Oggi sembra più svogliata», gli racconta. «Questa mattina ha provato a chiedermi qualcosa, ma il vincolo di schiavitù l'ha fatta tacere prima che potessi capire cosa voleva dirmi. Le ho chiesto se potevo fare qualcosa per lei, ma per un pezzo non mi ha più voluto parlare. Poi è tornata ad essere allegra, e stare con lei è stato piacevole come ieri. Mi ha chiesto di farle fare un giro della città, nel pomeriggio, così più tardi la rivedrò».

«Ti ringrazio, Elis. Cerca di fare attenzione a quante volte scatta la maledizione, anche se potrebbe non significare molto.»

«D'accordo… Signore, non sarà difficile.»

«Edelphie ti ha detto di chiamarmi in questo modo?» le domanda divertito.

«Sì…», risponde imbarazzata, «ha detto che dovremmo rivolgerci a voi in questo modo».

«Elis, non vorrei mai contrariare la Padrona della Casa, ma hai il permesso di chiamarmi per nome e di rivolgerti a me come hai fatto fino a ieri.»

«Lo terrò a mente… Naofumi.»

 

Subito dopo, Naofumi torna al campo di allenamento, dove i ragazzi si stanno ancora esercitando assieme alla maga. Per evitare che qualcuno si faccia male, indirizzano i loro attacchi magici verso il mare aperto e presto anche i gabbiani hanno imparato a tenersi lontani.

La vecchia maga, ogni tanto, prende da parte un paio di ragazzi e spiega loro come migliorare il loro attacco combinato, subito dopo i ragazzi tornano ad esercitarsi. Passate un paio d'ore allenandosi in questo modo, i risultati del loro impegno iniziano a vedersi. Mentre Naofumi li sta ancora osservando, la maga si avvicina a Kamil, Emeril e Delia; Bardo, Arphel, Filo e Rishia, invece, si prendono una pausa, sedendosi a terra e chiacchierando allegramente tra loro.

Naofumi intuisce che la maga sta spiegando alle tre ragazze un attacco combinato che dovranno fare tutte insieme, ma lui davvero non riesce ad immaginare come vento, fuoco e ghiaccio possano combinarsi. “Io certo non sono un esperto di magia”, riflette l'Eroe, “e anch'io avrei bisogno di apprendere qualche nuovo attacco combinato. La vecchia maga certamente sa quel che sta facendo; quindi non mi resta che aspettare e vedere cosa riusciranno a fare quelle ragazze.”

La discussione con la maga però sembra andare per le lunghe, e Naofumi deve desistere dal suo piano. Decide invece di verificare se l'influenza di Raphtalia, ora, gli consente anche di leggere i grimori, cosa che non gli è mai riuscita.

Va nella biblioteca e apre un testo scelto a caso. Sfogliandolo si accorge di essere in grado di leggerlo, seppur con una certa fatica. Lo ripone al suo posto e cerca la sezione degli incantesimi di luce e tenebra. Prende alcuni libri, li porta fino a un tavolo di lettura e lì vi resta fino a quando Filo non lo viene a cercare.

«Padroncino,» gli dice lei, «è ora di mangiare! Ti stiamo aspettando tutti, e le bambine non vogliono iniziare finché non arrivi».

 

A tavola ci sono anche i suoi ragazzi e sia loro che le bambine chiacchierano e scherzano allegramente. Mentre Naofumi sta ancora mangiando l'ultimo boccone, Madhis gli chiede: «Portiamo anche Tharis, vero?»

Naofumi annuisce e lei va di corsa verso le stalle. Poco dopo Madhis ritorna assieme a suo fratello e il gruppetto si teletrasporta nel terreno di montagna.

Le intenzioni di Naofumi sono di fare una sessione di allenamento relativamente tranquilla, visto che le bambine devono solo aumentare di 10 livelli, ma le bimbe però sono di tutt'altro avviso e risalgono la montagna correndo, abbattendo velocemente tutti i mostri che incontrano. Tharis corre accanto a loro, ma evidentemente ritiene che i mostri non siano abbastanza forti da richiedere il suo aiuto e di tanto in tanto si allontana per abbatterne qualcuno da solo.

Le bimbe continuano la loro corsa fino a quando non incontrano una bestia di livello 60, simile a una grossa lucertola antropomorfa. Tharis gli va subito incontro e cerca di colpirla al collo, ma i suoi artigli non riescono a penetrare le dure scaglie di quella pelle. La bestia reagisce e cerca di stringerlo tra le sue dita artigliate, ma Tharis riesce facilmente a sfuggigli e a tenersi lontano da lei. Quando le bimbe gli arrivano accanto, Madhis richiama un incantesimo di luce e un chiarore accecante, per un breve istante, impedisce anche a Naofumi di vedere cosa stia accadendo.

Nel momento in cui la luce scompare, il mostro cerca l’uomo-bestia e agita velocemente la testa a destra e a sinistra, ma non riesce a vederlo. Annusa l'aria impaziente, nel tentativo ora disperato di percepire qualcosa, ed è ormai troppo tardi quando avverte l’odore che cerca e tenta di voltarsi.

Tharis gli è alle spalle, gli salta addosso e gli affonda gli artigli nella nuca, facendolo cadere sulle ginocchia, violentemente scosso da tremori e incapace di muoversi. Le bambine gli corrono incontro, gli saltano addosso senza perdere velocità e con le loro spade centrano i suoi occhi, spingendo in profondità le lame. Il mostro cade pesantemente in avanti e smette di muoversi. Non c'è alcun dubbio che sia morto.

Le bambine cercano di rigirarlo per poter estrarre le loro spade, che sono finite sotto di lui, ma non ci riescono; allora Tharkan si avvicina e con una pedata lo rivolta sottosopra. Madhis cerca per prima di liberare la sua arma; subito dopo Felhena le si mette accanto e la imita. Entrambe puntano un piede sulla testa della bestia per tenerla ferma e provano più volte ad estrarre le spade, con tutta la loro forza, ma le lame sembrano essersi incastrate nel duro cranio della bestia e, quasi fosse il suo modo di vendicarsi, lei non sembra intenzionata a restituirgliele.

Ansimano, sbuffano e imprecano, dando vita a una scena comica che vanifica tutta l'eleganza del loro precedente attacco. Tharis si ferma davanti a loro, le guarda e sembra incoraggiarle a metterci più impegno; le bambine allora provano di nuovo, sbuffando ancor di più, ma senza ottenere nulla. Esauste ed arrabbiate si fermano entrambe per riprendere fiato, e a Naofumi sembra che siano sul punto di arrendersi. Tharis le fa allontanare con un gesto, afferra entrambe le spade e le estrae senza nessuna fatica. Le porge poi alle bambine, ma loro restano immobili e per qualche secondo lo guardano contrariate.

 

«Sono sorpreso che sappiate già utilizzare così bene le vostre magie», dice loro Naofumi. Oltre all'incantesimo di luce usato da Madhis, ha percepito anche anche un incantesimo nel momento in cui le bambine colpivano la testa della bestia ed è pronto a scommettere che fosse una magia di vuoto e che sia stata Felhena a lanciarla.

Madhis gli risponde per prima: «Quando ci hai fatte scendere dal ramo, siamo andate dalla maga e le abbiamo chiesto di insegnarci qualcosa, come aveva promesso. Io ora conosco l'incantesimo che hai visto; la luce è già abbastanza intensa, ma ancora non riesco a farla brillare a lungo».

«Anch'io ho imparato un incantesimo,» dice Felhena, «riesco a creare delle piccole bolle di vuoto vicino alla punta delle nostre spade… e forse funziona anche troppo bene…».

«La prossima volta», suggerisce Naofumi accarezzandole la testa, «provate a muovere le spade avanti e indietro e date qualche colpetto lateralmente, ma, se una bestia vi sta venendo incontro, mollate le spade e usate i vostri coltelli».

Sorride loro e dice ad entrambe: «Sappiate che sono orgoglioso di voi, di tutti e tre. Insieme sapete combattere davvero bene».

Le bimbe lo abbracciano, felici per quel complimento, ma mentre se le tiene strette, Naofumi aggiunge: «Se foste riuscite anche ad estrarre le spade, sarebbe stata una esecuzione perfetta».

Madhis lo colpisce con un pungo sul fianco, poi, terrorizzata da quello che ha fatto, si allontana di un passo, seguita subito anche da Felhena. Tremante e bianca in volto lo implora: «Non volevo, scusami…»

Naofumi l'abbraccia di nuovo e le dice: «Quel pugno l'ho sentito appena e non ho voglia di arrabbiarmi con te, Madhis. Potevo risparmiarmi quella battuta, quindi, non è successo nulla. Sta tranquilla. Continuerò a stuzzicarti di tanto in tanto, finché non riuscirai a controllarti. Tu cerca di riuscirci e di non rifare cose simili; mi aspetto questo da te. Se ti sfoghi su di me e ti accorgi di aver sbagliato, datti uno schiaffo magari, ma non ti preoccupare troppo».

«Forse sarebbe più facile se mi mettessi un vincolo di schiavitù, io… lo accetterei…»

«Tra pochi giorni avrai una forza enorme e dovrai stare attenta a come la usi, ma sono sicuro che questo lo capisci. Se non ci sarà altro modo, ti farò mettere il vincolo, ma voglio che tu ti controlli da sola. Sono contento che tu voglia combattere i mostri con me, ma non vorrei averti come schiava, preferisco che in ogni momento tu mi stia accanto perché lo vuoi, non perché un incantesimo ti tiene incatenata a me. Ora, però, torna ad allenarti; ti sei riposata abbastanza. Con i mostri non devi trattenerti, usa tutta la forza che hai. Va bene?»

«Grazie Naofumi, io vorrei tanto aver avuto un padrone come te e non voglio più deluderti… io ti seguirò per sempre e ti prometto che farò tutto quello che mi chiedi, ci proverò davvero.»

Naofumi le accarezza la testa e le bacia la fronte, poi le bambine e Tharis continuano ad allenarsi senza altri incidenti. Dopo aver sconfitto un numero imprecisato di bestie e una dozzina di mostri di alto livello a testa, entrambe le bambine raggiungono il livello 40, ma decidono di continuare la caccia ancora per un po', lasciando che sia Tharis ad uccidere i mostri, consentendo anche a lui, in tal modo, di crescere velocemente di livello.

 

Quando vede la scena per la prima volta, Naofumi pensa che Tharis abbia semplicemente un po' di fame, ma presto capisce che il suo è più simile a un rito. Ogni volta che l'uomo-bestia incontra un avversario particolarmente forte, dopo averlo sconfitto, divora un pezzetto delle sue interiora. Naofumi non capisce il motivo di questo suo inaspettato comportamento e, prima di teletrasportare tutti a Città dello Scudo, chiede a Madhis se sa dargli una spiegazione, lei però non sa rispondergli.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Altro - anime/manga fantasy / Vai alla pagina dell'autore: thors