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Autore: heliodor    05/04/2020    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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L’Erede perduto

 
La principessa Lionore fece il suo ingresso nella tenda col suo solito fare pomposo, salutò appena i presenti e si piazzò nell’angolo più lontano, tra lei e Gladia.
Insieme a Bryce e re Alion formavano un quadrato con al centro il tavolo su cui era stata sistemata una mappa del nord del continente antico.
Il punto in cui si trovavano in quel momento era evidenziato da una coppa di vino. La zona in cui doveva trovarsi l’alleanza con un pezzo di formaggio e quelli in cui poteva trovarsi l’orda con dei gusci di noce. Ne contò una decina mentre Re Alion riprendeva a parlare.
“Non abbiamo notizie certe, ma sembra che l’alleanza si trovi qui” disse puntando il dito verso la forma di pane.
“Inviamo una delegazione” suggerì Lionore. “Non possiamo presentarci in forze.”
Alion scrollò le spalle. “Perché no? I colori di Taloras e Malinor sono alleati. Dovrebbero accoglierci bene.”
“Mia nipote ha ragione” disse Gladia. “Meglio essere prudenti.”
Mezza Luna prima si erano quasi scontrati con le forze di Lionore a causa della imprudenza con cui si erano avvicinati. Mentre la loro armata risaliva da sud, quella di Lionore era avanzata verso oriente dopo essere sbarcata a Odasunde.
Era stato un lungo viaggio e solo per caso si erano incontrati lungo la strada. Ora c’erano duecentomila tra soldati e mantelli che formavano quell’armata. Metà venivano da Taloras e l’altra da Malinor, più una piccola parte da regni vassalli e da Orfar.
Gladia aveva suggerito alla nipote di fare un passo indietro e lasciare a Bryce il comando in modo da avere una sola guida, ma lei aveva fatto resistenze e posto condizioni, una delle quali limitava i suoi poteri alle missioni diplomatiche.
“Mi preoccupano quei soldati sbandati che abbiamo trovato nelle campagne” disse Gladia.
Bryce ne aveva interrogato qualcuno e tutti riferivano la stessa cosa. L’alleanza si era divisa. Una parte stava marciando verso l’orda mentre l’altra era rimasta al campo, ma senza una vera guida. Re Andew era sparito ed era Erix a dare gli ordini al suo posto.
Si diceva che fosse malato o indebolito da una ferita, ma nessuna notizia sembrava certa e Bryce era preoccupata.
Aveva indetto quella riunione perché voleva guidare di persona la delegazione da inviare verso il campo dell’alleanza.
“Non è una buona idea” disse Lionore. “Potrebbe reagire male vedendo una rinnegata al comando della delegazione. Potrebbero pensare che li stiamo sfidando ora che re Andew è ferito o considerare anche noi dei rinnegati.”
Bryce non si era scomposta davanti a quelle accuse. Sapeva che cosa aveva fatto e che cosa era diventata andando via quel giorno.
“Se cercheranno di aggredirci” disse con tono pacato. “Mi consegnerò io stessa come prigioniera.”
“Non dovrai farlo” disse Gladia. “Non ho fatto tanta fatica per riportarti a nord e consegnarti al boia. Ho altri progetti per te.”
Bryce stava iniziando ad apprezzare la franchezza con cui Gladia si esprimeva. Non usava tanti giri di parole e se doveva criticarla, lo faceva. Gli elogi erano più rari, ma se ne sarebbe fatta una ragione, per il momento.
“Ecco come agiremo” proseguì Gladia. “Lasciamo che Bryce vada con una buona scorta di soldati e mantelli di cui farò parte anche io. Prima di partire re Andew mi incaricò di riportarla al campo e io ho eseguito l’ordine. Di fatto è mia prigioniera e io agisco per conto dell’inquisizione. Chi meglio di me può occuparsi di una rinnegata?”
“Ti chiederanno di consegnarla o eseguire la condanna” disse re Alion.
“E io rifiuterò.”
“Su quale base, inquisitrice?”
“Sul fatto che Bryce non è una rinnegata. A chiunque me lo chiederà, risponderò che agiva per conto dell’inquisizione.”
“Ti stai assumendo un grosso rischio” disse Lionore. “Spero tu sappia che cosa stai facendo, zia.”
“A questo punto, preferisco rischiare se l’alternativa è perdere Bryce.”
“Una sola persona non cambierà l’esito della guerra” disse la principessa di Taloras. “Noi abbiamo un’armata e re Alion ha la sua. È di questo che abbiamo bisogno.”
“E chi la guiderà?”
“Noi” rispose la ragazza.
“Tu non hai esperienza in battaglia, Lionore” disse Gladia con tono paziente. Guardò re Alion. “E tu sei stato già sconfitto una volta.”
Alion sorrise mesto. “Non c’è bisogno che tu me lo ricordi, inquisitrice. Continua, ti prego. Immagino stia per arrivare la parte interessante.”
“In quanto a me” disse Gladia. “Sono un’inquisitrice, non una condottiera. È probabile che la maggior parte delle vostre forze mi odi o mi tema ma di certo pochi sarebbero disposti a seguirmi in battaglia. Nessuno dei vostri comandanti ha l’autorità o la fama per farlo. A parte una sola persona.” Guardò Bryce.
“Io non credo di essere la persona adatta. E penso di non esserlo mai stata.”
“Che tu lo sia o meno” disse l’inquisitrice. “A noi servi come figura per unire le nostre forze. Sei famosa e rispettata, persino adesso che ti credono una rinnegata. I soldati che abbiamo trovato lo testimoniano. Ti ammirano ancora per quello che hai fatto nelle battaglie precedenti.”
“Quelle vittorie” disse Bryce. “Erano il frutto del lavoro e dell’esperienza di mio padre, di Erix e di tutti i comandanti dell’alleanza. Io me ne prendevo solo i meriti.” Scosse la testa.
“In ogni caso” disse Gladia. “Io dichiarerò a tutti che Bryce non è mai stata una rinnegata e che le voci messe in giro su di lei erano delle calunnie. Dirò che era in missione per conto mio e che adesso è tornata.”
“Ti crederanno in pochi” disse Lionore.
“Li faremo bastare” replicò Gladia.
 
Bryce si era ritirata nella sua tenda quando l’avvertirono che una pattuglia era tornata con dei prigionieri.
Prigionieri, si disse. Non soldati sbandati.
Uscì dalla tenda e si aggirò per il campo prima di trovare il drappello di soldati che era appena tornati dal giro di pattuglia.
Trovò il loro comandante, un uomo di Taloras dai capelli neri e il mento appuntito. “Comandavi tu la pattuglia?”
Lui annuì.
“Dove sono i prigionieri?”
“Ho dato l’ordine che venissero messi in una delle celle temporanee.”
“Voglio vederli.”
L’uomo le spiegò come trovarli.
Bryce ci mise qualche minuto a raggiungere la zona del campo dove erano state erette delle palizzate aperte che contenevano i prigionieri, di solito soldati sorpresi a rubare o che avevano tentato di disertare o che si erano macchiati di qualche crimine.
In una delle celle c’erano due figure sedute per terra, un ragazzo e una ragazza. Non ebbe bisogno di fare molti sforzi per riconoscere il primo.
“Guardia” chiamò uno dei soldati che sorvegliavano i prigionieri. “Liberate questi due. Sono amici miei.”
 
Fece sedere Oren su una delle sedie di legno mentre la ragazza dagli occhi obliqui si accomodò su di una stuoia.
La tenda era stretta e stavano quasi addossati l’uno all’altra e divenne ancora più affollata quando Gladia si presentò all’entrata.
Oren scattò in piedi vendendola.
“Eccellenza” disse con voce nervosa.
Gladia si concesse un mezzo sorriso. “Ogni volta che ti credo morto, rispunti fuori, ragazzo. Mi sorprendi ed è difficile farlo. Sempre alla ricerca della tua principessa?”
Oren annuì deciso.
“Non solo di lei” disse la ragazza dagli occhi obliqui.
Shani, ricordò Bryce. È così che si chiama.
“Parli della strega rossa, vero?” chiese con tono divertito. “Mi chiedo tu che cosa ci veda in quella ragazza.”
“È amore” disse Shani con una punta d’ironia nella voce.
“È mia amica” disse Oren arrossendo.
Bryce prese una bottiglia e delle coppe e ne diede una a ciascuno dei presenti. Versò il liquido ambrato della bottiglia nelle coppe. “Gentile dono di sua maestà Skeli” disse con tono divertito. “Prima di lasciare Orfar abbiamo saccheggiato la sua cantina.”
Gladia bevve con ampie sorsate mentre Oren e Shani si limitarono a sorseggiare.
“Scommetto che avete una bella storia da raccontarci voi due” disse Gladia. “Ma prima voglio sapere altro. Siete stati gli ultimi a lasciare Malinor o sbaglio? Siete partiti dopo di noi.”
“In realtà siamo partiti poco prima” disse Oren.
“Ecco perché la strega rossa non è venuta con noi” disse Bryce ricordando le preoccupazioni di Elvana.
“Sibyl venne via con noi” spiegò Oren. “Ma poi tornò indietro.”
“Lo so” disse Bryce. “Me l’ha raccontato Marq.”
Oren si accigliò.
“Non lo conosci? È un amico di Sibyl.”
Il suo viso si incupì per un attimo ma poi si illuminò. “Se è andata con questo Marq, forse non era a Malinor quando è stata attaccata.”
Bryce scosse la testa. “Sappiamo che ha proseguito. È stato Marq a dircelo. Ma non è tutto.” Un po’ le dispiaceva costringere Oren a passare dalla speranza alla disperazione, ma voleva raccontargli tutto quello che aveva fatto. “Sappiamo che la tua strega rossa è sopravvissuta anche all’attacco dei colossi.”
Oren fece cadere la coppa di vino. “È viva?”
“Non lo sappiamo per certo, ma alcune Lune fa era a Orfar. E non era da sola” disse Bryce. “C’era Bardhian con lei, ma era ferito.”
“Un altro fidanzato” disse Shani.
“Voi venite da Orfar” disse Oren ignorandola. “È con voi? È qui? È ferita per caso?”
Bryce scosse la testa. “Ha lasciato la città aiutata da Kallia di Nazdur e Ames di Thera. È accaduto prima che arrivassimo noi.” I mantelli di Orfar sopravvissuti alla battaglia erano stati interrogati a lungo permettendo di ricostruire quello che era accaduto.
“Anche Vyncent è passato per Orfar” disse Gladia. “Per poco non si sono incontrati.”
“Vyncent è andato a nord con Ronnet e un certo Desmodes, uno stregone di Orfar, ma non abbiamo idea del motivo.”
Oren si rilassò sulla sedia. “È comunque una speranza, no? Forse sono andati alla ricerca di Joyce. Della principessa.”
“Forse” disse Bryce. “Anche se temo che la loro missione sia diversa e molto pericolosa. Nessuno ne sapeva niente. Skeli aveva tenuto tutto segreto per non rivelare la sua alleanza con l’orda.”
E aveva ucciso persino Igar, dopo averlo ridotto a una larva umana, pur di mantenere il segreto su quello che aveva tentato di fare a lei.
Gladia le aveva raccontato degli ultimi giorni di Igar e Bryce non provava alcun dispiacere per la sua morte.
“Ci occuperemo di Vyncent quando sarà il momento” disse Gladia. “Ora voglio sentire che cosa avete da dirmi sul nord” aggiunse rivolto a Oren. “È vera la storia dei rianimati?”
Oren annuì.
Erix le aveva accennato a dei racconti che provenivano dal nord. Avevano avvistato quelle creature oltre i passi ma non si erano spinte più a sud.
“Li abbiamo visti” disse Shani. “E toccati. Loro hanno toccato noi, per la precisione.”
“Ti sei già fatta vedere da un guaritore?” chiese Bryce. Shani diceva di essere stata maledetta da un morso di quelle creature. Era stata male per alcuni giorni e aveva rischiato di trasformarsi in una di essi, ma il negromante che l’aveva maledetta era morto e ora stava meglio.
“Sto bene” disse Shani. “E ho voglia di rimettermi in viaggio.”
“Per dove?” le chiese.
“Voglio tornare all’arcipelago. La vostra guerra non mi riguarda.”
“I colossi di Persym sono un pericolo per tutto il continente” disse Gladia.
“Kamataro ci proteggerà. Come ha sempre fatto” rispose lei sicura.
“Il vostro drago immaginario potrebbe non bastare contro quei mostri.”
“Li hai visti?”
“No, e non muoio dalla voglia di farlo, ma quando accadrà sarò pronta a combatterli. E voi dovreste fare lo stesso.”
Shani si alzò. “Vorrei riposare se non vi sono utile.”
“Vai pure” disse Bryce.
Oren rimase seduto e quando Gladia uscì dalla tenda attese qualche istante.
“C’è qualcosa che devi dirmi?”
Oren trasse un profondo respiro. “Sì” disse. “Riguarda tuo fratello Roge.”
Bryce si fece attenta. “Lo hai incontrato?”
“A nord, vicino alla fortezza delle ombre. Siamo fuggiti insieme da quel luogo orribile e poi lui ha evocato un portale che ci ha condotti fin qui.”
Bryce ghignò. “Si è sempre vergognato di quel potere.”
“Non potevo parlarne in presenza di Lady Gladia. Non volevo mentirle, ma per fortuna non mi ha fatto domande, quindi non le ho esattamente mentito.”
“Stava bene?”
“L’ultima volta che l’ho visto parlava di andare a Odasunde.”
“Ha fatto bene. Se tornasse qui nostro padre lo farebbe uccidere o esiliare.”
“È stato a Krikor” disse Oren. “Mi ha raccontato cose terribili su quel posto e altre ancora peggiori.”
“Quali?”
Oren sembrò indeciso se parlare o meno.
“Puoi fidarti di me.”
“Credo” disse Oren. “Che sia stato lui a risvegliare i colossi.”
 
***
 
Cavalcarono per due giorni e due notti, con piccole pause per far rifiatare i cavalli e consumare una cena frugale. Oren si concesse anche qualche ora di sonno.
Giunsero in vista del campo due giorni dopo. Era diverso da come lo ricordava. La prima volta che vi era passato era rimasto impressionato dalla distesa di tende e recinti che occupavano l’intera valle, dalle recinzioni erette attorno al campo che correvano per intere miglia e dalle innumerevoli bandiere e stendardi che sventolavano ovunque. Su tutti aveva prevalso l’azzurro e oro di Valonde.
Quello che vedeva ora era un campo con meno di un terzo di quelle tende e recinti vuoti. Le mura erano crollate in alcuni punti per l’incuria e i vessilli che sventolavano erano molti di meno. Quello di Valonde era l’unico a ergersi al centro del campo, accanto alla tenda più grande.
Oren cavalcava al fianco di Bryce. Era stata lei a insistere per portarlo con loro.
“Mi ha salvato la vita una volta” aveva detto. “E l’ha salvata a mia sorella.”
Ma non l’ultima volta, aveva pensato Oren con tristezza. Quella che contava davvero. L’unica che non avrebbe dovuto fallire.
Insieme a loro c’era Shani che cavalcava alla destra di Oren e alla sinistra di Bryce, l’inquisitrice Gladia.
Il resto della scorta era composto da quaranta soldati e dieci mantelli, divisi tra Orfar, Malinor e Taloras.
Vennero avvistati dalle pattuglie quando si trovavano a una decina di miglia dal campo e scortati fino a esso da cavalieri di Valonde. Nessuno di essi fece domande a Bryce né le rivolsero la parola.
Gladia dichiarò al comandante della pattuglia che la principessa era sotto la sua custodia e tanto sembrò bastare per il momento.
Ma Oren era certo che sarebbe servito molto più della fama dell’inquisitrice una volta arrivati al campo.
I valondiani inviarono dei cavalieri per avvertire del loro arrivo e quando giunsero in vista del campo trovarono decine di sodati e mantelli ad accoglierli.
Al loro passaggio qualcuno applaudì, ma la maggior parte lanciò maledizioni all’indirizzo di Bryce.
Oren temette che qualcuno potesse cercare di aggredirla, ma non avvenne. Fischi e urla furono le uniche offese che ricevettero.
Poco prima di entrare nel campo vero e proprio dovettero smontare e abbandonare la scorta, che rimase all’esterno.
Oren fece per restare, ma Bryce gli fece cenno di seguirla. “Porta anche la ragazza dagli occhi obliqui.”
Fu felice di avere Shani al suo fianco mentre si inoltravano nel campo tra due ali di folla che non nascondeva la propria ostilità.
“Hai coraggio a tornare, traditrice” urlò qualcuno.
“Rinnegata.”
“Vattene via.”
La folla si aprì consentendo il passaggio di un gruppo di mantelli azzurri. Davanti a essi, una donna dallo sguardo fiero.
Oren la riconobbe subito, era Erix.
La strega era la consigliera di re Andew ed era stata la guida di Bryce, se non ricordava male.
Avanzò con sguardo duro, fissando Bryce senza distogliere gli occhi da lei nemmeno per un istante.
Bryce si staccò dal gruppo e avanzò a sua volta.
Arrivate una di fronte all’altra si fermarono. Erix sollevò una mano e la schiaffeggiò sulla guancia facendole voltare il viso dalla parte opposta.
Bryce non mutò espressione.
“Che tu sia maledetta, Bryce” disse Erix. “Hai rovinato tutto con il tuo gesto sconsiderato.”
“Mi dispiace” disse Bryce.
“Il tuo dispiacere non riaggiusterà quello che hai distrutto” l’accusò la donna.
“Non siamo qui per ricordare ciò che non abbiamo più” disse Gladia. “Ma per rimettere in piedi ciò che ci è rimasto.”
“Non è rimasto niente” esclamò Erix. “La nostra armata si è dissolta.
“Io vedo almeno cinquantamila soldati e mantelli in questo campo” replicò Gladia. “E noi ne abbiamo almeno il triplo. È un’armata di tutto rispetto.”
“Due lune fa eravamo molti di più” disse Erix con voce più calma.
“Dove sono andati tutti?” chiese Gladia.
“Hanno seguito Adler di Berger. Quel dannato ha convinto tutti che re Andew era debole e inetto e che con la sua spada magica avrebbe distrutto Malag e la sua orda.” Erix scosse la testa. “Hanno preso tutto ciò che volevano e sono partiti, convinti di poter sconfiggere l’arcistregone nel suo territorio.”
“Galyon?” chiese Bryce.
“Andato anche lui con Falgan.”
“Non è una gran perdita, quella” disse Gladia. “Perché non ne parliamo nella tua tenda? Poi penserò io ad avvertire re Andew.”
“Quello che vedrete non vi piacerà” disse Erix. “Ma venite pure.”
La folla si separò al loro passaggio, ma gli sguardi ostili rimasero puntati su Bryce. Giunti alla tenda del re Erix fece strada all’interno.
“Tu resta qui” disse Gladia rivolgendogli la parola per la prima volta da quando erano arrivati. “Date un’occhiata in giro, ma con discrezione.”
Oren e Shani si allontanarono di qualche passo. Per un attimo temette che la folla se la prendesse anche con loro, ma vennero ignorati da tutti. L’oggetto della loro rabbia era solo Bryce a quanto sembrava.
Oren ne fu sollevato, almeno in parte.
Shani invece prese a camminare tra le tende vuote.
“Dove vai?”
“Do un’occhiata in giro come ha suggerito quella donna” rispose la ragazza.
Non c’era molto da vedere. La maggior parte delle tende era stata abbandonata e il vento e le intemperie le avevano rovinate non essendoci qualcuno che se ne prendesse cura. Contò dozzine di rastrelliere per armi vuote, bracieri abbandonati che una volta erano serviti per arrostire carni e verdure. C’erano molti cani che ciondolavano senza meta. Qualcuno ringhiò contro di loro ma bastò fare un po’ di rumore per metterli in fuga.
Qualcosa brillò vicino a uno dei recinti attirando la loro attenzione. Una figura umana si muoveva all’interno di essa eseguendo una specie di danza. Ogni tanto dalle sue mani scaturivano lampi e dardi che disegnavano archi e saette nell’aria per poi estinguersi.
Oren aveva già visto uno stregone allenarsi. A Valonde, sulla nave che lo aveva portato sul continente antico e la prima volta che era stato lì.
Stava per proseguire per la sua strada quando colse per un attimo il viso dello stregone che si stava allenando.
Un ricordo scattò nella sua mente e fu come spinto ad avvicinarsi per scoprire se si fosse sbagliato o avesse visto giusto.
Al centro del recinto, Bardhian di Malinor stava evocando un fulmine facendolo scaturire dalle sue mani.
L’incantesimo si abbatté sul terreno sollevando zolle di terra che vennero proiettate tutte intorno. Oren fu tentato di entrare nel recinto, ma se lui non si fosse accorto della sua presenza avrebbe potuto colpirlo.
Invece si fermò alla staccionata. “Io ti conosco” disse.
Bardhian voltò la testa di scatto e annullò l’incantesimo. “E io conosco te” rispose. “Sei la guardia del corpo, l’amico di Sibyl.”
Il principe marciò verso di loro con passo incerto. “Sei qui da molto?”
“Appena arrivato” rispose Oren.
Non si è accorto che anche Bryce e Gladia sono qui? Si chiese. Forse era così preso dal suo allenamento da non averci fatto caso.
“Non voglio farti perdere tempo. So che Sibyl era con te. Si trova anche lei qui o è passata e ripartita? E se sì, dove è andata?” Voleva fargli molte altre domande ma si trattenne.
Bardhian guardò altrove. “Ero con lei prima di venire qui, ma ci siamo separati.”
“Allora è viva” esclamò Oren sentendo rifiorire la speranza dentro di lui.
Bardhian assunse un’espressione seria. “Forse è meglio si ti racconto come sono andate la cose.”
 
Oren ascoltò il racconto di Bardhian cercando di immaginare tutto ciò che era successo. L’attacco a Malinor, i colossi, la marcia verso Orfar e poi la fuga, la terribile battaglia di Nazdur, il ritorno del principe Galef e il santuario di Urazma. E infine, il ritorno dei colossi e la distruzione di Nazdur.
Qui Bardhian fece una pausa.
“E poi?” chiese Oren.
Il principe scosse la testa. “Non lo so che cosa possa essere successo. Sibyl doveva entrare nel portale subito dopo di me, ma non è mai riapparsa.”
“È rimasta lì?” domandò Oren sperando che lui rispondesse di no.
Bardhian si strinse nelle spalle.
Oren sedette con la schiena appoggiata al cancello del recinto, la testa reclinata in avanti. All’improvviso si sentiva stanco, senza forze, come se tutta quella speranza lo avesse sostenuto fino a quel momento, privandolo di ogni spirito adesso che era venuta meno.
È morta, si disse. Nessuno può sopravvivere a un attacco dei colossi una volta e lei li ha fronteggiati due volte. Stavolta è davvero finita.
Shani sedette accanto a lui. “Se vuoi parlarne io sono qui.”
Oren scosse la testa.
“Se può esserti di conforto, Sibyl si è comportata da vera strega” disse Bardhian. “Mi ha salvato la vita due volte, anche se io ho salvato lei innumerevoli volte. Senza di lei non sarei qui, ora.”
“Non credo che a Oren interessi più di tanto” disse Shani.
“Invece sì” disse alzando la testa. “Ti ringrazio per esserle stato vicino quando ne aveva bisogno. Avrei voluto farlo io, ma l’ho abbandonata.”
“È lei che ha abbandonato te” disse Shani.
“Ora spiegatemi che cosa ci fate qui” disse Bardhian.
“Siamo arrivati poco fa” rispose Shani. “Con quella terribile donna che chiamano l’inquisitrice.”
“Lady Gladia?” fece Bardhian sorpreso.
Shani annuì. “E la strega che chiamano dorata.”
Il viso di Bardhian si illuminò. “Bryce? È viva e si trova qui?”
“È nella tenda del re in questo momento.”
Bardhian andò via marciando a passo veloce verso la tenda di re Andew.
Shani l’aiutò a rialzarsi. “In piedi, Oren di Pelyon.”
 Si sollevò a fatica ma la vicinanza di Shani gli ridiede un po’ di quelle forze che gli erano mancate. “Ora davvero non so che fare.”
“O andiamo via o combatti” disse Shani.
“Io voglio restare” disse. “Sibyl lo avrebbe fatto. Lei era convinta di poter vincere questa guerra.”
“Parli di lei al passato?” fece la ragazza.
“Che altro mi rimane?”
“Hai ancora la tua principessa perduta.”
“Non è la mia…”
“E me” fece Shani. Gli passò le braccia dietro il collo e sollevandosi sulla punta dei piedi gli scoccò un bacio sulle labbra.
Oren fu così sorpreso che non riuscì a respingerla o a dirle di no. Invece la prese per i fianchi e l’attirò a sé, premendo le sue labbra su quelle di Shani.
Dopo qualche secondo, sciolse l’abbraccio e la fissò imbarazzato.
“Non dire che ti dispiace” disse lei divertita. “Perché non ti crederei.”
Oren si strinse nelle spalle.
“Non ti è piaciuto?”
“L’ultima volta che ho baciato una ragazza ero in una prigione. E subito dopo è scoppiata una rivolta e sono quasi morto.”
Shani lo fissò stupita. “Se resti tu, resto anche io.”
Oren era certo che avrebbe cercato di fargli cambiare idea e ora si sentiva in colpa per averla costretta a restare contro il suo volere. “Non devi restare se non vuoi.”
“Chi ti dice che non voglia? Forse sto solo cercando una scusa per non andare via.”
Dalla folla attorno alla tenda del re si alzò un fitto vocio che crebbe d’intensità col passare dei secondi. Un drappello di cavalieri si fece strada trascinandosi dietro un uomo legato per i polsi a una corda.
Quando furono al centro della folla, uno dei cavalieri saltò giù e tagliò la corda che legava l’uomo. Questi crollò in ginocchio, la testa chinata in avanti.
Il cavaliere gli tirò un pugno in pieno viso facendolo crollare al suolo.
Prima ancora che potesse parlare Shani era già partita in direzione della folla. Oren la seguì mentre si faceva strada a spintoni fino ad arrivare a pochi passi dal cavaliere, che ora stava rialzando il prigioniero per rimetterlo in ginocchio.
Dalla folla si levarono urla e applausi quando lo colpì di nuovo scaraventandolo a terra.
Oren si sporse per guardare meglio e nel viso tumefatto e coperto di sangue, riconobbe quello di Roge.
Scattò in avanti seguito da Shani e si frappose tra il cavaliere e il principe.
“Levatevi di mezzo voi due” ringhiò l’uomo evocando un dardo magico.
Shani estrasse entrambe le spade e le mostrò al cavaliere. “Ci vuole coraggio a picchiare un prigioniero.”
“È un rinnegato. Tra poco sarà morto e questo è solo un anticipo.”
Oren estrasse la sua spada. “Ma non sarà ucciso da te.”
La folla urlò maledizioni verso di loro e si fece più vicina.
“Uccidi anche loro Grimas. Sono venuti con la rinnegata.”
“Colpisci per prima la ragazza dagli occhi storti” gridò un ragazzo.
Shani si voltò verso di lui. “Io colpirò prima te” lo minacciò mostrando la spada.
Il ragazzo ebbe un attimo di esitazione.
La folla avanzò ancora mentre loro si strinsero attorno a Roge.
Tra poco dovremo combattere, pensò Oren. Due contro mille.
O duemila a giudicare da quelli che si erano aggiunti richiamati dal frastuono.
“Che succede qui?” gridò una voce che per un attimo sovrastò le urla della folla.
La calca si divise e in mezzo a essa avanzò l’inquisitrice Gladia.
“Datelo a lei” gridò qualcuno.
“È tutto tuo assassina” gridò una ragazza che portava il mantello azzurro.
Gladia avanzò fino a mettersi davanti a Roge. “Sei arrivato nel momento peggiore, principe” disse a bassa voce nel silenzio che era calato attorno a loro.
Roge sputò sangue e ghignò. “Ogni momento è quello peggiore per me, inquisitrice. Direi che sei la persona giusta.”
“Diciamo che sto valutando la tua condotta” disse Gladia.
Roge la guardò accigliato.
“Per ora non morirai, se riesco a portarti via da questa folla inferocita” proseguì l’inquisitrice. “Ma da questo momento la tua vita mi appartiene. E mi dirai tutto quello che sai sui colossi.”
Roge chinò la testa.
 
***
 
Bryce seguì Erix nella tenda. L’interno era immerso nel buio e nel silenzio e odorava d’incenso.
Era come la ricordava, con il tavolo di legno ingombro di mappe e cartigli, i bauli aperti e traboccanti di altre carte, lo stendardo di Valonde che giaceva afflosciato in un angolo.
Mancava solo suo padre dietro la scrivania.
Re Andew sedeva sulla poltrona imbottita piazzata in un angolo della tenda, la testa piegata in avanti.
Sta dormendo? Si chiese Bryce guardandolo.
Erix fece un paio di passi in avanti. “Maestà” sussurrò.
Re Andew alzò la testa. Era invecchiato in quelle poche Lune o era solo un’impressione di Bryce? Le rughe erano più profonde, i capelli disordinati avevano qualche filo d’argento in più e la barba incolta sembrava più lunga e meno curata del solito.
Gli occhi chiari di suo padre vagarono per la tenda come alla ricerca di una fonte di luce, ma trovarono solo il viso della figlia.
“Tu” disse con voce arrochita. “Dicevano che eri morta sulla strada per Orfar. Avevo ringraziato gli Dei per averti finalmente portata via e invece sei ancora qui.”
Bryce fece un passo avanti. “È vero” disse. “Sono morta su quella strada. E sono rinata, anche.”
Re Andew si passò una mano sul volto. “Devi avere la mente sconvolta dalla pazzia per essere tornata, ma questo non ti eviterà una giusta morte. E stavolta mi assicurerò che la condanna venga eseguita.”
“Prima di parlare di morte e condanne” disse Gladia emergendo dal silenzio. “Parliamo dell’armata che dobbiamo rimettere in marcia.”
“L’unica marcia che questa armata potrà mai affrontare” disse re Andew con tono stanco. “È quella della vergogna.” Trasse un profondo respiro. “Prima lascia che ti ringrazi, inquisitrice. Avevi promesso di riportare indietro questa traditrice e l’hai fatto. Tieni fede al tuo nome e questa è una buona cosa. Saresti un comandante migliore di me. Forse dovrei affidarti ciò che resta del mio esercito.”
“Il tuo esercito deve seguire il suo comandante” rispose Gladia.
“Il suo comandante non è più in grado di guidarlo” disse re Andew alzando la voce. “Non lo vedi che sono spezzato?”
“Non mi riferivo a te.”
Re Andew la fissò con lo sguardo basso. “Sei pazza anche tu, inquisitrice.”
Gladia fece un altro passo avanti. “Ricordi quel giorno, Andew? Quello in cui festeggiammo la nascita di tua figlia, di Joyce? Che cosa ci promettemmo, allora? Ricordi?”
Re Andew annuì.
“Siamo stati noi a volere tutto questo. Siamo stati noi a mettere Bryce al comando di questa armata. Stabilimmo che sarebbe toccato a lei, un giorno, essere l’Erede che avevamo perduto” ebbe un’esitazione. “Sacrificato, perché un giorno si arrivasse a questo. Quattro popoli di due continenti uniti sotto una sola alleanza. Per combattere la minaccia più grande di tutte, l’arcistregone Malag. L’uomo che vuole distruggere la stregoneria e il nostro mondo.”
“Forse il mondo merita di essere distrutto” disse il re con voce stanca.
“Non spetta a noi deciderlo” disse Gladia. “Noi possiamo solo difenderlo.”
Re Andew si resse la testa con entrambe le mani. “I comandanti non accetteranno mai” disse. “Sanno che Bryce è una traditrice.”
“Li convinceremo del contrario.  Chi non si convincerà, andrà in esilio o morirà.”
Re Andew sollevò la testa di scatto. “Uccideresti un uomo solo perché ha detto la verità?”
“Se la verità mi danneggia, sì” rispose l’inquisitrice.
“Sei davvero l’assassina che tutti pensano che tu sia” disse il re. “Immagino che tu abbia anche un piano.”
“Ho un piano” rispose Gladia. “Più di uno. Per l’arcistregone e per i colossi. E ho anche centocinquantamila tra soldati e mantelli accampati a trenta miglia da qui.”
“Non basteranno per entrambi.”
“E abbiamo anche un Erede” disse Gladia.
“Due” la corresse Erix. “Bardhian è tornato qualche giorno prima di voi.”
“Avevo perso le sue tracce a Orfar” disse Gladia. “Ma sono felice che sia vivo.”
“Peccato non possa dire lo stesso per mia figlia” disse re Andew cupo. “E non parlo di te, ma dell’unica che mi sia rimasta.”
Gladia fece per dire qualcosa, ma Bryce l’anticipò. “Manda un messaggero a Malag” disse con voce ferma. “Offrigli di scambiare Joyce con un ostaggio.”
Gladia le rivolse un’occhiata sorpresa.
“L’arcistregone ha rifiutato qualsiasi offerta in monete” disse Erix.
“Accetterà se gli offrirete me” disse Bryce.
“Sarebbe un sacrificio inutile” disse Gladia. “L’arcistregone non ha la principessa, l’abbiamo già stabilito.”
“Allora non vi sono di alcuna utilità qui” disse Bryce voltandosi.
 
Elvana sostava a braccia incrociate davanti alla tenda, lo sguardo accigliato e fiero allo stesso tempo.
Bryce si fermò a qualche passo di distanza.
“Hai coraggio a farti rivedere” disse la strega.
“Me lo dicono tutti da quando sono tornata.”
Elvana distese le braccia lungo il corpo. “Almeno hai scoperto che cosa è successo a Vyncent?”
“È vivo” disse. “Da qualche parte a nord. Potrebbe essere vicino a noi o a mille miglia di distanza.”
Elvana sospirò. “Hai già parlato con il re?”
Annuì.
“E sei ancora viva. Vuol dire che ti ha perdonata o è morto e tu sei la nuova regina.”
“Una rinnegata non può ereditare la corona” disse Bryce. “È una vecchia e saggia legge di Valonde.”
“Qui non siamo a Valonde.”
“In ogni caso, il re sta bene e in questo momento discute di piani di guerra con Gladia e re Alion.”
“Anche lui è sopravvissuto?”
“Ha rischiato di morire, ma Marq Occhi Blu lo ha salvato.”
“Il rinnegato? Adesso è lui che frequenti? Quindi Vyncent è a disposizione della prima che vuole prenderselo?”
“Interessa a te per caso?” fece Bryce con tono ironico.
Elvana fece una smorfia di disgusto. “Preferirei accoppiarmi con un coniglio. Piuttosto, interessa alla strega rossa.”
“Per quello che so, potrebbe essere morta. Mi dispiace dovertelo dire. So che ci tieni a lei.”
“Bardhian mi ha già detto tutto” disse Elvana con aria allegra. “E sai che ti dico? Io penso che non sia morta. È sopravvissuta a tante cose brutte. Un colosso non la ucciderà.”
Bryce stavolta sorrise.
“In ogni caso, ti consiglierei di non nominarla in presenza della mia protetta. Come dicono da queste parti, non corre buon sangue tra di loro.”
Come se bastassero quelle parole a evocarla, Eryen apparve da dietro la tenda. La ragazza era cresciuta in quelle Lune passate con Elvana. Aveva un portamento più dritto e lo sguardo arrogante si era trasformato in un una espressione che mostrava sicurezza di sé.
“Io ti saluto” disse la nipote di Gladia esibendosi in un leggero inchino.
“E io saluto te” rispose Bryce.
“Parlate pure della strega rossa in mia presenza, non mi infastidisce” si affrettò a dire.
“Avevamo già esaurito ogni argomento su di lei” si affrettò a dire Bryce.
“Sai” disse Eryen. “Spero che sia viva. Voglio essere io ad affrontarla e ucciderla in duello.”
Deve ancora migliorare parecchio, pensò Bryce.
“È sopravvissuta a un attacco dei colossi” disse con tono provocatorio. “Se fossi in te non la sottovaluterei.”
“Saranno i colossi a perire quando incontreranno me” disse Eryen spavalda. “Poi mi occuperò della strega rossa.”
Bryce guardò Elvana e lei si strinse nelle spalle.
“Ho cercato di darle una forte motivazione” disse quasi a giustificarsi. “Vuole misurarsi con la strega rossa.”
“Per quale motivo? Sei di gran lunga superiore a lei” disse Bryce.
L’espressione di Eryen si rabbuiò per un istante. “Col tuo permesso” disse prima di andarsene.
“Sibyl l’ha sconfitta, una volta” disse Elvana con un mezzo sorriso. “E vuole vendetta.”
“Ucciderà la tua protetta” l’avvertì Bryce.
“Tu credi? Una che sopravvive ai colossi deve pure avere qualche risorsa da parte. O essere molto fortunata.”
“Sembra quasi che tu la ammiri.”
“L’ammirerò a bastonate, quando la rivedrò.”
Bryce proseguì il giro raggiugendo il recinto dove Bardhian si stava allenando. Lui si accorse di essere osservato e la raggiunse.
“Hai parlato con Elvana?”
Bryce annuì.
“È ancora arrabbiata con te, vero?”
“Lo sono tutti.”
“Io no” fece lui. “E sai perché?”
“No, ma immagino che adesso me lo dirai.”
Bardhian sorrise. “Lo hai fatto per amore” disse il principe. “Invidio Vyncent. Dico sul serio. Ama una donna che è pronta a sacrificare tutto per lui.”
“Amore” disse Bryce. “Sacrificio. Sembra quasi di sentire Joyce quando parlava degli eroi dei romanzi che amava tanto. Lì per i cavalieri e le principesse era normale sacrificarsi per amore.”
“Non è meraviglioso?”
No, non lo è, pensò Bryce. È doloroso, stupido e inutile. Ho perso tutto per niente. Se fossi rimasta a nord, forse avrei ritrovato Vyncent molto prima.
Si limitò ad annuire.
Bardhian la ricambiò con un sorriso. “Sai che mi sono fidanzato?”
Dei, pensò Bryce. Non è il Bardhian che conoscevo io, questo. Sembra una persona diversa. “Secondo la ragazza che accompagna Oren, la tua fidanzata sarebbe Sibyl. Il che vi mette tutti in una situazione piuttosto imbarazzante.”
Bardhian arrossì. “Sibyl? No, è solo un’amica.”
“Anche Oren diceva che Shani è solo un’amica, ma l’altro giorno li ho sorpresi mentre si baciavano e scambiavano parole dolci.”
“È solo un’amica, fidati. Io amo una ragazza di nome Lilie. È una principessa degli Urgar.”
“Mai sentiti nominare.”
“Amici di Sibyl anche loro.”
“Chissà perché non mi stupisce. Ti lascio ai tuoi allenamenti, ho ancora una persona da vedere.”
“Chi?”
Bryce non rispose.
 
“Spiegami una cosa” disse Roge parlando da dietro le pesanti sbarre di ferro che chiudevano la sua cella. Il telaio della porta era incastrato nella roccia viva. Impossibile da scardinare anche con la forza straordinaria.
Due mantelli tenevano d’occhio la cella e si davano il cambio ogni quarto di giornata. Era la sorveglianza minima per uno stregone che sapeva usare i portali.
“Io ho commesso un solo errore nella mia vita” proseguì Roge. “E sono finito prima prigioniero di Malag, poi a Krikor, circondato dai rianimati e ora in questa dannata cella. A te che hai disertato e abbandonato l’alleanza due volte, hanno dato il comando. Non ti sembra ingiusto?”
Bryce scosse la testa. “Io non vedo ingiustizia in tutto questo.”
Roge sospirò. “Sei venuta qui a farti beffe di me?”
“Sei l’unica persona della famiglia con cui posso parlare” disse Bryce con tono mesto. Sedette con la schiena appoggiata al muro ignorando le severe occhiate dei mantelli di guardia. “Ho sperato che tu non fossi morto, anche quando seppi che eri stato mandato a Krikor. Come sei evaso?”
“Con un portale.”
“Se fosse così facile lo farebbero tutti.”
“Chi ti dice che sia stato facile? Persym e la strega nera mi hanno quasi ucciso.”
“Quindi è vero che hai procurato i colossi all’arcistregone?”
“Ascolta” disse Roge. “Ho detto tutto a Gladia quando mi ha interrogato. Io ho solo aperto il passaggio verso quella zona. I colossi, come li chiamate voi, erano come statue nelle loro nicchie scolpite in una montagna. È stato Malbeth, l’uomo che era con me, a risvegliarli con un incantesimo di sangue.”
“Gli incantesimi di sangue sono stregoneria oscura.”
“Questo mi rende forse più rinnegato di prima?” fece Roge con tono esasperato. “Nemmeno sapevo che Malbeth ne fosse capace.”
“Però hai detto che è venuto con te.”
“Penso fosse dominato dalla strega nera. Con una maledizione, come quei rianimati. Aveva un collare, ma quando gliel’ho tolto ha iniziato a pensare con la sua testa.”
“Forse il collare era incantato con qualche maledizione” disse Bryce.
“Può darsi.” Fece una pausa. “Nostro padre?”
“In questo momento sta pianificando la prossima battaglia con Gladia, Alion e Lionore. Ed Erix.”
“Come mai non sei con loro?”
“A me spetta solo comandare sul campo” disse Bryce. “Sono loro a decidere la strategia da seguire.”
“E tu dovrai fare quello che ti dicono di fare.”
“È il mio compito.”
“Tu sei la strega suprema, Bryce. La migliore di tutti. Lo sei sempre stata.” Scosse la testa. “Hai idea di quanto ti invidiavo? Volevo essere come te. Volevo che nostro padre si accorgesse di avere un terzo figlio maschio.”
“Ora ne ha solo due.”
Roge socchiuse gli occhi per un istante. “Quindi Galef è vivo?”
“Bardhian dice di averlo visto insieme a Lindisa, nel santuario di Urazma.”
“Che cosa ci facevano nel santuario di un mago?”
“Era una maga” disse Bryce. “Cercavano un’arma da usare contro i colossi e Malag.”
Roge ghignò. “A chi potrebbe venire in mente un’idea tanto stupida?”
“Alla strega rossa, ovvio.”
“La fidanzata di Oren?”
“Una volta. Adesso lui sta con Shani. Beato lui che dimentica in fretta.”
“La guardia del corpo mi ha raccontato quello che è successo a Valonde, durante il matrimonio. È lì che Razyan è stato ucciso.”
“Sono morti in molti in quell’attacco. Malag e i suoi pagheranno anche per questo.” Si alzò e stiracchiò. “Direi che per oggi può bastare. Tornerò a trovarti domani.”
Roge si rilassò sulla stuoia. “Ti aspetterò con gioia, sorellina.”
Bryce sorrise. “Dormi bene, fratellone.”

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