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Autore: JessicaBuriola    06/04/2020    1 recensioni
Draco Lucius Malfoy ha riabilitato il nome della propria famiglia ed ora è uno dei funzionari più rispettati del Ministero della Magia e proprio per questo gli è stata affidata una missione che sicuramente gli farà ottenere il posto come capo dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Ventisette anni, brillante ed ambizioso, in procinto di sposarsi, tiene ben salde le redini della propria vita.
Sofia De Benedetti ha un doloroso passato alle spalle, che preferisce di gran lunga tenere chiuso in un cassetto. Pochissimi amici, un fidanzato assente e lontano. Ventidue anni, studentessa universitaria in procinto di laurearsi, un vortice di confusione e apparente spavalderia, travolgente, insolita.
Due mondi agli antipodi che finiscono inevitabilmente per scontrarsi in una delle città più affascinanti e controverse del mondo: Venezia.
A volte, nonostante tutti i nostri piani definiti nei minimi dettagli, il destino ha in mente altri progetti per noi.
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Draco Malfoy, Narcissa Malfoy, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Domenica 24 novembre, ore 13:32

Sofia aprì piano gli occhi e subito un’acuta fitta sembrò spaccarle la testa in due. Si nascose gli occhi con un braccio, anche la poca luce che filtrava dalla finestra le risultava troppo fastidiosa da sopportare. Muovendosi tra le lenzuola percepì di trovarsi in un letto che non le era familiare; cominciò ad agitarsi, l’ultima cosa che ricordava era di aver mangiato una carbonara con Draco nel suo appartamento.
Draco, appunto: lo percepì improvvisamente seduto accanto a lei sul letto.

“Ehi…” Le mani fresche dell’uomo le accarezzarono il viso. “Ben svegliata.”

Sofia si decise ad aprire gli occhi. “Ma dove sono? Non ricordo nulla… Cosa ho combinato? Draco…” Guardò interrogativa il viso teso dell’uomo che tradiva una certa preoccupazione.

 “Dobbiamo parlare di molte cose Sofia, davvero tante. Ma prima vorrei che tu facessi una bella doccia e che mangiassi qualcosa. Vedi… Siamo a casa di Michael.”

“Cosa? E perché? Ma cosa diavolo…” Cercò di mettersi a sedere senza successo, dato che Draco l’aveva preceduta, tenendola delicatamente per le spalle.

“Lo so. Sei confusa e non capisci, è comprensibile. Ma puoi fidarti di me? Ti prego. Non ti farei mai del male, lo sai…”

“Mi stai spaventando.” Non lo aveva mai visto così serio e scuro in volto.

“Non devi aver paura. Ti puoi fidare di me? Sofi, per favore…” La guardò così intensamente che Sofia non poté che annuire.

“Ok… Solo una cosa… Io… Mi potresti abbracciare?” Le veniva da piangere, sentiva crescere un’angoscia che non riusciva a motivare.

Nemmeno il tempo di pronunciare quelle parole che si trovò avvolta dalle sue forti braccia e, nonostante ogni centimetro del suo corpo urlasse pericolo, si sentì al sicuro.

Domenica 24 novembre, ore 16:32

“Non vi aspetterete che vi creda. È la cosa più assurda che abbia mai sentito.” Sofia, seduta sul divano in pelle rossa del salotto del professor Serranti guardava allibita le facce preoccupate ed ansiose di quest’ultimo e di sua zia Maria.

Draco, invece, non tradiva alcuna emozione, la guardava e basta. Poi improvvisamente tirò fuori un pezzo di legno allungato e cominciò a spostare oggetti per tutta la stanza, accese un fuoco e lo spense con altrettanta facilità, aprì la porta della cucina dall’altra parte della stanza e la richiuse, il tutto senza muoversi minimamente, ma soltanto agitando quel pezzo di legno scuro.
Lo guardò senza parole, scioccata. Istintivamente si portò le gambe al petto, come per proteggersi.

“Così la spaventi Draco!” Maria scattò in piedi contrariata.

“Fallo ancora.” Sofia puntò i suoi occhi nocciola in quelli grigi di Draco. L’uomo eseguì nuovamente quella che adesso le sembrava una danza e, se prima l’aveva spaventata, ora ne rimase solo affascinata.

“Posso… Vederla più da vicino?” Allungò una mano verso quella di Draco, un po’ timorosa, in direzione della bacchetta.

Maria parve voler dire qualcosa, ma il professor Serranti le strinse un braccio per farla tacere.

Draco le si avvicinò con cautela, temeva che fosse spaventata da lui, da quello che rappresentava.
Lui, un mago purosangue, che si vergognava di esserlo perché la ragazza che gli stava di fronte, alla quale si era legato inesorabilmente, era cresciuta come una qualsiasi babbana. “Piano Sofi…”

Sofia sembrava rapita dall’oggetto che l’uomo stringeva in mano, lo sfiorò piano e poi l’afferrò saldamente, sentì uno strano calore sul palmo. Draco parve darle il permesso e lei l’agitò appena, e per tutta risposta i vetri della credenza esplosero. D’istinto lasciò cadere la bacchetta a terra e si coprì il viso con le mani. Sentì le mani di Draco farsi spazio tra le sue per costringerla a guardarlo. “È normale Sofi, non è la tua bacchetta e non sai come usarla. Capita a tutti la prima volta.” E così dicendo accennò un piccolo sorriso.

La ragazza non ricambiò il sorriso e guardò oltre le spalle dell’uomo. “Perché? Perché non me lo avete mai detto? Io… Ho sofferto così tanto, ho sempre pensato che ci fosse qualcosa di sbagliato in me.” Gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime.

“Tesoro… Noi volevamo solo proteggerti…” Zia Maria parve volersi avvicinare a lei, si mosse piano nella sua direzione.

“Proteggermi? Tenendomi all’oscuro della mia vera natura per tutta la vita?? Bella strategia… Adesso sono solo un vortice impazzito che distrugge tutto. Non sono niente di più… Né strega né… Non so nemmeno come li chiamate voi! Beh normale!” Si alzò in piedi di scatto, tremava.
Sentì la mano di Draco prenderle delicatamente un polso. Calde lacrime le rigavano le guance, voleva solo sprofondare in un buco nero e non riemergere più, le mancava l’aria.

“Andiamo a fare una passeggiata, ti va?” Le accarezzò una guancia con delicatezza. Sofia si trovò ad annuire, prese il cappotto posato su una sedia senza guardare né il professor Serranti né zia Maria.

“Sofi, ti prego, cerca di capire, non volevamo farti soffrire, è solo che anche noi non sapevamo cosa fare. Lo sai che sei come una figlia per me, io…” La donna cominciò a piangere.

Il vecchio professore, che fino a quel momento aveva taciuto, prese la parola. “Lasciala andare, ha bisogno di tempo. È giusto così. Ci sarà Draco con lei…” I due uomini si guardarono, come in un tacito accordo.

Poi Draco prese sottobraccio Sofia e uscirono tra le calli già buie. Le persone si affrettavano in ogni direzione, chi verso casa, chi verso la vicina stazione dei treni, solo qualche turista indugiava ancora per strada, per scattare le ultime foto. Ai piedi di un ponte, un uomo suonava una triste melodia con il suo violino: passandogli accanto Draco fece cadere qualche spicciolo nella custodia vuota dello strumento posata a terra. Continuarono a camminare l’uno accanto all’altra, in silenzio, mentre anche le ultime botteghe abbassavano le serrande.
Sofia si strinse nel capotto, voleva a tutti i costi pretendere che tutto quello che aveva sentito fosse solo uno strano sogno, voleva tornare alla sua normalità di sempre, pretendere che per davvero l’uomo accanto a lei fosse un normale professore di Oxford. E invece no, si trovava a camminare accanto ad un funzionario del Ministero della Magia, (così lo aveva chiamato?), mandato lì per capire a cosa fossero dovuti gli strani incidenti dei mesi passati e, guarda caso, la causa era proprio lei, la figlia di due maghi, uno ucciso e l’altra torturata, non si sapeva da chi e, come se non fosse abbastanza, il suo professore e la donna che considerava come unica famiglia, erano anch’essi legati a questo fantomatico mondo magico. Si massaggiò le tempie esasperata.

Draco improvvisamente si fermò, tirandola a sé. “Ehi testolina, che ne dici di mettere qualcosa sotto i denti?” Le regalò uno dei suoi rari e dolci sorrisi.

“Non ho moltissima fame…” Sospirò e poggiò la testa al petto di lui.

“Bugiarda.” Rise l’uomo. “Posso sentire la tua pancia brontolare da qui.”

“Cos’è adesso? Essere maghi dona anche i superpoteri, tipo il super udito?” Lo guardò alzando un sopracciglio.

“Forse. E non è tutto… Possiedo anche un costume blu e rosso e sparo ragnatele dalle mani. Come si chiamava quel coso che abbiamo visto al cinema?”

“Spiderman.” Finalmente riuscì a farla ridere.

Draco cominciò a muoversi camminando all’indietro, tendendole una mano. “Allora, crepes da Giulio, che ne dici? Vieni con me?”
Sofia sorrise ed afferrandogli la mano pensò che in quel momento era l’unica persona con la quale sarebbe andata ovunque, senza esitare un solo attimo.
   
 
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