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Autore: se solose    07/04/2020    1 recensioni
Sto riguardando le puntate e nella mia mente si scatenano mille scenari. Ho deciso così di creare una piccola storia, a puntate, che prende spunto da uno degli episodi della terza stagione per continuare su una traiettoria tutta sua, raccontando l'amore di Lorenzo e Clarice.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarice Orsini
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fremente attendo davanti la porta di legno massiccio. Non so se sia il caso di bussare.

Dopo quel momento di fuoco, nella nostra stanza, io e mia moglie non ci siamo più riusciti ad incontrare. Vado via troppo presto per discutere con i dieci e torno troppo tardi, riesco solo ad aggiustarle un po' la coperta per tenerla al caldo. Sorrido tra me e me, come uno stolto. Ricordo che, qualche sera fa, al mio rientro ho trovato Clarice stremata, con un braccio penzoloni dal letto. Ho indugiato sulla porta, osservando quella scena tanto tenera. Una volta al suo fianco, le ho preso il braccio e messo delicatamente sotto le coperte, sistemandole. Le ho posato un bacio sulla folta chioma scomposta e poi sono tornato nella mia stanza. Ma oggi sono qui, ho deciso di lasciare prima il consiglio per potermi dedicare un po' ai miei figli, a Maddalena, a mia moglie. Sono certo che, qualsiasi momento abbiamo attraversato nell'ultimo periodo possiamo superarlo. Alla fine decido e accosto, con fare deciso, le nocche al legno.

Una voce femminile mi intima di entrare. Quando apro la porta trovo una delle scene più belle viste in questi ultimi anni. Mentre Piero, Giovanni e Giulio si rincorrono litigandosi una spada di legno, Clarice è sul letto intenta a giocare con Maddalena, la quale se la ride rotolandosi sulla morbida coperta. Non riesco a muovermi. Resto come uno stoccafisso sull'ingresso. Vengo inondato da una sensazione di gioia, serenità e amore che non provavo da prima della morte di Giuliano. Non così, almeno. La mia famiglia è tutta qui, in questa stanza e sono sereni, quasi contagiosi perché mi apro in un sorriso senza rendermene conto. Li osservo dall'esterno quasi la mia presenza potesse rompere quest'incantesimo armonico. Mi sento sazio. Colmo d'amore. E' questo che succede quando, dopo le tenebre, ci si affaccia alla felicità?

"Guarda, Maddalena. C'è papà."

Sento la voce di Clarice riportarmi alla realtà e, solo in quel momento, mi rendo conto che mi sta porgendo la bambina. La prendo con molta attenzione, come se avessi paura che si rompa. Non mi sento più molto pratico, deve essere passato tanto tempo dall'ultima volta. La guardo e noto quanto è cresciuta. Possibile non me ne sia accorto nelle ultime settimane? E anche vero che, a questa età, i bambini crescono molto rapidamente. E' così piccola, così innocente per vivere in un mondo così oscuro.

"Stravedi per lei"

Mia moglie ha ragione. Dopo due, anzi tre figli maschi se contiamo Giulio, avere una femminuccia è tutta un'altra cosa. Non devo insegnarle a combattere, ad essere un uomo. Posso coccolarla, stringerla a me, viziarla. E' una sensazione del tutto nuova.

"E' vero. Chissà se sarò un papà geloso" Una riflessione detta ad alta voce. Clarice mi sorride.

"Bambini, basta! Andate da Maria per farvi un bagno. Forza, forza". Tende la mano a Giulio e lui le lascia il tesoro tanto conteso prima di uscire.

Approfitto della quiete per mettermi seduto sul letto e Clarice mi raggiunge. Si accovaccia poggiando il gomito sul cuscino e continua a osservarmi mentre gioco con le manine di Maddalena.

"Come mai già di ritorno?" chiede.

"Avevo bisogno di passare del tempo con la mia famiglia, con te" dico risoluto, senza aver paura di mostrare la mia parte più devota.

"Ne sono lieta" Sorride e il suo volto pallido si illumina.

Prendo Maddalena e la poggio nella sua culla, si è addormentata continuando a stringermi il dito. Ritorno a letto e mi stendo, allungando un braccio sulla montagna di cuscini, un segnale silenzioso che vuole far comprendere a mia moglie che può poggiarsi su di me. Lo coglie immediatamente. Le carezzo la schiena, con fare premuroso, mentre continuo a fissare il soffitto. Per la prima volta ho la mentre sgombera dai pensieri pesanti, dai cattivi presagi, dai giochi di potere. Mi godo questo momento come l'ultimo.

"Ho deciso che voglio tornare al convento"

La sua voce calma interrompe quell'attimo di serenità riportando la mia mente nell'oscurità.

"Clarice non pens..."

"Non sto chiedendo cosa ne pensi, Lorenzo. Ti sto solo rendendo partecipe di una decisione"

"Bene"

Sono stizzito. Non ha mai dovuto chiedermi il permesso per fare qualcosa, siamo una coppia ben lontana dagli schemi del nostro tempo ma il fatto che non capisca perché preferirei che stesse a casa mi fa arrabbiare, ma so anche che è inutile tentare di farla ragionare. Preferisco troncare quello che sembra essere il preludio di un'ennesima discussione e tornare a godere della quiete e del silenzio.

"Me lo stai dicendo adesso perché domani vi farai ritorno, vero?"

Non è vero. Non riesco a tacere. Annuisce, lo sento dai movimenti del viso poggiato sul mio petto.

"Perché tanta fretta?" Cerco di essere calmo, anche se dentro sento il fuoco iniziare a divampare e l'unica cosa che vorrei dirle è quanto sia testarda.

"Perché il popolo soffre, Lorenzo. Forse non te ne rendi conto ma l'assedio della città ha fatto molte vittime e non parlo solo dei morti"

Parla in un modo così appassionato che la invidio. Ha un ideale ben preciso a cui fa riferimento nelle sue azioni e questo è meritevole di tanta stima ma è pur sempre la madre dei miei figli.

"E invece lo capisco, Clarice"

Mi tiro su, sfregandomi la fronte. Mi sento toccato dalle sue parole, sembrano accusatorie.

"Pensi che io gioisca nel vedere il popolo di Firenze ridotto alla fame a causa di una guerra? Una guerra dove sono io a tirarne le fila?"

"Penso solo che hai avuto modo di scegliere diverse volte tra Firenze e la vendetta e hai deciso di perseguire quest'ultima"

Colpito e affondato. Le sue parole centrano sempre il punto, colpiscono dritte al cuore come uno stiletto appuntito. Ho iniziato questa guerra contro Riario e Papa Sisto per vendicare Giuliano, è vero, ma poi è diventata Firenze il punto focale. Non avrei mai lasciato che qualcuno si impossessasse della città, soprattutto non il Papa.

"Ad ogni modo, se pensi che tornare al convento possa darti conforto, fa pure. Ti prego solo di fare attenzione" Incasso ancora un colpo dalla sua lingua appuntita e cambio discorso.

"Bene. Darò nuove disposizioni a Maria per i bambini" scende dal letto per dirigersi verso la porta ma la trattengo tirandola per un polso. Mi alzo a mia volta, posizionandomi dietro di lei. Con due dita percorro il suo profilo, il suo collo. Lo bacio in modo delicato.

"Abbiamo ancora una questione di cui discutere" le soffio in un orecchio. Trema, posso sentirlo sotto le mie dita. Il suo cuore batte forte da risuonare in tutta la stanza.

"Sarebbe a dire?" chiede deglutendo. E' tesa, ma non è una tensione dovuta alla paura. No, certo.

L'afferro per la vita, facendo aderire il suo corpo al mio. Lo sente, lo so che lo sente. Questa volta è il mio naso a sfiorarle la pelle candida, quell'incavo di porcellana.

"Mi stavo chiedendo se non fosse il caso di tornare a dormire qui, con te"

E' un colpo basso, persino per me. Chiederlo ora, quando la voglia di unirci pervade i nostri corpi, quando la logica e la razionalità sono oscurate dalla voce del cuore e le sue azioni. Clarice si volta, strusciando le sue vesti alle mie. Cielo, come vorrei possederla adesso, qui, senza giochi, senza aspettare risposte.

"Credo sia giunto il momento" sussurra ad occhi chiusi prima di darmi un bacio a fior di labbra.

 

   
 
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