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Autore: cdm05    07/04/2020    0 recensioni
La guerra incombeva sotto di loro, Sean si voltò verso Nemo e lo guardò negli occhi, stavano per compiere quella che si poteva benissimo definire un'operazione suicida ma era l'unica possibilità che avevano di sopravvivere altrimenti i nemici sarebbero entrati uccidendo tutti o portandoli via.
Spazio me:
Hola ragazzuoli,
se siete approdati qui ci sarà un motivo, devo confessare che è la prima storia di azione/avventura che scrivo quindi non oso immaginare cosa sarà.
Proseguendo, sono felice se la storia vi potrà piacere e vi volevo avvisare del fatto che gli aggiornamenti inizieranno dopo che avrò finito di scrivere completamente tutti i capitoli, detto questo, vi mando un bacio...
-blue🌙
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo scocco delle 22:00 aveva fatto alzare di scatto Nemo, il quale senza pensarci due volte aveva bussato alla porta di Sean trovandolo perfettamente sveglio ed in piedi come se lo stesse aspettando.

-Sei sicuro di voler andare?-

-Si.-

-Non sappiamo neanche se sono davvero come noi, potrebbe essere una trappola.-

-Beh, lo scopriremo.-

-Dio mio, speriamo che ci vada bene.-

I due poco convinti si diressero verso la stanza. -Tatuaggio.- ordinò una voce da dietro alla porta semi-aperta.

Nemo e Sean si guardarono introno, nessuno, poi incrociarono i loro sguardi e alzarono la mani mostrando il cerchio nero impresso sulla pelle. La porta rossa si aprì mostrando la combriccola di amici alla quale avevano affidato il loro segreto, i quattro erano indaffarati ad alzarsi tutti le maniche come se avessero sentito l'incertezza dei due. C'era una cosa diversa però nel loro tatuaggio, sotto il cerchio era presente un'altra scritta "The outsiders"  .

-Cosa vuol dire quella scritta?- chiese Sean avendo riacquistato il coraggio.

-E' il nome del nostro gruppo, eravamo di più di quattro, in ambulatorio saremmo stati una ventina ma ce ne sono ancora altri, in altre città ed istituti, tutti hanno questa scritta sotto il cerchio così da poterci riconoscere. Dovrete farlo anche voi se volete, ma fatevi dire una cosa, senza un gruppo morirete qui dentro, avete bisogno di qualcuno e quel qualcuno siamo noi, gli outsiders.-

-Bel discorso complimenti, proprio un bel biglietto da visita, ma cosa implicherà far parte di questo gruppo?- chiese Nemo, aveva già sentito parlare degli outsiders in carcere ma di certo non erano belle le cose che si dicevano su di loro.

-Basterà che giurate sul fatto che non lascerete mai nessuno di noi indietro, che da ora in poi saremo come una famiglia, o tutti o nessuno, senza eccezioni, le cose si decidono insieme e si affrontano insieme, nessuno fa nulla senza dirlo agli altri chiaro? Non è nulla di complicato, novellino.-

-Va bene, basta che smetti di chiamarci novellini, io sono Nemo, lui è Sean.-

-Senza offesa amico ma hai un nome di merda.-

Nemo alzò gli occhi al cielo e Sean rise ricordandosi dell'incontro con la guardia del giorno prima.

-Okay, su muovetevi, datemi il braccio.-

-Scusa, sei consapevole che non hai ne inchiostro ne macchinari per fare il tatuaggio?-

-Non ne ho bisogno.- rispose la ragazza. -Ora dammi il braccio.-

Sean perplesso allungò il braccio verso di lei, la quale punto il dito e chiuse gli occhi per poi riaprirli e mostrarli in tutto il loro spettacolare viola, stava attivando i suoi  poteri. Dopo pochi secondi sul braccio del ragazzo era comparsa la scritta, sembra che fosse lì da sempre, poi fu il turno di Nemo e accadde la stessa identica cosa, dal nulla sul braccio apparve la scritta.

-Okay, è arrivato il momento delle presentazioni. Io sono Alyssa, lui è Oliver, lei è Riley e l'ultimo ma non meno importante Noah.-

-Non penso di riuscirli a ricordare.- sospirò Sean provocando una risata generale.

-Bene, allora ci vediamo domani mattina in mensa, così vediamo a che corsi volete inscrivervi e poi vi portiamo a fare il giro dell'istituto.-

I due annuirono, salutarono il resto dei ragazzi e uscirono dalla stanza.

-Beh, non è stato tanto male.-

-Sono simpatici infondo.-

-Anche se all'inizio mettevano un po' ti paura.-

-Ora ne metteremo anche noi, siamo gli Outsiders.-

Nemo rise e spinse Sean in modo scherzoso.

-Tu in realtà non fai paura neanche con quel tatuaggio.-

-Simpatico.- rispose ironicamente Sean, poi Nemo si fece improvvisamente serio e allungò una mano verso il viso dell'altro toccando i lividi.

-Dobbiamo metterci una pomata su queste ferite.-

-Non fa nulla, sto bene e poi non credo che ce ne siano in camera.-

-Da me ho visto il kit di pronto soccorso in bagno, vieni.-

-Okay.-

I due ragazzi si diressero in camera di Nemo e mentre Sean si sedeva sul letto, l'altro era andato in bagno a prendere il necessario per medicarlo.

-Okay, forse avevi ragione, pomate non ce n'erano ma puoi metterci un po' di ghiaccio, era nel mini-frigo.- disse Nemo porgendo il ghiaccio a Sean.

-Grazie, allora vado.- rispose il ragazzo avviandosi verso la porta.

-Sean...-

-Si?-

-Nulla.-

Sean allora sorrise confuso e uscì definitivamente dalla camera lasciando solo Nemo. Il ragazzo andò in bagno si sciacquò la faccia e si guardò allo specchio, aveva avuto poche volte la possibilità di poter guardare il suo viso, ogni volta che osservava il riflesso di se stesso rimaneva sorpreso di non ricordarsi mai come veramente fosse. La rabbia monto dentro di lui, in realtà non sapeva chi fosse, sapeva solo di essersi risvegliato sedicenne in una specie di carcere per poi uscirne ventenne con solo quattro anni di vita tra i ricordi. Stanco di se stesso decise che era arrivato il momento di mettersi a dormire, si tolse di dosso la divisa e apri l'armadio grigio presente nella stanza estraendone un pantalone di tuta, richiuse l'armadio e si stese a letto sperando di prendere sonno il prima possibile.

Sfortunatamente quella notte non fu come la precedente, nella sua testa si crearono immagini sfocate di una guerra, sangue e urla disperate, occhi viola che si illuminavano e tatuaggi che mutavano. Nemo si destò dal letto madido di sudore e tremante, si alzò e andò in bagno sciacquandosi nuovamente il volto, alzò lo sguardo verso lo specchio e, stavolta, non resistette alla rabbia colpendo con forza la lastra di vetro difronte a lui macchiandola di un rosso scarlatto.

Nemo guardò la sua mano e tentò di fasciarsela ma non ci riuscì, così fu costretto a bussare alla stanza accanto alla sua. Pensò che avrebbe dovuto bussare più volte presumendo che l'altro dormisse ma, invece, bastò un semplice tocco contro la porta e subito si ritrovò all'interno della stanza.

-Che hai fatto alla mano?-

-Uno scatto di rabbia, non riuscivo a dormire.-

-Neanche io, vieni.-

Sean si scostò facendo entrare Nemo che si andò a sedere sul letto, subito dopo al suo fianco si sedette anche l'altro ragazzo.

-Tu cos'hai sognato?-

-Come fai a sapere che ho avuto un incubo?-

-Dai, io ha visto guerra e distruzione, occhi viola e roba simile. Tu?-

-Stessa identica cosa, il che è molto strano.-

-Beh, in effetti.-

-Forse in due riusciamo a dormire. Domani la sveglia è alle 6:00.- rispose Sean stendendosi sul letto sfatto e infilandosi sotto le coperte.

-Uhm basta che giuri di non stuprarmi.-

-Lo giuro, parola di scout.-

-Tu non sei uno scout.-

-Si ma dovrai fidarti lo stesso.-

-Mi sai che hai ragione.- disse Nemo stendendosi accanto al ragazzo che si mosse nella sua direzione. -Non osare toccarmi, chiaro?-

-Mi stavo solo sistemando, a riposo soldato.- rise Sean aggiustando il cuscino sotto di lui. -Dio, che bello avere un materasso vero su cui dormire.- continuò sospirando.

Nemo annuì e chiuse gli occhi rilassandosi e beandosi del calore che emanava un'altro corpo accanto al suo e abbandonandosi al sonno che ormai lo stava dominando.

***

La mattina seguente si svegliò da solo sul letto e con il rumore dell'acqua proveniente dal quello che presumeva fosse un bagno. Si alzò e sporgendosi verso la porta urlò: - Sean io torno in camera, ci vediamo alle 7:00 in corridoio.-

-Okay.-

Nemo rientrò in camera sua, si diede una ripulita e dieci minuti dopo erano di nuovo l'uno difronte all'altro. Si avviarono silenziosi verso la mensa, si accomodarono al tavolo della sera prima e attesero fremendo l'arrivo del loro gruppo. Quando i quattro entrarono nella stanza sembrò quasi che il tempo fosse rallentato e che tutti si fossero ammutoliti, gli occhi di chiunque in quella stanza erano fissi sui quattro ragazzi, la tensione era alle stelle, sembrava quasi che tutti sapessero. Nemo si costrinse a calmarsi, mosse la gamba in modo da toccare quella di Sean cercando conforto dal compagno, l'altro parve anche lui confortato dal contatto tanto da lasciarsi sfuggire un sospiro. Poco dopo erano tutti seduti al tavolo sgranocchiando la colazione che nessuno avrebbe terminato.

   
 
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