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Autore: Walpurgisnacht    07/04/2020    0 recensioni
Di solito il punto di vista narrante di queste storie è Xiao.
Bene. Variazione sul tema.
[Fa parte della serie crossover Tekken/KoF Lost in Savepoint]
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hwoarang, Jin Kazama, Ling Xiaoyu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lost in Savepoint'
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Ciao, sono Mana del duo Walpurgisnacht.
Non pubblicavo su EFP da circa un secolo, poi a ottobre ho cominciato a giocare a KoF Allstar... e niente, sono tornata in fissa. Con KoF, con Iori, con Iori e Chizuru, con la brotp crossover Iori&Jin (che Allstar mi ha reso "canon" con un evento crossover, GRAZIE NETMARBLE)... and then this happened.
È una cretinata come più o meno tutte le nostre storie, spero vi farete due risate come ce le siamo fatte io e Subby scrivendo. :D
Enjoy!

***

“Secondo te è meglio il Kivik da quattro posti o il Landskrona?”
“Non ne ho idea-”
“Certo, il Landskrona è più economico, ma il Kivik mi piace di più come stile. Che ne dici?”
“Beh-”
“Voglio dire, il Landskrona quattro posti sembra il divano di uno psichiatra e non c’entra niente con l’arredamento del tuo ufficio. Non possiamo mica prenderne uno che poi stona col resto, ti pare?”
“Io veramente non vorrei neanche cambiare il divano, non mi è nemmeno chiaro PERCHÉ siamo qui!”
Ah, bella domanda. Me lo stavo giusto chiedendo.
Nello specifico cosa ci faccio io, Iori Yagami, qui.
All’Ikea.
“Perché dobbiamo rinnovare il tuo ufficio!”
Ma PERCHÉ?!”
In principio eravamo io e Jin, intenzionati a dar da mangiare alla colonia di gattini che vive attorno a casa mia (sì mi piacciono i gatti, NO non lo sa nessuno, che posso già sentirle le prese per il culo di Kyo). Poi ha ricevuto una chiamata, presumibilmente dal suo quasi-zio mezzo svedese, ed eccoci qui, nel regno dei mobili a basso costo che devi assemblare da solo e dai nomi impronunciabili. E di quelle orribili polpettine che creano inspiegabilmente dipendenza.
“JIN-KUN! GUARDA COSA HO TROVATO!”
Dal corridoio alla nostra destra sento l’inconfondibile vocina della Scatolina Cinese preferita di Jin, al secolo Ling Xiaoyu, che…. cosa diamine ha in braccio?
“...Xiao, che roba è quella?”
“Come cos’è? È uno spazzolino da denti!”
Un enorme spazzolino da denti peluche, specifichiamo.
“Sì, quello lo vedo da me. Quello che mi chiedevo è… che te ne fai?”
Lei sorride serafica: “È bellissimo e lo voglio comprare!”
“Ma è orrendo” mi scappa.
Scatolina ringhia.
Ops.
Jin alza gli occhi al cielo: “Iori, per favore, non ti ci mettere anche tu…”
“Sono venuto qui contro la mia volontà, potrò almeno lamentarmi?”
“Veramente non avete fatto altro da quando siamo entrati, tutti voi!” ci tiene a sottolineare l’ex ufficiale Lars Alexandersson, ancora intento a vagare tra scrivanie Skarsta e sedie Alefjäll. “Volevo solo passare un pomeriggio tranquillo tra amici e questo è il ringraziamento?”
“Dillo che stai solo cercando di vendicarti di quando siamo andati al circolo bocciofila.”
“OVVIO CHE STO CERCANDO DI VENDICARMI, nipote insolente. Quella giornata ve la farò scontare con gli interessi.”
“Ma non è stata così brutta, suvvia” cerca di mediare la Scatolina, “il peggio è certamente toccato a me che son dovuta uscire con Homura-san!”
Al che mi viene istintivo sorridere. Un sorriso poco rassicurante, ma indubbiamente un sorriso: “Di’ la verità, uomo che venne dal freddo, tu sei ancora incazzato come una biscia perché Mami-san ti ha dato il due di picche.”
Il tic all’occhio mi conferma che ci ho preso.
“...ci rivediamo qui tra due ore. Puntuali” annuncia, e se ne va lasciandoci in mezzo al corridoio del reparto Ufficio, a guardarci come tre cretini.
“Beh, lo svervegese se n’è andato?”
Quattro, pardon. Dimenticavo la quota coreana.
Hwoarang si avvicina a noi con un sorriso ebete stampato in faccia, e un… gigantesco orso sottobraccio. 
“Vedo che anche tu hai fatto due passi fino al reparto Giocattoli” commento, facendo un cenno con la testa alla cinesina. Lui ride: “Dovevo prenderlo, è alto come Xiao!” e nel dirlo si affianca a lei insieme all’orso, che a occhio e croce sarà alto un metro.
Sorrido: “E’ vero, hanno la stessa altezza!”
Sorrido meno quando la cinesina cerca di calciorotarmi via dall'universo. “Piano con le acrobazie, barattolina” sbuffo, parando i suo calci. Faccio tanto il gradasso, ma tendo a dimenticare che la creatura qui ha messo KO l’esercito privato di Heihachi Mishima quando aveva quindici anni. Dubito sia ignifuga, ma sgonfiare un attimo l’ego mi farebbe bene.
...ho davvero pensato questo? Io? Iori Yagami, unico e solo boia di Kyo Kusanagi, membro dei Tre Sacri Guerr-
“OUCH!”
PorcaputtanafetidaILMIONASO.
“Iori, tutto ok?!”
Jin mi guarda in un misto di stupore e preoccupazione, mentre Xiaoyu mi guarda divertita. Stronza, scommetto che neanche lei si aspettava di riuscire a colpirmi con tanta facilità. 
Kami, che figura da imbecille…
“Yagami che se le fa dare di santa ragione da Xiao? Il mondo sta per finire?”
Non so, ma un’altra parola e tu sei finito di sicuro, coreano.
“Mi sono… distratto un attimo” biascico con una mano sul naso. Non è rotto e non sanguino. D’altronde se esci vivo da infiniti scontri contro Orochi e gente simile una scorza dura ce la devi avere per forza.
“E da cosa eri distratto? Dalle mutande di Xiao?”
Non faccio neanche in tempo a pensare un insulto per quel cretino dai capelli arancioni che l’erinni cinese lo sta già mazzuolando. Ben gli sta.
Jin mi guarda con un sopracciglio inarcato.
“Tranquillo, non le guardavo le mutande” scuoto la testa - merda, il naso mi fa male! - “non è il mio tipo. E non rubo le ragazze agli amici.”
Lui ridacchia: “In realtà ero più incuriosito da quali pensieri possano averti distratto tanto da farti beccare un calcio in faccia.”
“...cose” borbotto.
“Cose tipo?”
“Niente!”
“Non ci credo.”
“E invece ci crederai, o ti do fuoco.”
“A-ah?”
...merda. Le minacce con lui non funzionano. E detto fra noi, non sono quasi mai minacce serie quelle rivolte a Jin. Erano anni che non trovavo qualcuno che mi stesse realmente… simpatico?
Sì, Iori, la parola è proprio quella.
Sei così abituato ad odiare mezzo mondo e a tenerlo a distanza che non credevi più di essere capace di affezionarti a qualcuno, eh?
...oddio parlo da solo. E sembro tanto Mature e Vice quando devono giocare a psicanalizzarmi.
“Ok, visto che abbiamo due ore di libertà perché non ci facciamo un giro?” propongo, cominciando a vagare a caso tra i corridoi. “Così magari passiamo al reparto Gastronomia e mi faccio dare del ghiaccio per il naso” aggiungo sottovoce, ma un paio di risate alle mie spalle mi confermano che forse non stavo esattamente bisbigliando.
Evidentemente oggi tocca a me il ruolo di clown in questo circo.
Sento una poderosa pacca sulla spalla: “Dai, stringi i denti per altre due ore, poi potremo scappare da qui per andare dai gatti” aggiunge sottovoce “come da programma.”
Apprezzo il tentativo di Jin di tirarmi su, davvero. E anche la sua compagnia.
Mi sto veramente rammollendo, ma non mi dispiace poi tanto, ecco… e ora che ci penso mi serve un tavolino nuovo per il soggiorno, dato che quello vecchio è inspiegabilmente volato fuori dalla finestra dopo averlo lanciato contro Mature e Vice l’ultima volta che le ho trovate in casa mia. L’essere morte non ha impedito loro di scartavetrarmi le palle con la loro presenza, anzi
Va bene, basta piangersi addosso e basta autoanalisi.
Vediamo di trarre il meglio da questa situazione ridicola, tanto non può andare peggio di così.
E qual è il rimedio migliore per trarre il meglio quando si è all’Ikea? Perdersi, mi pare ovvio.
Sul serio, io mi chiedo se là in mezzo ai fiordi e agli orsi polari la gente trovi divertente costruire posti labirintici per far ammattire chi abita dalla parte opposta del globo. Perché stai pur sicuro che loro non si smarriscono, anzi me li immagino con la tuta bianca per camuffarsi con la neve e il fucile a tracolla per ammazzare sovietici invasori. Mi chiamo Simo Hähyä.
...ok Iori, prendi un respiro. L’aria di questo posto ti fa male.
Va bene, urge trovare una via di fuga. Sono sicuro che se rimango qui troppo a lungo succederanno cose spiacevoli.
Mentre giro come un’anima in pena, beandomi dei nomi a dir poco assurdi che gli articoli hanno (Vittsjö, Kallax, Brusali, Galant, Fjällbo, Bestå Burs… e Billy, che suona tanto come il gemello diverso), alle mie orecchie giunge… ohibò, sul serio?
Sembra… giuro che sembra una cantilena in latino.
Aspetta, non è che mi hanno fatto respirare dell’LSD e sto avendo le visione mistiche? Perché Thor sopra a uno scaffale ancora non l’ho visto.
No, ok, ora voglio vederci più chiaro. Il canto gregoriano all’Ikea è inquietante all’ennesima potenza.
Svolto un angolo e…
Oh porca di quella puttana imputridita.
Siamo seri? SIAMO SERI?
Quel che sto vedendo… non ha senso.
Che Orochi possa sbucare dal terreno e divorarmi se sto mentendo: davanti ai miei increduli occhi si sta svolgendo un rito religioso.
C’è gente incappucciata, gente che pare pregare, un qualcosa che assomiglia a un altarino su cui stanno appoggiate… cribbio, non è vero.
Stanno venerando delle matite.
Su quel ridicolo altarino ci sono delle matite.
Tra l’altro le persone incappucciate che sono due o tre e non di più, quelle che danno l’impressione di essere gli officianti di questa… roba, mi ricordano sin troppo il Ku Klux Klan.
Non mi meraviglierei di vedere un ragazzo nero e crocefisso a cui vogliono dare fuoco spuntare fuori dal nulla.
Mi guardo attorno alla ricerca di qualcuno sconvolto come lo sono io. I commessi sembrano ignorare o fare finta di niente, presi come sono dalle loro attività.
Decido di provare a chiedere a uno di loro se si rende conto di cosa sta succedendo a circa due metri di distanza: “Scusi?”.
“Mi dica” risponde voltandosi nella mia direzione e sfoggiando un sorriso a ottantasei denti.
“Non che mi interessi sul serio, ma ecco… solo io” dico indicando l’assembramento di schizzati “non capisco perché c’è un gruppo di persone che sta svolgendo un rituale religioso qui?”.
“Ah, parla di quelli. Ma no, sono di Ikeantology. Tizi un po’ scoppiati ma innocui”.
“Come? Ikeantology?”.
“Hanno deciso di chiamarsi così, sì. Sembra che a costoro il nostro marchio piaccia particolarmente, al punto di venerarlo come se fosse tipo la venuta dei kami in terra o qualche scemenza del genere”.
“E voi… non reagite?”.
“Guardi, dipendesse da me avrei la scopa in mano e li starei spazzando fuori uno per uno. Solo che i miei capi vedono di buon occhio questa cosa, dicono che fa bene agli affari. Quindi gli hanno concesso la possibilità di sfogare la loro stravagante fede”.
“Oh. Capisco. Scusi se l’ho disturbata, ero… perplesso”.
“Comprensibile. Faccia finta di nulla e si goda la sua permanenza”.
Mi saluta e se ne va.
Bella storia.
Va beh, ma a conti fatti a me che me ne frega? Quelli sono liberi di adorare il Flying Surströmmer Monster quanto vogliono, io non sono obbligato ad averci a che fare.
Penso questo e uno dei tizi con la faccia coperta mi si avvicina.
Vuoi sei chili di fiamme sulla faccia, coso? Smamma.
Nonostante i miei proclami mentali, però, lascio che mi trascini un po’ in disparte. Visto che non ci tengo a piantar casino e a gettare un cadavere carbonizzato in mezzo a quella manica di svitati, mi preparo psicologicamente al sermone che sta per rifilarmi.
Quant’è bella Ikeantology, quant’è giusto e sacro e importante portare il meritato rispetto al semidio che ha fondato questa catena di centri commerciali…
E invece.
“Psssst. Yagami, aiuto!”.
Quando pensi che le cose non possano andare peggio, ma l’universo decide di sorprenderti…
“Kyo?”
Per tutta risposta afferra le mie mani e si toglie il cappuccio, confermando le mie supposizioni: “Grazie al cielo, non credo di essere mai stato così contento di vederti! Ti prego aiutami!”
“Ti aiuterei con un pugno sul naso dopo quella frase, ma sono anche curioso di sapere che cavolo ci fai in mezzo ai seguaci delle matitine Ikea… a meno che non sia un nuovo modo di fare proselitismo.”
“Sai dove te le metto le matite?” ringhia, obbligandomi ad allontanarci di qualche passo. “No, ci hanno trascinati qui a forza!”
“Ci?”
Kyo mi fa un cenno con la testa: dietro una poltrona letto Lycksele Lövås (che sembra il rito di evocazione di un demone o giù di lì) noto i fratelli Bogard, apparentemente convinti che quella misera poltroncina li stia effettivamente nascondendo alla vista degli astanti. Certo. Come i miei capelli rossi assolutamente discreti.
Li invita ad avvicinarsi promettendo loro che li avrei salvati, ignorando completamente i miei rimarchi sul fatto che anche io sono bloccato qui (e soprattutto chi è che ha deciso che sono moralmente obbligato ad aiutarli?): “Per l’ultima volta, Kusanagi, non ho intenzione di-”
“Davvero ci porterai via da qui? Ti prego, Yagami, FALLO!”
A quanto pare tutti ci tengono a stringermi le mani neanche fossi un messia sceso in terra, il che calza abbastanza vista la situazione. Mi libero dalla notevole stretta di Andy, che mi guarda con occhioni da cucciolo abbandonato: “Come ho già detto al qui presente Kyo, anche io sono bloccato dentro questo posto di merda per almeno altre due ore, ma lui al solito non ascolta…”
Lo sguardo che mi restituisce è così devastato che quasi mi sento in colpa. Quasi.
Al che si intromette suo fratello, che mi acchiappa per le spalle e quasi me le distrugge. E’ la giornata “Tocchiamo Iori senza permesso e usiamolo come punching ball”?
“No Yagami, tu non capisci. Questo posto ha completamente trasformato le nostre ragazze, non ho mai visto Blue Mary così infoiata nemmeno quando ha chiuso grossi casi investigativi! Ha già comprato dodici palline di fieno decorative, COSA TE NE FAI DI DODICI PALLE DI FIENO?” incalza Terry, il tutto a due centimetri dalla mia faccia, ma nessuno di voi ha la concezione di spazio personale?! 
E comunque le “palline di fieno” sono pout-pourri, zotico.
“Mai ha già trovato tutti i mobili per la nostra futura casa… e non siamo nemmeno sposati…” cantilena Andy in sottofondo.
“Idem Yuki” sospira Kyo. “Ti prego, Yagami, per una volta metti da parte la nostra personale faida e dacci una mano! Portaci con te, non importa se nemmeno tu puoi ancora lasciare ‘sto posto, basta che ci tieni lontani dalle ragazze per qualche ora, perché se le sento ancora vaneggiare su quanto i tappeti da bagno Alstern siano migliori dei Vinnfar giuro che do fuoco a tutto!”
Vorrei incoraggiarlo nel suo piccolo attacco di piromania, ma mi fermo quasi subito, perché l’idea di dargli una mano ed obbligarlo ad essere in debito con me a vita è particolarmente allettante…
“Iori, finalmente! Sono venti minuti che ti cerco al reparto Gastronomia e… oh, hai trovato compagnia vedo.”
Jin e Xiao ci raggiungono, osservandoci con aria giustamente perplessa: “Che ci fai qui, e con Kusanagi… vestito da membro del Ku Klux Klan…”
“Ikeantology, prego. Seguace involontario di Ikeantology.”
“Ikeache?”
“I clienti più assidui di Ikea hanno fondato un culto che venera l’intera catena di negozi, in special modo le matitine” spiego. “E le donne paiono essere le loro più ferventi adepte.”
Kyo, Andy e Terry annuiscono tutti e tre all’unisono: “Kazama ti prego, stiamo cercando di convincere Yagami ad aiutarci!” insiste il minore dei Bogard. “Non ne posso più di girare in tondo alla ricerca di copriletti per una camera da letto che ancora non esiste!”
Jin osserva Andy perplesso, per poi lanciare un’occhiata a Xiao.
“Tranquillo, Jin-kun. Al momento sono più interessata a collezionare i peluche della linea Djungleskog e a saltarti addosso tra una pausa pranzo e l’altra, non a mettere su casa con te” sorride lei, adorabile come un cane della prateria incazzoso. Non ridete, i cani della prateria uccidono gli scoiattoli mordendo loro il cranio, altro che animaletti carini.
Jin la osserva con gli occhi ridotti a due fessure, forse indeciso se tirare un sospiro di sollievo o prenderla sul personale. Eh, fa male quando la tua cinesina preferita ti tratta con sufficienza.
“Allora, Kazama? Per favore!”
“Ecco, Kusanagi, non so se-”
“Kyo! Finalmente! Dove ti eri cacciato?”
Ora. Da quando lo conosco, mai una volta ho visto Kyo Kusanagi spaventato. Ha affrontato Orochi, gli Hakkeshu, N.E.S.T.S e compagnia briscola con la stessa incoscienza spensierata di quando affrontava un novellino qualunque durante i tornei. Mai l’ho visto terrorizzato come adesso, mentre osserva Yuki, la sua fidanzata storica, avvicinarsi a noi seguita a ruota da Mai Shiranui e Blue Mary, e un carrello pieno fino all’orlo di stronzate Ikea. Il concetto di conti separati non fa parte del corollario del buon adepto Ikeantology, evidentemente.
“Y-Yuki! Perdonami, è che… ho incontrato Yagami per caso e ci tenevo a salutarlo!” è la credibilissima scusa che tira fuori, e che rende ancora meno credibile piazzandomi un braccio attorno alle spalle. Yuki, vuoi veramente sposare un cretino simile?
“Vero!”
“Verissimo! Quanto tempo, eh Yagami?”
...estendo mentalmente la domanda anche a Mai e Mary.
Tutti mi fissano con uno sguardo talmente intenso da mettermi a disagio. Me. A disagio.
“Eh, sì, proprio un sacco di tempo” sbuffo, e sento Kyo accanto a me riprendere a respirare. Ma Yuki sembra aver fiutato la paura del suo uomo: “Beh, dovremmo riprendere i nostri giri, Kyo-kun. Dobbiamo ancora cercare il tuo nuovo lettino per la tua cameretta, che in quello attuale ormai non ci entri più…”
Pfft. Mi becco più di un’occhiataccia per questa risata a malapena trattenuta, ma chissenefrega: l’involontaria presa per il culo ai danni di Kyo da parte della sua ragazza è un bellissimo regalo in questo momento ridicolo, è il mio regalo di Natale per quest’anno. Grazie Babbo Nachele, sono uno Iori-kun contento.
“Sssssì ma vedi… Yagami qui ci aveva invitati ad unirci a lui per un po’...”
Prego?!
“Assolutamente, lui è qui con il suo amico Kazama e non li vediamo da quella serata al karaoke e volevamo organizzare la prossima sessione di D&D!” la spara altissima Terry. Jin fa ciao con la mano alle ragazze, lanciandomi un’occhiata perplessa. Non chiedere a me, non lo so, non capisco.
Yuki ci osserva sempre più sospettosa, ma Mai decide di intervenire: “Perché no, lascia pure che si divertano tra loro! Per una volta che Kyo e Yagami non sembrano volersi saltare alla gola…”
Controvoglia, Shiranui. Controvoglia.
“Ma sì, tanto so già quale lettino scegliere” concorda Yuki, scatenando l’ilarità generale. Kyo intanto sembra volersi sotterrare. Posso darti una mano?
E con l’avvertimento di ritrovarsi alle casse tra un paio d’ore, ci ritroviamo tutti insieme appassionatamente. Kyo lancia via la tonaca esultando: “Sì, sì, SÌ! Grazie per esserti reso utile una volta tanto, Yagami!”
“Non mi scomodo nemmeno a minacciarti di morte” sorrido. “Vado a cercare Yuki e ti riporto da lei.”
“NON TI AZZARDARE!”
“Ok bboni, state bboni!” interviene Jin, mettendosi fisicamente tra me e Kyo. “Ormai siamo obbligati a fare comunella, vediamo di non ammazzarci tra di noi e trarre il meglio che possiamo da questa situazione.”
“Tipo?”
“Uh... “

L’idea migliore che ci siamo fatti venire in mente è stata quella di cercare il reparto Gastronomia. Cosa che avevamo comunque in programma visto che il mio naso urla ancora pietà (per fortuna i bagni sono lì di fianco e ho potuto usare il ghiaccio lontano da occhi indiscreti).
Ora siamo qui, in un silenzio per niente imbarazzante, a mangiare biscotti svedesi e augurarci che queste ore passino in fretta.

“E quindi…”
“E quindi…”
“E quindi, come ti dicevo, lo stile simil-bosozoku va un sacco. Non sei stato ad Harajuku ultimamente? È pieno di tizi che camminano con le loro belle giacche lunghe griffate e piene di disegni strafichissimi”.
Uh. Ok, non sono stato io e non è stato Kyo, cioè gli autori dei primi due “E quindi”. Ma allora chi...
Mi volto verso la fonte della voce.
...come ho fatto a non riconoscerlo? Dal timbro e, soprattutto, dal contenuto.
Sono Petronilla e Genziana, al secolo Hwoarang e Benimaru. Si appropinquano al nostro annoiato gruppo, a braccetto e con le facce di due carampane che cianciano di cucito di fronte a un buon tè.
Fantastico. Va bene che volevo un po’ di brio, ma non di natura metrosexual. Soprattutto non da questi due, che sono un insulto all’intelligenza e al buon gusto tutti assieme.
“Bene, ci mancavano Thermos Vuoto e la controfigura brutta di Polnareff” mi esce acido.
A quanto pare questa mia ultima affermazione scatena una reazione come forse giusto a Hiroshima nel ‘45, perché tutti i presenti prendono a fissarmi manco avessi appena detto di avere l’AIDS.
“Yagami” fa uno sconcertato Kusanagi “tu… conosci JoJo?”.
La cosa vi sconvolge così tanto, poppanti? Iori Yagami ha un sacco di hobby: suonare, voler uccidere Kyo Kusanagi, i manga, voler uccidere Kyo Kusanagi, le bistecche al sangue, voler uccidere Kyo Kusanagi…
Uhm. Forse non sono poi così tanti e variegati. Oh beh, sto bene così. E poi sono passatempi sani.
“Dato il paragone, direi di sì” gli rispondo in tono volutamente da saputello. 
“Non vedo niente di male nel fatto che a Iori piaccia JoJo” interviene Jotaro… pardon, Jin (al quale mando un silenzioso ringraziamento per il sostegno) “È un’opera durevole nel tempo e che merita tutto il successo che ha riscosso”.
“Sì, ma… Yagami… che legge i fumetti…”. Kusanagi, non ho mai detto che ti avrei riportato intero da Yuki, lo sai vero? Quel ghignetto te lo cancello molto volentieri a sganassoni.
“Vuoi per caso fare la fine di Kars?” lo minaccio. Improvvisamente chiude il forno e torna ad osservare il soffitto, fischiettando. Bravo bambino. Anche se spedirlo nello spazio a calci in culo e lasciarlo lì a vegetare per l’eternità… ambizioso e un po’ infattibile, per quanto allettante.
E comunque, fatemi capire. Qui nessuno ha avuto bisogno di delucidazioni sul riferimento al Pillar Man più masculo del lotto, che solo a guardarlo ti vien voglia di farti chiamare Bustlin’ Betty… e quello che dovrebbe imbarazzarsi della cosa sono solo io?
"Ma soprattutto, Kusanagi: ti sconvolge scoprire che leggo manga e mi piace JoJo, ma davanti al tuo migliore amico che è un bootleg di Polnareff non hai mai fatto una piega? Seriamente?" aggiungo, non disposto a far passare la cosa sotto silenzio. Lui ha il pudore di non proferir parola, probabilmente si è accorto che una qualsiasi sillaba uscita dalla sua bocca sarebbe in torto marcio. Nonostante il suo astronomico QI, quello che l’ha portato a farsi bocciare non so più quante volte a scuola. Complimenti ragazzetto, sono passi avanti. Fra uno o due decenni saprai anche fare le divisioni.
“Gente, io mi annoio a morte” è il fastidioso lamento di Scatolina. Appunto mentale, Yagami: sempre e solo nella tua testa, sai che quella scatola di scarpe è badass a sufficienza da farti pentire dell’impudenza se ti dovesse sfuggire ad alta voce.
“Io non vorrei dire, ma siamo all’Ikea. Non proprio un parco giochi per grandi e piccini”.
“Forse. Ma questo ci impedisce di vivacizzare un po’ la permanenza?”.
“Tecnicamente no, ma come…”.
“Ho un’idea”.
E qui, i kami mi possano fulminare se mento, ho un brivido di terrore. Io, il Maledetto di Orochi, colui che ha la fama di spietato psicopatico sanguinario (notoriamente gli spietati psicopatici sanguinari passano i pomeriggi in un centro commerciale svervegese, è nozione comune anche per i bambini)... io mi sto cagando addosso in previsione di quanto sta per dire.
“E sarebbe?” le chiede il prode Kazama.
“Quindici minuti. Ognuno dei partecipanti ha quindici minuti per andare e riportare qui l’oggetto più brutto, più inutile e più costoso che trova. Una sorta di caccia al tesoro in mezzo al ciarpame”.
“Portando l’esemplare più sfolgorante del suddetto ciarpame?”.
“Perché no, Jin-kun? È una proposta del cavolo, lo so. Ma meglio che star qui a mugugnare sul tedio infinito. O a sentire Hwoarang e Benimaru fare il riassunto dell’ultimo numero di Shinjuku 3000, non credi?”.
Ma porca di quella lurida vacca putrida, sto proprio invecchiando. Me la sono fatta addosso per niente. È una minchiata, ma tutto sommato innocua. E in effetti gradita come rimedio al nulla cosmico che ci stava divorando fino a tre secondi fa.
“A me sta bene” proclamo, tutto fiero e impettito. Normalmente non sono un tipo competitivo, ma non intendo sfigurare. Specie se parteciperanno il mio fidanzatino e quel mulo di Kusanagi. Il quale mulo, tanto per non togliermi la soddisfazione, accetta subito dopo di me.
Oh oh. You’re on.
“Jin caro, e tu? Che fai, ti tiri indietro o li vuoi mostrare quei tuoi muscolacci da palestrato al mondo intero?”. Cavolo, sarà il caso di non esagerare con i riferimenti pseudo-yaoi, non vorrei che una cinese tascabile di mia conoscenza…
Ecco. Sento un’aura maligna provenire da quel barattolo coi codini.
“Dai, si scherza! Si scherza!”.
“Io ti spiezzo in due”.
Ok, devo affinare la mia telepatia. Fa cilecca un po’ troppo spesso.
Comunque l’incidente rientra da sé, sembra decidere di far finta di nulla e guarda Kazama aspettando una sua risposta. Che, dopo un paio di minuti di tentennamenti, arriva ed è positiva.
Il coreano fa un passo in avanti, un dito alzato, le labbra  che si stanno per schiudere… e gli faccio lo sgambetto, facendolo finire con la faccia dentro uno scaffale pieno di aringhe affumicate. Sono stato scorretto, non lo nego. Ma il campione interplanetario di idiozia non può partecipare a un gioco del genere, fra venti secondi sarebbe di ritorno con la cosa più orripilante che questo posto può vomitare. Quando fa per rialzarsi e chiedermi cosa mi passa per la testa, lo zittisco con una sola occhiata.
“Sei fuori. Stattene lì buono. Per consolarti ti lascio il permesso di maltrattare la canzone rionale di Seoul che preferisci”.
Incredibilmente capisce e abbassa la testa, sconfitto. Ed è strano ma piacevole vederlo, per una volta nella vita, usare quella cosa vile e sottovalutata chiamata cervello.
Andy e Terry si dichiarano della partita, col primo trascinato abbastanza a forza dal secondo e dal suo inesauribile cappellino delle minchiate. “Però, ora che ci penso” se ne esce appunto il possessore del suddetto cappellino “come si decide chi vince? Non ci sono parametri oggettivi per stabilire la bruttezza di un articolo di supermercato, no?”.
E con un segno dell’apocalisse incombente, ovverosia Terry Bogard che ha usato la parola parametro non a sproposito, ci guardiamo alla ricerca di un modo per risolvere il problema. Spinoso, mi duole ammetterlo, ma serio e ponderato.
A ‘sto punto succede il patatrac definitivo.
“Faccio io il giudice” sentenzia Thermos Vuoto, la sicumera di chi sa che non esiste esemplare di essere umano nell’intero globo terracqueo più adatto per quel compito.
“Ehi, ehi! Non mi vorrai mica lasciar fuori, spero!” frigna al suo fianco il modello Giuditta, con se possibile i capelli biondi ancora più squadrati del normale. Usare le formine del pongo non vale, baro.
“Va bene, va bene. I giudici li facciamo io e Beni o avete da ridire? Così non potrete accusarmi di favorire qualcuno”.
In realtà a nessuno dei presenti la cosa va davvero bene ma, vuoi per non perderci tempo e vuoi per non perderci neuroni (con l’assemblea attuale sono merce rarissima, eccezion fatta per un paio di elementi di cui mi ritengo giustamente il capofila), finiamo per dare il beneplacito.
“Ok darling, settato il cronometro? Ok, bene. Ok cari concorrenti, i quindici minuti partono da… ok, ora!”.
Ok Benimaru, l’abbiamo capito che sei un imbecille che sa dire solo ok.
Bene, dove sarà il reparto Trashate Costosissime?
“Dai, dimmi ancora che non sei competitivo.”
Sorrido: “Perché, che avrei fatto?”
Jin mi sorride di rimando: “Oh ti prego, dici sempre di non essere uno interessato alla competizione e poi fai lo sgambetto a Hwoarang - che sì, ci avrebbe battuti tutti visti i suoi gusti di merda?”
“Ti sei appena risposto da solo” faccio spallucce. “E poi parli tu che, durante una gara in moto, hai fatto in modo di farlo beccare dai vigili?”
“...touché.”
“Tu scemo.”
“Però la multa poi gliel’ho pagata, mi sentivo in colpa.”
“Sei proprio un cuor di panna, Kazama.”
Ok, pronti a…
“Fermi fermi fermi. Dove pensate di andare?”
Benimaru, ho voglia di dar fuoco ai tuoi capelli ridicoli.
“Che c’è” ringhio. Lui e il coreano per tutta risposta ci porgono le mani: “Cellulari prego!”
Seriamente?
Ci lamentiamo abbastanza da far voltare un paio di persone verso di noi, ma i due giudici di ‘sta ceppa non transigono: “Niente telefoni, nada, niet. Non vorrete barare, birbantelli?” 
“Eddai Beni, credi forse che esista un qualche elenco con gli oggetti più brutti e costosi che puoi comprare all’Ikea?” è il giusto rimarco di Kyo. Mi asterrò dal sottolineare che sì, c’è un elenco, e ho anche fatto in tempo a consultarlo. So di essere scorretto, ma questo posto è un labirinto e la prospettiva di perdermici dentro solo per far passare la noia alla scatolina cinese non mi aggrada per nulla. Jin, che neanche a dirlo aveva fatto altrettanto, mi segue nell’omertà.
Alla fine cediamo e molliamo i cellulari alle due comari, e noto distrattamente come rispecchino spaventosamente i rispettivi proprietari: telefoni ultramoderni per me e Jin, uno smartphone vecchiotto ma non troppo per Andy, un residuato bellico tipo 3310 per Terry (mica lo facevo così hipster) e lo schermo completamente distrutto per Kyo. Quello di Xiao ho fatto fatica a scorgerlo, tra i duecento pupazzetti che ci ha attaccato sopra.
“E ora volate! Volate”
“L’unica scimmia del Mago di Oz sei tu, Hwoarang.”
“Mago di Oz? Io stavo citando i Simpson! Mi deludi, Kazama, che nerd sei?”
Io… non commenterò. Credo sia meglio per tutti, o rado al suolo ‘sto posto.
Sento Jin acchiapparmi per un braccio e trascinarmi verso un reparto a caso: “Va bene, prima che mi venga voglia di picchiarlo: hai idee sul ciarpame costoso e brutto dell’Ikea?”
“C’è una lampada-speaker orrenda da 19.600 yen” sussurro, “e ho intravisto anche un orribile tappeto da 76.500 yen.”
“Io lampada e tu tappeto?” 
“Andata.”
Conclusa la breve riunione dell’associazione a delinquere Yagami-Kazama, mi fiondo al reparto Tappeti alla ricerca del mio bersaglio, l’orripilante Silkeborg Rug. Durante il tragitto ho modo di scorgere addirittura mister Alexandersson, intento a testare una poltrona reclinabile Muren (dove per testare si intende farci un pisolino sopra), e i fratelli Bogard fermi a discutere davanti a un giroletto onestamente inguardabile (Kvalfjord, per la modica cifra di 95.100 yen):
“Dai, è onestamente orribile! E costosissimo.”
“Sì ma… non è inutile. Insomma, lo usi per dormire.”
“Solo se ci metti un materasso dentro!”
“Chiaro che ci metti dentro un materasso, che fai ti compri un giroletto da tenere a casa per bellezza?”
E dopo questo illuminante scambio di battute mi sono rimasti due neuroni che hanno le facce di Andy e Terry.
Finalmente arrivo al reparto Tappeti. Non devo nemmeno cercare, quel tappeto è talmente pacchiano che lo vedo da venti metri di distanza.
Just according to keikaku.
Bene, schifezza, vieni con… ehi, perché non ti muovi?
“Oh no no no, Yagami, non ci sperare nemmeno.”
All’altro capo del tappeto c’è la signorina Ling, che ringhia come un chihuahua incazzato.
Ricambio con un ghigno: “Siamo alla resa dei conti, scatolina.”
“Ricordati che ti ho quasi distrutto il naso e, durante una vecchia sessione di D&D, ti ho fracassato i gioielli di famiglia. Non c’è due senza tre, Yagami-kun?” miagola, calcando così tanto sul -kun da farmi capire che mi sta prendendo per il culo. Ma io sono testardo, oh se sono testardo… e probabilmente anche un po’ incosciente: “Sono sicuro che Jin mi amerà lo stesso, d’altronde oggi doveva venire a dar da mangiare ai gatti insieme a me, da soli…”
Per un attimo la vedo tentennare. So di aver colpito nel segno… forse un po’ troppo in fondo. Oh andiamo Iori, da quando ti fai di questi problemi?
Ma lei non è tipa da arrendersi facilmente, o non sarebbe una scatolina badass (come la chiama Jin quando si sbottona un po’ sui fatti suoi): “Conosco le tue tattiche da asilo nido, anni di Hwoarang hanno alzato il mio grado di sopportazione al livello di un monaco buddista. Sei puerile.”
“Così puerile che le ultime sessioni di D&D le abbiamo fatte io e lui da soli, senza nessun altro” sorrido, e insisto: “neanche te.”
La vedo, sta quasi per saltarmi addosso e molto probabilmente cercare di cavarmi gli occhi con le unghie, ma l’arrivo del suo cavaliere oscuro mette un freno all’imminente bagno di sangue.
...non dovevo rileggere tutta la saga di The Witcher, ‘sto linguaggio da libro fantasy non mi si addice proprio.
“Che state combinando?”
Jin ci osserva giustamente perplesso, con in braccio la lampada-speaker (Symfonisk, 19.600 yen di bruttura ed inutilità).
“Scusa, io e la tua scatolina qui stiamo avendo uno… scambio di opinioni piuttosto acceso” spiego, senza mai mollare la presa dal tappeto. Forse ha ragione Chizuru quando dice che la mia testardaggine sfocia in ossessione… forse.
“Beh, ho trovato la lampada e il tempo sta per scadere, torniamo dai giudici?”
“Aspetta un momento, Yagami sa che cercavi quella lampada?”
...ops. Il sergente Lingmann ci ha beccati.
Jin fa spallucce: “L’Ikea è enorme, abbiamo solo dato un’occhiata agli oggetti più costosi nel catalogo online! Altrimenti ci avremmo impiegato ore per trovare qualcosa, su.”
Propongo un brofist, a cui non dice di no. E allo stesso tempo la radio del negozio (che, molto patriotticamente, passa solo ed esclusivamente gruppi svedesi) fa partire una delle mie canzoni preferite degli ABBA. Una delle loro ballate meno note. 
Sì, mi piace una ballad, dal testo assai particolare...
“Arrenditi, barattolina. Io e Jin abbiamo vinto.”
“Ah beh, se ci tieni a vincere un bacio dalle reginette del trash…”
“O magari il bacio me lo dà il nostro Kazama-kun preferito.”
Il suddetto fa una smorfia: “Neanche per idea.”
“Così mi ferisci, Jin-kun!” sospiro nella maniera più teatrale possibile, con tanto di mano in fronte. “Eppure poco fa mi dicevi tutt’altro, nascosti nel reparto Bricolage, con quello sguardo…”
“E che sguardo avrei avuto, sentiamo?”
“Oh, lo sai bene… there’s a shimmer in your eyes, like a feeling of a thousand butterflies” intono seguendo la musica neanche fossi in un film Disney. Jin ride e decide di darmi corda, facendomi addirittura fare una giravolta: “Please don’t talk, go on, play… andante, andante, and let me float awayyy...
Continuiamo a cantare e ballare come due cretini (ti prego Orochi, fa' che non spunti Kyo dal nulla proprio adesso) finché un rumore non ci interrompe. 
Ai nostri piedi c’è l’orrendo tappeto Silkeborg. E… oh. Oh, merda.
Stavolta l’abbiamo - anzi, l’ho fatta grossa.
Xiao ci guarda con una faccia… non arrabbiata. Non furiosa.
Solo stanca.
“Sapete cosa, mi sono rotta. Di voi due, delle vostre cazzate finto-yaoi, delle provocazioni… ecco Yagami, tieni il tuo tappeto. Vai a riscuotere il premio da Hwoarang.”
E se ne va, piantandoci in asso tra zerbini e gente perplessa.
“Che… cosa è appena successo?” chiede Jin.
C’è che l’ho fatta incazzare sul serio una volta e per tutte, ecco cosa succede.
“Ehi, Yagami! Alla fine tu e Kazama avete fatto coming out? Che carini!”
...grazie, universo. Karma cattivo, ricevuto.
Raccolgo l’oggetto del contendere senza il minimo entusiasmo. Lo devo proprio ammettere, non sono per nulla contento di quanto è appena successo.
Jin, Xiao, Lars, che i kami mi fulminino persino Hwoarang… mi stanno simpatici. È vero, un certo coreano dalla testa colorata come un semaforo rotto lo prenderei volentieri a sberle spesso e volentieri (l’ho detto volentieri?), ma assicuro non con lo stesso godimento con cui lo farei con Kusanagi. Con quest’ultimo si tratta di fortissima antipatia se non addirittura odio, per quell’altro è più fastidio per lo spreco d’ossigeno che il suo cianciare comporta. E comunque gli altri sì, mi stanno davvero simpatici. Quindi capirete che l’aver combinato un simile casino non mi fa certo piacere.
“Iori, sul serio…”.
“Kazama, non adesso. Non ne voglio parlare. E comunque c’eri, hai visto”.
“Ma dai, non posso credere che una simile scenetta l’abbia mandata fuori di testa in quel modo. Non sarà mica che… ci crede sul serio…”.
“L’hai vista la sua reazione. Più che crederci, sembrava… sfibrata. E questo anche per colpa tua”.
“Mia?” squittisce, assai offeso. Ciccio, impara a riconoscere le tue responsabilità.
Perché sì, il ragazzo qui ha delle responsabilità e gliele sto per rinfacciare.
“Sì, tua. Vuoi sapere il perché?”.
“Mi farebbe piacere, lo ammetto. Ci tengo a conoscere le motivazioni di un visionario sputasentenze”.
“Adesso sono uno sputasentenze. Beh, se lo sono tu sei un cagasotto”.
Wow. Ho avuto l’onore di vedere il Presidentissimo incazzarsi. È solo un lampo d’ira negli occhi, ma non mi posso lamentare.
“E sentiamo, perché sarei un cagasotto?”.
“Perché non ti sei mai fatto avanti con lei come avresti dovuto!”.
“C-Cosa?”.
“Avanti Jin, non sei nato ieri. Hai davvero bisogno che sia io a dirti che Ling Xiaoyu ti muore dietro da chissà quanto? Sicuramente da quando vi conosco, e vi conosco da quasi un anno e mezzo. Ma, vedendo te e la tua stitichezza emotiva, non mi meraviglierebbe se questa cosa si trascinasse da ben più di tempo. Quanto hai intenzione di farla aspettare ancora, fino a quando starà per mettere piede nella casa di riposo più vicina? Ho le mie colpe per quanto è successo, non lo nego. Sono una persona dal senso dell’umorismo becero che non si fa problemi a perculare gli amici, specie se ha la spalla adatta per il compito. Ma dubito di essere il principale artefice di questa deplorevole situazione”.
“I... i miei motivi sono complessi, ok?”.
“Motivi complessi? Oh, mi scusi per l’ardire signor Delta Klim. Ma dico io, voglia di farti una scopata con la ragazza che ti ama no? Sì, capisco che il ragazzino emo adori complicarsi la vita perché non sa come occupare altrimenti il suo tempo”.
“Kami se sei un nerdone allo stadio terminale”.
“Non cambiare argomento, sai che ho ragione. E comunque sono in mezzo ai miei simili, vista la vostra reazione con JoJo. Ma sul serio, non cambiare argomento. Vedi di farti un esame di coscienza”.
“Ma… ma bubi…”.
“Bubi ‘stocazzo. Ho ragione, piantala di fare il moccioso viziato. Da parte mia andrò a cercarla per scusarmi della scenetta che abbiamo tirato assieme prima”.
“Oh oh, cuore di panna Yagami. Attento, ti si scioglie l’aura di uomo duro”.
Preferisco non rispondergli, anche perché la mia risposta si concretizzerebbe in un torrente di fiamme viola. E se sono preso male per aver esasperato Xiao, starei peggio per aver incenerito Jin.
Meno male che Kusanagi ha avuto la brillante idea di buttare lì quell’odioso commento ed eclissarsi, in questo istante una sola parola dalla sua bocca mi avrebbe urtato nella maniera sbagliata. E sì, lo voglio morto ma non con la testa incastrata in una poltrona svedese.
Mi allontano.
Dov’è finita quella scatolina cinese, che devo parlarle?
Sì, ma la gara?
Ecchissenefotte della gara, parte competitiva di me a cui non ricordavo di aver dato tutto questo peso sulle mie decisioni.
Dai, all’immigrata di Shanghai ci penserai poi.
Ma stai scherzando, vero? Cos’è più importante, un cazzo di giochino idiota o una delle mie poche amiche, a cui non volevo far niente, che sta di merda per uno scherzo andato troppo oltre?
Hai ancora sei minuti. Sbrigati.
...se lo faccio poi finalmente mi mollerai e mi consentirai di pensare alle cose importanti?
Sì sì, giurin giuretta. Ma alza il culo!
Tsk. Guarda te a che punto sono arrivato.
Sbuffo sonoramente mentre mi riporto verso il punto di ritrovo. Sono il primo a essere rientrato, a quanto pare.
Tempo una manciata di minuti e pian piano ci siamo tutti. Tutti tranne la persona a cui vorrei parlare.
Sento in maniera assai distratta Hwoarang e Benimaru che cianciano sulla qualità della refurtiva.
Sbrigatevi, imbecilli platinati.
“Ok, direi che abbiamo un vincitore. Yagami, sei il fortunato! Vuoi il bacio della miss, che sarei io?”.
Sono abbastanza incazzato con me stesso e con tutta questa situazione per farti rientrare l’intero naso nella faccia a pugni, coreano. Devi solo ringraziare che non ho voglia di perdere ulteriore tempo.
Neanche li sto ad ascoltare più. Giro i tacchi e me ne vado.
“Che gli è preso? Prima non era di così cattivo umore”.
“Avrà le sue cose”.
“Stai zitto, cretino. Prima è successa una cosa…”.
Ecco Jin, Pensaci tu alla spiegazione per le teste vuote.
Non faccio neanche tre passi che qualcuno (che presto perderà le dita) mi acchiappa per il bavero della giacca, neanche fossi un cucciolo da tenere a bada: “CHI CAZZO-”
“Di’ un po’, Yagami, hai fatto incazzare Xiao?”
“Hwoarang, per favore-”
“Per favore un corno! La vostra associazione a delinquere la sta portando allo sfinimento e a te non te ne frega niente, ma che persona sei?”
Mi scappa un: “Non credevo ci tenessi tanto a lei, visto che azzuffate ogni due minuti” ma la reazione del coreano mi dice che dovevo stare zitto: “Sì, ci azzuffiamo, ma l’ho sempre considerata un’amica. Chi è stato a consolarla quando Jin ha fatto… beh, tutte le minchiate che ha fatto?”
Modo colorito di riassumere tutta una serie di vicissitudini che, non fossi la persona che sono e che ha vissuto le cose che ha vissuto, avrei creduto false.
E inveceeee…
Oh sta zitto, che già basta Orochi a tenermi sveglio la notte.
Questa frase è interpretabile in tanti modi…
TACI.
“Anche tu fai stronzate apposta per infastidirla” borbotta Jin, ma Hwoarang sembra avere una risposta per tutto: “Verissimo. Ma io non sono l’uomo dei suoi sogni, né ho deciso di mettere su una farsa omoerotica col mio nuovo migliore amico e portarla avanti ad oltranza pur sapendo che lei non ne può più” ribatte, dimostrandoci anche di conoscere le parole oltranza e omoerotica.
“Solo perché preferisci i biondi ai mori.”
“Sarà che l’unico moro che conosco è uno stronzo. E comunque non distrarmi, sai perfettamente che ho ragione. Tra te e Xiao è sempre stato un tira e molla, soprattutto da parte tua che sparivi, tornavi, sparivi e poi la buttavi sul la mia vita è un casino, non voglio coinvolgerti, meglio se sto da solo o crepo, a seconda di quanto ti sentivi emo quel giorno.”
Tenere lontano gli altri perché è meglio così, cosa mi ricorda?
Strozzati.
“Xiao non si arrenderà mai, sa in che cosa si è ficcata ed è comunque abbastanza grande da prendere le sue decisioni consapevolmente” prosegue la nostra fonte di saggezza decolorata che continua ad aggiungere parole nuove al suo vocabolario. “Quindi, seriamente: ti farebbe così schifo lasciarti andare ed avere UNA gioia nella vita?”
Jin non risponde, ma la sua espressione mi dice che il coreano ha fatto centro.
“Anche perché mi ricordo benissimo che, quando ancora andavate a scuola, non ti facevi mica problemi a spassartela con lei nelle aule vuote...”
“E TU COME-oh, certo, Xiao te l’avrà raccontato…”
“Chiacchiera un sacco quando beve.”
“Questo quando pensavi di dirmelo?” rido. “E io che credevo fossi senza speranza!”
“Oh, sta un po’ zitto che se Hwoarang mi sta facendo il terzo grado è solo per colpa tua!”
“Non mi pare tu ti sia tirato indietro quando abbiamo cominciato a ballare nel reparto Tappeti.”
“Bene, la prossima volta che mi darete dell’infantile vi rinfaccerò il giorno in cui avete ballato un lento all’Ikea.”
Hwoarang ci sta mettendo KO con una serie infinita di colpi bassi. Rispetto, coso. Non lo ammetterò ad alta voce manco morto, ma rispetto.
“E tu, Yagami. Tu devi ASSOLUTAMENTE scusarti con Xiao. Passi il punzecchiarsi, ma stavolta hai superato il limite!”
“Stavo giusto andando a cercarla, prima che qualcuno mi fermasse” ringhio. “E se ti azzardi di nuovo ad acchiapparmi per il bavero della giacca ti do di nuovo fuoco ai capelli.”
Lui non fa una piega: “Sono terrorizzato.”
“Bravo Hwoarang, digliene quattro!”
“Non ho mai visto nessuno zittire così Yagami, SEI IL MIO NUOVO MIGLIORE AMICO!”
“Siete due disgraziati, andate subito a scusarvi con Xiao!”
Giusto, ci mancava pure il pubblico a sentire il cazziatone ai nostri danni, pure Lars è riapparso appena in tempo per dire la sua. Chiaro, Grande Demone Celeste, me lo merito. Recepito il messaggio.
Sì, te lo meriti.
...potrei davvero aver bisogno di uno psicanalista, dopo oggi.
Eeeeh che regina del melodramma!
Va bene, prima di dar fuoco a tutto e tutti, meglio andare a cercare Xiao e fare quel che devo fare. Ignoro i fischi e le battute di Kyo, altrimenti lo spalmo sul pavimento, e mi dirigo dritto al reparto Giocattoli. Non lo so perché, ma a naso ho idea possa trovarsi lì.
E infatti.
Sta lì, tutta mogia, a sprimacciare un panda peluche Kramig (sto diventando un catalogo Ikea umano, salvatemi da questo posto di merda).
...circondata da Yuki, Mai e Blue Mary intente a consolarla.
Che Orochi mi fulmini qui e adesso, ‘sta giornata va cancellata dal calendario. 
Com’è possibile, non si conoscono nemmeno?!
“YAGAMI!”
Uh, credo tu stia per scoprirlo...
Merda.
“Yagami, mi stupisco di te!”
“Va bene che vuoi azzuffarti tutto il tempo con Kyo, ma far piangere una povera ragazzina che non ti ha fatto niente?”
“Ma veram-”
“Questo è troppo anche per te, Yagami-kun! Cosa direbbe Chizuru di tutto questo?”
“N-no Mai, non tirare fuori Chizuru adesso! E comunque, DA QUANDO CONOSCETE XIAO? SIETE DIVENTATE LE TOKYO SIRENS?”
Lei mi guarda con gli occhi ridotte a due fessure: “Non la conoscevamo fino a pochi minuti fa, in effetti. Ma non avremmo mai lasciato una sorella da sola in un momento di difficoltà!”
“Yagami-kun, al contrario di quanto dice Kyo voglio credere che ci sia del buono in te” rincara la dose Yuki, “fai la cosa giusta e chiedi scusa a quella ragazza!”
“Sono qui esattamente per questa ragione, SE SOLO MI LASCIASTE ANDARE.”
La mia risposta sembra soddisfarle e finalmente mi lasciano solo con Xiao, non prima di avermi lanciato i classici sguardi da “ti tengo d’occhio!”.
E una di loro mi ha pure strizzato una chiappa, ma non so chi.
Io scommetto su Mai o Mary.
Ah dici che i fidanzati lontani, uno fisicamente e l’altro mentalmente, le porterebbero a momenti di debolezza?
Beh, abbiamo delle chiappe invidiabili. Non possiamo dar loro torto.
Innegabile.
Ok, basta, non siamo venuti qui per titillarci l’ego. Abbiamo una missione.
Giusto. Una missione che quasi mi fa rimpiangere Orochi. 
Mi avvicino alla cesta piena di orridi peluche dove Xiao sta rovistando senza troppo interesse, visto che il panda lo ha già sotto braccio.
“Allora… trovato qualcosa da comprare?”
“Vaffanculo.”
Prevedo scintille.
“Senti, potremmo parlare un attimo?”
“Vaffanculo.”
“Ok, abbiamo capito qual è la tua parola preferita di oggi” azzardo, sperando di farla ridere, ma lo sguardo che mi lancia mi conferma che al momento vorrebbe solo appendermi al soffitto con un gancio in bocca.
Brutale. E comunque non sei biondo, per fortuna.
“Davvero, sono qui per scusarmi. E non è una cosa che faccio spessissimo, quindi se mi venissi incontro mi aiuteresti parecchio.”
“Venirti incontro come, in retromarcia con un’auto?”
“Se riesci a fare tanto sarcasmo forse non sei troppo incazzata.”
“Ho voglia di prenderti a pugni, due a due finché non diventano dispari.”
“E hai tutte le ragioni del mondo per volerlo fare” proseguo, rendendomi conto che questo è decisamente lo scontro più faticoso che abbia mai affrontato.
Eh beh, quando sei abituato a risolvere i problemi ignorandoli… o dando fuoco a tutto…
L’ultima parte non è vera, io odio la violenza gratuita!
Quindi ammetti che la prima invece la è?
...CREPA.
“Xiao, seriamente!” sbuffo. “Sono qui perché voglio chiederti scusa e voglio rimediare alle cazzate che abbiamo fatto io e Jin, ok? La farsa della coppietta yaoi è una cosa nata per caso e che non credevamo ti avrebbe dato tanto fastidio… però avremmo dovuto fermarci prima, questo forse sì. Soprattutto perché Jin per primo ti manda messaggi che definire contrastanti è riduttivo.”
Quest’ultima frase sembra colpire i punti giusti, tanto che il suo faccino incazzato poco a poco sparisce lasciando posto a parecchia delusione.
Non il risultato che speravo, ma è un inizio. Posso usarlo a mio vantaggio.
Acchiappo un peluche a forma di squalo (Blåhaj, sa il cielo come riesco a ricordare ‘sti nomi) e lo uso come antistress: “So per certo che qualcosa prova… voglio dire, un uccellino mi ha detto che al liceo tu e Jin ve la spassavate.”
“L’uccellino è quello sicuramente microscopico di Hwoarang, vero?”
“Dice che parli un sacco quando bevi.”
“Il dramma del reggere l’alcol fin troppo bene, divento logorroica…”
“Oh allora saremmo ottimi compagni di bevute, anche io ho un’ottima resistenza agli alcolici.”
“E chi ti dice che voglio andare a bere una birra con te?”
“Nemmeno se aiutassi il tuo amatissimo Jin-kun a far pace col cervello e fargli capire che saltarti addosso è la miglior decisione che potrà mai prendere?”
“...e come pensi di riuscirci?”
Ecco, questa è un’ottima domanda. Ma sono un genio, mi inventerò qualcosa.
Sei anche così umile.
Se fai parte di me sei incluso nel pacchetto MEGALOMANE OGGI, stacce.
“Oh, lascia fare a me” mento spudoratamente e porgendole la mano. “Ci stai?”
Xiao mi guarda sospettosa, poi la afferra: “Ci sto.”
Bene. Una è andata. Ora, la parte davvero complicata. 
Mentre mi allontano la sento borbottare: “Magari me la sono presa troppo per ‘sta cavolata…”. Sottovoce, ma ho l’udito fine da musicista. Mi accontenterò, scatolina.
Torno al tavolo dei dannati, dove vengo accolto da Hwoarang incazzato con Jin, Benimaru che si specchia su ogni superficie riflettente, Kyo e Terry che si lanciano polpettine dell’Ikea, Lars che ogni tanto ne intercetta una e la ingurgita, Andy che fissa il vuoto e… boh, forse conta i lampadari Skurup nella speranza di addormentarsi e dimenticare tutto questo. O medita. A scelta.
Ignoro tutto e tutti e prendo posto accanto a Jin: “Fratello, io e te dobbiamo parlare.”
Lui mi guarda con occhi sgranati: “Oddio che ti ha detto Xiao? Quanto è incazzata? NON MI VUOLE PIU’ VEDERE, VERO? LO SAPEVO, NON DOVEVO DARTI RETTA CON LE GAG YAOI-”
“OOOOOK, punto primo tu hai un serio problema di ansia e paranoia” cerco di calmarlo, “punto secondo le ho parlato e… possiamo risolvere la situazione.”
“Davvero?”
“Davvero. Ma devi seguire OGNI mio suggerimento.”
“L’ultima volta che l’ho fatto ballavamo tra i tappeti Ikea intonando gli Abba, e guarda che fine ho fatto.”
“Forse, ma fino a prova contraria ho parecchia esperienza più di te con l’altro sesso, mentre tu continui a palleggiarti con Xiao - e non nel modo che piacerebbe a lei.”
La sua faccia diventa di un rosso talmente intenso da far pendant con i miei capelli: “Bene, ora che siamo sulla stessa lunghezza d’onda, siamo pronti.”
“A… cosa?”
“Al corso del Dottor Stranamore, Ovvero: come ho imparato a fidarmi di Yagami-kun e lasciarmi andare con la mia ragazza.”
“Cos’è, il titolo del tuo filmino hard?”
“Se esistesse sul serio potresti solo imparare un sacco di cose nel guardarlo, Kyo.”
“La tua carriera da John Holmes non mi interessa, né ora né mai”.
“Peccato, sei tu a perderci. Fra l’altro, l’hai imparato a scuola chi è? Ah no, aspetta, non sei nemmeno diplomato”.
“Vuoi botte?”.
“No, per il semplice fatto che le prenderesti solo tu”.
“Marmocchi, a cuccia” interviene il maestrino Jin “Non volete trasformare l’Ikea in un campo di battaglia, vero? Poi ci finisce in mezzo Ikeantology, diventiamo criminali contro l’umanità per aver ucciso dei credenti e ci giudicheranno al tribunale per i diritti umani”.
Quando pensi che quest’uomo non possa andare oltre come melodramma, lui se ne esce con perle del genere. Come se poi trasformare in falò ambulanti qualcuno di quegli scoppiati non fosse un’opera di bene per l’intera razza.
Però ha ragione, mettermi a litigare con il mio cretino personale non è all’ordine del giorno. Sbuffo mentre do le spalle a Kusanagi, sforzandomi come non mai di ignorarlo, e afferro il signor Kazama per il colletto trascinandomelo dietro tipo sacco dell’immondizia (solo nel senso che non si muove di sua volontà, non fraintendiamo).
Ci allontaniamo a sufficienza per lasciarcelo indietro. Per fortuna non ci insegue, non è davvero il momento adatto per riprendere ad azzuffarsi.
Porto il mio bel pacchetto in un angolino il più isolato possibile, il che vuol dire che ci sono solo delle gigantesche e francamente agghiaccianti lampade a osservare il nostro tête-à-tête. Meglio così, di ficcanaso fra i piedi proprio non ne voglio.
È perché sai cosa hai da dire e ti risulta difficile, non è vero?
Nnnnh. Mi conosci troppo bene.
Grazie al cazzo, sono te.
...mi sa che un saltino dallo strizzacervelli potrei anche farlo, in un ritaglio di tempo. Questo prolungato dialogo fra Me e Medesimo non è rassicurante.
Ma dopo. Ora…
“Insomma Iori, sputa questa formula magica”. Ho forse la faccia del genio di Aladdin, secondo te? Non sono abbastanza azzurro, né abbastanza etereo, né abbastanza idiota.
“Non ho nessuna formula magica, caro mio. Non è così che funziona”.
“Ma… ma come? E allora tutta la sicumera di prima…?”.
“Mettiti nei miei panni: dovevo convincere un bambinone a seguirmi e a darmi retta. La soluzione più efficace che ho trovato sono state delle metaforiche caramelle, ovverosia la panacea di tutti i mali. Ma la vita reale funziona diversamente, non è una fiaba in cui qualcuno ti mette in mano la soluzione perché sì”.
“Che fregatura”.
La sua delusione è divertente e faccio fatica a non ridacchiare. Mi stai facendo credere che ci hai creduto davvero? Ingenuotto.
Va bene, ora arriva il difficile.
Respira Yagami, respira.
Su su, non è una tragedia. Devi solo dirgli… la verità.
La fai tanto facile, tu. Non è una passeggiata di salute.
Sì che lo è.
Ma piantala.
Piantala tu, dio brando! Apri quella fottuta bocca e parla, una buona volta!
...che fatica.
Però ha ragione. Va fatto. E facciamolo, allora.
“Jin, non ho una formula magica. Ma so bene che cosa devi fare in questa situazione”.
“Sarebbe?”.
“Parlale. A cuore aperto”.
Giuro che mi sembra di aver sentito un qualche effetto sonoro strano, di quelli che ci sono nei film drammatici quando si raggiunge l’apice del coinvolgimento emotivo.
L’orrore che si dipinge sul suo volto è IMPAGABILE. Sembra quasi che gli abbia appena detto… chessò, che suo padre è un uomo saggio e che vale la pena volergli bene. O che suo nonno è un vecchietto tanto carino e che dovrebbe andare a trovarlo più spesso alla casa di riposo. Roba di questa risma, niente di che. Fanno giusto testa a testa con l’apocalisse.
Madonna, che famiglia di merda che ha. Poveraccio.
Aspetta, mi sbaglio o… no, non stai per avere una crisi isterica nel bel mezzo di un supermercato svedese. No, non te lo permetto.
Gli afferro le spalle e lo costringo a fissarmi negli occhi: “Cosa ti avevo detto, Kazama? Devi seguire OGNI mio suggerimento. E questo è l’unico che ho per te. Senza falsa modestia, credo sia davvero la cosa migliore che abbia mai consigliato a chicchessia. Sentitene onorato”.
Aspetta, dov’è la pompa per le ruote della bicicletta? C’è un ego da gonfiare ancora un po’.
Ma vuoi implodere o no una buona volta?
Manco morto. E comunque piantala di atteggiarti, sei il primo che predica bene e razzola come il peggior maiale esistente. A Chizuru staranno fischiando non solo le orecchie.
Non è il momento.
Non è mai il momento, eh? Comoda la vita di chi ha sempre pronto il sacchetto delle scuse.
...
Ok, hai vinto. Finito qui, andrò a casa e mi rotolerò sui ceci. Ma prima è il suo turno.
“Mi hai capito, Jin?” rincaro la dose, occhi piantati sull’obiettivo “Vai da Xiao e parlale. Butta fuori tutto quel che provi per lei, cosa ti piace di com’è fatta e cosa non sopporteresti per più di due minuti di convivenza. Chiarisci la situazione una volta per tutte, porca di quella puttana!”.
Per tutta risposta lui comincia a girare in tondo, borbottando cose con un tono di voce così gutturale che sembra stia evocando il demonio, e due occhi spiritati. Credo sia la reazione più melodrammatica nella storia delle reazioni melodrammatiche.
Disse l’esperto…
Trovare altri hobby ancora no, eh?
E perché mai? Infastidirti mi diverte!
Cambierò il mio nome in Ioriwise the Angry Clown.
I capelli rossi li hai già, manca il nasone.
Anche vaffanculo.
“Ok, basta girare in tondo che stai facendo il fosso attorno a ‘sto poggiapiedi” sbuffo, acchiappandolo per un braccio. “Seriamente, sei il primo essere umano al mondo che conosco che preferirebbe buttarsi in un vulcano invece di parlare a cuore aperto con la persona che gli piace!”
Davvero? Davvero davvero? Perché io ne conosco almeno un’alt-
LA MIA È UNA SITUAZIONE DIVERSA.
Ah-ah, e come? Maledizioni di famiglia, personalità alternativa violenta, fenomenali poteri cosmici in un enorme spazio vitale… aspetta, mi ricorda qualcosa.
DIO QUANTO MI MANCANO LE NOTTI INSONNI PER COLPA DI OROCHI.
...me le stai servendo tutte su un piatto d’argento, lo sai?
Ignoro la maledetta vocina al meglio delle mie possibilità e torno a guardare Jin dritto in faccia: “Allora?”
“Ti stupirebbe sapere che il lancio nel vulcano è un po’ una tradizione di famiglia tra i Mishima, ma” replica “seriamente… come posso farlo senza pensare a cosa rischia? Credi che mio padre non si farebbe problemi a metter le mani addosso a Xiao solo per colpire me?”
“...ok mi illuminerai poi sulle vostre tradizioni familiari, vediamo prima di risolvere il tuo dubbio” inspiro, pronto a sfoderare il migliore dei miei monologhi non da villain: “Il coreano ti ha già dato la risposta prima di me, ma cercherò di elaborarla: non puoi impedirglielo. Sai meglio di me che quella ragazza è testarda come un mulo e sa come prendere a calci in culo gli scagnozzi dei Mishima. Ti ama e nulla le impedirà di cercare di aiutarti in ogni modo, neanche tu. È grande abbastanza per prendere le sue decisioni in completa autonomia, e di certo non sarai tu a farle cambiare idea… a meno che non continuerai a portare avanti questo tira e molla finché non si sarà stancata di te e si cercherà qualcun altro. Magari proprio Hwoarang.”
La sua faccia schifata mi conferma che ho fatto centro e ho la sua attenzione.
“A questo punto puoi solo fare in modo di proteggerla se e quando arriverà il momento, anche se sono abbastanza sicuro che sappia cavarsela da sola” proseguo, accarezzandomi il naso di proposito. Fa ancora male, porca vacca. “Quindi… perché semplicemente non ti lasci andare, e que sera sera? Anche perché ricordo abbastanza bene che, quando siamo andati al karaoke, non ti sei fatto problemi a fare il romantico… prima che lei cominciasse a lanciare tavoli a destra e a manca.”
“Cosa che non sarebbe successa se voi non ci aveste spiati.”
“Vero. Ma mi è parso di capire che quando andavate a scuola vi siete dati alla pazza gioia…”
La sua faccia fa pendant con i miei capelli. Centro un’altra volta. Annuisco: “Quindi, Kazama, sii uomo e affrontala a muso duro. Sai come si dice, fuori dal letto...”
“Fuori dal letto…?”
“...sei serio?”
Fa spallucce. Sono circondato da capre.
Non lontano da noi vedo Yuki, Mary e Mai. Mi rivolgo a quest'ultima: “Ehi, Shiranui!”
Mai si volta verso di me. Urlo: “Fuori dal letto?”
Lei ghigna: “Nessuna pietà!”
Torno a guardare Jin, indicando Mai e la sua risposta corretta. Lui mi guarda come se avessi tre teste.
Puoi forse dargli torto?
Capre, capre, CAPRE!
Jin sospira: “Lasciamo perdere questi teoremi che solo tu conosci… che cosa le dico? Non… non sono bravo in queste cose!”
“La famosa sera del karaoke ci sei riuscito, no?”
“Sì, ma non era una… dichiarazione vera e propria. E sospetto che le due birre che mi ero scolato a inizio serata avessero aiutato in tal senso.”
Sorrido: “Al reparto Gastronomia vendono le birre.”
Jin sgrana gli occhi. Un sorriso gli appare in volto e pochi secondi dopo schizza via verso la soluzione a tutti i suoi problemi, non prima di avermi soffocato in un abbraccio. Non lo ammazzo solo perché è lui. 
Aww, patatone!
Ho alzato gli occhi al cielo così violentemente che credo di avergli fatto fare un giro completo di 360°. Comunque, ho assolto il mio compito e sono abbastanza sicuro che il risultato sarà ottimale, quindi ho fatto la mia grossa buona azione dell’anno. Mi merito un regalo, universo, che dici? Tipo far esplodere Kyo in un tripudio di materia cerebrale e budella?
...no, eh?
Va beh.
Con nient’altro da fare, infilo le mani in tasca e torno indietro.
 

*


"Non sto dicendo che l'Area 51 nasconda davvero degli alieni, dico solo che non ne abbiamo mai visti in giro… da qualche parte dovranno pur nasconderli, no? E quale posto migliore dell'Area 51?"
"Quello che dici non ha senso! Loro vogliono farci credere che tengono gli alieni lì dentro ma solo per nascondere il vero luogo in cui si trovano. Probabilmente un posto così banale che non ce lo immaginiamo nemmeno."
"Hmm la tua teoria ha senso."
Inspiro e bevo l’ennesimo sorso di birra, perché solo ubriaco marcio posso sopportare un’intensa discussione sull’ipotetica presenza aliena sulla Terra, ad opera dell’inossidabile Coreano (la cui unica cosa ossidata sono i capelli, visto il colore) e Terry, che davvero non credevo così scemo, ma a quanto pare ho sopravvalutato.
“E poi, dici che non li abbiamo mai visti in giro… ma avrai sicuramente sentito parlare dei rettiliani!”
“HAI RAGIONE!”
Purtroppo per me, ho una resistenza all’alcol fin troppo alta. Questa è la seconda birra a stomaco vuoto che bevo e sono più lucido che mai.
Il resto della combriccola sembra invece trovare esilarante questo spettacolino, addirittura fornendo spunti per ampliare la conversazione (l’ultimo è stato Kyo, che con un ghigno malefico ha chiesto loro cosa ne pensassero del Caso Amicizia. Si sono infoiati come neanche davanti a una donna nuda. Tra l’altro, Kyo, non ti facevo appassionato di teorie del complotto. Insomma, anche leggere Wikipedia richiede sforzi, e sappiamo tutti quanto a te la cosa faccia schifo…). Vanno avanti da ormai un’ora, ma l’unica cosa che mi chiedo è: Jin, dove diamine sei finito? Sono abbastanza fiducioso nella riuscita del mio piano, ma tanto silenzio è comunque preoccupante…
*Pin pon pan poooon!*
Telefono. Un messaggio da parte di Chizuru nel gruppo chat di noi Tre Sacri Guerrieri. Sì, è stata una sua idea per tenere aggiornati me e Kyo su eventuali problemi inerenti ad Orochi più velocemente, dice. In realtà per il 90% del tempo lei e Kyo si scambiano meme e stronzate varie. Ogni tanto io mando foto di uccellini grassi e video di pappagallini visto che li adora, giusto per vederla perdere contegno di tanto in tanto.
Ma sei proprio un romanticone tu, eh!
Sta’ zitto, è un passatempo come un altro.
Certo, continua pure a ignorare la verità e darti quella risposta lì, se ti fa piacere.
Sì, mi fa MOLTO piacere, grazie dell’interessamento.
E dire che non eri mica così acido, quando uscivate ins-
EBBASTA.
Nervo scoperto e ancora molto sensibile, vedo.
NON. VOGLIO. PARLARNE. 
Giusto, continua a scriverci su canzoni, nella vana speranza che Chizuru prima o poi colga il messaggio.
NON STO MANDANDO NESS-
STAI ZITTO E ASCOLTAMI, IDIOTA.

Bravo, vedo che ci capiamo. Seriamente, perché non segui i tuoi stessi consigli e parli con Chizuru sinceramente, per una volta?
Fuori questione.
E perché, di grazia? No davvero, dammi una spiegazione. Anche se io la conosco già, ma voglio vedere se hai le palle di ammetterlo.
Non ammetterò niente.
Oh sì.
No.
Sì.

Sto aspettando, Iorin.
E non chiamarmi Iorin!
Quando lo faceva Chizuru non ti dava così fastidio.

Davvero, il discorso che hai fatto a Jin prima funziona benissimo anche per te. E so cosa stai per dire, OROCHI, E LA MALEDIZIONE DEGLI YAGAMI, E BLABLABLA. Tutto molto vero e tutto molto fastidioso, ma. MA. Se c’è una che può capire, e chi lo sa, magari aiutarti se gliene dessi la possibilità, è proprio Chizuru. E anche lei è più che capace di difendersi. Vuoi proprio negarti ogni cosa bella che la vita può offrirti? 

E se la smettessi di tirarti le trecce con Kyo probabilmente anche lui potrebbe aiutarti con la maled-
NO.
Va bene, va bene. Una rogna per volta.
C’è un’unica rogna qui, e-
Sì sì, capito. Chiaro come il sole. Ma visto che ti conosco bene, visto che SONO TE, so anche di averti messo la pulce nell’orecchio e che continuerai a rimuginarci.
Sto per rispondere in maniera assai volgare, quando…
“Oh, Kazama! Finalmente! Dove ti eri cacciato?”
Jin fa il suo trionfale ingresso… mano nella mano con Xiao. 
Aaah lo sapevo! E a giudicare dai sorrisoni ebeti e i vestiti un po’ stropicciati devono davvero aver fatto pace… ma proprio un sacco.
“Vi abbiamo aspettati per più di mezz’ora, si può sapere dove siete stati?”
Oh, ufficiale Alexandersson, sei così arrugginito? Vuoi uno schemino?
Jin per fortuna ha la risposta pronta. “Scusa, ho avuto un ripensamento sul divano e Xiao mi ha dato una mano…”
E non solo quella, a giudicare dalla faccia beata, eh?
“Oh sì” aggiunge lei, “Jin-kun ne voleva uno comodo e… abbiamo perso tempo a provarli tutti.”
La risatina che scappa ad entrambi è così chiara, così palese, che tutti colgono il messaggio subliminale. Hwoarang scambia pure un cenno d’assenso con Xiao. Ovviamente Lars non coglie, ma va beh, evidentemente verso i trent’anni non riconosci più i chiari segni di una sveltina.
“Ne deduco quindi che adesso possiamo andare a bere qualche birra senza prenderci a calci, scatolina?” oso. Lei sorride sorniona: “E sarà mia premura offrirtele, Yagami-kun.”
Yagami-kun? Però, Jin deve proprio essere ben dotato per farle cambiare così tanto atteggiamento nei miei confronti.
“Quindi niente più teatrino yaoi? Peccato, Yagami, proprio ora che ti eri trovato un amico…”
“Vuoi sapere dove posso metterti questa bottiglia di birra, Kyo?”
“Suvvia, non litigate” ci zittisce Xiao. “Possono continuare a fare la coppietta yaoi quanto vogliono, non sono gelosa se il mio ragazzo ha un ragazzo” annuncia, per poi girarsi verso Kyo: “al contrario di qualcuno che sembra disperato all’idea di non essere più al centro dell’attenzione di Yagami.”
BOOOOOOOOOOOM. 
La faccia di Kyo è ORO. La fotograferei volentieri, ma fingo di avere un contegno. Al contrario di tutti gli altri, che non si stanno facendo problemi a percularlo, nemmeno Benimaru: “Oh Kyo, questa è pesante. Pure Yagami si è stancato di te!”
“Vaffanculo e restaci, Beni.”
Decidiamo di abbandonare finalmente questo posto di merda, senza smettere di punzecchiare Kusanagi. TUTTI. Pure le signorine Yuki, Blue Mary e Mai Shiranui, che ci hanno raggiunti proprio mentre uscivamo dal reparto Gastronomia, e che quella portinaia di Nikaido ha prontamente aggiornato. La vita a volte è bella.
Uno o due metri avanti al gruppo, Jin e Xiao camminano mano nella mano. Ma guardali che carini… una cosa che non credevo avrei mai pensato.
E invece.
E invece non sei sparito, vedo.
Se sei vivo tu sono vivo anche io, stacce.
Inspira, Iori, se sei riuscito a non dar fuoco a niente per tutto il giorno puoi sicuramente continuare così fino a casa.
*Pin pon pan poooon!*
Altro messaggio di Chizuru nel gruppo chat. Altro meme, a cui Kyo risponde con ancora un altro meme, e via così.
Involontariamente rallento il passo, mettendo distanza tra me e il gruppo.
Non so cosa mi stia prendendo, ma senza stare a pensarci troppo faccio una telefonata.
“Ehi, Chizuru? Sei libera?”

   
 
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