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Autore: Ang_V97    07/04/2020    2 recensioni
Dal testo: ".. meglio tenere tutto a portata di mano. Anche perché quel dannato nodo alla bocca dello stomaco non voleva passare e si sentiva fin troppo nervosa e scettica nel pensare che quella scossa fosse solo una semplice scossa."
Una famiglia non convenzionale, una macchina e l'attraversare il Paese per riuscire a salvarsi da quella che sembra essere una catastrofe mondiale.
Forse i Maya avevano solo sbagliato data.
Genere: Generale, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«C'era una volta una bellissima principessa che abitava con i suoi genitori, il re e la regina. Entrambi amavano la loro bambina e i suoi due fratellini, i principini...» Hope sapeva che quasi tutte le favole iniziavano in questo modo, o almeno lo sperava. Ormai erano anni che non ascoltava una fiaba, né tanto meno l'aveva mai raccontata lei. Eppure ora si trovava a doverlo fare ogni notte, più e più volte nella speranza che i suoi tre nipotini si addormentassero e non si svegliassero nel cuore della notte invocando la presenza dei genitori che purtroppo non c'erano più.
«Zia ma non possono essere tre principi? Le principesse sono sciocche e antipatiche!» Nicholas sapeva bene che al solo udire quelle parole la sua adorabile sorellina Alexis sarebbe andata su tutte le furie, difendendo a spada tratta le principesse, le quali erano le sue eroine e il suo rifugio specialmente in quel periodo di transizione. «Nick non sfottere le mie plincipesse! Sono meglio loro di quegli stupidi 'ottatori che piacciono a te!!» Lexi aveva solo cinque anni – vale a dire cinque in meno del fratello maggiore – e alcune parole faticava ancora a pronunciarle correttamente; questo ovviamente fece ridere ancor di più quel bricconcello di Nick che, con le sue risatine soddisfatte, fece svegliare Lucas, ovvero il più piccolo dei tre, il quale aveva da poco compiuto due anni. «Tia... che ore sono? È già oa di azzarsi?» Se Lexi non scandiva bene alcune parole e si mangiucchiava delle lettere, per Luke era decisamente peggio e peggiorava maggiormente quando Nick e Lexi infierivano su di lui, il primo per divertimento e la seconda per “vendicarsi” della tortura subita dal fratello maggiore. «No tesoro, rimettiti a dormire. E voi due smettetela di tormentare vostro fratello e dormite anche voi, sono le nove passate, su...» Hope non riusciva ad essere dura e severa, sia perché non lo era mai stata con loro tre, sia perché aveva paura: paura di essere accusata dai nipoti di non essere la madre e quindi non avere il diritto di sgridarli; paura di essere vista come “il nemico”; paura di fallire nel tentativo di emulare sua cognata. Fortunatamente per lei, però, i suoi tre nipotini erano più o meno ubbidienti e in quel frangente ne diedero prova nascondendosi completamente sotto le coperte; dalla sua posizione, ovvero dal centro della stanza e quindi con tutti e tre i lettini di fronte a sé, Hope riusciva a vedere quelle tre piccole figure rannicchiate in posizione fetale strette ai loro peluche e non poté non sorridere dolcemente e tristemente all'idea che quelle creaturine ancora così piccole e innocenti avessero già conosciuto tanto dolore.
Non aveva ancora finito di raccontare la sua fiaba inventata sul momento quando sentì che tutti e tre erano entrati nel mondo dei sogni e stavano addirittura russando, leggermente, ma lo stavano facendo, quindi si alzò e fece per uscire dalla camera nel modo più silenzioso possibile quando un rumore non molto forte, proveniente dalla sua camera da letto – la quale era proprio di fronte alla stanza dei bambini – la fermò. In un primo momento sospettò di un'intrusione, ma quando vide il lampadario oscillare e i peluche ordinatamente disposti sulle mensole cadere ad uno ad uno capì che ciò che stava accadendo era un fenomeno naturale devastante: un terremoto.
Di quale entità? Non lo sapeva e nemmeno le interessava. L'unica cosa che in quel preciso instante le attraversò la mente fu quella di urlare, così i bambini si sarebbero svegliati e lei avrebbe avuto la certezza che stessero bene. Ovviamente non avrebbe dato di matto a meno che non fosse necessario, ma la scossa non si fermava e tutto in quella cameretta così ordinata e linda era sottosopra. «Bambini? Nick, Lexi, Luke... svegliatevi ragazzi, su! Non preoccupatevi, la zia è qui.» Non sapeva quanto quelle parole potessero suonare come una rassicurazione, ma stava davvero cercando di mantenere la calma così da trasmettere sicurezza e protezione a quei tre bambini che ormai nel mondo non avevano altro che lei. Il primo a svegliarsi fu Luke il quale saltò fuori dal box come un leone del circo salta un cerchio infuocato e tenendo ben stretto il suo peluche a forma di dinosauro si gettò tra le braccia di Hope, la quale capendo che si era svegliato si era prontamente avvicinata al lettino; anche Nicholas si svegliò pochi istanti dopo e scendendo dal lettino senza troppa fretta, poiché probabilmente non aveva capito cosa stesse succedendo, andò a mettersi sul letto della sorella – ovvero accanto al suo – e così facendo finalmente anche Alexis fu sveglia. «Ma zia... che succede? È buio ancora.» La piccola aveva appena finito di sbadigliare quando si rese conto che la sua camera era totalmente a soqquadro e senza pensarci troppo su si girò verso il fratello maggiore nascondendo il viso nella sua spalla. Lui, in quel momento, preso alla sprovvista non la toccò nemmeno, ma quando l'ennesima scossa fece tremare il letto sul quale erano accucciati strinse la sorellina con tanta forza da farle quasi mancare il respiro. «Ti proteggo io Lexi, tranquilla!!» Battendosi una mano chiusa a pugno sul petto si sentì come un vero principe azzurro che salva la principessa di turno in quel momento; ovviamente l'eroismo svanì non appena si rese conto che la situazione in cui si trovavano era decisamente più grande di lui. A salvarlo dall'imbarazzo di non essere abbastanza grande per essere l'eroe della situazione fu sua zia, la quale li fece stendere a terra così da proteggere almeno le teste sotto al letto, tenendo sempre tra le braccia Lucas così da proteggere tutti e tre con il proprio corpo in caso fosse caduto loro addosso qualsiasi oggetto più o meno pesante; certo si rese subito conto che era una scelta non era propriamente idonea, poiché così si sarebbe fatta male e in caso di vera emergenza i bambini sarebbero rimasti totalmente soli. Quindi non appena la scossa fu terminata la ragazza si alzò dal letto e controllando che tutti e tre i suoi nipoti stessero bene fece un respiro profondo. «Ascoltate bambini questa casa è solida, sicura ma… Che ne dite di vestirvi, raccogliere giusto il necessario e andare fuori di qui?» Lo disse con tono così rassicurante e così materno che nessuno dei tre batté ciglio o disubbidì all'ordine, poiché era molto efficacemente mascherato da consiglio. «Io vado un momento in camera mia a fare esattamente ciò che fate voi. Visto? Fate le cose dei grandi! Tornerò qui tra cinque minuti. Se avete bisogno urlate e correrò da voi.» Dopo aver baciato la fronte a tutti e tre si allontanò dal lettino dirigendosi nella camera di fronte; avendo lasciato entrambe le porte aperte era facile sentire, per Hope, i discorsi dei tre bambini che cercavano di rassicurarsi tra di loro con frasi come “non vi preoccupate, non è niente di grave” o “finché siamo noi tre va tutto bene e poi c'è zia con noi”; quest'ultima frase fu come un colpa al cuore per Hope, la quale era sì felice che i suoi nipotini fossero uniti fra di loro e fiduciosi nelle cure che sarebbero state loro riservate da lei, ma ebbe una profonda paura di deludere sia quelle tre creature sia suo fratello, il quale aveva affidato a lei la cura dei suoi figli. Quando, però, guardandosi attorno notò che il suo cellulare era fortunatamente ancora attaccato alla presa e quindi completamente carico, si disse che non era affatto il momento per farsi prendere dallo sconforto e che anzi doveva darsi una mossa; avvicinandosi al cellulare compose molto velocemente il numero di Sebastian, ovvero il suo fidanzato, e per fortuna trovò subito la linea; lui rispose in pochi istanti. «Hope grazie al cielo! Stai bene?» «Seb... sì sto bene, credo. Solo un po' spaventata. Ho avuto paura per te e per i bambini… Non puoi capire, questi bimbetti sono super coraggiosi sai? Ma tu come stai? Perché non vieni qui? Noi ci stiamo preparando per una fuga improvvisa...» In effetti non stava mentendo: non essendosi ancora spogliata era ancora vestita con gli abiti che aveva portato tutto il giorno, il che le permetteva di stare comoda ma calda, l'ideale per il clima che iniziava a diventare rigido essendo fine ottobre. Così mentre parlava a telefono, stava raccogliendo in un borsone alcuni cambi di abito oltre che a tutti i soldi in contanti che aveva in casa e alcuni oggetti di poco valore economico ma di enorme valore affettivo a cui non avrebbe mai rinunciato per nulla al mondo. «Io sto bene e anche noi ci stiamo preparando. Questo weekend c'è Meredith a casa mia, ricordi? Non posso lasciarla.» «Lasciarla lì? Sei impazzito? Porta anche lei, è ovvio! Senti... prendimi per pazza ma ho un pessimo presentimento. Come se la scossa di prima non fosse solo una scossa.» Le parole che susseguirono furono poche e di poco conto così la venticinquenne rimise il telefono in carica, attaccando all'altra presa il caricatore portatile del cellulare.
«Bambini? Siete pronti? Va tutto bene?» Mentre stava chiudendo il borsone fece un respiro profondo e cercò di sforzarsi di sorridere per dare l'idea che tutto andasse bene. «Zia io ho portato un sacco di cose, vuoi vederle?» Nicholas si avvicinò ad Hope ch'era sul ciglio della porta e la trascinò nella cameretta ancora disastrata dalla scossa precedente; una volta dentro le indicò la propria borsa e la ragazza notò, notevolmente stupita, che in effetti nella borsa c'erano diverse cose utili: una torcia elettrica con annesse ben due pile di riserva, vestiti per tre giorni (biancheria compresa!), un giubbotto più o meno pesanti e ovviamente la foto dei genitori dei tre bambini. Ah, beh, naturalmente Nick ci stava infilando anche un pupazzo di peluche dentro, ma chi mai avrebbe potuto negarglielo? «Bravissimo Nick, sono proprio orgogliosa di te!» Un sorriso dolce ed affettuoso dipinse il viso della ragazza dai capelli castani e facendogli una piccola smorfia passò a controllare la borsa degli altri due bambini che, probabilmente, avevano seguito le direttive del fratello maggiore perché avevano tutti dei vestiti, delle foto e dei giocattoli. L'unica differenza era che Alexis aveva messo, al posto della torcia, due bottiglie d'acqua che teneva sempre nascoste sotto al letto per non doversi alzare di notte e Lucas un cuscino, ovvero il suo cuscino preferito. «Siete stati tutti e tre bravissimi e– » Si interruppe quando sentì suonare al campanello della porta d'ingresso principale, sicuramente era Sebastian quindi osservò i visetti sorridenti e soddisfatti dei suoi nipotini e li esortò a portare le rispettive valige al piano di sotto: meglio tenere tutto a portata di mano. Anche perché quel dannato nodo alla bocca dello stomaco non voleva passare e si sentiva fin troppo nervosa e scettica nel pensare che quella scossa fosse solo una semplice scossa. 
Raccolse velocemente il proprio borsone, il proprio telefonino e il relativo caricabatteria portatile e in un lampo fu al piano di sotto pronta ad accogliere il suo ragazzo e sua cognata. Con quest'ultima non aveva mai avuto modo di legare poiché vivendo fuori città non poteva vederla spesso, inoltre Meredith era molto legata a Sebastian e quindi molto gelosa di lui, infatti non vedeva di buon occhio nessuna delle ragazze precedenti del fratello. «Seb! Meredith! Prego, entrate. Scusate il disordine ma… beh, immagino casa vostra sia nelle stesse condizioni.»
Li fece entrare, dando uno sguardo a ciò che fuori dalla loro villetta si apprestava a succedere: erano molti i vicini che uscivano in giardino, chi ancora con gli abiti della giornata e chi già con il pigiama. Tutti erano spaventati.
Sospirò, cercando di calmare ogni pensiero negativo e sorrise ai suoi nipotini, rivolgendosi verso di loro. «Nicholas, Alexis, Lucas, loro sono Sebastian, che già conoscete e Meredith, sua sorella minore. Seb, Meredith, questi sono i miei nipotini.» Fatte le presentazioni, la padrona di casa invitò i suoi ospiti a sedersi dove fosse possibile, dato che la casa era completamente sottosopra, come se fosse passato un piccolo tornado, ma il divano era più o meno libero così Luke ci si stese e accese la TV sperando di beccare un cartone animato, eppure tutte le reti davano il TG, il quale a sua volta riportava sempre la stessa notizia: un terremoto di entità tanto forte da aver sballato i sismografi, uragani, trombe d'aria e piogge torrenziali si stavano abbattendo su tutto il pianeta. Sembrava essere la fine del mondo.
«Seb che diavolo sta succedendo? Cioè secondo te è vero?» «Il tuo sesto senso non sbaglia mai, lo sai. Ma vedrai che ne usciremo, okay? Stai tranquilla. Mer puoi stare per qualche minuto con i bambini? Noi torniamo subito.» La diciassettenne annuì senza fare troppe storie, ma solo perché lei i bambini li adorava e quei tre sembravano essere in gamba e intelligenti, quindi si sedette sul divano accanto ad Alexis e Nicholas, tenendo Luke sulle gambe. Nel frattempo Hope e Sebastian andarono in cucina per raccogliere qualche provvista di cibo e acqua. «Tu resta qui, io vado in cantina: taniche di benzina, acqua e quella roba che va nel motore delle auto... olio! Mio fratello aveva scorte di tutto fortunatamente.» Non gli diede il tempo di rispondere che era già sparita oltre la porta che, tramite le scale strette e non molto stabili, conducevano alla cantina. Hope odiava l'idea che suo fratello non ci fosse più, lui era tutta la sua famiglia, la sua vita, il suo migliore amico e il suo 'Grillo Parlante' e vivere quella situazione senza di lui, ch'era il re degli scenari post-apocalittici, ma anzi facendone le veci, le sembrava lo schifo più schifoso del mondo.
L'ultimo scalino era stato superato, la luce era appena stata accesa con uno di quei fili penzolanti e aveva appena individuato i fusti di acqua e benzina quando una nuova scossa, molto più forte della precedente, si fece largo sotto terra provocando un boato assordante e il buio più totale. 
  
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