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Autore: _happy_04    07/04/2020    1 recensioni
[ Black Star/Death the Kid | chap. 113 | 2037 parole]
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Ogni cellula del suo corpo divino, ogni sfaccettatura del suo pensiero, rispecchiava la sua natura di Shinigami onnipotente.
Eppure, quella sera, sembrava che le ali dell’aquila si fossero spezzate. Raggomitolato tra le braccia di Black Star, pareva improvvisamente minuscolo, fragile, una statuetta di vetro pronta a frantumarsi in una miriade di frammenti, dalla cristallina trasparenza; si intravedevano crepe di angosce, tali che era persino un miracolo rimanesse insieme.
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{pesanti spoiler dal manga; lettore avvisato, mezzo salvato}
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Black Star, Death the Kid
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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sidus

sidus, -eris, n.; astro, stella, costellazione.


 

«Grazie per esserti disturbato a venire per la notte.»
«Nah, figurati.» Black Star si sedette sul divano accanto a Kid, rannicchiato nel suo pigiama con il telecomando tra le mani. «Del resto, avevo proprio voglia di passare un po’ di tempo con te.»
Passò al corvino una delle due tazze di tè che aveva in mano, mentre sullo schermo del televisore lampeggiavano i titoli tremolanti di un film in bianco e nero, la musica dalla qualità ovattata a riempire l’aria, creando come una bolla di quiete, fuori dal tempo e dallo spazio.
Sembrava un’ambiente sereno, un cubicolo di pace assoluta; eppure, a Black Star non servì la capacità di percepire le anime per avvertire quelle vibrazioni distorte emanate dall’umore del compagno accanto a lui. Vedeva le dita dei suoi piedi nudi agitarsi, le mani aggrapparsi convulsamente alla stoffa nera dei pantaloni, il suo sguardo così concentrato sulla televisione da non sembrare neanche prestarvi davvero attenzione, come se cercasse una via di fuga qualsiasi dalla propria stessa mente.
«Kid.» provò il ragazzo, facendosi un po’ più vicino a lui, facendo del proprio meglio per ammorbidire la propria voce. «Cos’hai?»
A conferma di quelle sensazioni, Kid sollevò appena il volto verso di lui, mormorando un sommesso «Nulla», ma senza riuscire a nascondere il tremore incontrollato delle sue labbra.
Solo dopo si disse che forse avrebbe dovuto pensare alle parole che usava, ma quella non era certo una sua specialità. «Andiamo, Kid, piantala di dire bugie. Parliamone – è per domani, vero?» Lo vide sussultare, al suono di quella parola, o forse ai pensieri legati ad essa. Alla cerimonia di insediamento, a quello che sarebbe venuto dopo. Alle grandi cose che lo aspettavano, che aspettavano solo lui.
Prima ancora che la mano di Black Star si potesse posare sulla sua spalla, Kid cadde di lato a peso morto, la testa sul suo petto, come crollando sotto un peso che aveva improvvisamente avuto la meglio su di lui.
In quell’istante, Black Star comprese esattamente cosa intendesse Crona ogni volta che diceva di non saper come comportarsi. Ormai era tanto tempo che conosceva Kid; certo, spesso le sue nevrosi gli creavano problemi, e certo, di momenti in cui aveva avuto bisogno di aiuto ce n’erano stati. Eppure, lo aveva sempre visto ergersi sopra le proprie difficoltà, ridarsi la spinta per risalire anche dagli abissi più profondi. Lo aveva visto combattere per le proprie convinzioni, senza che i suoi ideali fossero in grado di subire il minimo cedimento sotto le peggiori intemperie, in pied anche quando l’intero mondo era contro di lui. Quel ragazzo era un leone, era un’aquila, il re del cielo, in grado di volare fin sopra i propri dubbi e raggiungere le vette, oltre le nuvole, superando qualunque limite gli fosse imposto dall’atmosfera delle inquietudini umane.
Ogni cellula del suo corpo divino, ogni sfaccettatura del suo pensiero, rispecchiava la sua natura di Shinigami onnipotente.
Eppure, quella sera, sembrava che le ali dell’aquila si fossero spezzate. Raggomitolato tra le braccia di Black Star, pareva improvvisamente minuscolo, fragile, una statuetta di vetro pronta a frantumarsi in una miriade di frammenti, dalla cristallina trasparenza; si intravedevano crepe di angosce, tali che era persino un miracolo rimanesse insieme.
Il ninja si morse un labbro, fissando quegli occhi magnetici farsi lucidi, gocce salate scivolare lungo le guance di porcellana; non sapeva bene che altro fare, se non stringerlo a sé, circondare con le proprie braccia robuste quel corpo improvvisamente esile, facendo del proprio meglio perché quel cristallo non si rompesse.
«Credo di aver paura, Black Star.» Fu un filo di voce, quello che uscì dalle sue labbra sottili, soffocata da lacrime e singhiozzi sommessi. «Ero convinto di essere pronto, lo sono sempre stato. Anche quando… quando…» Si bloccò per qualche secondo, le dita che si stringevano alla canotta arancione del compagno. «Quando… mio padre è morto e ho preso il suo mantello… Ha fatto male, ma mi ero ripromesso di essere all’altezza di quel compito, ed ero certo che ne sarei stato in grado. Ma ora che il momento è vicino, ora che diventerò davvero lo Shinigami…» Sussultò. Le parole gli morivano in gola; forse avrebbe voluto aggiungere altro, forse avrebbe voluto completare la frase, ma non ne aveva la forza. A dire la verità, in quel momento appariva incapace persino di articolare dei pensieri, travolto da quello tsunami di emozioni, un titano schiacciato dal peso del cielo sulle sue spalle.
Dal canto suo, Black Star si sentiva più disorientato che mai. Non era certo famoso per la propria delicatezza e il proprio tatto, ma stavolta credeva proprio non fosse il caso di dire qualsiasi cosa gli passasse per la testa. Lo strinse più forte, per la prima volta da tanto tempo avvertendo una certa sensazione come di panico, causata dal non avere idea di come reagire. Avrebbe dovuto trovare le parole giuste, scegliere dei concetti su cui fare leva per dargli forza, accarezzargli il cuore per aggiustarlo. Ma era Kid quello bravo con i discorsi, quello con la capacità di valutare i discorsi e sfruttare il cervello per parlare con gli altri.
Ma del resto, lui non era neanche tipo da fari tante domande, no? In fondo, Kid non aveva chiamato qualcuno per stare un po’ con lui, aveva chiamato Black Star, e ci doveva pur essere un motivo.
Prese un respiro. «Ascoltami bene.» iniziò, ritrovandosi a doversi impegnare per non balbettare. «Non posso capire quello che provi, questo è vero. È vero che all’inizio sarà praticamente impossibile, che ci saranno momenti in cui sarai così esaurito da voler chiudere tutto e tornare ad andare in giro sullo skateboard come se la questione non fosse la tua. Ma è anche vero che supererai ogni difficoltà, che sei un tipo tosto e che riuscirai a stabilizzarti e ad essere uno Shinigami fantastico, e l’unico dio superiore a te sarò io. Ma non è che io valga, quindi sappi che te la caverai alla grande. E soprattutto, ricordati che non sei solo, ci sarà Soul, ci saranno le gemelle, e ci sarò io, naturalmente. Un colpo di telefono e puoi scommettere l’anima che sarò da te in men che non si dica.»
Solo quando ebbe finito di parlare si rese conto il modo in cui gli occhi di Kid lo fissavano; nel quasi completo buio della stanza, sembravano brillare di luce propria, una luce viva, una mescolanza di così tanti sentimenti da essere a dir poco indecifrabile. Quello di cui era però sicuro era la speranza, quelle scintille intense, come riflessi del cielo, come se dopo aver attraversato l’abisso dell’Inferno stesse ora uscendo a rivedere le stelle, e ad averlo condotto per mano era stato lui, Black Star. La sua stella, quel brillio di irrazionale caos in una distesa di ordine color inchiostro. La stella polare, l’asse di simmetria; per quanto tutto intorno a quella potesse girare, potesse cambiare, ruotare creando nuove simmetrie e nuovi assetti, lei sarebbe rimasta lì, unica, uguale a se stessa e a nient’altro.
Kid pianse. Ogni tentativo di trattenersi, ogni diga che avesse mai costruito, fu abbattuta da quel fiume di lacrime che lasciò scorrere, fluire libero, il viso sepolto nel petto di Black Star, avvolto nel suo abbraccio solido, il freddo della paura cancellato dal calore dell’inarrestabile cuore accanto alle sue orecchie. Stretto così era protetto, protetto dal buio intorno a loro, dall’incertezza e dal domani, dai dubbi e dalle ansie.
 
Kid avrebbe voluto poter dire, la mattina dopo, di essere stato svegliato da delicati filamenti di luce che entravano dalla grande finestra sul lato della stanza, attraverso le tende chiare da lui stesso scelte anni addietro, dandogli l’impressione di un dolce torpore che svaniva gradualmente, portandolo poco per volta in quella che sarebbe stata la sua giornata.
Invece, alle sette del mattino, i suoi poveri timpani addormentati furono fracassati da un «Kid, sveglia!», esclamato con un tono così alto che se avesse avuto dei vicini se li sarebbe ritrovati a lamentarsi al portone nel giro di cinque minuti.
Si sollevò a fatica, mugugnando delle sillabe imprecisate e grattandosi pigramente il collo. Aveva ricordi terribilmente sfocati della sera prima; l’ultima cosa che riusciva a visualizzare era lo schermo del televisore sintonizzato su qualche vecchio film dai terribili effetti speciali, poi le cose iniziavano a confondersi. C’era una cosa di cui era convinto: prima di tutto di aver pianto, poi di essere praticamente svenuto nel letto per quanto si sentisse emotivamente esausto. In tutto questo, ora ricordava – non aveva mai lasciato Black Star. Si era gettato tra le sue braccia, aveva persino dormito stretto a lui, forse spaventato dall’idea di rimanere solo. E Black Star gli aveva parlato, lo aveva rassicurato, in qualche modo era riuscito ad alleviare quel peso che ricordava di aver sentito, ma che ora era poco più che una nube di pioggia molesta.
Il suo cervello stava ricominciando a connettere i pensieri, dunque. Lanciò uno sguardo al grande letto, in cui si trovava adesso da solo, proprio un attimo prima di venir di nuovo chiamato dalla cucina, se possibile con un volume ancora più fastidiosamente alto.
Sorrise, suo malgrado. Quanto poteva amare quegli insopportabili schiamazzi?
«Arrivo!» rispose stavolta, alzandosi definitivamente in piedi e dirigendosi in pantofole verso la fonte di quelle urla. Come calcolato, Black Star era in cucina, una tazza di caffellatte tra le mani, appoggiato al banco sotto la credenza. Il sole lo inondava dalla finestra aperta, colorando riflessi dorati sulla pelle bronzea, illuminando le stelle nei suoi occhi verde mare, evidenziando ogni cicatrice che ornasse il corpo scolpito. Notò che ancora non aveva indossato i vestiti per la cerimonia, portando ancora la canottiera arancione e i pantaloni della tuta grigi, scoprendo le clavicole definite e i polsi sottili.
In quel momento, pensò Kid, sì che somigliava tanto ad un dio; uno di quelli ritratti dagli antichi Greci, rappresentati secondo i canoni estetici della perfezione – anche con quei morbidi panni tutto meno che eleganti, in fondo.
Black Star sollevò una mano, un sorriso smagliante ad illuminare ulteriormente il volto sfregiato. «Yo! Dormito bene?»
Il corvino sorrise a sua volta, già accendendo la macchina per il caffè. «Credo di sì. E direi anche di sentirmi pronto per oggi.»
Evidentemente sollevato, il ragazzo infilò una mano nella tasca, rivolgendogli un’espressione rassicurante. «Ne sono contento, allora. Con il mio super supporto, del resto, sarebbe stato preoccupante il contrario!» Sghignazzò appena, quella buffa quanto naturale aria di superiorità che lo contraddistingueva percepibile in ogni sillaba scandita.
Non sapeva cosa fosse. Forse gratitudine, forse istinto, o più semplicemente fiducia nel fine che avrebbe avuto quel gesto. Fatto sta che Kid si sporse appena verso quel grande sorriso e sfiorò quelle labbra con le proprie. Fu un tocco delicato, poco più che una carezza, ma sentì delle farfalle agitarsi nel suo stomaco, ed era certo non fosse ordinaria fame da prima mattina.
Si beò della genuina confusione e del rossore che si accese di colpo sulle guance di Black Star, iniziando a sorseggiare il caffè tra le proprie mani. «Ti ringrazio, Black Star.»
«Beh, è quello che si fa per, uhm- la… persona che si ama, no?» cercò di balbettare il ninja, chiaramente spaesato in una situazione del genere – non che Kid avesse tanta più esperienza, insomma, ma era sempre divertente guardare Black Star cercare di uscirsene da circostanze così inaspettate. Poi, si schiarì la gola, rispondendo: «E comunque, la tua bocca puzza come se ti fossi appena svegliato.»
«Mi sono appena svegliato, idiota.» Posò la tazzina nel lavandino, avvertendo ancora un certo calore ad invadere le gote. «Vuoi riprovare dopo, per caso?»
«Ma- Certo!» fu in grado di ribattere, per quanto ancora vagamente smarrito. «E ti dimostrerò che posso fare molto di meglio!»
Kid non poté fare a meno di ridacchiare. «Oh, “molto di meglio”?»
«Puoi scommetterci!» Black Star andò ad infilarsi le scarpe e la felpa per tornare a casa, ma continuò a puntare con forse un po’ troppa energia un dito verso di lui. «Ora devo andare a prepararmi, se non voglio che Tsubaki mi spezzi tutte le ossa, ma dopo te la farò vedere io!»
La porta si chiuse dietro di lui, un sorriso divertito ancora a contrarre le guance rosee di Kid, ormai quasi tranquillo persino al pensiero della cerimonia. Oh, se è così non vedo l’ora.

 
angolino dell'autrice ||

Yo!!
No, nel caso ve lo steste chiedendo, non sono per niente orgogliosa di essere mancata per, tipo, più di sei mesi. No, non sono morta purtroppo, solo che ho pensato a tante cose, meno che a scrivere. Per la verità, non ho fatto molto oltre a studiare e disegnare. Mea culpa
Ma questa quarantena, chissà, potrebbe aiutarmi a recuperare l'ispirazione, e magari anche la possibilità di portare a termine i progetti che inizio, heh-
Oh, giusto!! Dimenticavo!
Finora ho solo recensito qualcosa, ma mi presento: è il primo lavoro che posto in questa sezione, il mio nick è (si spera ancora per poco) _happy_04, ma preferisco Happy o _choco. Piacere!!
Ho approfittato dell'isolamento sociale (perché, ho mai avuto una vita sociale?) per recuperare il manga di Soul Eater, dopo aver visto l'anime almeno un annetto fa, e, che dire, il mio amore per Soul si è fatto più forte, così come quello per Black Star, per ogni personaggio e per questi due patati. Già prima li shippavo, ma nel manga mi hanno veramente conquistato. Voi avete  ami visto una competizione sana come quella di Black Star e Kid che si concilia in maniera perfettamente equilibrata con un rapporto di amicizia come il loro? Io personalmente no, o almeno per quanto concerne la riuscita di questa domanda retorica.
Come al solito, sto divagando. Prometto che resusciterò dai morti un po' prima la prossima volta! O forse no? Boh!
Ora vi lascio, e sappiate che le recensioni sono sempre gradite, eheh!
Un bacio a tutti!! Restate a casa!!

_choco

 
   
 
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