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Autore: MauraLCohen    08/04/2020    1 recensioni
[In revisione]
Raccolta di One shots su Sandy e Kirsten ambientate tra la prima e la quarta stagione.
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Dal I capitolo:
Kirsten si avvicinò a Sandy, aveva una mano sopra la sua, e con l’altra gli stava accarezzando il viso.
« Grazie » gli disse, la voce spezzata dal pianto imminente. Lui le sorrise e, avvicinandosi piano, le scostò qualche ciocca bionda dalla guancia, sfiorandole le labbra con le proprie.
« Lo sai che ti amo, vero? » le mormorò.
Stavolta fu lei a sorridere, annuendo, mentre Sandy continuava a baciarle gli angoli esposti della bocca.

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Dal II capitolo:
« È un appuntamento, signora Cohen? » scherzò lui, rispondendo al bacio e facendola ridere.
Kirsten annuì. « È un appuntamento, signor Cohen. »

{ + flashback ambientato ai tempi di Berkeley }
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Dal III capitolo:
Voltandosi, Kirsten trovò Sandy che le sorrideva un po' colpevole, mentre le portava le braccia attorno alla vita.
« Hey » mormorò lei, abbozzando un sorriso incerto, talmente dolce agli occhi dell'uomo che lo indusse istintivamente a mordersi il labbro inferiore, proprio come un ragazzino.
« Hey » le rispose, con lo stesso tono di voce.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Sandy Cohen
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era domenica, questo significava che Sandy Cohen poteva dimenticarsi del lavoro per ventiquattro ore e dedicarsi solo ed esclusivamente alla cosa che amava di più al mondo: la sua famiglia. Quella mattina, fortunatamente, il sole splendeva alto e le temperature ricordavano quelle tipiche di Newport, tirava un piacevole venticello fresco che impediva al caldo di diventare insopportabile. Osservando il panorama fuori dalla finestra, Sandy, ancora in pigiama, non poté fare a meno di pensare che quella fosse proprio una bella giornata. Dalla cucina, intanto, arrivava un’intenso profumo di caffè appena fatto, accompagnato dalle voci di Kirsten e Sophi che discutevano vivamente di qualcosa. La piccola, di appena otto anni, sembrava furiosa. 

« Perché quel muso imbronciato? » chiese Sandy mentre entrava in cucina. Sophi non emise un fiato, mentre puntava gli occhi sulla sua tazza di latte caldo. Fu Kirsten, impegnata tra i fornelli, a spiegare al marito che succedeva: « Voleva provare ad andare in bici senza le rotelle, visto che i suoi compagnetti lo fanno già. Ci ha provato ieri sera con Ryan, ma continuava a cadere ed ora si rifiuta di riprovare. » I due genitori si scambiarono uno sguardo d’intesa. « Ho capito » disse allora Sandy, mente rivolgendosi alla piccola aggiunse: « E perché non vuoi riprovare? » Questa assunse un’espressione rabbiosa e, incrociando le braccia, contestò con un sonoro: « A che serve? Tanto non ci riesco. » 
Sandy si chinò a baciarle i lunghi capelli biondi. Quel broncio lo inteneriva profondamente e gli ricordava lo stesso che metteva su Kirsten quando non riusciva ad ottenere ciò che voleva. Sophi era una versione in miniatura della madre e Sandy lo aveva sempre pensato, fin dal primo momento in cui la tenne tra le braccia. Si piegò sulle ginocchia, mettendosi ora alla stessa altezza della bambina, le sorrise dolcemente e le disse: « Se non ci provi non puoi saperlo. »
« Ma ci ho già provato » ribattè lei, trattenendo le lacrime. Era anche testarda come la madre. Sandy assunse un tono più serio, ma sempre gentile e paterno. « Una sola volta. Quello non è provare. È troppo facile pretendere che tutto ti venga bene al primo colpo.  Non funziona così. » La risposta non piacque a Sophi che si alzò indispettita, trascinando la sedia sul pavimento, per poi scappare via brontolando qualcosa che risultò incomprensibile alle orecchie del padre. Sandy rise e, voltandosi verso Kirsten, commentò scherzando: « Chissà da chi avrà preso quel caratterino? » 
« Da Seth, probabilmente. » rispose lei, facendo spallucce.
« E Seth lo ha preso da te » continuò Sandy, cingendole la vita con entrambe le braccia. « Mi stai dando della testarda? » Kirsten assottigliò gli occhi e accennò un sorrisetto indispettito, scuotendo la testa. Quell’espressione continuò a divertire Sandy, che annuì colpevole. « E anche della perfezionista » aggiunse guardando la moglie alzare un sopracciglio in segno di sfida. « Oh, avanti, tesoro non fare quella faccia. Lo sai che ho ragione. Ti ricordi al college? Tenesti il broncio per una settimana intera dopo l’esame di… Cos’è che era? » 
« Storia dell’architettura » rispose lei, ancora palesemente irritata dal ricordo. 
« Eri furiosa, in confronto Sophi è un innocuo orsacchiotto di peluche. » Sandy ricordava ancora gli occhi furenti di rabbia con cui l’aveva vista uscire fuori dall’aula, quel giorno ebbe paura persino lui di dirle qualcosa di sbagliato perché avrebbe potuto ucciderlo, irritata com’era.
« Vorrei vedere! » protestò Kirsten « Quell’esame mi costò la media e tutto perché al professore non piacque una mia risposta, per altro giusta. » A ripensarci le veniva ancora il nervoso. Si ricordava benissimo com’era andato il colloquio e, a distanza di oltre trent’anni, quel voto le sembrava del tutto ingiusto. Sandy glielo poté leggere in faccia e non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere nuovamente. Sembrava proprio Sophi . « Che hai da ridere? » contestò, ancora una volta, Kirsten mentre lo colpiva alla spalla, ma Sandy non riusciva a smettere: l’immagine della moglie che impuntava i piedi e incrociava le braccia intenta a raccontrgli l’esame era qualcosa che non avrebbe mai cancellato dalla memoria. « Ci vollero le mie  carte migliori per farti passare quel broncio » affermò con un sorriso soddisfatto, avvicinandosi per baciarle il collo e aggiungendo, poi, con tono provocatorio: « E se non sbaglio mi riuscii molto bene. » Kirsten rispose al sorriso di rimando, intenta a sistemargli con le dita qualche ciuffo ribelle che gli cadeva sugli occhi « Già » ammise, « E anche con Seth ti riuscì piuttosto bene. Ti ricordi quei pattini verdi che gli regalò tua madre per Natale? » Il volto di Sandy si contrasse in una smorfia di stupore, aveva rimosso l’immagine del figlio con quei pattini e rivederla davanti agli occhi gli scaldò il cuore. « Ci vollero dei giorni interi solo per insegnargli a stare in equilibrio. Che anno era? » chiese, riportando lo sguardo sulla moglie. Kirsten ci dovette pensare per qualche secondo ma poi concluse: « Il ‘95, mi pare. Era così piccolo e non si separava mai da quegli aggeggi infernali, neanche a casa. Graffiò tutto il parquet dell’andito. »
« Fu una vera impresa riuscire a convincerlo a rimettere quei pattini dopo la caduta in piscina » commentò Sandy ridendo sotto i baffi, per poi proseguire con un po’ di aria nostalgica: « Ma ne valse la pena. Era così felice mentre sfrecciava da una parte all’altra. » Sembrava impossibile che quel bambino di cui ora lui e la moglie parlavano fosse lo stesso ragazzo che avevano accompagnato all’altare con Summer Roberts meno di tre anni prima. Seth era cresciuto così velocemente che a Sandy parve quasi di essersi perso qualcosa del figlio, quando aveva smesso di essere il pargoletto impaurito che si appoggiava al padre per qualsiasi cosa? Nel pensarci gli occhi dell’uomo si velarono di una dolce malinconia. Com’era volato il tempo. 
Kirsten continuava a guardare il marito, ora un po’ commosso, lo conosceva abbastanza bene da poter leggere dentro quello sguardo distratto tutta la nostalgia che quei ricordi gli provocavano. Non riuscì a trattenersi dal catturargli le labbra ancora una volta mentre gli accarezzava il viso. Sandy non si ritrasse e rispose al bacio, prendendo la moglie in braccio per metterla a sedere sull’isola della cucina. Quella mossa la colse di sorpresa e le strappò un gridolino. 

« Sai » disse Kirsten, allontanando il proprio viso di quel poco che bastava per guardare il marito negli occhi. « Penso proprio che anche Sophi adesso abbia bisogno di un intervento alla Sandy Cohen. Perché non vi prendete un pomeriggio solo tu e lei? Farebbe bene ad entrambi passare un po’ di tempo insieme. » 
« Un pomeriggio solo padre e figlia, eh? » ripeté Sandy, sorridendole. « Mi sembra un’ottima idea. »

(...) 

Quel pomeriggio Sandy seguì il consiglio di Kirsten portando Sophi al parco vicino a casa. Passavano lì la maggior parte del loro tempo insieme perché la bimba amava quel piccolo parcogiochi e, spesso, era perfino difficile convincerla che fosse ora di tornare a casa. Da quel punto di vista Sophi era completamente diversa da Seth, quando lui aveva l’età della sorellina cercare di farlo uscire di casa era un’impresa impossibile. Lui e i suoi videogiochi erano inseparabili… pensò Sandy, intanto che aiutava Sophi ad allacciare il casco. « Sei pronta? » le chiese, dandole una pacca sul guscio di plastica. Lei annuì, ridendo, mentre montava in sella alla sua bici rosa e bianca, si site se ai manubri e cercò di mettersi comoda. « Non mi lasciare, okay? » disse, subito dopo, rivolta verso il papà. 
« Okay » rispose lui, dolcemente. 

Ci volle un po’ perché Sophi acquisisse sicurezza e stabilità nel pedalare, ma dopo diversi tentativi e qualche rovinosa caduta che sia lei che il padre avrebbero omesso di raccontare a Kirsten, Sandy poté vedere la propria bambina andare spedita da un punto all’altro dello sterrato completamente sola. Anche Sophi cresceva a vista d’occhio ed ogni giorno aveva sempre meno bisogno del papà, sarebbe diventata grande e, forse, Sandy non avrebbe fatto nemmeno in tempo ad accorgersene; un giorno sarebbe uscita dalla porta di casa per andare al college, pronta ad affrontare il mondo e lui non avrebbe più potuto proteggerla come stava facendo in quel momento. 

« Guardami papà » gli stava gridando lei mentre pedalava decisa verso di lui « Ci riesco da sola! » Era al settimo cielo e aveva stampato in faccia un enorme sorriso soddisfatto che Sandy si augurava potesse accompagnarla per tutta la vita. 
« Sei bravissima! » le rispose, ricambiando lo stesso sorriso orgoglioso. 

Era proprio vero che non avrebbe potuto difenderla per sempre dalle delusioni che la vità aveva in serbo per lei, ma questo non significava che lui comunque non ci avrebbe provato. Sarebbe stato sempre lì, per la sua Sophi, pronto a sorreggerla finché non fosse stata pronta a camminare da sola. In fondo, esserci è l’unica cosa che un padre può fare per i propri figli, Sandy lo sapeva bene, e proprio per questo ci sarebbe sempre stato per i suoi tre ragazzi; Seth, Ryan e Sophi avrebbero sempre potuto contare sul loro papà e non avrebbero mai dovuto dubitarne. 

   
 
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