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Autore: Eris Gendei    08/04/2020    5 recensioni
Esiste un luogo dove gli uomini sfidano le divinità, dove il suono del tempo è la natura che nasce, dove sono labili i confini fra uomini e bestie.
L’eterna lotta tra la Foresta e la Città si incarna nell’incontro fra la Principessa Spettro e il Principe degli umani; il rancore potrebbe trasformarsi in un sentimento nuovo, se solo rinunciare alla propria natura non fosse un prezzo così alto…
[Questa storia ha vinto il premio "Dedicato a te", per il titolo che ha meglio racchiuso tutte le sfumature della storia, nel contest "3 Drabble, solo 3 Drabble per parlarti di me (e dirsi addio)" indetto da Nirvana_04 sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, San
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell’autrice

Questa storia partecipa al contest “3 Drabble, solo 3 Drabble per parlarti di me (e dirsi addio)” e, come richiesto, si articola in tre brani di 100 parole ciascuno.
I temi della sequenza sono la presa di consapevolezza di un sentimento, la sua espressione e la rinuncia, che implica un addio del personaggio narrante all’oggetto del suo amore.
Trattandosi di un racconto ambientato nell’antico Giappone, ho scelto di ispirarmi al lessico e alle strutture della poesia nipponica per mantenere un legame con il contesto: da qui l’andamento cantilenante della narrazione.
Ogni drabble si conclude con una sorta di haiku, tipico componimento giapponese la cui metrica tradizionale di 5/7/5 more è stata adattata all’italiano, così da ottenere versi di 5/7/5 sillabe.
Si tratta di haiku impropri, in quanto manca uno specifico riferimento alla stagione in cui l’azione si svolge, ma ho cercato di mantenere almeno una piccola nozione naturalistica (riferimento al momento della giornata) per verosimiglianza: gli haiku sono anche deputati a dare una sorta di scansione temporale della vicenda, poiché mettono in evidenza l’alternanza giorno/notte ecc…
I titoli delle drabble, infine, fanno riferimento ad alcuni dei sentimenti tipici su cui si imperniano queste poesie:
lo Wabi è il sentimento della tristezza e della solitudine, ma anche della sorpresa di fronte alla purezza delle piccole cose, esattamente la condizione che San prova di fronte ad Ashitaka al loro primo incontro;
lo Yugen rappresenta lo stato d’animo prodotto dal mistero e dall’inspiegabilità delle cose, ed è perciò associato alla scoperta dell’amore “umano” da parte della protagonista;
Il Mono no aware, infine, è il “sentimento delle cose”, cioè nostalgia, rimpianto per il tempo che passa e consapevolezza di come la sofferenza sia inevitabile e necessaria…insomma, la sintesi dell’addio.




Scelgo la belva
una breve favola sull'addio

 


I

Wabi

ossia di come San riconobbe in Ashitaka uno spirito puro


Esistono luoghi dove gli uomini perdono i loro dei, dove sanguina il ventre della montagna e i suoi fianchi vomitano polvere rossa.
Nella città miserabile fiati roventi marchiano la pelle; ma a ferirmi nel profondo, dove neppure le divinità possono arrivare, è il suo sguardo.
Spirito puro e affilato come lama, t’avevo già visto al fiume.
Io sono il pugnale della Foresta: temprata dall’odio dei defunti, affilata dal rancore e fortificata dal sangue; ma come neve tardiva in primavera, il mio Spirito di vendetta si scioglie nella misericordia del tuo sguardo.


notte di fuochi:
spirito come lama
ferma le guerre


II

Yugen

ossia di come San conobbe il sentimento umano dell’amore


Nella notte il cuore della Foresta pulsa potente, ma io non ne sento più il richiamo.
C’è qualcosa che riverbera in me, soffocando ogni altro suono: come uno stagno in cui è stata lanciata una pietra, il mio animo vibra e si increspa.
Non c’è carezza paragonabile al suo sguardo, il cui ricordo è una delicata violenza.
Tremano le mie pupille nei suoi occhi, che sembrano scorgere ciò che neppure io vedo: tra le sue braccia divento umana come non sono mai stata.
Come non saprò mai più essere.

 

umana belva:
non so più chi io sia
sulle sue dita


III

Mono no aware

ossia di come San scelse il destino da seguire

 
L’amore nella Foresta è fiore che sboccia, acqua limpida che canta nell’alba; non c’è posto per il tumulto che ferma la mia lama prima che affondi nella carne, che muta la mia fiele in linfa.
Lui è stato la mia casa, ma non c’è dimora per gli orfani e i reietti.
Principessa degli Spettri, sono solo il fantasma di me stessa: né umana né animale, non posso chiedere a chi è tutto di amare ciò che non è nulla.
Un principe degli uomini non è fatto per essere re delle bestie.

 

sola nell’alba
il destino si compie:
scelgo la belva






 

Nota sull'ambientazione

La storia è ambientata nel Giappone feudale del periodo Muromachi, in un angolo recondito dell’est in cui  ancestrali forze divine si manifestano in forma di animali.
Qui l’Eccelsa Eboshi ha fondato, ai piedi della Montagna Sacra, una città indipendente che vive dell’estrazione del ferro e offre riparo ed emancipazione a reietti d’ogni sorta: cortigiane, lebbrosi, schiavi senza padrone.
Per consentire al villaggio fortificato di prosperare e non soccombere ai poteri che la rivendicano, la fondatrice e reggente prosciuga le risorse naturali del luogo, profanando la Foresta Sacra ed ingaggiando una strenua battaglia con le divinità protettrici della Montagna.
Nella Foresta vive San, chiamata dagli abitanti della Città del Ferro Principessa Spettro o Ragazza Lupo, una trovatella allevata dalla Patrona Moro (dea -  lupa gigante) che combatte contro gli umani al fianco degli spiriti animali.
Ashitaka, principe Emishi giunto nell’est in cerca di una cura alla maledizione che lo attanaglia, viene a conoscenza della situazione e cerca di riconciliare le due realtà.
 


 

  
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