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Autore: Biblioteca    09/04/2020    2 recensioni
Ricordate quelle creature al comando di Malefica che cercavano la principessa Aurora? E se un giorno fossero capitati proprio nella casa nascosta nel bosco dove la principessa Rosaspina viveva assieme alle tre fate?
Genere: Commedia, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Aurora/Rosaspina, Fauna, Flora, Serena
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Flora, Fauna e Serenella crebbero Aurora con il nome di Rosaspina in una casa nascosta nel folto del bosco. Avevano giurato di non usare mai più la magia e avevano mantenuto il giuramento.
Solo Serenella, da sempre apertamente contraria, aveva cercato, nottetempo, di prendere la bacchetta di nascosto per risolvere i problemi che la quotidianità aveva inevitabilmente portato: troppi vestiti e pannolini di Aurora da lavare, un buco nel tetto, l’otturazione del camino, la mancanza inaspettata di cibo e tante altre cose.
Ma Flora e Fauna l’avevano sempre colta sul fatto e costretta a restituire la bacchetta sottratta.
Gli anni erano trascorsi e le fate avevano dovuto imparare a cavarsela come gli esseri umani che, si erano ripromesse, non avrebbero criticato mai più. Toccare con mano i loro problemi e le loro difficoltà (con tutto che comunque loro per esempio non cambiavano mai d’aspetto né restavano facilmente ferite e questo era già un vantaggio enorme) le portò a riconsiderare gli umani in modo diverso da come li avevano sempre visti.
Delle tre, solo Flora mantenne un contatto con la realtà. Era lei che andava al mercato per comprare eventuali viveri e vestiti per la piccola Rosaspina (che cresceva molto più in fretta di quanto avessero immaginato), oltre a consegnare delle lettere per il re e la regina, nelle quali descriveva la vita della ragazza.
Quando Rosaspina aveva compiuto sei anni, avevano cominciato a insegnarle a leggere e a scrivere e anche la matematica. In più l’avevano educata sul rispetto del bosco e di tutte le creature che lo popolavano, piante e animali. Le avevano insegnato quali bacche e frutti cogliere e quali invece fossero velenosi. Le avevano insegnato le proprietà di molte delle piante medicinali che loro stesse usavano spesso.
Aurora era una buona allieva. L’avevano abituata a credere che loro fossero le sue “zie” e avevano sempre evitato di rispondere alle sue domande più scomode: perché non posso andare in città con Flora? Da dove vengono i bambini? Da dove vengo io? Perché io devo sempre cambiarmi il vestito e voi no?
Poiché Aurora, vagando nel bosco e leggendo libri aveva imparato dell’esistenza di castelli e famiglie reali, le avevano dovuto spiegare alcune cose sul regno al confine con la foresta. Ma non le avevano detto di essere una principessa.
“Sarà una sorpresa per il suo sedicesimo compleanno!” aveva detto Flora raggiante alle altre fate una notte davanti al fuoco, mentre Aurora dormiva.
“Ma sei sicura che sia una buona idea?” aveva chiesto timidamente Fauna “Non sarebbe meglio dirle la verità?”
“Vedrete, la faremo felicissima! Ogni ragazza ha sempre sognato di essere una principessa!” aveva proseguito Flora felice.
“Io no…” borbottò Serenella “A me bastava essere una fata.”
Alla fine Aurora aveva smesso di fare certe domande e aveva preferito rispondervi da sola usando la fantasia, anche se in cuor suo sperava (e attendeva pazientemente) di avere spiegazioni su tanti misteri una volta cresciuta.
A parte le occasionali domande scomode della ragazza, e gli eventuali errori delle stesse fate (che si dimenticavano di chiamarla Rosaspina e usavano il suo nome originale), la vita nel bosco scorreva tranquilla.
Ci fu però un giorno nel quale le fate temettero davvero che tutti i loro sforzi sarebbero stati vani.
 
Era una splendida mattina d’estate. Il sole brillava forte e caldo, abbastanza da stendere su una corda tesa tra due alberi i vestiti appena lavati d’Aurora. Le credenze erano piene di provviste, ma mancavano diverse erbe medicinali. Rosaspina era ormai abbastanza grande per andare in giro per il bosco da sola e così le fate mandarono lei a cercare quanto serviva.
“Non allontanarti e non parlare agli estranei. Fai molta attenzione a non farti male e torna per quando…”
“…il pranzo sarà sul fuoco, lo so zia Flora.” Disse Rosaspina chinandosi per darle un bacio sulla fronte.
Prese il cestino e lo scialle e uscì salutando affettuosamente anche Serenella e Fauna.
“Ma è proprio sicuro lasciarla andare da sola?” chiese Fauna.
“Direi di sì. Ormai è grande sa cavarsela da sola. E comunque non ci sono estranei in questo bosco.” Disse Serenella.
“No, infatti. Chissà quanti umani vorrebbero un’infanzia come la sua! È quasi meglio di quella che avrebbe potuto avere da principessa!” Flora aveva preso una scopa e si era messa a spazzare intorno alla casa. Il caldo torrido aveva seccato e fatto cadere diverse foglie di un albero vicino.
“Tra precettori, servitori, obblighi formali… in effetti a ben pensarci…” fece Fauna mentre stendeva la biancheria di Aurora.
“C’è da dire che abbiamo avuto molta fortuna. Sì, siamo veramente state fortunate.” Esclamò Serenella svuotando il secchio d’acqua con cui avevano lavato i vestiti.
All’improvviso dal folto del bosco si udì un suono strano. Un rumore forte ma lontano di passi e rami spezzati.
Presto dall’alto volarono interi stormi di uccelli del bosco, che si spostavano oltre la casa delle tre fate.
Le tre donne erano immobili con le orecchie tese.
“Qualcosa non va…” fece calma Flora “dobbiamo subito rientrare…”
“Ma! Rosaspina!” esclamò Fauna.
“Prima rientriamo noi! Poi vediamo che fare!”
“Io vado a prendere le bacchette magiche!”
“Serenella ferma!”
“Dobbiamo trovarla e riportarla qui! Abbiamo rinunciato alla magia per troppo tempo!”
Mentre le due discutevano, erano rientrate tutte e tre nella casa e Fauna stava chiudendo la porta con il chiavistello. Era sul punto di piangere.
“Dobbiamo mettere le ali e correre da Rosaspina! Dobbiamo farlo!”
“Non possiam-“
La discussione fu interrotta da dei pesanti colpi sulla porta. Qualcuno che bussava. Chiaramente non Rosaspina.
Le tre donne si resero conto che ora erano avvolte nel silenzio dentro la loro casa.
Silenzio rotto solo da altri colpi contro la porta, più veloci e furiosi dei precedenti.
Flora si fece avanti.
“Chi è?” domandò.
Bussarono di nuovo.
“Credo che sia meglio aprire….” Fece Fauna.
Flora prese un profondo respiro e spalancò la porta.
Davanti alla loro casetta si era radunato un gruppo di creature basse e ripugnanti, con indosso elmi e altri pezzi di armature color muffa oppure neri.
A metà tra animali e umani, con occhi grandi e gialli, armati di lunghe lance come di asce e una di loro (simile a un’aquila) aveva pure arco e frecce.
Le tre buone fate li avevano già incontrato creature simili in passato: erano chiaramente gli accoliti di Malefica.
Uno di loro, che aveva l’aspetto di un maiale umano ed era ben più grosso di tutti gli altri, stava in piedi davanti alla soglia e ricambiava lo sguardo delle tre donne spaventate con un’espressione stupita. Era chiaro che era stato lui a bussare e che fosse anche il capo di quel piccolo gruppo.
Il maiale si tolse il suo elmo appuntito ed eseguì una specie di inchino.
“Buongiorno signore, scusate questa intromissione, ma vedete noi stiamo cercando una persona.”
La creatura aveva una voce profonda e roca, parlava un linguaggio stranamente “cortese”. Non poteva dirsi lo stesso delle altre creature che, appena il loro capo finì, emisero grugniti difficili da capire.
“B-Buongiorno a voi…” Balbettò Flora cercando di mostrarsi calma “Chi state cercando esattamente?”
“Una principessa!”
Di fronte a quell’esclamazione, le tre fate non poterono trattenere un sobbalzo e un coro di “Oh!”.
La cosa non passò inosservata al capo che le fissò socchiudendo gli occhi sospettosi.
“Oh! Ma che cosa sciocca!” provò Flora a rimediare con un sorriso “Una principessa in una casa povera e umile come questa!”
“Già infatti! E poi non vedete noi siamo solo tre povere sorelle che vivono insieme nel bosco e mangiano del poco che concede loro la foresta!” aggiunse Serenella.
“E quel bel vestito allora?” Domandò il maiale.
Pausa.
“Quale vestito?” Fauna fu l’unica ad avere il coraggio di chiederlo.
“Quello appeso ad asciugare.”
“Ah quello è nostro!” fece subito Serenella.
Flora si morse un labbro e Fauna si nascose il viso tra le mani.
“Vostro?”
Era ovvio che perfino per una creatura come quella era evidente che il bel vestito di Rosaspina non poteva certo stare bene su una di loro tre.
“Sì lo abbiamo preso per la nostra cara nipote!” Flora cercò di salvare la situazione “Lo abbiamo comprato al mercato e si è sporcato così lo abbiamo lavato e presto glielo potremo regalare.”
“mmmmh…” fece il maiale grattandosi il mento poco convinto.
“Ascoltate, qui non c’è né ci sarà mai nessuna principessa. Non è un posto adatto a una così nobile figura, non trovate?” mormorò Fauna facendosi avanti.
“Mia cara signora, la principessa che cerchiamo veniva infatti da un castello, ma in quel castello non c’è più. È da quasi sedici anni che la nostra padrona, la grande Malefica, ci manda a cercarla. Ci ha detto che ha i capelli d’oro e le labbra rosse come le rose. Mi pare evidente che questa descrizione non corrisponde a voi, ma… Ci potreste lasciare almeno entrare nella vostra casa?”
“Che motivo avreste di entrare nella nostra umile… e polverosa… molto polverosa dimora?” intervenne Flora sempre più scossa e nervosa “Non penserete mica che la principessa si nasconda qui!”
“Sentite” il maiale alzò la lancia e la puntò verso la povera fata che subito indietreggiò e tornò a stringersi alle altre due “o ci fate entrare voi con le buone o entriamo noi con le cattive. È questione di pochi minuti. Controlliamo se ci sono culle e ce ne andiamo.”
Pausa.
“Culle!?” esclamarono in coro le tre fate.
“Oh sì, la principessa che cerchiamo è scomparsa da neonata. Per questo stiamo cercando in tutti i boschi, le montagne, le case e soprattutto in tutte le culle!” esclamò il maiale, come se fosse fiero di quanto accurata era la sua ricerca.
Seguì una pausa ancora più lunga durante la quale le fate si guardarono negli occhi con un’espressione che il maiale non riuscì a interpretare.
“Se è così andate. Non abbiamo culle da nascondere noi!” esclamò poi Flora.
Il maiale tenne sotto tiro le tre fate mentre le altre creature cercavano in giro per la casa. Ovviamente, non trovarono nulla. Né principessa né possibili culle.
“Grazie signore. Visto che era facile? Buona giornata!” Fece il maiale uscendo di casa seguito dai suoi.
“Addio signore!” esclamò Fauna.
“Addio e buona ricerca!” esclamò Flora.
“E non tornate ma-!” Serenella venne bloccata da Flora, mentre Fauna chiudeva la porta.
Le tre fate, rimaste sole, ascoltarono i passi delle creature allontanarsi. Poi, quando tornò il silenzio, scoppiarono in una risata fragorosa e liberatoria. Mentre ridevano, piangevano ringraziando per tutte le coincidenze fortunate di quello e altri giorni: dell’inverno freddo che le aveva costrette a bruciare la culla di Aurora per riscaldarsi, dell’averla mandata fuori a prendere le erbe, del non averla richiamata indietro… anche se forse, sarebbe stata al sicuro, visto che quelli cercavano solo neonate.
Quando Rosaspina tornò, le tre “zie” la riempirono di abbracci e di baci.
“Ma cosa è successo?” chiese la ragazza, sorpresa dall’accoglienza così calorosa.
“Questa sarà una cosa da raccontare un giorno! Ma non stasera!” esclamarono in coro le tre fate. Felicissime di avere ancora con loro quell’amata nipote adottiva.
 

Note d'autore:
Cari lettori e care lettrici, buonasera.
Per chi non si ricordasse il pezzo del film che ha ispirato questa storia, metto qui un link utile https://www.youtube.com/watch?v=XROPeLvnCN4
Quando sono venuta a dare un’occhiata al fandom ho visto che non ci sono tante storie sulle tre buone fate. So che non sono molto amate ed è un peccato. Certo, forse non sono antagoniste degne di malefica, ma non per questo sono dei brutti personaggi :) spero di aver riscattato un po’ la loro fama con questa piccola storia che spero sia a voi gradita. Ho anche aggiunto all’inizio una possibile spiegazione sulle varie “stranezze” presenti nella storia (tranne ovviamente quella che vede le tre buone fate portare sempre lo stesso vestito). In ogni caso, spero che questa storia possa almeno avervi tenuto un po’ di compagnia.

 
  
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