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Autore: Emmastory    10/04/2020    2 recensioni
Come sappiamo, le avventure, di Kaleia, Sky e della sua famiglia non sono certo finite, ma vi siete mai chiesti com'è stata la loro infanzia? Cosa sia successo mentre crescevano assieme alla cara Eliza? Scopritelo in questa raccolta, dove umanità e magia si intersecano di nuovo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Big-Adventures-for-little-pixies
 
Grandi avventure per piccole pixie
 
Capitolo I
 
Gelo e calore 
 
Una luce bianca. Soltanto una luce bianca. Il sole del mattino si stava di nuovo levando sul bosco, e le due bambine non ricordavano altro. A otto e sei anni, Sky e la piccola Kaleia erano rimaste da sole, e sveglie dall'ennesimo riposino fra le foglie, avevano fame. Ancora stanca, Kaleia si rimise in piedi a fatica, e strofinandosi gli occhietti ancora cisposi, si avvicinò alla sorella maggiore, sveglia come lei ma ancora sdraiata nel suo lettino di foglie. "Sky?" chiamò. "Mangiamo?" chiese poi, con lo stomaco che ancora brontolava. Assonnata e annoiata, Sky quasi non rispose, e voltandosi a guardare la sorellina con la stizza negli occhi, sbuffò. "Kia, sul serio? Ancora? Mi hai svegliata due ore fa per lo stesso motivo! Io non ho fame, trovati qualcosa da sola!" si lamentò, rigirandosi nel verde fino a darle le spalle. Una frase semplice, che dati i loro trascorsi, giunse alle orecchie della pixie come dolorosa, capace di gelarle il cuore e il sangue nelle vene. Triste, la bimba abbassò lo sguardo e incrociò i piedi in segno di resa, e con alcune piccole lacrime a velarle e inumidirle gli occhi, rischiò di scoppiare a piangere. Erano sorelle, e lei era più grande, certo, ma perchè doveva comportarsi in quel modo? Cosa le aveva fatto di tanto orribile? Chiedere di mangiare qualcosa insieme era davvero così irritante per la sorella? Si lamentava forse troppo? Domande su domande che la pixie si poneva, e che per sua sfortuna non trovavano mai una risposta. Scivolando nel silenzio, si voltò sfuggendo allo sguardo della sorella, e fatti pochi passi, si ritrovò davanti al tronco di una quercia. Era cavo, il che significava che qualche animale o creatura del bosco doveva averlo scelto come tana. Incuriosita, la bambina volse lo sguardo al cielo, azzurro come i suoi occhi e il leggero vestitino in cui senza volerlo, a volte si stringeva. Era strano. A giudicare dalla flora attorno a loro e al sole ancora alto in cielo, la primavera doveva essere arrivata da poco, ma per quanto strano potesse sembrare, Kaleia aveva freddo. Sì, freddo. Nonostante il sole, il tepore, i fiori e il loro profumo, avvertiva quella strana sensazione fin dentro le ossa. Colta da un brivido, tremò come una foglia, e nel silenzio di pochi istanti, un suono attirò la sua attenzione. Non un suono qualsiasi, ma bensì uno squittio a dir poco caratteristico, che conoscendosi avrebbe distinto fra mille. Veloce, uno scoiattolo le saettò davanti, e alla vista di quella piccola palla di pelo, la bimba sorrise. "Ciao, Bucky." Salutò, felice di rivederlo. Piccolo e contento quasi quanto lei, l'animaletto ruppe il silenzio con uno dei suoi simpatici versi, ed ergendosi sulle zampe posteriori, le offrì una dolce e succosa mora. Uno dei tanti dolcetti che quel topolino si concedeva quando decideva di prendersi una pausa da noci e nocciole. Tutti parte di una dieta bilanciata per un esserino come lui, ma non certo per una pixie come Kaleia, che con un sorriso sul volto e le lacrime già asciutte, accettò quel frutto prendendone un morso con gusto. "Grazie, sei un amico." Bofonchiò, parlando a bocca piena. Ancora persa nei suoi pensieri, Sky si voltò nel sentire quelle parole, e fu allora che  capì. Aveva sbagliato, e rimasta da sola, la sorellina era stata costretta a rivolgersi a uno scoiattolo per trovare del cibo. In breve, il silenzio calò su di lei impedendole di parlare, e provando una strana stretta al petto, ebbe lo strano, stranissimo impulso di avvicinarsi. "Kia, ascolta, mi... mi dispiace." Balbettò, facendosi pena e schifo da sola. Pur sentendo quella voce, Kaleia non si voltò, e addentando nuovamente la mora ricevuta in regalo dall'amichetto peloso, si allontanò, deglutendo e sparendo dalla sua vista per giocare con lui. Stando a Sky e ai suoi ricordi, non aver praticamente mai incontrato i loro genitori e non averne memoria, eccezione fatta per quella dannatissima luce bianca doveva averla stabilizzata più di quanto credesse, ragion per cui anche venire ignorata le faceva male, molto male. Era quella la ragione per cui finiva per diventare lamentosa e appiccicosa, sicura di voler e poter fare qualunque cosa pur di ottenere l'attenzione della sorella. Forse sbagliava, forse esagerava, ma il suo cuore di bambina parlava chiaro, e il gelo avrebbe avuto come unico potere quello di peggiorare le sue ferite. Così, triste come e forse più di lei, Sky alzò lo sguardo verso il cielo, e azzardando un fischio ben modulato, richiamò a sè il caro e fido merlo Midnight, che scendendo in picchiata, la fece ridere mentre gracchiando si posava sulla sua spalla. Sedendosi all'ombra, non disse una parola, poi, accarezzando quelle piume color pece, gli parlò appena. "Che ne dici, ho davvero sbagliato?" gli chiese, muovendo appena le dita su quel piumaggio scuro e scivolando nel silenzio di una risposta. Concentrato sull'orizzonte, il suo merlo gracchiò ancora, e per tutta risposta, una ghianda cadde dalla quercia sotto la quale riposava. "Midnight!" gridò, credendo che la colpa fosse del volatile. Infastidito, questo ruppe il silenzio con un ennesimo stridio, e attimi più tardi, massaggiandosi la parte lesa, Sky si rimise in piedi, e aguzzando la vista, rivide la sorellina felice e sorridente. Dopo mangiato, giocava ancora con il suo amico scoiattolo, e con le braccine al vento, correva per la foresta senza alcun pensiero a turbarla, o almeno non più. A quella vista, Sky sorrise, e ancora una volta, il suo cuore battè, allora più forte di prima. Fra le due, lei era la sorella maggiore, e nonostante i loro dissapori e le loro differenze, doveva ammettere che era davvero bello vederla così felice, mentre giocava e si divertiva con quel piccolo mascalzone peloso. Avvicinandosi, la vide impegnata a riempire l'aria e il cielo di spruzzi di magia colorata, e ridendo di cuore, non tardò ad unirsi a lei. "Battaglia di fate!" quasi urlò, protendendo una mano in avanti e liberando una folata di vento che minò l'equilibrio della sorella, facendola quasi cadere all'indietro. Divertita come non mai, la piccola Kaleia si mostrò stoica, e allargando le braccia quanto bastava, ritrovò la propria stabilità attimi prima di vederla svanire nel vento. Erano sole, certo, ma almeno erano insieme, e data la loro età e la forza del loro legame di sorelle prima e amiche dopo, giocare insieme era sempre bellissimo. Così, fra uno schizzo di magia e l'altro, le due sorelle si divertirono come poche, e nonostante la gioia nei loro cuori e il colore della speranza tutto attorno a loro, qualcosa le distrasse. Dopo quelle che parvero ore, il sole scese nascondendosi dietro ai monti, e ben presto, il cielo si tinse di nero. In altre parole, il buio era arrivato, ed era ora di tornare a casa, o perlomeno nel luogo che le due definivano tale. Una sorta di grotta nel fitto della foresta, dove riposare e passare la notte come facevano sempre, dovendo però sforzarsi di sopportare il freddo senza una giacca o un pigiama di lana. Difatti, sole com'erano, dormivano spesso con le stesse vesti che anche ora avevano addosso, e infastidita da qualcosa di freddo e bagnato, Sky alzò la testa. Era pioggia. "No, non ci voleva. Adesso che faccio?" pensò, mentre il panico prendeva il posto della calma impossessandosi lentamente di lei. In quel momento, confusa e spaventata, non seppe cosa fare. Giocando, le due non si erano certo accorte del tempo che scorreva, e il divertimento aveva tolto loro ogni energia, ragion per cui la soluzione più ovvia, ovvero usare i loro poteri per togliersi dai guai, non avrebbe funzionato. Come avrebbe potuto, ora che riuscivano a malapena a camminare? Ansiosa, Sky si guardò attorno, e respirando velocemente, sentì il cuore battere come impazzito, così forte da minacciare di scoppiarle in petto, e improvvisamente, il silenzioso pianto della sorella la spaventò ancora di più. "Sky, ho... ho paura! Andiamo a casa!" piagnucolò la piccola, diventando improvvisamente rossa in viso e tirando su col naso mentre tentava di asciugarsi il viso con una manica della veste. Senza proferire parola, Sky fece saettare lo sguardo in tutte le direzione, ma impossibilitata da quel buio, non vide quasi nulla, e il distante suono di tuoni la bloccò sul posto. "Kia, ti prego, non piangere. Andremo a casa, sul serio. Vieni." Le rispose soltanto, sussurrando ogni parola e tendendole una mano nella forse vana sperando di vederla stringergliela con forza, come faceva ogni volta che la paura aveva la meglio su di lei o su entrambe. Dal suo canto, Kaleia sembrava inconsolabile. Aveva freddo, di nuovo fame, e cosa ancor peggio, era spaventata da tutto ciò che le accadeva intorno. C'erano la pioggia, il buio, i tuoni, e chissà che razza di animali selvaggi, e con i pugni stretti fino a farsi male, pianse e pianse senza posa, per poi voltarsi verso la sorella e cercare rifugio fra le sue braccia. Sospirando, Sky si fece coraggio, e raccogliendo le sue ormai esigue forze, la sollevò da terra fino a prenderla in braccio. "Andrà tutto bene, Kia. Non saremo da sole per sempre." Le sussurrò, stringendola a sè e cullandola con ogni passo. Lenta, si mosse guardandosi costantemente intorno, e finalmente, nel mezzo dell'oscurità, un viso amico. Una donna, che calma e gentile, sollevò una mano come per salutarle. "Piccoline?" chiamò, preoccupata. "Sì?" risposero le due sorelle, parlando all'unisono come gemelle. "Sta piovendo, e se continua così vi ammalerete." Disse allora la donna, avvicinandosi e offrendo loro l'ombrello che portava, invitandole a ripararsi. Insicura, Sky si chiuse nel silenzio, e solo pochi istanti più tardi, mentre il suo corpicino tremava, azzardò un'importante domanda. "Chi sei?" soffiò appena, terrorizzata. "Un'amica, e mi chiamo Eliza." Rispose la donna rivelandosi alle due pixie, acquistando finalmente una vera identità. "Ciao." Si limitò a dirle allora la bambina, non riuscendo ancora a fidarsi completamente. Ad essere sincera, la piccola non sapeva perchè, ma la sua insicurezza, o meglio, diffidenza, doveva avere un qualche tipo di radice. Non lo sapeva, ma avrebbe dovuto combattere contro quel demone anche negli anni a venire. Molto più ingenua, Kaleia già sorrideva, le lacrime avevano smesso di rovinarle il viso, e a poco a poco, anche grazie alla gentilezza di quell'umana non più conosciuta, anche la pioggia quasi non scrosciava più. Fu quindi questione di attimi, e contagiata dall'ottimismo della sorella, anche Sky si affidò a quell'anima così buona e dolce, e seguendola verso casa, una vera casa, le due furono felici. Finalmente non erano più costrette fuori al freddo e al gelo, ma al contrario avevano conosciuto l'esatto contrario, ovvero il calore di un amore sincero e materno, qualcosa di perfino più potente della loro magia, e in termini a loro più comprensibili, un sortilegio che neanche il tempo avrebbe potuto spezzare. 
 
 
Salve a tutti! Sono tornata con una nuova raccolta dedicata alle nostre care fate, ritornate fra queste pagine ai loro tempi di bambine. Qui scopriamo cosa sia davvero successo nel giorno in cui la cara Eliza ha deciso di adottare, prendendole con sè e donando loro una vita nuova e piena d'amore. Alla prossima pubblicazione,
 
Emmastory :)
   
 
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