Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: fra_eater    10/04/2020    5 recensioni
per chi passa la vita solcando le onde non può non amare il mare, eppure tutti sanno che, oltre che amato, esso può essere molto odiata, specialmente se inghiotte persone e le riporta alla riva private i qualcosa.
Eccomi con una long su ZoroXTashigi, con accenni a Franky XRobin e RufyXNami
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro, Tashiji, Z
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Vi era una strana aria sulla nave.
Tutta la ciurma di Cappello di Paglia si era accorta che qualcosa non andava nel capitano, anche Tashigi, che si poteva benissimo considerare un’estranea, aveva visto che il ragazzo era strano, taciturno e con un’espressione accigliata.

I membri della ciurma non sapevano che fare. In tanti anni passati a solcare i sette mari mai e poi mai avevano visto Rufy con quell’espressione: lo sguardo cupo, le labbra lievemente arricciate, le spalle ingobbite. Sembrava emettere energia elettrica, come se, se qualcuno si fosse avvicinato a toccarlo, sarebbe saltato in aria seduta stante.
Era dalla sera prima che tutti si erano accorti di quel comportamento, ma nessuno aveva il coraggio di chiedergli cosa avesse né avevano pensato di interrogare qualcun altro dei suoi compagni per cercare informazioni.
Il mattino successivo erano tutti radunati sul ponte, intenti a fare le cose più disparate, ma quando Rufy si avvicinò a passo lento verso il parapetto della nave tutti gli rivolsero la loro attenzione.
Chopper e Franky si lanciarono uno sguardo interrogativo: dovevano assicurarsi che non si lanciasse di sotto? Non poteva farlo.
Sanji, Brook e Zoro smisero di piegare le vele e iniziarono a fissarlo con aria preoccupata.
Tashigi si sedette accanto a Robin che sorseggiava assorta il suo drink. Dallo sguardo che le lanciò, la marine capì che neanche lei aveva una spiegazione a questo comportamento.
Usopp si avvicinò a Nami che stava prendendo il sole, forse l’unica che non aveva dato al 100% la sua attenzione al ragazzo: “Ma te hai idea di cosa abbia?” le chiese, dando voce al pensiero di tutti.
Nami si mise a sedere, fissando la schiena del ragazzo che guardava assorto verso l’orizzonte.
Le si stringeva il cuore a vederlo così e sapeva perfettamente che la colpa di tutto ciò era soltanto sua e del suo stupido comportamento.
Lei voleva veramente bene a Rufy e anche alla ciurma.
Si alzò dal suo posto e si avvicinò al ragazzo, dando le spalle agli altri e imitando la sua posa: le braccia conserte sul parapetto e la schiena inarcata, lo sguardo fisso sul mare.
L’odore di Nami raggiunse le narici del ragazzo prima della sua proprietaria.
La scrutava con la coda dell’occhio, incerto se rivolgerle o meno la parola. Non gli era andato giù il fatto che lei non ritenesse giusta una loro relazione dopo che l’aveva baciato. Gli aveva fatto credere che non aveva più ripensamenti su di loro, che se ne importasse del giudizio altrui e che fosse consapevole di quello che lui provava, ma evidentemente non era così e si sentiva profondamente deluso da ciò.
Il suo tocco sulla spalla fu repentino. Rufy non degnò di uno sguardo quella mano sulla sua camicia, ma non poté ignorare la ragazza quando gli fu letteralmente al fianco a sussurrargli nell’orecchio “Ho sbagliato”
A quelle parole, il capitano della Sunny la guardò “Su cosa?”
“Su di noi”.
“Cosa te lo fa credere?”
Nami lo fissò, poi portò lo sguardo al resto della ciurma che li stava guardando in attesa. C’era solo una cosa da fare. E forse sarebbe servito non solo a loro due.
Brutalmente, Nami afferrò Rufy per la camicia e lo costrinse a voltarsi, per poi posare un altrettanto brutale bacio sulle sue labbra, lasciandolo di stucco. E non solo lui.
Dopo un attimo di pietrificazione, l’intera ciurma ebbe i modi più assurdi di reazione. Mai e poi mai Nami si sarebbe immaginata di vedere Usopp piangere di gioia né Zoro ridere sguainato.
Franky e Chopper cominciarono a saltellare per la nave, alternando risate isteriche a lacrime copiose.
Brook ebbe una delle reazioni più strane: si limitò a sedersi a terra, come se volesse fare yoga e non disse una parola.
Robin e Tashigi si lanciarono sguardi divertiti ed eccitati.
Quello che sorprese di più fu Sanji.
Nami si aspettava che il biondo cuoco cominciasse a urlare o perlomeno piangere, ma non si mosse, rimase fermo nella sua posizione, perfettamente immobile; sembrava pietrificato.
Al loro distacco, dopo essersi guardati in imbarazzo per un po’, Rufy e Nami spostarono lo sguardo verso Sanji.
Dopo l’ilarità generale tutti si voltarono a guardare il cuoco.
Furono attimi di silenzio, gli stessi che preannunciano una tempesta; poi Sanji sollevò le mani.
Rufy si piegò leggermente sulle ginocchia, pronto a parare un attacco del compagno furente, ma fu inutile.
Le mani del cuoco cominciarono a battere l’una contro l’altra in un fragoroso applauso, lasciando tutti di stucco.
La velocità e l’intensità aumentava insieme allo sconcerto dei ragazzi che mai sorpresi da una reazione del genere.
E poi sorrisero.
Sorrisero inteneriti nel vedere che Sanji cercava di nascondere le proprie lacrime con il fragore dell’applauso.
 
“Tu ne sapevi niente?”
Brook si era avvicinato con circospezione all’archeologa. Ormai erano passate alcune ore da quando il capitano e la navigatrice erano venuti allo scoperto e, dopo i primi minuti passati a impedire a Sanji, tornato in sé, di lanciare il ragazzo di gomma giù in mare legato come un salame; la rossa aveva informato tutti del forte legame che i due avevano maturato, pregandoli di non sentirsi in imbarazzo o comunque di non trattarli differentemente dal solito.
Robin sorrise “Sono sorpresa quanto te” rispose “Ma credo che sarà utile anche per qualcun altro”
Il vecchio canterino scoppiò in una risata fragorosa “Aspettiamo tutti la dichiarazione dello spadaccino” esclamò “E aspetto anche di vedere la signorina Tashigi pronta ad ammazzarlo”.
La ragazza sollevò un lato del labbro “Non credo che andrà così”
 
Tashigi prese dal frigorifero della cucina una cola e la porse al cyborg seduto al tavolo insieme allo spadaccino.
“Voglio una birra” esclamò il ragazzo dai capelli verdi.
Tashigi sistemò gli occhiali sul naso “Prenditela da solo” disse e si sedette accanto a Franky, ignorando palesemente l’ex cacciatore di pirati.
Il ragazzo le regalò un sorriso sghembo ma non disse nulla, si alzò e lasciò la stanza.
“Che odioso” mormorò Tashigi trattenendosi dal ridere. Lei e Zoro avevano deciso di comportarsi normalmente d’avanti agli altri, non dovevano sospettare minimamente che la loro relazione fosse cambiata.
Con la coda dell’occhio aveva seguito il suo percorso.
 Amaramente pensava che quegli sarebbero stati gli ultimi momenti in cui potevano stare insieme e vedere Rufy e Nami baciarsi di fronte a tutti, dimostrare così apertamente la loro relazione, l’aveva spinta a credere che anche lei potesse farlo, che anche loro due potevano venire allo scoperto per sfruttare al massimo quelle ultime ore, perché ormai sì, si trattava di ore prima che tutto quell’idillio fosse destinato a finire nell’oblio di ciò che non doveva esistere.
Aveva provato a parlarne con Zoro, ma il ragazzo non sembrava per niente intenzionato ad assecondarla. Dopo che tutti si erano avvicinati a consolare il cuoco, Tashigi si era avvicinata furtiva al ragazzo, provando timidamente a sfiorargli le dita con le proprie, ma Zoro si era allontanato bruscamente e allora la ragazza capì che non aveva speranza di convincerlo.
“Una testa dura, eh?”
Tashigi guardò il carpentiere che beveva avidamente dalla bottiglia di vetro in modo sgraziato.
La ragazza non rispose.
“Sai” continuò l’uomo “sono felice che tutti abbiano preso così bene la relazione del capitano e della navigatrice. Magari un giorno avrò il coraggio di dichiararmi anche io”
La marine rimase sorpresa da tale affermazione. Franky le lanciò un’occhiata da cucciolo malmenato.
“Vuoi dire… Robin?”
Il cyborg rise “Sei perspicace”
La ragazza gli si sedette accanto, non prima di aver preso dello scotch da dietro la dispensa.
“Il cuoco potrebbe ammazzarti per questo”
“Tu dici? Io credevo che non avesse mai toccato una ragazza” rispose lei versando due generosi bicchieri.
“Anche questo è vero” l’uomo bevve il contenuto del bicchiere tutto d’un sorso, imitato dalla moretta che si apprestava a versarne un altro.
“Vacci piano, marine!” esclamò Franky “Quello con le pene d’amore sono io”
La ragazza lo ignorò e il suo gesto fu più che eloquente.
Franky scioccò la lingua “In questa nave condividiamo il bere” disse strappandole la bottiglia di mano “E i pensieri”.
“In questi giorni siete stati molto carini con me e un po' mi dispiace di andar via”
“Per noi…” Franky giocherellò con il bicchiere dal fondo largo e tondo, guardandoci dentro come se fosse un cannocchiale “… o per lo spadaccino?”
Tashigi si strozzò con la sua stessa saliva, spalancando gli occhi e tossicchiando “M-ma per tut-tutti voi! Ovvio!”
Il cyborg ridacchiò “A me l’ovvio sembra altro”.
Si versò ancora un po' di scotch e riempì il bicchiere di Tashigi.
“Senti, non sei obbligata a confidarti con me” esordì “Una volta scesa da qui saremmo nuovamente nemici, ma ti posso assicurare che mai e poi mai, nessuno di noi, userebbe le tue debolezze contro di te e mi auguro che tu faccia lo stesso” la fissò negli occhi, lei gli abbassò.
“Non sono una vile” sibilò “Vi sono profondamente riconoscente per esservi presi cura di me e per non avermi mai trattato come una prigioniera”.
“Avremmo potuto farlo” sentenziò l’uomo “ma sono certo che Zoro ti avrebbe liberato nel giro di un fendente” ridacchiò “Sicuramente non te l’ha detto, ma ogni volta che vi incrociavamo era sempre eccitatissimo, l’idea di incrociare le spade con te deve avere qualche potere su di lui”
Tashigi arrossì e Franky capì che valeva anche per lei.
“Senti, marine,” Tashigi sollevò lo sguardo “se fossi in te mollerei quel bicchiere e andrei da quella testa di muschio. Domani raggiungeremo il tuo superiore”
Tashigi lo fissò. Andare via in quel momento significava far capire al cyborg che aveva ragione e presto l’avrebbero saputo tutti. Ma cosa aveva da perdere?
“Forse” disse mentre si alzava lentamente dalla sedia “dovresti affrontare anche i demoni dei tuoi sentimenti”
Si scambiarono un’occhiata eloquente e Tashigi lasciò la stanza.
“Non è carino origliare, Robin” esclamò il cyborg fissando il piccolo e chiaro orecchio alla parete dietro di lui. Un turbinio di petali si levò dalla sedia dove prima era seduta Tashigi e la copia di Robin si presentò accanto a lui “Hai avuto una buona idea” esclamò “Fingere di confidarti per convincerla a fare lo stesso è stata una tattica degna di uno stratega”
Franky ridacchiò, versandosi un altro bicchiere “Già” mormorò mesto “un’ottima tattica”.
 
 
 
“Hina sta osservando”
Smoker sudava freddo.
Odiava trovarsi in quella situazione e in particolare quello che stava facendo in quel preciso momento. Hina aveva insistito affinché Smoker la accompagnasse nella cabina di Tashigi. L’uomo aveva provato a ribellarsi, accusando che si trattava di violazione della privacy della sua sottoposta, ma Hina l’aveva gelato con uno sguardo e gli aveva fatto notare che, non avendo la centrale avuto sue notizie, poteva benissimo considerarla come morta anche se ben sapeva che non era così.
Hina osservava con attenzione le taglie appese alla parete della piccola e spartana cabina. Il letto era perfettamente rifatto e la fida spada del capitano di vascello giaceva su di esso immobile, così come la ragazza lo aveva lasciato prima della grande bufera che l’aveva portata via da loro.
Hina toccava appena le lenzuola, il legno della scrivania e l’elsa della spada, distratta. Maggiore attenzione invece era rivolta alla disposizione delle taglie. Erano tutti abili spadaccini, appesi in ordine maniacale a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro, solo due taglie non erano con loro accanto al letto: la taglia di Roronoa Zoro era appesa alla parete di fronte al letto, come se dovesse essere l’ultima cosa che la ragazza vedeva appena andava a dormire e la prima al suo risveglio; l’altra era la taglia del membro della flotta dei sette Drakul Mihawke, il manifesto pendeva come un’avvertenza sulla porta interna.
Hina si soffermò sulla taglia di Zoro, piegando la testa di lato e passandosi lentamente la lingua sulle labbra.
“Quando è previsto il loro arrivo?”
Smoker parve sorpreso di essere stato interpellato, sollevò lo sguardo sulla ragazza che continuava a scrutare il poster “Domani mattina” rispose.
Hina non lo guardò “Tu e Hina andrete insieme al porto” ordinò “Nessun’altro”
“Cosa?” Smoker strinse i suoi tre sigari tra le labbra. Non gli piaceva che qualcuno gli desse ordini e in particolare se quel qualcuno era proprio lei.
“Hina non accetta discussioni”
 
 
 Zoro si lasciò cadere sul pavimento della Sunny, stanco e sudato. Il petto nudo tremava leggermente al contatto con la brezza della notte e il suo fiato condensava in graziose nuvolette dalla sua bocca. Aprì la mano destra, lasciando rotolare giù la spada di legno ormai consumata ai lati.
Sentì le dita della mano sinistra che venivano sfiorate da qualcuno e girò il volto. Tashigi lo aveva imitato, anche lei stesa alla ricerca di fiato sul ponte erboso della nave.
L’aveva sorpreso quando si era presentata con le due spade di legno e aveva iniziato a caricarlo. Fu una lotta senza esclusione di colpi, senza escludere anche i corpi a dirla tutta. Ogni volta che incrociavano le lame di legno anche le loro labbra si congiungevano e i passi avevano un’andatura dal feroce al dolce, quasi un tango appassionato che nessuno dei due voleva mollare.
Il resto della ciurma era rimasto ad osservargli per un po', incuriositi da questo strano e armonico allenamento che sembrava una sfida (ovviamente, di fronte a loro, avevano evitato qualsiasi tipo di effusione), ma quando il sole era tramontato si erano ben presto ritirati per la cena.
Le dita di Tashigi continuarono a cercare quelle dello spadaccino finché il ragazzo non rispose alla ricerca intrecciandole alle sue.
“Come mai questo allenamento?” chiese improvvisamente il ragazzo. Non era mai il tipo da iniziare una conversazione, ma era rimasto fin troppo incuriosito da quell’atteggiamento che non riuscì a trattenersi.
Tashigi sospirò “Domani andrò via”
“Lo so”
“Volevo passare i miei ultimi momenti con te”
Zoro non rispose. La ragazza sospirò “Mi costa molto tutta questa sincerità” ammise “Ma questi giorni con voi, con te, sono stati i migliori della mia vita” fece una pausa “Non che odi il mio lavoro, anzi. Ma qui ho assaporato quel che si chiama libertà e ho aperto gli occhi su cosa sia la giustizia, sulle sue facce. E, inoltre…” tacque.
“Inoltre?” la incalzò lo spadaccino.
“No, nulla” Tashigi fece per alzarsi, ma Zoro la trattenne per il polso.
“Inoltre?” ripetè il ragazzo, insistente.
La ragazza guardò in basso “Inoltre ho capito cosa vuol dire amare”.
Silenzio.
Un silenzio che parve durare secoli.
Tashigi si sentì una stupida e Zoro sentì la medesima sensazione. Che doveva fare in quel momento? Non volevano usare quella parola per non rendere il tutto più straziante, ma ora…
Zoro la trascinò a sé e l’abbracciò.
Lei ricambiò la stretta e si sforzò per trattenere le lacrime.
“Andremo avanti” disse Zoro dopo un tempo indefinito senza sciogliere l’abbraccio “Ma c’è una cosa che voglio che tu faccia”
“Cosa?”
“Non dimenticarti di me”.
 
 
 
Il suono delle onde che si infrangono contro la scogliera non tardò ad arrivare e con quello ne seguì la consapevolezza, in tutti i mugiwara, che da lì a poco avrebbero dovuto salutare la loro amica per re-incontrarla chissà quando come nemica.
I pirati si muovevano di gran lena su per il ponte, prima avrebbero portato Tashigi dai suoi uomini prima avrebbero potuto sfogarsi in pianti inconsolabili.
Anche se nessuno voleva ammetterlo tutti quanti si erano affezionati alla marine e l’idea di separarsi non andava bene a nessuno di loro, in particolare a Rufy e Brook che nel giro di 24 ore avevano chiesto alla ragazza di unirsi a loro almeno sette volte. Ma Tashigi sapeva quale fosse il suo posto e sapeva che non si sarebbe mai perdonata se avesse abbandonato Smoker e i suoi uomini. Era una donna d’onore, una militare tutta d’un pezzo che amava un pirata.
La consapevolezza di quell’amore ricambiato ma impossibile la faceva soffrire e non poco, ma Zoro era stato chiaro con lei: non voleva essere la causa della sua infelicità. Per quanto Tashigi si trovasse bene con i Mugiwara, lei sarebbe sempre stata sottoposta solo a Smoker e non avrebbe mai rubato per vivere come invece facevano loro. Purtroppo, il suo disprezzo per la pirateria non era sparito con l’amnesia e nemmeno con il ritorno della memoria, l’idea della giustizia onesta e legale che le era stata imposta e che tanto amava non se ne sarebbe andata così velocemente.
La bruna passeggiava per il ponte, aiutando i Mugiwara quando ne avevano bisogno e accettando grata i doni che le avevano offerto.
Sanji le aveva preparato una serie di barattolini sottovuoto pieni di leccornie, Nami un cesto pieno di mandarini, Nico Robin un romanzo di Shakespeare; Usopp una spada di legno di sua invenzione modificata da Franky: poteva rimandare un ologramma di Zoro con cui allenarsi; Chopper delle medicine per l’amnesia e delle bende, Rufy una delle sue canne da pesca e Brook uno dei suoi foulard preferiti. Solo lo spadaccino non le regalò nulla di materiale, ma la ragazza era ben consapevole che le avesse dato il dono più grande che potesse darle: amare e lasciarsi amare.
 
“Sei pronta?”
Nami si poggiò al parapetto accanto a Tashigi, spostandosi i capelli dal viso.
“Diciamo di sì” esclamò la moretta, con un sorriso triste.
Nami, senza preavviso, la abbracciò “Preferisco farlo ora che nel momento dell’addio”
La marine ricambiò l’abbracciò “Ti devo tanto” le disse, memore del salvataggio “Se mai verrai arrestata farò in modo di darti tutte le comodità”
La rossa rise “Sei un militare tutto d’un pezzo” esclamò “ma sei anche una buona amica”
Tashigi le sorrise “Lo sei anche tu”.
“TERRAAAAAAAAA”
La voce di Usopp strappò le due amiche dal loro momento. Nami corse a prua, seguita da Tashigi e presto raggiunta da Rufy.
“Ci siamo” esclamò il capitano.
“Usopp! Vedi qualcosa?” urlò il cuoco appena accorso al cecchino. Ben presto tutti i mugiwara si unirono ai tre vicini alla polena.
Usopp si concentrò, scrutando con il telescopio la costa alla ricerca di qualche porto, ma vi trovò una banchina e il fumo di tre sigari ben conosciuti levarsi nell’aria.
“Ho trovato Smoker!”
Il cuore di Tashigi ebbe un balzo. Smoker, il suo viceammiraglio, mai poteva sentirsi più felice al suono di quel nome.
“È solo?” chiese Zoro, avvicinandosi alla marine.
“No!” rispose il cecchino “C’è una donna con lui”
“Una donna?” ripetè Tashigi, sorpresa. Si aspettava qualcuno dei suoi uomini, oltre a lei non c’erano altre donne. Chi poteva essere?
“Una donna?” disse il cuoco “E com’è?” chiese sornione.
“È molto alta e bella!” rispose Usopp “Fuma una sigaretta e ha i capelli rosa e un completo viola”
“Hina!” esclamò Tashigi, esterrefatta “è il contrammiraglio del quartiere generale della marina!” spiegò.
“Dite che è una trappola?” Robin e Brook si scambiarono uno sguardo preoccupato.
“Brook!” il capitano della Sunny chiamò lo scheletro canterino “Va a parlare con loro”
Lo scheletro annuì e la sua anima si staccò dal corpo ossuto, volando veloce verso le due figure ufficiali.
I due marines cercarono di non dimostrare la loro impressione allo scenario raccapricciante che gli si presentava.
L’ectoplasma, con voce cavernosa, esclamò “Dichiarate le vostre intenzioni!”
“Le nostre intenzioni?!?” Sbraitò Smoker, sputando saliva “Ridatemi la mia sottoposta, come d’accordo”
“Hina è qui per garantire lo scambio e la non ripercussione della faccenda” esclamò la donna “Hina vuole parlare con il sottoposto di Smoker”.
Nel frattempo, la nave si avvicinò al porto e l’anima di Brook tornò al suo corpo per riferire il messaggio agli altri componenti della ciurma.
Il viso di Smoker si illuminò alla vista della sua sottoposta. Vederla viva e in salute era la cosa che più lo premeva, non vedeva ferite evidenti sul corpo della ragazza, anzi, sembrava felice anche lei di vederlo.
“Viceammiraglio!” urlò la ragazza sporgendosi dal parapetto della Sunny.
Il sorriso di Smoker si raggelò quando vide i nove membri della ciurma di Cappello di Paglia porsi alle spalle del suo braccio destro e in particolare nel vedere il sorriso sornione del loro capitano.
“Sana e salva, fumoso” gridò Rufy “come promesso!”
La nave si accostò al porto e una passarella di legno lasciata dal cyborg unì i due gruppi.
Tashigi prese tutti i suoi doni e si preparò a scendere dalla nave pirata, pronta a chiudere quel capitolo.
“Posso salutare?” chiese la ragazza al suo superiore, elettrica al pensiero di tornare alla sua vita ma allo stesso tempo dispiaciuta. Era stata bene con i Mugiwara, era riconoscente a tutti loro.
Smoker e Hina annuirono “Permesso accordato”
La ragazza si voltò e abbracciò tutti, uno a uno, ringraziandoli per tutto quello che avevano fatto per lei.
L’ultimo che la salutò fu Zoro, dopo il cuoco che scoppiò in lacrime. Lo spadaccino le mise una mano sulle spalle, non potevano tradirsi all’ultimo, lo sapevano bene. “La prossima volta che ci incontreremo” disse “Non andrò morbido”
“Neanche io” esclamò la ragazza per poi lanciarsi al suo collo e abbracciarlo. Era il loro ultimo momento, poteva lasciarsi andare prima di ri-considerarlo come il nemico. Zoro ricambiò per poco l’abbraccio e la accompagnò alla passerella.
A metà strada Hina la guardò “Hina vuole dirti che ora non sei né una marine né una pirata” esclamò guadagnandosi un’occhiata indagatrice da tutti, Tashigi compresa.
“Hina vuole dire che Tashigi, prima di tornare il capitano di vascello, deve essere coerente con sé stessa, nessun rimpianto”
Allora Tashigi capì. Mollò tutte le sue cose sulla passerella e si voltò, correndo verso Zoro e lanciandosi contro le sue labbra; tra lo stupore generale di tuti, esclusi Hina, Robin e Franky, lo spadaccino ricambiò il bacio, stringendo la ragazza e dondolandosi sul posto.
“Addio” mormorò la ragazza al loro distacco.
“Alla prossima” rispose il ragazzo baciandola sulla fronte.
Tashigi si avviò sulla passerella, riprese le sue cose e si avvicinò a Hina e Smoker, quest’ultimo incapace di proferire parola.
I Mugiwara stesero le vele e si allontanarono dal porto, salutando a gran voce la loro amica e i loro nemici.
Tashigi guardò l’orizzonte finchè la nave non scomparì alla sua vista.
“Di quello che è successo” disse Hina “non faremo parola con nessuno”
“Assolutamente” rispose Smoker, allucinato “Ma come…”
“Hina capisce una donna” rispose “Hina sa cosa significa mantenere un amore segreto e cosa significa per una marine cedere ai sentimenti. La ragazza sa il suo posto, ma è pur sempre una ragazza”
Smoker osservò Tashigi che a sua volta guardava l’orizzonte. Fiera e matura, non poteva avercela con lei per aver ceduto a un sentimento. La conosceva troppo bene, sapeva che non lo avrebbe mai abbandonato per amore.
La ragazza si voltò “Dove sono i miei uomini’” esclamò “E la mia spada?”
 
Zoro si sentì urlare nelle orecchie per le successive due ore. Da Sanji e Brook per averci provato (e avuto successo) con la ragazza, da Usopp, Chopper, Rufy e Nami fu preso in giro per aver tenuto nascosto la relazione.
Franky e Robin osservavano a distanza.
“Non credevo lo avrebbe fatto” disse l’archeologa, sorridendo.
“Non potevano avere rimpianti” rispose il Cyborg “E, a proposito” disse attirando l’attenzione della donna.
Cercò nella giacca e prese un libro che passò alla ragazza “Questo l’ho preso sull’ultima isola”
Robin guardò il titolo “Racconto d’inverno” lesse ed aprì la prima pagina, dove riconobbe nella dedica la scrittura frettolosa del carpentiere “Per i tuoi sogni ad occhi aperti”
Sorrise all’uomo “C’è qualcosa che vuoi dirmi?” chiese.
“Quando finirai il libro” rispose Franky “risponderò a tutte le tue domande” e le baciò una guancia.
 
Tashigi accarezzò il suo letto. Dopo tutto quel tempo passato a dividere la cabina con Nami e Robin era strano stare di nuovo sola.
I suoi uomini l’avevano accolta con tutti gli onori, piangendo e abbracciandola in continuazione finchè il viceammiraglio Smoker non gli riportò all’ordine.
La ragazza riosservò la sua stanza, soffermandosi sul manifesto da ricercato di Zoro.
Accarezzò quel volto, come se fosse quello del vero e sulle sue labbra riafforò il sapore del pirata.
“Non mi dimenticherò mai più di te”.



 
N.d.a.
Salve a tutti. Immagino avevate perso le speranze che io completassi questa storia dato che non la aggiornavo dal 2017, ma eccomi qua. L'ultimo capitolo ha finalemte visto la luce. Gli impegni di questi ultimi anni, i problemi personali e la manacanza di ispirazione per questo fandom mi avevano tenuto lontano, eppure il finale è  lo stesso che avevo pensato all'inzio di queesto racconto.
Serviva una quarantena per rimettermi a scrivere su One Piece? Probabile! Spero di essere più produttiva per questo fandom e in particolare per le OTP che tutti voi oramai conoscete.
Grazie per la pazienza.
un bacio a tutti.
fra_eater
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: fra_eater