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Autore: LadyPalma    11/04/2020    16 recensioni
[Terza classificata al contest "Prof. Lei com'era da giovane?" indetto da AngelCruelty/Marika Ciarrocchi sul forum di EFP]
Uno spaccato dell'infanzia di Dolores Umbridge, dalla prima manifestazione di magia al divorzio dei genitori.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dolores Umbridge
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Pacchetto scelto. Situazione: La strega viene vista da un babbano mentre compie una magia; luogo: casa paterna; oggetto: cioccorana; animale: puffskin.





 
Altro tè per le bambole







La sera in cui il mondo della bambina cambia per sempre sembra essere una come tante altre. Sono tutti in soggiorno – la mamma ancora in piedi a servire la cena, papà a capotavola che parla da più di dieci minuti di qualcosa che lei non capisce, e Donald al suo fianco che batte le posate sul bicchiere per tentare come al solito di attirare l’attenzione. Anche lei ci prova, in modo più discreto e con molto meno successo.
“Ehm ehm” tossicchia, senza ottenere alcun effetto. “Ehm ehm, posso avere un altro po’ di carne?”
Nessuno la ascolta, nessuno lo fa mai. Ripete la sua richiesta più volte con la sua vocetta stridula, ma sembra essere invisibile e tutto ciò che si sente rispondere sono sbuffi infastiditi e sbrigativi rimproveri: “Non ora, Dolly” e “Stai ingrassando, Dolly”.
Succede tutto talmente in fretta che lei non riesce a capire: stringe semplicemente le manine paffute in due pugni in preda all’irritazione, e l’attimo dopo il vassoio con la carne all’improvviso esplode. La bambina spalanca gli occhi verdi e si porta una mano alla bocca, ma è solo per via della sorpresa dell’evento apparentemente inspiegabile. Ci mette un po’ a rendersi conto che tra la sua rabbia e quell’esplosione c’è un legame di causa-effetto: sono le urla di sua madre a suggerirlo e lo strano sguardo di suo padre a confermarlo. Tutti gli occhi sono puntati su di lei e perfino il suo fratellino iperattivo è immobile.
Finalmente la vedono – la dolce mamma con paura, l’arcigno papà con interesse.
La mamma smette di urlare ma si è alzata da tavola e continua a indietreggiare con gli occhi sbarrati; papà invece comincia curiosamente a sorridere. È un’inversione di ruoli a cui non è abituata e che per un attimo la destabilizza. È tutta la vita che cerca di conquistare l’affetto di suo padre, ma non sa se questo può valere l’allontanamento da sua madre. Capisce però che non può avere una reazione senza l’altra e, stupore a parte, non si sente avvilita come dovrebbe: a otto anni si ritrova ad avere un assaggio del duplice potere di intimidire e incantare. È un sapore che le piace, talmente tanto che tutto quello a cui riesce a pensare è che vorrebbe averne di più.
Non sa ancora che cosa ha fatto esattamente – e che quel potere si chiama magia –, ma per la prima volta Dolores Umbridge si sente importante.
 




“Smettila di fare la stupida, Ellen! Dolores ha dimostrato di essere speciale, di non avere ereditato la tua assenza di qualità e, invece di incoraggiarla, tu… Oh, tu, sembri quasi invidiosa! La tratti come se fosse un mostro!”
“Ma cosa stai dicendo? Non vorrei mai! Mi dispiae, è solo che… Capiscimi, lei… quando si arrabbia ha degli scatti di magia incontrollati e io ho paura. È tutto così nuovo per me!”
“È nuovo per te perché tu sei mediocre. Ma del resto non è colpa tua, è mia che ho deciso di abbassarmi a sposare una babbana! La verità è che io e Dolores meriteremmo di meglio… Sia tu che Donald – che di certo non ha un briciolo di magia – non potete capire…”
“E questo cosa dovrebbe significare? Orford, non penserai mica di–“
 




Da quella sera sono passati due mesi e i litigi tra i suoi genitori sono scoppiati con una violenza inaudita. A Dolores però non importa molto: le basta chiudere la porta della sua cameretta, coprire le urla con la deliziosa musica di un carillon e lasciarsi cadere sul tappeto rosa al centro della stanza.
Con una calma esasperante, si rimuove le scarpine e si liscia la gonna, preparandosi di tutto punto alla riunione che la aspetta. Davanti a lei, sedute attorno a un basso tavolino, le sue amiche la attendono già da un po’ – Daisy ha i boccoli rossi e Meg due trecce bionde, ma proprio come lei sono vestite tutte di rosa e hanno un sorriso perfetto. Sono solo bambole, questo Dolores lo sa, ma la ascoltano sempre ed è davvero così importante in fondo se poi non possono risponderle?
“Un solo cucchiaino di zucchero, cara?” domanda atteggiandosi da signora dell’alta società, versando il tè nella tazzina destinata a Meg. “E tu invece, mia cara Daisy, lo bevi con il latte, vero?”
Finita la cerimonia del tè, tira fuori la scorta di cioccolate magiche con cui suo padre la sta ricompensando per quegli strani incidenti che continua a provocare involontariamente di tanto in tanto. “Sono cioccorane” – le ha spiegato con una cordialità a cui deve ancora abituarsi – “dei dolci speciali per la mia piccola ranocchietta”. Ne apre una confezione come tutti i pomeriggi e poi ingaggia una finta gara con le sue bambole a chi riesce prima ad acciuffarla. Nonostante il vantaggio evidente, Dolores non vince mai comunque: la cioccorana scappa via per la casa oppure, da qualche giorno, è lo strano animaletto che suo padre le ha regalato ad afferrarla con la sua lingua rosa mentre vola distrattamente nella stanza.
“Morgana sei cattiva! Quella cioccorana era mia!” protesta bonariamente, chiamando la creatura con il nome che le ha affibbiato in onore della prima figurina che ha trovato scartando una cioccorana.
Poi però, forse affascinata proprio dal colore meraviglioso di quella lingua, si ritrova ad afferrare l’animale e a coccolarlo per un po’ fino a sentire il famigliare ronzio di soddisfazione come risposta.
È in quel momento che la porta si apre e suo padre entra nella stanza, spegnendo con un colpo di bacchetta il carillon. Si siede sul suo letto – divisa grigia da lavoro che stride contro il rosa confetto del copriletto – e le fa cenno di avvicinarsi. Lei obbedisce sperando di ricevere un altro regalo, ma una piccola parte di sé sa già che oggi non è un giorno fortunato. Orford Umbridge infatti ha le mani vuote e una notizia da comunicare: divorzio e addio. Sono parole che suonano lontane alle orecchie di Dolores che non vuole capire – che non vuole sentire. Suo padre le dice senza il minimo tatto che non rivedrà più sua madre e neanche suo fratello e tutto ciò a cui lei si sforza di pensare è che il finto tè si sta raffreddando. In un angolo della sua mente, però, ragiona fin troppo invece: cosa succederebbe se si mettesse a piangere? Suo padre lascerebbe indietro anche lei? Starebbe con la mamma, certo, ma finirebbe per tornare ad essere una persona ordinaria e questo lei non può proprio permetterlo.
“Posso avere tutte le cioccorane che voglio? E posso tenere Morgana?" chiede allora con semplicità, con gli occhi fissi sui sorrisi delle bambole.
Orford appare per un attimo perplesso, ma presto le accarezza i capelli e le regala perfino un sorriso. Forse non ci crede di essere riuscito a convincerla così facilmente. Quando lo vede annuire, Dolores si volta semplicemente e come se nulla fosse successo, riprende a giocare.
Mentre il suo mondo tutt’intorno crolla, lei pensa solo a versare altro tè alle sue bambole.
Non lo sa, non può saperlo, ma in cambio di qualche cioccorana e un puffskin ha barattato l’amore di sua madre, l’unico che conoscerà mai.
 
 
 
 
 


















NDA: Per un mese ho elaborato nella mia testolina una storia su Lumacorno da giovane per questo contest, ma all’ultimo giorno utile per la consegna mi sono ritrovata a non aver scritto abbastanza quindi ho ripiegato sul personaggio che ormai rappresenta la mia comfort zone di scrittura: Dolores Umbridge.
Per questo spaccato della sua infanzia mi sono affidata a Pottermore: Dolores è infatti figlia di Orford (un mago che lavora al Ministero come addetto alle pulizie) e Ellen (una babbana) ed è stata influenzata dal padre a odiare i babbani, proprio dopo la decisione del padre di divorziare dalla madre e abbandonare anche l’altro figlio più piccolo (un magonò). Dal momento che mi è sembrato molto curioso il fatto che quest’uomo dopo essersi creato una famiglia con una babbana abbia deciso di separarsi proprio perché la ritiene inferiore, ho deciso di ipotizzare che questa scintilla sia scattata nella mente di Orford alla scoperta dei poteri di Dolores.
Fun fact sul puffskin: è la versione non modificata della Puffola Pigmea. Quest’ultima (rosa e con una vocetta stridula) sarebbe stata molto più adatta per Doll, ma ahimè è una creazione dei gemelli Weasley quindi il suo inserimento sarebbe stato del tutto anacronistico.
Io dopo aver finito di scrivere questa storia ho avuto voglia di abbracciare la piccola Doll e non lasciarla andare più. E voi? Sono riuscita vagamente a farvi compatire la terribile Inquisitrice? ahahah Spero almeno un pochino di sì – io ci spero sempre.
   
 
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