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Autore: Alyeska707    11/04/2020    0 recensioni
dopo le qualificazioni olimpioniche, Kaylie è tornata ad allenarsi alla Rock in vista di Londra 2012, ma non tutte le tessere sono al loro posto, c'è un ricordo nella sua testa che continua a lavorare, a ripetersi... come si placa un rimpianto?
Genere: Introspettivo, Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kayle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Come si placa un rimpianto ?

Sei ancora alla Rock : la tua palestra, la tua casa. Quanto ti era mancata durante il periodo trascorso dall’altra parte della nazione, per le qualificazioni olimpioniche… ripensarci ti porta a rivivere quell’emozione sulla pelle, nella propagazione di un brivido febbricitante : quell’impagabile gioia che hai provato realizzando per la prima volta che saresti andata a Londra, emozione che si è dischiusa nella tua anima come un fiore che sboccia nei suoi così vividi colori, dopo il nero di un inverno di tormenti… davi tutto per perso, non per sfiducia, ma per inevitabilità : l’esito degli esami era stato chiaro e niente l’avrebbe cambiato. Avevi già cominciato a sforzarti affinché la tua mente tollerasse quell’incubo, ma senza niente in mano, come poteva? Cercavi, cercavi senza tregua una bellezza collaterale che, in quel presente, ti avrebbe risollevata e guidata in un futuro inaspettato, senza la tua amata ginnastica, ma ugualmente pieno di amore… ma un lato positivo non riuscivi a trovarlo. Semplicemente, non c’era. Ogni volta che chiudevi gli occhi e tentavi invano di trattenere le lacrime alla ricerca di lui, come in preda a una vertigine ti scoprivi incapace di ragionare con lucidità; quel presente ti rifiutavi di accettarlo, precipitavi nei ricordi  : ti rivedevi insieme a Lauren, Payson ed Emily, le vostre mani strette fortissime, complici di quell’energia così intensa, di quella determinazione così coraggiosa, così sicura che il vostro obiettivo sarebbe arrivato, semplicemente perché non poteva non arrivare. Eravate tutte complici della certezza di farcela, allora. Non conoscevate la fatica né la paura. Eppure avreste dovuto capirlo, di non essere invincibili : avresti dovuto capirlo tu quando l’anoressia ha spento il tuo amore per la ginnastica rendendoti schiava dell’amore verso il controllo, avreste dovuto intuirlo tutte quando Emily, estenuata, non è riuscita a stringere più, e ha mollato la presa. I ricordi correvano nella tua testa, colavano mischiandosi come gocce di sudore, tutte quelle accettate e sofferte per gli allenamenti notturni, per quelli svolti anche nei giorni liberi… scorrevano come dita che ti spostano i capelli, che ti accarezzano il viso e scendono lungo il tuo corpo : Austin. Ogni volta che arrivavi a lui, la tua memoria si bloccava, riaprivi gli occhi d’improvviso e ti mancava il respiro, perché lui se n’era andato. Tu ancora lo amavi, mentre lui si era soltanto divertito a dirtelo. Magari lo faceva sentire migliore, il pensiero di essere capace di amare, ma magari amava solo quello: il modo in cui lo faceva sentire. Ti aveva messa da parte, ti aveva accusata, ti aveva ferita e lo sapeva. L’amore non è complice del dolore, l’amore tenta di curare, Austin ti aveva distrutta… vedevi tutto nero, tutto era perso, l’orologio ticchettava e la tua vita proseguiva svuotata, senza senso, senza nessuno… ma poi ti sei esibita. Poi ti hanno scelta. E Austin era lì. La sua presenza non avrebbe aggiustato le cose tra voi, lo sapevi, come ne era consapevole lui quando scelse di sostenerti nonostante tutto. Però saperlo lì ti aveva aiutata. Diamine, quanto… esattamente come quando ti sosteneva alla Rock durante gli esercizi, coi suoi consigli e col suo sorriso, così sincero, che era sempre lì ogni volta che cadevi in piedi… era la prima cosa che cercavi dopo gli atterraggi. Poi lui ti abbracciava, e allora capivi che tutta la fatica, i calli, il sudore, ne erano valsi la pena, e che ti trovavi esattamente dove volevi essere; ma anche ora ti trovi dove vorresti essere, dove appartieni, e ne vale comunque la pena, sempre di più. Scuoti la testa: devi liberarti la mente e concentrarti sul volteggio, non potrai stare a guardare la pedana per minuti e minuti quando sarai alle olimpiadi. Londra è vicina, devi pensare soltanto a lei fino alle gare, non ad Austin: Londra è presente e futuro, Austin soltanto passato. È inutile confortarsi col suo ricordo. Niente tornerà come prima. Cominci la corsa ma vai troppo veloce, lo sai, cerchi di concentrarti esclusivamente sull’esercizio ma sono ancora gli occhi di Austin quelli che vedi nella tua testa; corri, corri, poi salti sulla pedana, primo avvitamento, secondo… troppo slancio. Cadi a pancia in giù. Sbatti una mano contro al materasso.  «Dannazione»
«Imprecare non aiuterà il tuo esercizio, Kaylie.»
«Grazie, Payson. Non so davvero cosa farei senza il tuo supporto.» Poi Payson si è avvicinata e ti ha aiutata ad alzarti.
«Non scherzare. A cosa stai pensando? Quell’esercizio lo sai fare, ti ho vista centinaia di altre volte!»
Abbassi gli occhi e distogli lo sguardo, non riesci a risponderle… ma lei la risposta la sa già.
«Perché continui a pensare ad Austin?»
«Perché dovrei smettere di pensarci, Payson?» non volevi gridarlo, ma non sei riuscita a trattenerti. Tutto sembra così facile quando sono gli altri a dirlo! Ma viverlo… viverlo è un’altra cosa.
«Perché non state più insieme, per esempio.» la sua freddezza ti colpisce.
«Non è così semplice.»
«Lo so, Kaylie… ma devi fare uno sforzo! Se i vostri sentimenti sono ancora forti, col tempo si sistemerà tutto, ma non ora. Ora ci sono le olimpiadi. È a questo che devi pensare.»
Scuoti la testa. «Non lo so, Pay…» Incontri i suoi occhi: «Torna alla partenza, Kaylie. Ti aiuterò io. so benissimo che ce la puoi fare. Devi solo liberare la mente e saltare più in alto.» Annuisci. Anche se ti rifiuti di ammetterlo, sai che ha ragione : le olimpiadi sono l’unica cosa importante ora. Nient’altro. Parti di nuovo, corri, salti, «Ora!» ti grida Payson, avvicini le gambe al petto, avviti, atterri : sei ancora in piedi.
«Ce l’ho fatta…»
«Hai visto? Io te l’ho detto!» vi abbracciate ; anche se soltanto una di voi potrà guadagnare l’oro individuale, la vera forza la formate insieme, supportandovi ogni giorno. Chissà senza quanto poco sareste.
Poi un rumore sordo, ripetuto : un applauso dal fondo della palestra.
«Niente male, Cruz.» Spalanchi gli occhi : Austin è lì, sta avanzando verso di voi ed è così meraviglioso, come al suo solito, niente che sia fuori posto… il suo sorrisetto compiaciuto nasconde ogni incertezza, ogni rimpianto. Lui è bravo a coprire le sue ferite, tu un po’ meno.
«Che cosa ci fai qui?» sei già sulla difensiva, hai paura di lui, hai paura di sentirti di nuovo come quel giorno in cui se n’è andato dal Campus sportivo, quello in cui ti ha abbandonata senza una vera ragione e senza preavviso, lasciandoti sola col tuo dolore e quella pagina di diario che avevi incorniciato appositamente per dare forza a lui… quella in cui ti esponevi, in tutta la tua fragilità; in cui gli davi fiducia: “oggi ho detto ad Austin che lo amo; pensavo che ne avrei avuto paura, invece è stato incredibile, proprio come lui”. Stringi le labbra: vuoi toglierti dalla mente quelle parole. La pagina l’hai strappata tempo fa. Lui te l’ha lasciata, non la voleva, non ti voleva.
«Dovevo soltanto firmare dei moduli per lo spostamento dei miei attrezzi, ma vedo che non c’è nessuno.,, Beh, a parte voi.»
«A parte… voi, vorrai dire. Io devo andarmene di corsa!»
«Payson!» la vorresti fulminare. Come può pensare di abbandonarti in questa situazione, così?
«Scusa Kaylie, ti prometto che riproveremo l’esercizio domani. Ho promesso a Rigo che sarei uscita presto, lo sai che resta da noi fino al weekend.» ti sorride. Poi saluta Austin. «Mi ha fatto piacere rivederti.»
«Anche a me, Payson. E… buona fortuna per Londra» ha vacillato : la sua maschera di nonchalance ha per un attimo lasciato trapelare della paura, ma si è subito ricomposto. Tu però hai colto quella sfumatura dipinta sul suo viso, perché hai imparato a conoscerlo col tempo, e inevitabilmente hai sofferto per lui. Payson l’ha ringraziato ed è uscita.  La porta è sbattuta e ora il silenzio si è come amplificato.
Ti appoggi alla trave per sentire un sostegno che ti impedisca di crollare; percepisci già il respiro accelerato e stringere i denti per importi indifferenza non basta ad animare la tua calma. Ti senti un fascio di nervi, pura agitazione. Sei in imbarazzo: Austin ti conosce troppo bene e per questo sai che sarà sempre un passo avanti ad ogni tua parola, ad ogni tua espressione… non puoi fingere con lui, lui ti sa leggere dentro. Conosce ogni tua debolezza e la risveglierà. I vostri sguardi si incrociano ed entrambi abbozzate un sorriso esagerato, di circostanza, di nervosismo ; tu subito abbassi lo sguardo, preferisci guardare il pavimento perché almeno lui non ti farà sentire in soggezione. Anche Austin ha deviato lo sguardo subito dopo; l’avresti mai detto? Austin Tucker, Mister Kobalt che non teme niente e nessuno, intimorito dagli occhi di una ragazza! Non ci avresti mai creduto. Eppure è così: anche Austin si sente impacciato, non sa come comportarsi, comprende solo che c’è troppo in ballo e questa consapevolezza gli blocca i piedi per terra, anche volendo non riuscirebbe a muoversi e uscire, si sente intorpidito, immobilizzato.
«Come stai, Kaylie?» ma la sua voce non tradisce il suo nervosismo: roca, rilassata… quel tono che sembra sempre suggerire “andrà tutto bene”  ha il potere di rassicurarti anche questa volta, come ha sempre fatto, ma solo in parte.
«B-Bene, benissimo…» rincorri la risposta più facile per evitare tranelli dettati dall’ansia. «Mi sto allenando duramente.» Non riesci nemmeno a guardarlo in faccia…
«L’ho visto, e… sta dando i suoi frutti. Sarai fantastica, come sempre.»
Non rispondi. Non capisci dove voglia arrivare. Forse non vuole arrivare; ti stai solo illudendo che abbia qualcosa da dirti… magari ti sta parlando per semplice gentilezza. Lui è gentile, quando ha il controllo.
«Dovrei continuare.»
«Vorresti», ti corregge. Alzi gli occhi per chiedergli una spiegazione, ma non incontri l’espressione che ti aspettavi: soltanto ora ti accorgi di quanto sia pallido e sembra anche dimagrito… i muscoli non minacciano più di esplodere dalla giacca di pelle come un tempo. I suoi occhi sono un velo livido, dov’è la loro solita luce?
«Non evitarmi, Kaylie. Hai tutte le ragioni per non fidarti più di me. Quello che ho fatto è stato orribile, me ne vergogno, davvero.» Avanza verso di te. Adesso siete vicini.
«Sono abituato ad agire da solo, a incolparmi da solo… era più facile, ma anche più triste. Non mi sono mai lasciato accompagnare da nessun’altra…» si ferma e distoglie lo sguardo, si morde il labbro come in un estremo tentativo di soppesare quelle parole che, ormai, non può evitare di pronunciare… «Prima di te.»
Ti ripeti di non cedere.
«Vedo che la Kobalt ti ha assunto di nuovo» volevi essere più incisiva, accusatoria, ma la voce ti si è spezzata in gola.
«Oh, no» Si toglie gli occhiali da sole dalla testa. «Non li sto sponsorizzando. Mi hanno offerto di tornare. Sai, dopo di te… mi sono lasciato un po’ andare. L’avrai sicuramente letto in giro…» abbozza una risata per alleviare il discorso.
«Sì, mi è capitato.»
Austin scuote la testa. «Le feste erano l’unica cosa che potesse svuotarmi la testa dai… ricordi, da te. E quelli della Kobalt hanno rivisto in me quello che volevano, ma quando mi hanno chiamato proponendomi il contratto non ce l’ho fatta, ho rifiutato.»
Stenti a crederci. «Perché? Hai sempre amato quello sponsor, Austin…  perché dire di no?»
«Perché non sono più quello che loro cercano, Kaylie. Lo so, ti sembrerà assurdo, ma vedi… io non voglio essere Mister Kobalt, “l’atleta festaiolo circondato da ragazze”», dice mimando le virgolette con le dita. «E questo me l’hai fatto capire tu, Kaylie. Mi hai fatto capire chi voglio essere, e cosa mi rende davvero felice. Perché ora… non va alla grande» ridacchia di nuovo per smorzare il nervosismo. «Però potrebbe. Scusami Kaylie, dovevo dirtelo. Me lo sono tenuto dentro per tanto. Comunque devi stare tranquilla.» ti accarezza la spalla, il tocco ti fa rabbrividire. «Non mi aspetto niente da te. Dovevo soltanto fartelo sapere. Non ho smesso di amarti, Kaylie. Non ho mai amato nessuno come amo te ora, come alle selezioni olimpioniche, come prima alla Rock. Promettimi che metterai tutta te stessa per vincere l’oro a Londra. Sono fiero di te, Kaylie. Farò il tifo per te dallo schermo.» Ti accarezza il viso. Tu sei incapace di parlare, senti le lacrime bruciarti negli occhi, ma non puoi mostrarti di nuovo fragile di fronte a lui!
«Ti lascio ad allenarti, adesso. Se per caso vedi Sasha… avvisalo che sono passato. Tornerò nei prossimi giorni quando sarà disponibile. Buone olimpiadi, Kaylie.» poi il suo tocco si affievolisce, il suo palmo si separa dalla tua guancia e adesso senti la pelle più fredda… Austin si sta già allontanando, senti il panico, cosa dovresti fare adesso? Non riesci a dire nulla! Ma tu non vuoi che lui scompaia dalla tua vita, tu hai bisogno di lui!
«Austin!»
Si gira.
«Potresti… fare il tifo dalla tribuna, a Londra.»
Ti sorride.
«Non desidero altro.»
   
 
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