La luce del sole filtrava attraverso le
vetrate della sala comune di Grifondoro, riverberandosi sul pavimento
di legno polveroso e sugli arazzi scarlatti che ricoprivano le
pareti. Il silenzio era infranto solo dallo scalpiccio del pony di
Sir Cadogan e dalle urla estasiate del cavaliere, che da circa
mezz'ora si stava divertendo a far correre l'animale da un lato
all'altro del quadro.
Remus Lupin sedeva su una poltroncina
in un angolo della sala, con il naso affondato in un grosso volume
dalla copertina verde, fragile e consunta. Davanti a lui, un tavolino
ricoperto di pergamene, piume e quaderni fitti di appunti.
Ignorando gli schiamazzi di Sir
Cadogan, che adesso stava gridando al suo pony di essere lento come
una lumaca e indegno di appartenere a un cavaliere della Tavola
Rotonda, Remus girò una pagina del libro e tirò
un sospiro di
sollievo; il capitolo sull'incanto Geminio si concludeva lì,
con un
futile elenco di note bibliografiche. Vi diede un'occhiata fugace,
poi mise via il libro e afferrò piuma e pergamena.
Quanti righi ci ha chiesto la
McGranitt? Quaranta, se non sbaglio...
Si ritrovò a tentennare, rigirandosi
la piuma tra le dita e guardando verso la finestra, da cui riusciva a
scorgere una fetta di cielo azzurro e il profilo delle montagne in
lontananza. Una parte di lui avrebbe voluto essere a Hogsmeade
insieme a James, Sirius e Peter, a godersi quel tempo insolitamente
buono per una giornata d'autunno. Ma non se l'era sentita di arrivare
a piedi fino al villaggio; l'ultima luna piena lo aveva lasciato
spossato, con tagli e graffi lungo le braccia e una stanchezza fisica
ancora fin troppo pressante.
Certo, per altri versi quella luna
piena si era rivelata completamente diversa dalle precedenti.
Remus sorrise, ricordando la sera di
fine settembre in cui James, Sirius e Peter lo avevano trascinato in
un angolo del parco di Hogwarts e si erano trasformati
rispettivamente in un cervo, un cane e un topo.
-Finalmente ci siamo riusciti!- aveva
esclamato James dopo aver ripreso le sue sembianze umane. -Giusto in
tempo per la tua prossima tintarella di luna.
Quella di tre notti prima non era
iniziata come una “tintarella di luna”; l'impulso
cieco che si
impadroniva di lui al termine di ogni trasformazione aveva spinto
Remus a conficcare gli artigli nella sua stessa carne –
perché era
questo che la sua mente ridotta a uno stato primordiale aveva
imparato ad associare alle trasformazioni, il dolore che infliggeva a
se stesso .
Era stato un odore di sangue, mai
sentito prima nelle stanze della Stamberga, a riscuoterlo. Remus
aveva lanciato un ululato e si era scagliato contro Sirius, o meglio
quello che ai suoi occhi non era altro che un grosso cane nero.
Sirius gli era sfuggito per un soffio e
Remus si era trovato immobile davanti a una parete vuota, mentre un
barlume di raziocino si accendeva dentro di lui. Le presenze animali
che aveva iniziato a percepire intorno a sé erano riuscite
pian
piano a calmarlo. Gli ci erano volute tutte le sue forze per
aggrapparsi alla sua parte umana e recuperare l'autocontrollo, ma
alla fine ce l'aveva fatta e quella notte si era rivelata la
più
bella della sua vita; una notte in cui, per la prima volta dopo anni,
la luna piena che splendeva nel cielo gli era apparsa come il volto
dolce di un'amante e non quello di un'aguzzina.
Remus sentì l'umore che schizzava di
colpo alle stelle. Beandosi di quella rinnovata energia mentale,
intinse la piuma nel calamaio e iniziò a scrivere il titolo
del
tema.
Forse se ci metto anche un bel
sottotitolo posso strappare una E...
-LUNASTORTA!
Fece un balzo e la
piuma gli cadde di mano, schizzando d'inchiostro la pergamena
immacolata.
-Si può sapere
cosa...
Voltandosi, si
trovò davanti James; il sorriso allegro, gli occhiali storti
sul
naso, i capelli neri sparati da tutte le parti. Alle sue spalle,
Sirius e Peter confabulavano tra loro con aria eccitata.
-James, mi hai
fatto prendere un colpo. Non vi ho neanche sentiti entrare!
Il ragazzo ghignò,
passandosi una mano tra i capelli.
-Già, l'abbiamo
notato.
-E poi
che sarebbe Lunastorta?
Sarei io?
-Sì, mi sembrava
un nomignolo adatto a te. Sai, adesso anche noi stiamo cercando di
trovarci dei soprannomi. Qualcosa che si adatti... al nostro nuovo
stile.
-E si può sapere
come mai siete tornati così presto da Hogsmeade?
James afferrò
delicatamente il braccio di Remus.
-Andiamo in camera.
Dobbiamo dirti una cosa e non voglio che questi quadri ci sentano
parlare.
Sentendosi
pizzicare dalla curiosità, Remus abbandonò libri
e pergamene sul
tavolo e seguì James, Sirius e Peter fino al dormitorio. Una
volta
lì, si sedette sul letto e squadrò i tre ragazzi
che gli stavano
davanti; James si stava frugando nella tasca della veste mentre
Sirius e Peter avevano ricominciato a confabulare. Della loro
conversazione riuscì ad afferrare solo un “Se
provassimo...”
di Sirius
e un“Sì,
sarebbe
fantastico!” di
Peter.
-Allora? Che sta
succedendo?
James estrasse
dalla tasca un volantino arancione e glielo sventolò davanti
al
naso.
-Abbiamo trovato
questo a Hogsmeade.
Remus prese il
volantino. I bordi erano decorati da una serie di disegnini animati;
coppie di scheletri danzanti e zucche i cui occhi cavi si
illuminavano a intermittenza di una spettrale luce violetta. Al
centro c'erano delle scritte vergate con uno scintillante inchiostro
rosso sangue.
FESTEGGIA HALLOWEEN
AI TRE MANICI DI SCOPA
PER IL VOLO PIÙ “DA
BRIVIDO” DELL'ANNO
INIZIO SERATA =
8:00
PRIMA ORDINAZIONE
GRATUITA
NO BURROBIRRA, SOLO
VERI ALCOLICI
INTRATTENIMENTO
MUSICALE OFFERTO DAL DUO “THE INFERI TWINS”
INGRESSO SEVERAMENTE
VIETATO AI MINORENNI
-Carino.- disse Remus, sollevando lo
sguardo su James. -Non sapevo che esistesse un gruppo musicale
chiamato Inferi Twins. È qualcosa che Sir Cadogan non deve
sapere?
Mi avete fatto salire qui per questo?
-Certo che no!- James alzò gli occhi
al cielo. -Remus, stiamo pensando di andarci. Di andare alla festa.
Remus inarcò un sopracciglio; si era
aspettato quella risposta ma aveva voluto credere fino in fondo che i
suoi amici non fossero completamente usciti di testa.
-Siete scemi? Madama Rosmeta lo sa che
non abbiamo diciassette anni, non ci farà mai entrare. E poi
come
pretendete di spiegare la nostra assenza al banchetto in Sala Grande?
-Hai
centrato il punto. Fatti venire un'idea. Noi dobbiamo
trovare il
modo di andare a
quella festa.
James si sedette accanto a Remus e gli
passò un braccio intorno alle spalle, rivolgendogli uno
sguardo in
cui si mischiavano orgoglio e affetto.
-Abbiamo appena trascorso la nostra
prima luna piena insieme. È stato l'evento più
importante dei
nostri scarsi quindici anni di vita. Quale miglior modo di
festeggiare se non un bel brindisi ai Tre Manici di Scopa? Con
dell'alcol vero, la band preferita di Sirius e la meravigliosa
visione di Madama Rosmeta?
Remus si
lasciò scivolare il volantino nella tasca dei pantaloni e
suo
malgrado sorrise. L'idea era incredibilmente allettante, soprattutto
perché lui non era mai stato a una festa né aveva
mai ascoltato una
band dal vivo, ma non c'era modo di metterla in pratica.
-Dai,
James. A Hogsmeade ci si può arrivare tranquillamente dopo
il
coprifuoco, ma mica potete trasformarvi in Animagi per entrare ai Tre
Manici di Scopa. Perchè non ci andiamo il prossimo fine
settimana a
brindare con le Burrobirre?
-Ti
prego, Remus.- Sirius aveva parlato con il tono dolce che utilizzava
sempre quando voleva convincerlo a fare qualcosa, gli occhi che
tremolavano come quelli di un cane bastonato. -Ci tengo a vedere gli
Inferi Twins, sono irlandesi e non vengono in Scozia da un sacco di
tempo. E poi non possiamo brindare a una cosa tanto importante con le
Burrobirre.
James
allontanò il
braccio dalle spalle di Remus e annuì con aria di
approvazione.
-Giustissimo,
Sirius. Senza contare che siamo degli Animagi fuorilegge che hanno
fatto compagnia al loro amico lupo mannaro durante la luna piena.
Figuriamoci se non troviamo il modo di imbucarci a una festa.
Remus
si prese la
testa tra le mani e sospirò, chiedendosi come fosse
possibile che
James e Sirius, con i loro discorsi, riuscissero sempre a tirare
fuori il lato più sconsiderato di lui.
-Beh...
presumo che
si possa trovare un modo.- disse infine, sapendo che si sarebbe ben
presto pentito di quelle parole. -Avete già delle idee per
aggirare
Rosmeta?
Peter
sorrise ed
esclamò; -Io ne ho una! Perché non falsifichiamo
un permesso con le
firme dei professori?
Sirius
si schiaffò
una mano sulla fronte e Remus iniziò a ridacchiare;
nonostante
l'idea fosse fallace, non poteva non ammirare la convinzione e
l'entusiasmo di Peter.
-Peter,
Madama
Rosmeta oltre alle tette ha un cervello.- disse Sirius in tono
sarcastico. -Beh, anche se non lo avesse, non crederà mai
che
Silente, la McGranitt o chicchesia siano disposti a firmarci un
permesso del genere.
Il
viso di Peter
perse di colore e i suoi occhietti acquosi si colmarono di delusione
e imbarazzo.
-Ah.
Hai ragione.
-Dai,
almeno ci hai
provato.
Sirius
arruffò i
capelli di Peter e lui ricominciò a sorridere.
-Altri
piani,
gente?- fece James, dando una leggera gomitata a Remus.
-Non
lo so.- Remus
iniziò a tamburellare le dita sul ginocchio -Mi sembra
ancora
un'idea così folle...
Folle,
certo, ma non
più folle che consentire ai suoi amici di diventare Animagi
fuorilegge e passare con loro le notti di luna piena, con tutti i
rischi che quella decisione avrebbe comportato.
Un
improvviso,
sincero desiderio di partecipare a quella festa gli esplose e gli
bruciò dentro.
Ho
quindici anni,
per Merlino. Perché devo farmi tutti questi problemi solo
perché
voglio divertirmi un po'? Perché devo recitare la parte del
ragazzino tranquillo e responsabile che non sono?
-Potremmo
mascherarci e truccarci per bene.- stava dicendo James. Remus lo
ascoltava, tenendo lo sguardo fisso sulle dita che continuava a
tamburellare sul ginocchio. -Ma Rosmeta potrebbe riconoscerci dalle
voci... e io non ho idea di come modificare la voce con la magia.
Le
voci. Ma certo. Cambiare le voci.
Remus
alzò la testa
di scatto.
-Ragazzi,
sapete
cos'è la Pozione Polisucco?
-Certo
che sì.-
risposero James, Sirius e Peter in coro.
-Ottimo.
Dovete
sapere che vi fa assumere non solo l'aspetto di un'altra persona ma
anche la sua voce. Detto questo... lunedì Lumacorno stava
parlando
con una ragazza del settimo anno. L'ho sentito dire che studieranno
la Pozione Polisucco a gennaio e che lui ne ha già alcune
scorte
pronte nel suo studio. E se provassimo a procurarcene un po'? Poi
potremmo strappare i capelli a qualche ragazzo maggiorenne... e
falsificare un permesso, come ha già proposto Peter.
Alle
sue parole
seguì un silenzio teso, durante il quale James, Sirius e
Peter si
guardarono con gli occhi spalancati.
Ecco,
lo sapevo. Questo è troppo persino per loro. Anzi, non avrei
neanche
dovuto proporlo...
-LUNASTORTA!
Ma sei un genio!
James
gli si buttò
addosso e lo stritolò in un abbraccio. Poi si
scostò e saltò in
piedi; iniziò a camminare in cerchio davanti al letto, gli
occhi
illuminati da un'estasi quasi selvaggia.
-Come
ho fatto a non
pensarci prima? Sei davvero un genio, un fottutissimo genio...
-Buona
idea.-
commentò Sirius. -L'unico problema da tenere in
considerazione è
che Rosmeta potrebbe comunque insospettirsi e contattare la scuola.
Da quel che ne so, i professori non hanno mai permesso a nessuno di
andare a Hogsmeade di sera, neanche agli studenti maggiorenni.
-Ecco,
non ci avevo
pensato...- mormorò Remus, passandosi una mano tra i
capelli.
-Scusate, era un'idea un po' cretina.
-No.
Invece si può
fare.
Tre
paia d'occhi si
puntarono su James, che si era fermato al centro della stanza con le
mani sui fianchi e si mordicchiava il labbro con aria pensosa.
-James,
ma che
dici?- ribatté Remus. -Non è realizzabile,
dobbiamo trovare un
altro modo...
-Invece
io ti dico
che è realizzabile.
-Vuoi
davvero
rischiare che Rosmeta contatti la scuola e...
-Ma
non avete
capito?
James
rise davanti
alle espressioni vacue che gli restituirono i suoi amici.
-Non
ci trasformeremo in studenti del settimo anno, ragazzi. Ci
trasformeremo nei professori.
*
-Io
credo che
dovremmo lasciar stare. Dico sul serio, James, le
possibilità che
qualcosa vada storto sono troppo grosse... potremmo essere espulsi, o
peggio, uccisi dalla McGranitt... ti immagini come reagirebbe se...
-Peter,
smettila.
James
spinse via un
arazzo e marciò lungo il corridoio deserto, la borsa dei
libri che
gli ciondolava dalla spalla. Peter gli trotterellò dietro,
mangiucchiandosi le unghie e guardandosi intorno con aria nervosa,
come aspettandosi che da un momento all'altro la McGranitt sarebbe
sbucata dalle pareti e avrebbe iniziato a inseguirli con pala e
picco. Remus e Sirius si scambiarono un sorriso divertito prima di
seguire i due ragazzi.
Era
passata una
settimana da quando avevano deciso, seppur con un certo remore da
parte di Peter e un senso di colpa che Remus aveva occultato dentro
di sé, di rubare la Pozione Polisucco e procurarsi i capelli
di
quattro professori.
La
prima parte del
piano era filata liscia come l'olio; messa a tacere la voce della
coscienza, Remus aveva fatto esplodere un gabinetto del primo piano
con la magia e poi era corso nell'ufficio di Lumacorno. (“Professore,
Pix l'ha combinata davvero grossa stavolta... non sono neanche
riuscito ad aprire la porta... ho paura che qualcuno possa essere
rimasto ferito lì dentro...”)
Sirius
e Peter erano
rimasti di guardia in corridoio mentre James, nascosto sotto il
Mantello dell'Invisibilità, si infiltrava nell'ufficio di
Lumacorno.
Quella
sera, in
dormitorio, i ragazzi avevano ammirato il bottino conquistato da
James; un fiasco di succo di zucca riempito fino a metà di
Pozione
Polisucco.
Era
stato più
complicato capire come procurarsi i capelli senza farsi beccare;
Peter aveva pian piano perso la sua botta iniziale di entusiasmo e si
era mostrato più terrorizzato che mai all'idea di farsi
scoprire dai
professori mentre tentava di strappare loro i capelli.
Alla
fine, più per
il bene di Peter che per reale convinzione, avevano preso un accordo;
se entro la sera del trenta ottobre non fossero ancora riusciti a
procurarsi i capelli necessari, avrebbero rinunciato all'idea di
andare a Hogsmeade.
-Halloween
è
dopodomani – stava dicendo Peter, mentre il gruppo passava
davanti
all'arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai troll. -Non riusciremo
a farci venire una buona idea in tempo. Dovremmo calcolare un sacco
di fattori, beccare i professori da soli, al posto giusto e al
momento giusto... tra l'altro non abbiamo ancora deciso in chi...
-Peter.-
James si
girò per lanciargli un'occhiata e continuò,
abbassando la voce: -Io
e Sirius abbiamo già i capelli di quattro professori.
Peter
si bloccò di
colpo in mezzo al corridoio. Remus si fermò a sua volta,
appena in
tempo per non andare a sbattergli addosso, e guardò James a
bocca
spalancata.
-Cosa?-
fece
Peter.
-Perché
non ce lo
avete detto?- aggiunse Remus.
-Beh,
non è ovvio?
Volevamo l'effetto sorpresa.- Sirius scrollò le spalle, con
un
sorriso noncurante, e indicò una porta socchiusa a pochi
passi da
loro. -Su, andiamo a definire i dettagli del piano.
La
porta si apriva
su un'aula lunga e stretta, con i banchi di legno tarlato e una
lavagna ricoperta di simboli runici. Una lampada penzolava dal
soffitto, gettando una luce soffusa e giallognola sui muri di pietra
umida.
Remus,
dopo aver
lanciato un Colloportus sulla serratura della
porta e un
Muffliato verso le pareti, fece levitare due
sgabelli,
spostandoli davanti al banco dove James e Sirius si erano seduti,
facendo ciondolare le gambe in aria. Mentre Remus e Peter si
sedevano, Sirius tirò fuori dalla tasca del mantello un
cofanetto di
legno scuro, con su inciso lo stemma dei Black.
-Un
vecchio e
stranamente utile cimelio di famiglia.- disse allegramente.
-Qualsiasi cosa si trovi al suo interno può essere spostata
ed
estratta solo da mani umane. Anche se dovessi scuotere il cofanetto o
buttarlo a terra, i capelli rimarrebbero esattamente al loro posto.
Lo
aprì, svelando
un rivestimento di velluto rosato sul quale rilucevano un capello
bianco, un capello grigio e due capelli neri come la pece.
-Wow!-
esclamò
Peter. -Si può sapere come ve li siete procurati?
-Ci
siamo nascosti
sotto il Mantello dell'Invisibilità, ci siamo appostati a
una certa
distanza dai professori e abbiamo usato un incantesimo di Appello.-
Sirius richiuse il cofanetto e se lo fece scivolare in tasca. -Adesso
passiamo alla parte importante. Chi si trasformerà in chi?
Possiamo
scegliere tra Silente, la McGranitt, Lumacorno e Vitious.
James
tossì e
raddrizzò le spalle, con aria fiera.
-Io
voglio essere
Silente.- disse deciso. -So di poter recitare bene nei suoi panni.
Fidatevi di me. In questi giorni ho studiato il suo modo di muoversi
e di parlare. Peter, tu che ne dici di trasformarti in Vitious? Sai,
la statura è più o meno quella.
Peter
ridacchiò e
annuì freneticamente. C'era ancora una punta di
preoccupazione nel
suo sguardo e Remus non poteva dargli torto; nonostante la sua voglia
di gettarsi in quella follia fosse più forte dei remori,
l'improvvisa tensione che sentiva allo stomaco non poteva dipendere
solo dall'entusiasmo.
-Bene.-
disse
Sirius, incrociando le braccia al petto. I suoi occhi incontrarono
quelli di Remus, che in una frazione di secondo si rese conto di cosa
stava per succedere. -Allora a me spetta...
-Io
prendo
Lumacorno!
Remus,
James e Peter
scoppiarono a ridere. Sirius impallidì e lasciò
ricadere le braccia
lungo i fianchi. Dopo un po', vedendo che i suoi amici non
accennavano a interrompere le risate, si strinse nelle spalle e si
rigirò un ricciolo nero intorno al dito.
-Beh,
alla fine ha
senso, abbiamo lo stesso colore di capelli.- ironizzò. -E
poi la
McGranitt non è così brutta e neache vecchia.
Certo, non è neanche
giovanissima e attraente... se solo avessimo almeno una professoressa
davvero giovane e attraente...
-In
quel caso me la
sarei presa io.- lo interruppe James con un lampo di divertimento
negli occhi.
-Sai,
James, tu
dovresti usare la Pozione Polisucco per trasformarti in Lily Evans.
È
l'unico modo in cui puoi sperare di vederla nuda. Ahi!
Sirius
si massaggiò
la nuca dove James l'aveva leggermente colpito, rivolgendo all'amico
una finta espressione offesa.
-Dai,
stavo
scherzando.- disse, lasciandosi sfuggire una risata simile a un
latrato. -Torniamo alle questioni serie. Ovvero, come giustificare il
nostro ritardo alla festa in Sala Grande. Penso che nel pomeriggio
dovremmo farci vedere mentre studiamo in sala comune e ci lamentiamo
di non aver finito i compiti per il due novembre...
-Io
potrei rendere
il teatrino più convincente.- disse Remus, indicandosi la
spilla da
Prefetto che gli brillava sulla divisa. Non che in quel momento si
sentisse poi così degno di portarla. -Sarebbe poco credibile
dire
che vi ho messi in punizione, ma posso fingere di essere incazzato
con voi e di volervi costringere a finire i compiti prima di scendere
per la festa.
-Buona
idea.-
commentò Sirius. Gli fece l'occhiolino e Remus
sentì una strana
contrazione nelle viscere che attribuì all'ansia. -Quando la
sala
comune si sarà svuotata, Peter e io ci trasformeremo. James
e Remus
possono mettere il Mantello. Poi usciremo per raggiungere il Platano
Picchiatore, arriveremo alla Stamberga, prenderemo la Pozione
Polisucco e andremo dritti ai Tre Manici di Scopa...
-A
quel punto dobbiamo iniziare a recitare per
bene.-
lo interruppe James. -Ho già in mente un paio di battute da
rifilare
a Madama Rosmeta quando verrà a chiederci cosa diavolo ci
facciamo
lì. Ricordate, l'effetto della pozione dura un'ora. Abbiamo
il tempo
di berci un paio di cose e ascoltare qualche canzone della band prima
di tornare alla Stamberga e aspettare che l'effetto svanisca. Poi
torneremo al banchetto e ci scuseremo con i Grifondoro per il
ritardo.
Vale
davvero la pena fare tutto questo casino per passare mezz'ora a una
festa?, si
ritrovò a pensare Remus.
-Ricordate
che non
possiamo rischiare di ubriacarci.- aggiunse Sirius con un'aria
triste. -Però per sicurezza lascerò un po' di
Pozione Temperante
alla Stamberga. Annulla quasi del tutto le sbronze pesanti, quindi ci
permetterà di tornare come nuovi se saremo solo un po'
brilli.
Allora, come vi sembra il piano? Siamo tutti d'accordo?
Remus
guardò Peter,
che si stava mordendo le labbra, e seppe che entrambi stavano
pensando la stessa cosa; c'erano tante, tantissime cose che potevano
andare storte in quel piano. Se fossero stati scoperti, il preside li
avrebbe espulsi immediatamente.
Forse
è colpa mia. Sono stato io a uscirmene con l'idea della
Pozione
Polisucco e poi mi sono fatto trascinare...
Eppure,
al tempo
stesso, la voglia di fare qualcosa di così stupido, folle e
rischioso lo attirava come una calamita e gli faceva ribollire il
sangue delle vene.
-Mi
sta bene.- disse
d'impulso. Peter sospirò e fece un cenno d'assenso con la
testa.
-Va
bene anche a me.
Però c'è qualcosa che non mi torna. Come facciamo
con i vestiti?
Sirius
saltò giù
dal banco e si avviò verso la porta, con la bacchetta in
mano e un
sorriso disinvolto sulle labbra.
-Avete
presente il
pacco che mi è arrivato stamattina? Avevo scritto a Kreacher
ordinandogli di mandarmi dei vecchi vestiti e di non farne parola con
i miei genitori. Se le taglie non andranno bene, li modificheremo al
momento con la magia. Ora muoviamoci, che se arriviamo tardi a cena
non troviamo il dolce.
*
Ma
chi cazzo me lo ha fatto fare?
Remus
camminava, o
meglio, traballava lungo la stradina sterrata che si inoltrava tra
prati incolti e scendeva verso il villaggio di Hogsmeade.
Era
stato già
abbastanza traumatico sentire il suo corpo smilzo allungarsi e
gonfiarsi come un pallone; adesso camminare stabilmente su quelle
gambe simili a grossi prosciutti si stava rivelando un'impresa. I
baffetti gli pizzicavano le narici e il suo collo, non più
coperto
dai capelli che di solito lasciava sciolti fino alle spalle, era
esposto ai sibili sferzanti del vento.
Si
guardò le mani,
stupendosi ancora una volta nel vederle così grosse e
ruvide. Poi
portò l'attenzione sul terzetto che gli stava davanti.
James
era in testa
al gruppo; una lunga veste blu avvolgeva la sua figura longilinea e
la lunga chioma di un bianco argenteo sembrava quasi risplendere alla
luce della luna. Avanzava con un passo fin troppo rapido e baldanzoso
per poter essere il vero Albus Silente.
Meno
male che aveva studiato il suo modo di muoversi...
Dietro
di lui, Sirius in versione professoressa McGranitt, con un vestito
verde scuro e i capelli raccolti in una crocchia. Peter gli camminava
accanto; era una fortuna che fosse poco più alto di Vitious,
così
non avrebbe dovuto temere che la camicia e i pantaloni gli
esplodessero addosso quando si fosse ritrasformato.
Per
Merlino. Cosa diavolo stiamo facendo?
E
soprattutto perché
lo
stiamo facendo?
Remus
sospirò.
Adesso che vi si ritrovava immerso fino al collo, la situazione gli
appariva per quello che era; non un geniale escamotage, ma
un'assurdità che lui aveva stupidamente contribuito ad
alimentare.
Ma
ormai non poteva
più tirarsi indietro; avevano raggiunto la via principale di
Hogsmeade, deserta come il resto del villaggio. Avanzarono in
religioso silenzio tra i cottage con le zucche appese alle porte e i
negozi con le serrande abbassate.
-Ragazzi...
La
vocetta del
professor Vitious spezzò il silenzio e Remus
sentì il cuore fare un
balzo.
Cretino.
È Peter. È solo Peter.
-Ragazzi...-
ripeté
Peter in un sussurro. -Secondo me siamo ancora in tempo per cambiare
idea e tornare dritti al castello. Siete ancora sicuri...
-Sì,
professor
Vitious. Siamo
sicuri.- Sirius lo guardò con un cipiglio severo. -Non
aggiunga
altro o potrei metterla in punizione.
-Fate
silenzio, ci
siamo!- intimò James, indicando il pub poco distante.
Accellerarono
il
passo e si fermarono davanti ai Tre Manici di Scopa, dal cui interno
provenivano i riverberi di una musica cupa e martellante.
-Mantenete
la calma,
so cosa fare.- disse James, agitando una mano davanti al viso in un
gesto noncurante; al dito gli scintillava un vecchio anellino
d'argento, che aveva deciso di tenere perché “questa
roba è
molto in stile Silente, vero?”
Remus
sentì un
sudore freddo impregnargli la fronte e il cuore gli martello
più
forte che mai mentre James spingeva la porta ed entrava insieme a
Sirius. Tirò un respiro profondo e, cercando di ignorare il
suo
battito cardiaco ormai impazzito, li seguì oltre la soglia.
Rimase
fermo a bocca
spalancata; un senso di meraviglia gli riempì mente e corpo,
scacciando via ogni barlume d'ansia.
Si
era aspettato di
trovare il pub illuminato come sempre e solo un po' più
affollato
del solito.
Invece
la sala era
immersa in una cupa luce bluastra, piena di zucche fluorescenti e
piccoli gnomi infagottati in abiti neri che fluttuavano in aria come
le candele nella Sala Grande.
I
tavoli erano stati
accatastati sulla sinistra. Le persone che li occupavano vestivano di
nero, viola o blu; un mago con la faccia ricoperta di cerone
sorseggiava da un calice ricolmo di vino, mentre la strega seduta al
suo fianco tendeva le mani nel tentativo di afferrare gli gnomi
fluttuanti, che digrigavano i denti e si ritraevano alla sua vista.
Note
di chitarra
metalliche, pesanti come piombo, rimbombavano contro le pareti e
facevano vibrare il pavimento. Remus guardò sulla destra;
una
piccola folla danzava e saltava davanti al palco su cui si stavano
esibendo gli Inferi Twins.
Il
cantante, seduto
a gambe incrociate sul bordo del palco, emetteva dei versi gutturali
nel microfono. Una criniera di capelli castani, aggrovigliati e
imbrattati di quello che pareva sangue finto, gli ricadeva fino ai
fianchi. Indossava un lungo abito nero, con le maniche strappate
sugli avambracci e due ossa incrociate ricamate all'altezza del
petto.
La
ragazza al suo
fianco era vestita allo stesso identico modo. Scuoteva freneticamente
la testa avanti e indietro, facendo volteggiare i lunghi capelli
viola, mentre le sue dita scorrevano sulle corde della chitarra a una
velocità sovraumana.
-Amelia
e Barnett
Harrison!- mormorò Sirius con un tono quasi reverenziale.
-Sono anni
che sogno di vederli dal vivo...
In
quel momento la
canzone terminò su una lunga nota stridente e il buio
completo calò
su di loro. Subito dopo, il pub tornò a illuminarsi della
solita
luce calda e accogliente, che si spandeva dalle lanterne appese alle
pareti.
Barnett
Harrison
balzò in piedi mentre uno scroscio di applausi e urla
esplodeva
davanti al palco. Si profuse in un inchino e urlò nel
microfono, con
una voce gioviale e allegra in contrasto con quel suo aspetto
così
inquietante: -Gli Inferi Twins vi ringraziano! Saremo presto di
ritorno per la continuazione del nostro set!
I
due fratelli
misero via chitarra e microfono e saltarono giù da un lato
del
palco, dove furono immediatamente accerchiati dai fans.
-Poverini,
volevano
solo andare a bere qualcosa.- ridacchiò James. -Forza,
cerchiamo un
tavolo...
-Professor
Silente!
Ma cosa ci fa qui? E guarda, c'è anche la cara Minerva...
Filius,
Horace!
Il
cuore di Remus
perse un battito. Madama Rosmeta si era appena fermata davanti a
loro, con un vassoio pieno di boccali vuoti tra le mani; aveva le
unghie laccate di nero e delle ciocche verdi tra i lunghi capelli
biondi.
James
fu il primo a
reagire. Chinò leggermente il capo in avanti e disse in tono
squillante; -Cara Rosmeta! Che piacere vederla.
-Anche
per me è un
piacere, professore.- Rosmeta sorrise. -Ma non mi aspettavo proprio
di trovarmi mezzo staff di Hogwarts nel mio pub, stasera. Niente
più
banchetto in Sala Grande?
-Oh,
vede, abbiamo
momentaneamente lasciato i nostri ragazzi nelle mani degli altri
professori.- rispose James con voce pacata. -Il nostro Filius, che
sta conducendo delle ricerche sul panorama musicale moderno,
è da
poco diventato un fan di questa curiosa band e ci teneva ad
ascoltarla dal vivo.
Con
la coda
dell'occhio, Remus vide Peter sorridere nervosamente e iniziare a
torcere i lembi della sua camicia.
-Sa,
ogni tanto
anche noi anziani sentiamo il bisogno di concederci una serata un po'
fuori dagli schemi... ma al tempo stesso non possiamo certo illuderci
di essere ancora dei giovincelli. Non ci tratterremo molto a lungo.
Giusto il tempo di un drink e saremo subito di ritorno al castello.
-Mi
sembra giusto, professore. Purtroppo rimane solo un tavolo libero,
quello lì in fondo.
-Grazie,
Rosmeta!-
esclamò Remus. -Le dispiacerebbe portarci quattro bottiglie
di Vino
Elfico Rosso?
-Certo.
Sarò subito
da voi. Oh, un consiglio per la serata... occhio agli gnomi. Se fosse
dipeso da me non li avrei fatti entrare nel mio pub ma il gruppo ha
insistito così tanto...
Rosmeta
ridacchiò e
si voltò per tornare al bancone, lasciando i tre ragazzi
– tranne
Sirius – a scambiarsi tra loro delle occhiate confuse.
E
adesso perché dovremmo stare attenti proprio agli gnomi?
*
Appena
si fu seduto
al largo tavolo squadrato in fondo alla sala, Remus si prese la testa
tra le mani, inalò un lungo respiro e ributtò
fuori l'aria,
permettendo a ogni residuo di tensione di abbandonare il suo corpo.
Era
andata. Ce l'avevano fatta. James era stato davvero
capace di imitare Silente.
-Ragazzi,
guardate!
Peter
stava
indicando una mensola sulla parete alle spalle di James e Sirius.
Sopra vi erano due gnomi, immobili e ritti in piedi, con i corpi
tozzi nascosti sotto dei costumi creati su misura; dei vestitini neri
con due ossa incrociate, indentici a quelli indossati dagli Inferi
Twins.
-Sono
le mascotte
della band!- esclamò Sirius con entusiasmo. Poi si morse il
labbro,
si guardò intorno e diede un colpo di tosse.
-Volevo
dire...
l'altra sera ho sentito degli studenti parlarne in Sala Grande.-
continuò in tono pratico. -A quanto pare, gli Inferi Twins
vanno in
tour con un esercito di gnomi.
-E
per quale
ragione?- disse Remus.
-Amelia
e Barnett
Harrison vengono da una famiglia molto particolare.- Le sopracciglia
di Sirius si aggrottarono in una perfetta imitazione del tipico
sguardo critico della McGranitt. -Due anni fa i loro genitori hanno
iniziato ad allevare degli gnomi nel loro giardino, invece di
scacciarli. Gli gnomi sono diventati fedeli agli Harrison e adesso
abitano nella loro casa come se fossero degli animaletti domestici, o
dei famigli. Un comportamento molto inusuale, va contro ciò
che noi
crediamo di conoscere sulla natura di queste creature...
-Roba
incredibile,
Minerva, davvero incredibile.- disse James scrollando la testa.
-Già.
Gli Inferi
Twins hanno iniziato a portarsi dietro gli gnomi durante i loro tour.
Un po' come mascotte, un po' come oggetti di scena per il palco. Per
stasera avranno pensato che fosse una buona idea utilizzarli come
decorazioni per il locale.
Gli
Inferi Twins, pensò Remus con una punta di risentimento,
avevano
decisamente un concetto barbaro del “fare scena”
durante i
concerti.
-Ma
sono incantati,
vero?- disse, rivolto a Sirius.
-Certo.
Gli piazzano
un po' di incantesimi addosso per farli stare buoni. Altrimenti
inizierebbero a mordere e aggredire chiunque, a parte gli Harrison...
-Ecco
a voi!
Madama
Rosmeta si
avvicinò e poggiò sul tavolo un vassoio con
quattro calici e
quattro bottiglie di vino, per poi allontanarsi verso il bancone dove
un ometto dallo sguardo allucinato strepitava; -Dov'è il mio
Odgen?
Voglio il mio Odgen ora!
Remus
stappò la
bottiglia, riempì il bicchiere fino all'orlo e
guardò i suoi
compagni, sentendosi investire da una feroce ondata di affetto per
loro; lo sguardo allegro e beffardo di James brillava negli occhi
azzurri di Silente, la bellezza arrogante e disinvolta di Sirius
sembrava risplendere sul viso spigoloso della McGranitt e la dolcezza
di Peter risaltava nel sorriso di Vitious.
James,
Sirius e Peter, che non lo avevano mai guardato con disgusto e paura,
che erano rimasti al suo fianco persino nel momento in cui lo avevano
visto trasformarsi davanti ai loro occhi e lo avevano aiutato a
tramutare la sua maledizione nel principio di qualcosa che avrebbe
potuto rivelarsi la più grande benedizione della sua vita.
-Alla
nostra prima
luna piena.- mormorò Remus, levando in alto il bicchiere.
-Alla
nostra prima
luna piena.- risposero gli altri in coro.
Quando
i calici
tintinnarono, Remus sentì delle lacrime di gioia pizzicargli
gli
occhi. Le ricacciò indietro e iniziò a
sorseggiare il vino,
godendosi il sapore aspro e pungente; era abituato a berne un po' a
cena, insieme ai suoi genitori, e riuscì a farlo andare
giù senza
troppi problemi.
Di
colpo il buio
calò di nuovo intorno a loro. Poi ci furono un'esplosione di
luce
bluastra, un urlo roco e un riff di chitarra sparato a tutto volume.
-We've
risen from
the eternal sleep, our souls in the hands of darkness, we're just
brainless and bloodthirsty puppets...
La
serata era appena
iniziata.
*
-Everywhere
we will go the flowers will die, everytime we will scream the lights
will fall from the sky!
Remus,
in piedi con
la schiena abbandonata contro la parete, cantava a tutti polmoni il
ritornello della canzone. Non aveva il coraggio di buttarsi nella
piccola folla per cercare di avvicinarsi di più al palco; la
testa
gli girava e aveva paura che le gambe avrebbero potuto cedergli da un
momento all'altro.
Non
sono ubriaco.
Sono solo brillo, ecco.
Dopo
aver finito il
vino, James e Sirius si erano offerti di pagare un altro giro e
avevano ordinato altre quattro bottiglie. Ma Remus era riuscito a
bere solo metà della sua; non appena si era sentito cogliere
da un
senso di nausea, aveva abbandonato la bottiglia e si era alzato per
andare ad ascoltare la band più da vicino.
Si
era reso conto
che la loro musica gli piaceva. Era totalmente diversa da quella che
lui era abituato ad ascoltare e, con la testa che girava e l'euforia
nelle vene, era facile lasciarsi andare a quei suoni così
trascinanti e aggressivi.
È
fantastico. Tutto questo è fantastico. Sono brillo, la
musica è
fenomenale, sto partecipando a una vera festa, mi sto spacciando per
il mio professore di Pozioni. Perché non posso fare questo
tutti i
giorni?
-Remus!
Remus!
Si
sentì tirare
l'orlo della veste. Abbassò lo sguardo e vide Vitious (no,
Peter,
dovette ricordare a se stesso) che lo fissava con gli occhi sgranati
e le labbra tirate.
-Cosa...
cosa c'è?
-James
e Sirius sono
ubriachi, l'ora è quasi scaduta, abbiamo forse dieci minuti
per
uscire di qui!
Fu
come essere
strappati via da un sogno ad occhi aperti e ripiombare nella cruda
realtà. Remus rimase immobile a bocca aperta, troppo
sconvolto per
ragionare. Poi un'ondata di puro terrore lo investì,
spazzando via
qualsiasi effetto quella piccola sbronza avesse avuto su di lui.
-Pe...
Filius, tu
inizia ad andare, ci penso io!
Spiccò
una piccola
corsa, scoprendo con sorpresa che il panico lo aveva reso talmente
lucido da permettergli di muoversi con una certa agilità.
Raggiunto
il tavolo, gli si presentò davanti uno spettacolo che mai
avrebbe
creduto di vedere in vita sua; Silente e la McGranitt che urlavano e
ridevano a squarciagola, con gli occhi lucidi e il viso arrossato per
il troppo alcol. Era una fortuna che la musica fosse così
alta da
coprire le loro voci.
-Ragazzi!-
sibilò. Afferrò il braccio di Sirius, che gli
rispose con
un'espressione vacua e un sorriso ebete. -L'effetto della pozione sta
per terminare.
Quelle
parole
sembrarono riscuotere James e Sirius, che impallidirono e si
affrettarono ad alzarsi, scambiandosi delle occhiate nervose.
-Muoviamoci.
Non
parlate, non ridete, comportatevi in modo normale finché non
saremo
lontani da qui.
Attraversò
la sala
a grandi passi, fino a fermarsi davanti alla porta. Lanciò
un'occhiata dietro di sé e sospirò di sollievo;
James e Sirius
camminavano lentamente nella sua direzione, con delle espressioni
impassibili e composte.
Stava
per voltarsi e
aprire la porta, quando Sirius inciampò nell'orlo della
lunga veste
e barcollò leggermente in avanti, agitando le braccia; la
sua mano
andò a colpire la faccia di uno gnomo che fluttuava
lì accanto.
Lo
gnomo lanciò un
urlo stridulo, spalancò la bocca e si avventò su
di lui,
affondandogli i denti nella mano e facendolo gridare a sua volta di
dolore. Remus e James sfoderarono la bacchetta nello stesso momento;
due lampi di luce colpirono la creatura, che fu sbalzata via e
ricominciò a fluttuare in aria con un'espressione ebete nei
grandi
occhi tondi.
-Professoressa
McGranitt!
Con
un crescente
senso di orrore, Remus vide Rosmeta precipitarsi da loro; la ragazza
si fermò davanti a Sirius e gli afferrò la mano
ferita.
-Mi
dispiace così
tanto! Sapevo che non era una buona idea permettere al gruppo di
portare qui questi dannati gnomi... venga sul retro, così le
spalmo
una pomata.
Un
nodo doloroso
serrò la gola di Remus.
-Rosmeta,
non ce n'è
alcun bisogno...- iniziò, ma fu interrotto dalla voce
stranamente
lucida di James.
-Rosmeta,
non
preoccuparti. Il morso dello gnomo non è affatto pericoloso.
Ci
penseremo io e Horace a medicare Minerva appena saremo al castello.
La
ragazza annuì e
lasciò andare la mano di Sirius.
-Certo,
certo. Avete
ragione.- I suoi occhi, fissi su James, furono attraversati da un
lampo d'ilarità. -Professor Silente, non avevo notato che
anche lei
si fosse tinto i capelli stasera!
Remus
sentì le mani
iniziare a tremargli; tra la chioma bianca di James erano comparse
delle sottili ciocche scure. Questo significava che...
-Buonanotte,
Rosmeta!- urlò Remus in tono gioviale. Spalancò
la porta, afferrò
James e Sirius per un braccio e li spinse fuori. -Abbiamo urgenza di
medicare la professoressa McGranitt!
Uscì
e sbatté la
porta in faccia a una sconcertata Madama Rosmeta. Si
incamminò
dietro James e Sirius, godendosi la ventata di aria fredda che gli
sferzò il viso, rendendolo più lucido che mai.
Avvertì
un
improvviso formicolio sulla testa, in quei punti dove i capelli di
Lumacorno erano più radi dei suoi, e la pelle del suo
stomaco iniziò
a tendersi e contorcersi.
Un
crampo lancinante
lo costrinse a fermarsi e piegarsi in avanti; boccheggiò,
mentre la
pelle continuava a comprimersi e assottigliarsi e ciocche di capelli
scompigliati gli ricadevano intorno alle guance.
Rimase
immobile ad
occhi chiusi, finché il dolore allo stomaco non
sparì del tutto; la
trasformazione era completa.
Aprì
lentamente gli
occhi; era solo nella strada deserta e la veste gli ricadeva addosso
come un sacco di patate.
Devo
andarmene subito di qui., pensò
in preda al panico. Afferrò i lembi del vestito e li tenne
sollevati
mentre si incamminava. Ma dove sono finiti gli
altri?
-Remus!
Ehi, siamo
qui!
Era
l'inconfondibile
voce di Sirius, in quel momento persa e strascicata. La testa del
ragazzo spuntava dall'angolo di un vicoletto poco più avanti.
Remus
si affrettò a
raggiungerlo. Sirius si sporse per afferrargli un braccio e lo
trascinò in un vicolo stretto, illuminato dalle fiaccole
appese ai
muri. Davanti a loro c'erano James e Peter, che stava sistemando gli
occhiali sul naso dell'amico.
-Peter,
ti avevo
detto di tornare alla Stamberga...- iniziò Remus.
-E
invece ci stava
aspettando qui. Non è adorabile?- cinguettò
Sirius. -Ci ha anche
sistemato le misure dei vestiti con la magia!
-Fantastico.
Remus
si passò una
mano sulla fronte e sospirò. Aveva vissuto abbastanza
emozioni per
quella sera. Si sentiva improvvisamente stanco, affaticato, con la
gola secca. La sua mente vagò, facendogli immaginare una
caraffa
d'acqua fresca e un letto caldo su cui riposare.
-Ragazzi,
non so
come ho fatto a uscirmene con quell'ultimo discorso per liquidare
Rosmeta. Ero veramente fuori di me.- disse James con un sorriso vago.
-Meno
male che non
dovevamo ubriacarci.- Remus inarcò un sopracciglio. -Non
eravate
stati voi a dirlo?
In
tutta risposta,
James chiuse gli occhi e abbandonò la testa contro il muro,
ridacchiando.
Dai,
non posso prendermela con loro, è stata anche colpa mia.
Come
diavolo ho fatto a perdere la cognizione del tempo in quel modo?
-Va
bene, non
importa... James, ce la fai almeno a camminare?
-Certo
che sì!-
esclamò James, aprendo gli occhi.
-Bene.
Allora prendi
il mantello.
-Io...
l'ho
dimenticato alla Stamberga.- biascicò lui.
Remus
e Peter si
scambiarono un'occhiata disperata.
-Va
bene.- disse
Remus, ispirando profondamente e imponendosi di rimanere calmo.
-Allora... pare che non ci sia nessuno in giro, ma ora abbiamo di
nuovo il nostro aspetto e c'è sempre il rischio di essere
visti.
Potremmo dare troppo nell'occhio muovendoci tutti e quattro insieme.
Peter, inizia ad accompagnare James alla Stamberga. Non trasformarti,
voglio che lo aiuti a sorreggersi. Io e Sirius vi raggiungeremo tra
qualche minuto.
Peter
annuì.
Impugnò la bacchetta e lanciò un incantesimo
verso la veste di
Remus, che si restrinse e tornò della misura giusta, poi
prese James
sottobraccio e lo scortò verso l'uscita del vicolo.
Guardandoli
andare via, Remus sentì la tensione sciogliersi e non
poté fare a
meno di lasciarsi sfuggire una risata; nonostante il rischio che
avevano corso, quella era stata la serata più divertente di
tutta la
sua breve esistenza.
Due
braccia si
strinsero intorno alla sua vita. Remus trattenne il fiato mentre il
petto di Sirius premeva contro la sua schiena. Si voltò,
trovandosi
faccia a faccia con il ragazzo.
-Ci
siamo fatti
quasi beccare, eh?- mormorò Sirius; aveva le labbra gonfie,
il fiato
che sapeva di vino. I capelli, più disordinati che mai, gli
ricadevano intorno al viso arrossato.
-Già.
Colpa tua e
di James.- lo canzonò Remus.
-Colpa
nostra? E
perché mai?
-Perché
vi siete
ubriacati e tu hai colpito in faccia lo gnomo...
Sirius
serrò la
stretta intorno alla vita di Remus e affondò il viso sul suo
collo,
ridacchiando.
-Invece
è stata
colpa di quello stupido gnomo. Comunque non preoccuparti, alla
Stamberga prenderemo la Pozione Comperante... Tenebrante... insomma,
quello che è.
Remus
non rispose;
era troppo impegnato a cercare di controllare i brividi che gli
attraversavano il collo. Sirius alzò la testa, continuando a
guardarlo con quel sorriso etereo e gli occhi che brillavano di
divertimento. I loro visi erano vicini, troppo vicini... la bocca di
Sirius si poggiò di colpo sulla sua e Remus sentì
il respiro
abbandonare del tutto i suoi polmoni.
Senza
pensare,
iniziò a muovere lentamente le labbra contro quelle del
ragazzo, in
un bacio impacciato che durò pochi istanti. Sirius si
ritrasse quasi
subito e lasciò la presa intorno alla sua vita.
-Scusami,
non so
cosa mi è preso. Io... credo di essere ubriaco.
Remus
si limitò a
fissarlo, troppo frastornato per rispondere. Di tutte le cose assurde
che erano accadute quella sera, baciare Sirius era stata la
più
inaspettata in assoluto. La più inaspettata e forse anche la
più
piacevole, realizzò con un improvviso senso di trepidazione;
meglio
del vino, meglio della musica, meglio dei momenti in cui aveva riso
fino alle lacrime per le battute di James.
-Tranquillo,
non
scusarti.- mormorò, poggiandogli una mano sul braccio e
trattenendo
l'istinto di spostarla sul suo viso.
Magari
non significa niente. Magari domani lui non si ricorderà
quello che
è successo... no, dai, non è poi così
fuori.
-Sai,
sono un po'
ubriaco.- ripeté Sirius, facendo ciondolare la testa a
destra e a
sinistra.
Va
bene, è decisamente fuori.
-Lo
so. Me ne sono
accorto. Come va la ferita?
-Bene.
Non è niente
di grave.- Sirius sollevò la mano; sul dorso c'erano ancora
i segni
rossastri dei morsi e un po' di sangue secco. -Appena torniamo in
camera ci metto sopra qualcosa.
Rimasero
in silenzio
a guardarsi e Remus sentì il cuore iniziare a battere
incontrollato.
Aveva una voglia incredibile di prendere il viso di Sirius tra le
mani e ricominciare a baciargli le labbra, ma non voleva prendere
l'iniziativa mentre lui era ancora ubriaco.
-Forse
ci conviene
iniziare ad andare...- mormorò, lanciando un'occhiata verso
l'uscita
del vicolo.
-Remus?
Quella
voce dolce e
quegli occhi che lo accarezzavano con lo sguardo gli fecero venire i
brividi.
-Sì?
-Prendimi
sottobraccio come ha fatto Peter con James. Mi piace starti vicino.
*
Ho
baciato Sirius...
-Bella
serata, vero?
-Mh
mh.
Ho
baciato Sirius...
-Ce
la siamo
scampata appena in tempo!
Ho
davvero baciato Sirius...
-In
dormitorio
dovremmo avere i Calderotti di Zucca per cena. Anche se a dire il
vero non ho poi tutta questa fame.
-Già,
neanche io.-
rispose distrattamente Remus. Lui e James stavano camminando lungo il
corridoio del terzo piano, infagottati sotto il Mantello
dell'Invisibilità. Davanti a loro, un grosso cane nero
avanzava
guardandosi intorno con aria circospetta, pronto a fiutare la
presenza di Gazza e Mrs Purr. Un topolino con i baffetti vibranti
sonnecchiava sulla sua schiena.
La
Pozione
Temperante, di cui Remus aveva bevuto appena un goccio per mandare
via gli ultimi residui di mal di testa, aveva avuto un effetto
miracoloso su James e Sirius; i due ragazzi erano tornati lucidi nel
giro di un minuto e avevano riacquistato la capacità di
trasformarsi
in Animagi, ma avevano detto di sentirsi troppo stanchi per andare
alla festa in Sala Grande.
Non
incontrarono
nessuno nel loro percorso verso il settimo piano. Quando furono nei
pressi della torre di Grifondoro, Remus e James si tolsero il
mantello e Sirius e Peter ripresero le loro sembianze umane.
-Non
vedo l'ora di
mettere quei Calderotti di Zucca sotto i denti.- mormorò
Sirius, con
una voce allegra nonostante la stanchezza che gli annebbiava gli
occhi. Remus gli si affiancò e gli passò un
braccio intorno alle
spalle, sorridendogli.
Non
riusciva a
togliersi dalla testa il bacio che si erano scambiati, per quanto
fosse stato breve e impacciato; era sicuro di sentire ancora un lieve
sapore di vino impregnargli le labbra.
Forse
me lo sto immaginando...
-Io
non vedo l'ora
di buttarmi a letto. È stata una serata estenuante.- disse,
arrischiandosi ad accarezzare delicatamente una spalla di Sirius con
le dita.
-Estenuante,
breve e
intensa. Mi pento solo di essere rimasto al tavolo a ubriacarmi
invece di venire con te a vedere gli Inferi Twins da vicino...
I
quattro ragazzi,
continuando a chiacchierare sottovoce, svoltarono l'angolo del
corridoio e si bloccarono di colpo, come pietrificati.
A
pochi passi da
loro, di fronte al ritratto della Signora Grassa, c'era Albus
Silente. La luce delle fiaccole si rifletteva sulla sua lunga veste
argentea, facendo risplendere le striature d'oro. Gli occhi azzurri,
da dietro gli occhialini a mezzaluna, fissavano i ragazzi con
un'espressione pacata.
Remus
lasciò
scivolare il braccio dalle spalle di Sirius e deglutì. Per
alcuni
istanti un silenzio teso sembrò vibrare tra le mura del
corridoio.
Poi Silente accennò un sorriso e disse, in tono tranquillo;
-Buonasera. Non mi sembra di avervi visti al banchetto stasera.
-Buonasera,
professore.- rispose James falsando un tono allegro. -Ha ragione,
siamo rimasti in sala comune a studiare fino a tardi. Sa, quest'anno
ci sono i G.U.F.O. e Remus ci ha costretti a rimetterci in pari con
il programma. Per colpa sua ci siamo persi tutto il divertimento!
Come
cazzo fa a essere così sfacciato?
-Alla
fine siamo
scesi.- aggiunse Sirius. -Ma ci siamo accorti di aver dimenticato una
cosa e stavamo tornando in dormitorio a prenderla.
Silente
inarcò
leggermente le sopracciglia. Poi riprese a parlare.
-Stasera
è successa
una cosa curiosa. Durante il banchetto, un gufo mi ha portato un
pacchettino con un anello e un messaggio da parte di Madama Rosmeta.
Per vostra sfortuna, la professoressa McGranitt si è
ritrovata a
leggerlo insieme a me. Rosmeta ci teneva ad avvisarmi che avevo
appena dimenticato l'anello nel suo pub, per quanto io sia certo di
non averlo mai posseduto né visto in vita mia, e si
è detta
dispiaciuta per aver permesso a un certo gnomo di mordere Minerva.
Gli
occhi di Silente
guizzarono verso la mano di Sirius e Remus si sentì
sprofondare. Gli
sembrava che il cuore avesse smesso di battere e che il sangue non
scorresse più nelle sue vene.
-Professore,
noi...
non capiamo cosa intende dire.
James
stava
ricambiando lo sguardo di Silente a testa alta, ma era pallido e si
stava letteralmente torturando il labbro con i denti. Accanto a lui
Peter, bianco come un cencio, teneva lo sguardo fisso a terra.
Silente
sorrise
accomodante e continuò; -Di recente, il professor Lumacorno
si era
lamentato con me e la McGranitt di aver perso un po' delle sue
preziose scorte di Pozione Polisucco. Il giorno dopo, la McGranitt mi
ha raccontato che mentre usciva dal suo ufficio si era sentita
strappare un capello dalla testa ma nel momento in cui si è
girata
non ha visto nessuno nei dintorni. Quella mattina stessa a me era
accaduta la stessa identica cosa. Purtroppo la
vostra assenza
al banchetto di stasera non è passata inosservata. Subito
dopo
l'arrivo del messaggio di Rosmeta, la McGranitt ha spedito Lily Evans
nel vostro dormitorio per cercarvi. Inutile dire che non vi ha
trovati da nessuna parte.
Remus
si sforzò di
respirare. Un enorme vuoto gli scavava e gli mangiava lo stomaco;
sarebbero stati espulsi, senza alcun dubbio. E il tutto per un motivo
così stupido...
-Ascoltate,
non ho
intenzione di espellervi.
L'aria
gli esplose
liberamente nei polmoni. Remus sgranò gli occhi e
lanciò
un'occhiata a Sirius, che boccheggiava incredulo.
-Come
ben
immaginate, non sarebbe conveniente espellere ben metà della
Casa di
Grifondoro del quinto anno.- disse Silente. -Anche perché
perderemmo
alcuni degli studenti più brillanti della nostra scuola.
Tuttavia...- La sua voce, seppur priva di rabbia, si fece decisa e
inflessibile. -Non possiamo sorvolare sulla gravità delle
vostre
azioni. Siete convocati domani nel mio ufficio per discutere con me e
la professoressa McGranitt su questa vicenda, così da darci
modo di
decidere come agire. Per il momento, la professoressa vi ha
già
sottratto cinquanta punti a testa e stiamo pensando di darvi tra le
due e le quattro settimane di punizione e di sospendere le vostre
visite a Hogsmeade fino a Natale.
Davanti
al silenzio
attonito dei ragazzi, Silente chinò il capo in segno di
saluto.
-Bene,
non c'è
molto altro da dire. Ho purtroppo dimenticato in Sala Grande l'anello
che mi è stato mandato da Rosmeta, per cui lo
renderò domani al
legittimo proprietario. Credo che ora tornerò alla festa.
Buonanotte.
Silente
si incamminò
e gli passò accanto. Remus rimase immobile, a fissare con
aria
assente la Signora Grassa, che dormiva beatamente con la testa
reclinata contro la cornice del ritratto.
Non
sapeva come
avrebbe dovuto sentirsi. Certo, avevano perso una quantità
spaventosa di punti, forse avrebbero passato un mese in punizione, la
professoressa McGranitt li avrebbe odiati per il resto della sua
vita... eppure il cuore aveva ricominciato a battergli e il sangue a
scorrere nelle vene.
Le
parole “non
ho intenzione di espellervi” gli rimbombavano in
testa. Questo
era tutto ciò che contava veramente; non era stato espulso.
Non era
stato espulso e aveva baciato Sirius...
-Un'ultima
cosa,
ragazzi!
Si
voltarono di
scatto; Silente era alle loro spalle e sorrideva ancora, di quel suo
sorriso mesto e indecifrabile.
-Sì,
professore?-
mormorò Sirius.
Silente
si strinse
nelle spalle e... ci ha davvero fatto l'occhiolino?, pensò
Remus sconvolto.
-Restituisco
dieci
punti a ognuno di voi per l'inventiva del vostro piano. Detto questo,
buonanotte.
Sparì
dietro
l'angolo del corridoio con uno svolazzo della veste e, dopo qualche
minuto, il ticchettio dei suoi stivali svanì in lontananza.
I
ragazzi rimasero
lì a guardarsi con aria stupefatta. Poi Remus si
passò una mano tra
i capelli e scosse la testa, sforzandosi di non scoppiare a ridere.
-Quell'uomo
è
matto, ragazzi. Completamente matto.
-Sì
ma domani cosa
andiamo a dire alla McGranitt?- ribatté Peter, che aveva
recuperato
un po' di colore sulle guance.
-Ci
penseremo
domani.- disse Remus, avvicinandosi al ritratto della Signora Grassa.
-Ora ho solo voglia di buttarmi a letto. Regnum!
La
donna sussultò e
sbatté le palpebre, per poi arricciare le labbra in una
smorfia.
-Ah.
Siete voi.
Entrate.
Il
ritratto si
spalancò e Remus entrò nella buia sala comune,
sentendosi leggero
come un palloncino.
Non
sono stato espulso. Ho baciato Sirius. Non sono stato espulso. Ho
baciato Sirius...
Avrebbe
rimandato all'indomani la questione dei punti persi e dell'imminente
incontro con Silente e la McGranitt; la sua mente riusciva a
concentrarsi solo sulla notte folle che aveva passato insieme alle
persone più importanti della sua vita. Una notte che aveva
cancellato la sua paura, irrazionale ma radicata nel tempo, di non
potersi godere l'adolescenza come tutti i ragazzi normali.
Finalmente
capiva
che anche lui poteva essere normale. Che non era
costretto a
tenersi addosso le etichette di studente modello, Prefetto di
Grifondoro o ragazzo condannato all'infelicità a causa della
sua
condizione. In quel momento, si sentiva solo un adolescente che aveva
infranto le regole della scuola nel modo più oltraggioso
possibile e
che non riusciva a togliersi dalla testa il sapore delle labbra di un
amico.
Forse,
si ritrovò a
pensare, una volta cresciuto e diventato adulto avrebbe scoperto che
al mondo c'erano cose più importanti di una notte passata
con gli
amici, una bottiglia di vino e un bacio fugace che avrebbe potuto non
significare nulla.
Ma
non adesso.
Sirius
gli si era
appena affiancato mentre salivano le scale che portavano ai
dormitori, poggiandogli una mano sulla schiena e rivolgendogli un
sorriso radioso che rese il suo volto ancora più attraente
del
normale.
In
quel momento, il futuro era ancora un concetto lontano, privo di un
nome e di un volto, come una macchia sfocata e indistinta in
lontananza. E non esisteva niente di più importante di una
notte
passata con gli amici, di una bottiglia di vino e di un bacio fugace
che avrebbe potuto portare con sé tutti i significati del
mondo.
Note
Gli elementi del pacchetto del contest per cui ho scritto la storia erano "Hogsmeade - Brindisi - Pozione - Gnomo". Da qui mi è venuta l'ispirazione per questa vicenda assolutamente delirante, in cui ho cercato di mischiare il comico e l'introspezione e di rendere entrambi i lati della personalità di Remus ai tempi della scuola, almeno per come io immagino il personaggio; un ragazzo più tranquillo e ragionevole di James e Sirius, ma pronto a farsi trascinare nelle loro follie e capace di essere irresponsabile e sconsiderato, spinto dalla voglia di sentirsi un ragazzo normale dopo un'intera infanzia passata in solitudine a causa della sua licantropia.
A differenza del mantello dell'invisibilità, la Mappa non è presente nella storia perché da quel che ricordo è stata creata dopo che i Malandrini avevano iniziato ad esplorare il castello e il parco sotto forma di Animagi. Visto che la vicenda si svolge nel periodo immediatamente successivo alla prima luna piena dei Malandrini, non mi sembrava conveniente inserirla.
La Pozione Temperante anti-sbronza e gli Inferi Twins sono una mia invenzione, così come i "testi" delle canzoni. L'idea degli gnomi come decorazioni per il locale mi è venuta dal libro del Principe Mezzosangue, dove George incanta uno gnomo da giardino per metterlo al posto della stella sull'albero di Natale.
Note
Gli elementi del pacchetto del contest per cui ho scritto la storia erano "Hogsmeade - Brindisi - Pozione - Gnomo". Da qui mi è venuta l'ispirazione per questa vicenda assolutamente delirante, in cui ho cercato di mischiare il comico e l'introspezione e di rendere entrambi i lati della personalità di Remus ai tempi della scuola, almeno per come io immagino il personaggio; un ragazzo più tranquillo e ragionevole di James e Sirius, ma pronto a farsi trascinare nelle loro follie e capace di essere irresponsabile e sconsiderato, spinto dalla voglia di sentirsi un ragazzo normale dopo un'intera infanzia passata in solitudine a causa della sua licantropia.
A differenza del mantello dell'invisibilità, la Mappa non è presente nella storia perché da quel che ricordo è stata creata dopo che i Malandrini avevano iniziato ad esplorare il castello e il parco sotto forma di Animagi. Visto che la vicenda si svolge nel periodo immediatamente successivo alla prima luna piena dei Malandrini, non mi sembrava conveniente inserirla.
La Pozione Temperante anti-sbronza e gli Inferi Twins sono una mia invenzione, così come i "testi" delle canzoni. L'idea degli gnomi come decorazioni per il locale mi è venuta dal libro del Principe Mezzosangue, dove George incanta uno gnomo da giardino per metterlo al posto della stella sull'albero di Natale.