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Autore: Carme93    11/04/2020    4 recensioni
Questo calendario dell'avvento è un po' particolare, in quanto dietro ogni casellina si cela un personaggio di Harry Potter (elenco che aggiornerò man mano):
- 1 Dicembre. Oliver Baston.
- 2 Dicembre. Kingsley Shacklebolt [E' il 1985, la guerra contro Lord Voldermort è ormai un brutto ricordo; ma mentre la comunità magica si prepara a festeggiare il Natale, un giovane Auror è pronto per la sua prima missione. Kingsley Shacklebolt, giovane coraggioso e idealista, è entusiasta all'idea di mettersi finalmente alla prova e dimostrare il proprio valore. Questa storia si è classificata decima al contest "Il contest delle prime volte" indetto da inzaghina.EFP sul forum di EFP].
- 3 dicembre. Argus Gazza [Questa storia si è classificata quarta al contest "Sincero (non mi odi più) indetto da GiuniaPalma sul forum di EFP ed è vincitrice del premio speciale "Brutte intenzioni"].
- 4 dicembre
[Questa raccolta partecipa alla challenge "M(h)arry Christmas - Il calendario dell'Avvento" indetto da blackjessamine sul forum di EFP]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Coppie: Hannah/Neville, Teddy/Victorie
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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[Questa storia si è classificata decima al contest "Il contest delle prime volte" indetto da inzaghina.EFP sul forum di EFP oltre che alla challenge "M(h)arry Christmas - Il calendario dell'Avvento" indetto da blackjessamine sul forum di EFP]. 











 
Il ragazzino dalle converse rosse
 
 
 
 



 
22 dicembre
Quartier Generale degli Auror
Ministero della Magia
Londra
 
 


 
 
«Hai visto l’ultima partita dei Cannoni di Chudley?».
«Oh, sì. Sono stati terribili. La loro cacciatrice, però, è un bel pezzo di…».
«Hai ragione! Ma mai quanto il portiere delle Holyead Harpies… quella è veramente da paura».
Sbuffò e sedette ancora più rigidamente, come se con il suo contegno avesse potuto prendere le distanze da quegli sciocchi. Come potevano comportarsi tanto infantilmente? Venivano già considerati solo dei ragazzini appena diplomati dai loro colleghi più anziani, perché allora assumere un comportamento simile avvalorando quella convinzione?
Il cubicolo che condividevano era piccolo e purtroppo parecchio disordinato: erano stati rimproverati più volte per quel motivo, ma gli altri sembravano non curarsene.
Aveva sognato per anni quel momento, ma, ora, faticava ad abituarsi al ritmo del Ministero della Magia, inaspettatamente meno incalzante e rigido dell’Accademia. D’altronde avrebbe dovuto prevederlo: Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era caduto e i suoi seguaci erano stati quasi tutti catturati e condotti ad Azkaban, perciò per gli Auror era un periodo tranquillo. Ciò che, però, l’aveva colpito negativamente era stata la piena compresione di come funzionassero i meccanismi ‘segreti’ del Ministero della Magia: il talento non era fondamentale, a volte era sufficientemente avere una camera blindata alla Gringott particolarmente pingue e appartenere a una famiglia con i giusti agganci. La sua famiglia era antica e ricca, perciò s’impegnava quotidianamente per dimostrare di essersi meritato quel posto.
«Shacklebolt».
Un Auror con una cicatrice sulla guancia, ma abbastanza giovane, si era fermato sulla soglia del loro cubicolo. Il giovane alzò lo sguardo sorpreso e ricambiò il suo sguardo.
«Shacklebolt, sei sordo?» sbottò quello rudemente. «Ti vuole la Vaughan».
«Ora?» chiese sorpreso.
«No, al ballo di Natale del Ministero» sbottò quello andandosene.
Gli altri giovani Auror presenti sghignazzarono divertiti.
«Che hai combinato, King?» chiese uno di loro.
Kingsley riteneva di essere sufficientemente socievole, ma non apprezzava quando gli altri si prendevano troppe confidenze: solo i suoi amici e i suoi familiari usavano quel diminutivo. Non perse tempo a rispondere, anche perché era agitato e non voleva mostrarlo: per quale motivo la Vaughan l’aveva convocato?
Esmeralda Vaughan era un’Auror anziana ed era stata anche loro istruttrice all’Accademia: a lezione si era comportata sempre severamente, ma in quei mesi Kingsley aveva avuto modo di osservarla sul lavoro e aveva scoperto una donna molto disinvolta, a tratti amichevole, ma sempre molto autorevole tanto da farsi rispettare anche dai colleghi uomini più arditi e rudi.
Naturalmente aveva un cubicolo tutto suo, Kingsley si fermò sulla soglia e bussò.
Esmeralda era seduta con le gambe sulla scrivania di legno massiccio, gli stivali di pelle di drago in bella mostra; gli occhi seguivano distrattamente il movimento della sua piuma prendiappunti e giochicchiava con una ciocca di capelli sfuggita dalla stretta coda di cavallo. Sua sorella Adelaide avrebbe certamente disapprovato un comportamento talmente poco femminile, ma d’altronde lei non approvava le donne che decidevano d’intraprendere quella carriera.
Esmeralda si voltò e sorrise leggermente. «Entra».
Kingsley obbedì e si avvicinò alla scrivania. La stimava parecchio e sperava di non averla infastidita in qualche modo. Esmeralda tolse i piedi dal tavolo e alcuni fogli di pergamena svolazzarono via, ma lei li recuperò immediatamente con un movimento secco della bacchetta.
«Coda di paglia?» chiese Esmeralda notando la sua espressione.
Kingsley imprecò mentalmente per quella figuraccia. «No, signora. Mi domando il motivo della mia convocazione» disse pur di darsi un contegno.
«C’è del lavoro da fare» replicò Esmeralda. «E Scrimgeour vuole che me ne occupi io, perché, a Natale, nessuno vuole lavorare qui dentro». Kingsley percepì il battito del suo cuore accelerare improvvisamente, ma si costrinse a non illudersi. «E voglio che tu mi dia una mano».
La sua prima missione! «Sì, signora» rispose all’istante.
«L’entusiasmo della giovinezza» ghignò Esmeralda. «Dopo il primo appostamento notturno cambierai idea».
A Kingsley sembrava difficile, ma tentò di controllarsi. «Di che cosa si tratta?».
«Contrabbando di pozioni oscure. Abbiamo avuto una soffiata e dobbiamo andare a controllare, possibilmente arrestando un po’ di gente».
Kingsley annuì compuntamente, poteva quasi immaginarsi Scrimgeour con la sua criniera rossastra impartire un ordine del genere. «Farò del mio meglio».
«Preparati. Ci incontreremo alle undici al Paiolo Magico per bere qualcosa tra colleghi».
 
 
 


 
 
23 dicembre
Notturn Alley
Poco dopo la mezzanotte.
 
 
 

 
Kingsley, stretto in un mantello di lana scuro, rabbrividì dal freddo. Lui ed Esmeralda si erano appostati sul tetto di una casa abbandonata da quasi due ore e osservavano con attenzione lo stretto e buio vicolo sottostante. Il suo corpo era man mano più rigido e intorpidito non solo per il freddo ma anche per la posizione scomoda.
Crack!
Al familiare suono di una smaterializzazione il giovane sussultò; Esmeralda al contrario non si mosse ma i suoi occhi luccicarono e divennero ancor più attenti: sembrava una fiera pronta a gettarsi sulla sua preda. Kingsley si aspettò di vederla fiondarsi sull’uomo vestito di nero e artigliarlo, ma non accadde.
L’uomo avanzò illuminando il vicolo con la bacchetta. Kingsley reputò che non dovesse essere particolarmente esperto: in quei posti era sempre meglio procedere nell’ombra per passare inosservati. Inoltre era tarchiato e alquanto impacciato: si voltò spesso indietro nervosamente, infine si accostò a un portone dall’aspetto sgangherato, lo aprì con un gesto della bacchetta ed entrò.
Kingsley si sollevò pronto a intervenire, ma Esmeralda lo fermò con una mano.
«Attendiamo» disse soltanto con gli occhi ancora puntati sulla porta ormai chiusa.
Una luce si accese al primo piano dell’abitazione: era fioca, ma potevano scorgere un’ombra tarchiata e tremolante muoversi con una certa disinvoltura.
«Tieni» sussurrò Esmeralda.
Kingsley prese l’omniocolo in ottone. All’Accademia gli era stato insegnato a usarlo in caso di appostamenti come quello, ma non se n’era mai servito senza supervisione, perciò ebbe difficoltà a regolarlo, ma Esmeralda lo comprese e lo aiutò. La ringraziò a mezza voce sempre più imbarazzato. Durante la sua prima missione avrebbe preferito fare una figura ben diversa.
L’omniocolo permetteva di vedere, attraverso le sporche finestre, più da vicino i movimenti dell’uomo: stava palesemente armeggiando con un calderone, sotto il quale era accesa una fiamma tenue. La parte della stanza dove lavorava era illuminata fiocamente da alcune candele, il resto era completamente al buio.
«Lo arrestiamo?» bisbigliò Kingsley.
«Non ora. Voglio sapere chi sono i suoi clienti. Aspetteremo che finisca di distillare la pozione e poi lo seguiremo. Potrebbe volerci un po’, ma sono sicura che farà di tutto per disfarsene al più presto» spiegò Esmeralda.
Kingsley annuì, consapevole che avesse ragione.
Rimasero lì fino a che l’uomo non smise di lavorare per quella notte - la pozione continuava a sobbollire - e si smaterializzò.
Ormai era giorno.
«Cosa pensa che stia distillando, signora?» chiese Kingsley.
«Non lo so, ma è sicuramente roba oscura o non verrebbe a lavorare di notte. L’informatore di Scrimgeour è molto affidabile». La voce di Esmeralda era roca, segno che la nottata al freddo aveva fatto effetto anche su di lei.
Si incamminarono coprendosi il volto con il cappuccio. Diagon Alley si stava svegliando, ma ancora non vi erano molti avventori in giro. Nonostante la stanchezza, però, era bello ammirare le vetrine decorate a motivi natalizi.
«Va’ a riposarti. Ci vediamo pomeriggio al Quartier Generale per fare il punto. Ci aspetta un’altra nottata di appostamento e speriamo che si decida a concludere o trascorreremo anche Natale a Notturn Alley».
La prospettiva era pessima, ma Kingsley assentì. «Sì, signora. A pomeriggio».
 
 
 



 
23 dicembre
Diagon Alley
Mattina
 
 
 



 
Esmeralda si smaterializzò, ma Kingsley aveva deciso che sarebbe rientrato più tardi poiché ancora non aveva comprato i regali di Natale e a quanto sembrava non ne avrebbe avuto il tempo con quella missione inaspettata. Sospirò e si diresse verso la Gelateria di Florian Fortebraccio: era ancora presto perché i negozi aprissero, ma aveva necessità di scaldarsi e la cioccolata calda sarebbe stata perfetta.
Stanco com’era si scontrò con qualcuno, si scusò per poi rendersi conto che era un ragazzino: indossava vestiti decisamente babbani, ma vecchi e troppo larghi, e delle converse rosse consumate che risaltavano immediatamente rispetto agli indumenti scuri.
«N-non fa niente» borbottò il ragazzino senza guardarlo negli occhi e pronto ad allontanarsi.
«Per farmi perdonare, ti offro una cioccolata calda» disse Kingsley gentilmente.
Il ragazzino si mostrò incerto e quasi spaventato, ma alla fine annuì.
«Vieni, Florian è sicuramente il migliore, non solo per i gelati». Kingsley gli sorrise. «Come ti chiami?».
«Byron».
«Che bel nome» commentò Kingsley sinceramente.
Byron non replicò, ma si sedette al tavolo più vicino all’uscita. Kingsley non si lamentò, ma, infreddolito com’era, avrebbe scelto quello più vicino al caminetto, in fondo alla sala.
A quell’ora c’erano loro e una manciata di negozianti che facevano colazione e chiacchieravano prima d’iniziare a lavorare.
Ordinarono due cioccolate e Kingsley provò a fare un po’ di conversazione. «Allora, Byron, quanti anni hai?».
«Undici» rispose il ragazzino che lo scrutava curioso.
«Quindi hai iniziato Hogwarts quest’anno? Che bello! In che Casa sei?».
«Non vado a Hogwarts» rispose il ragazzino evitando il suo sguardo.
Kingsley si diede dello stupido per la sua indiscrezione. «Scusami, alle volte non penso prima di parlare. Non c’è nulla di male a essere un magonò».
«Ma che hai capito?» borbottò il ragazzino occhieggiando le due enormi tazze che Florian portò loro. «Studio a casa».
Kingsley annuì e decise di tacere, anche se non gli sfuggì l’occhiata che Florian lanciò al più piccolo.
Bevvero in silenzio e Kingsley si sentì scaldare dentro. Il ragazzino bevve abbastanza velocemente, il quanto bastava per non bruciarsi e divorò i biscottini al cioccolato.
«Ora vado… grazie…» borbottò appena finito e scappò via.
Kingsley lo fissò sorpreso e gli gridò dietro: «Buon Natale». Sospirò e si alzò per pagare, ma non trovò il suo sacchetto in nessuna delle tasche del mantello né della stretta tuta che indossava. Eppure l’aveva preso prima di uscire di casa il giorno prima!
«Ti ha rubato i soldi, vero?». Florian lo fece sobbalzare. «Quel ragazzino bazzica sempre da queste parti e la sua attività prediletta è proprio derubare le persone… oh, se sapesse che sei un Auror!». Lui sembrava quasi divertito, ma Kingsley non lo era per nulla: quel ragazzino l’aveva fregato! Se mai l’avessero scoperto i suoi colleghi, l’avrebbero preso in giro per sempre! Non era mai stato tanto imbarazzato in vita sua! «Tranquillo, offro io» disse Florian. «Buon Natale a te e alla tua famiglia».
Kingsley ricambiò e ringraziò, poi si diresse direttamente a casa: di certo non avrebbe potuto comprare più regali per quel giorno e gliene era passata anche la voglia!
Trovò la madre intenta a sorseggiare del succo di zucca e ascoltare la radio nel salone, le si avvicinò e la baciò sulla guancia. Con la mano sfiorò il ventre prominente e sorrise. Adelaide aveva trovato disdicevole una nuova gravidanza a quell’età, lei riteneva che adesso i genitori avrebbero dovuto soltanto preoccuparsi di trovare dei buoni partiti per lei e Kingsley e dell’educazione di Alma. Effettivamente all’età della madre era stata una sorpresa, ma entrambi i genitori ne erano stati comunque felici. Kingsley era contento di avere un nuovo fratello o sorella e non aveva alcuna fretta di sposarsi.
«Oh, tesoro, come stai? Ero tanto preoccupata».
«Mamma stai tranquilla, è il mio lavoro» sospirò Kingsley. Sua madre aveva fatto di tutto per convincerlo a non entrare in Accademia e diventare un Auror, ma alla fine aveva dovuto rassegnarsi.
«Sei stanco? Hai fame?» gli chiese apprensivamente.
«Sì, ora vado a riposare. Per piacere farmi chiamare alle tre. Devo tornare al lavoro».
«Va bene, caro, lo dirò a Satty».
«Grazie. Papà è nel suo studio?».
«Sì, ma uscirà tra poco».
La ringraziò nuovamente e si avviò al piano superiore. Bussò e subito fu invitato a entrare.
«King, sei tornato» lo accolse con calore suo padre abbandonando le carte alle quali probabilmente stava lavorando fino a quel momento.
«Sì, adesso. Ora vado a riposarmi, pomeriggio mi aspettano al Quartier Generale».
«Com’è andata la tua prima missione?».
«Ancora in corso» rispose laconicamente Kingsley.
«Ti conviene non farti vedere da Adelaide, è fin troppo nervosa per l’arrivo di quel Gramont e della sua famiglia. Ha svegliato Alma presto per provare il suo vestito e lei non era molto contenta».
Kingsley gemette: l’arrivo del futuro fidanzato della sorella lo aveva spinto a fare parecchi straordinari nell’ultima settimana pur di starle lontano; la piccola Alma non aveva avuto questa fortuna, ma avrebbe tentato sicuramente di vendicarsi vista la sua indole dispettosa.
«Grazie dell’avvertimento» sospirò il ragazzo. «Ehm avrei bisogno di un prestito» buttò lì. I regali doveva farli e lo stipendio sarebbe arrivato dopo Natale.
Suo padre si accigliò. «Non presto soldi ai miei figli, dovresti saperlo. Qual è il problema?».
Kingsley sospirò e gli raccontò del ragazzino.
Suo padre ridacchiò, tirò fuori un sacchetto dal cassetto della scrivania e glielo lanciò. «Tieni e, mi raccomando, fai attenzione stanotte».
«Certo» assentì Kingsley per poi ritirarsi nella sua camera: aveva veramente bisogno di riposare a quel punto.




 
 
24 dicembre
Notturn Alley
Circa le due di notte
 



 
Doris Alexanders era particolarmente versato nell’arte delle pozioni, peccato che cercasse di guadagnarsi da vivere stringendo accordi con soggetti poco raccomandabili. Di certo Kingsley non se lo sarebbe dimenticato considerando che per colpa sua stava trascorrendo una seconda nottata al freddo. E sperava che non si mettesse a nevicare.
«Se dovesse smaterializzarsi?» chiese Kingsley ripensando al piano che la collega gli aveva spiegato la notte precedente.
Esmeralda si accigliò. «Cosa che credi che abbia fatto quando siamo arrivati?».
«Incantesimi di Disillusione?».
«Sì» concordò Esmeralda. «Ma anche un incantesimo antismaterializzazione. Spero che oggi terminerà».
Kingsley si diede dello stupido per aver messo in dubbio la sua esperienza.
Sospirò e si rassegnò all’attesa pensando di essersi sempre immaginato la sua prima missione molto più avvincente.
Questa volta il pozionista non si smaterializzò alle prime luci dell’alba, ma continuò a lavorare febbrilmente.
«La consegna è prevista per oggi» comprese Esmeralda.
Kingsley assentì: l’uomo, a un certo punto, riempì diverse ampolle di vetro e poi le arrotolò in quella che poteva essere benissimo carta da pacchi.
«Preparati».
Il ragazzo si stiracchiò per quanto lo permettesse il loro nascondiglio.
L’uomo tarchiato, brizzolato e con una barba non rasata da giorni, uscì appena fu giorno.
Ancora una volta Esmeralda non si mosse e Kingsley comprese che avrebbero dovuto pedinarlo, ma si mossero solo quando Alexanders si allontanò dal vicolo. Esmeralda aveva scelto una delle poche case con una scala esterna. Era di pietra, quindi non vi fu alcun scricchiolio al loro passaggio. All’angolo della strada i due Auror si fermarono e cercarono il pozionista con lo sguardo: per fortuna sembrava non avere fretta e non aveva la minima idea di essere seguito. Dopo una decina di minuti compresero che era diretto a Diagon Alley: ovviamente pensava che sarebbe passato inosservato mescolandosi alla folla che completava le spese per Natale.
Poco prima di svoltare nel vicolo che si immetteva nell’High Street di Diagon Alley, Esmeralda indicò a Kingsley i tetti bassi e lo incitò ad arrampicarsi su alcuni bidoni. Da quell’altezza, appiattiti su un tetto, osservarono il pozionista fermo e in attesa. Non si era mescolato alla folla, quindi avrebbe incontrato lì i suoi clienti.
Kingsley sentì salire l’adrenalina: presto sarebbero entrati in azione; ma si sbagliò: trascorse una buona mezz’ora ma il pozionista, sebbene sembrasse nervoso, non si mosse né gli si avvicinò qualcuno.
Improvvisamente l’attenzione di Kingsley fu attirata dal ragazzino conosciuto il giorno prima: le converse sdrucite non lasciavano adito a dubbi. Byron si scontrò con il pozionista, proprio come aveva fatto con lui! Sarebbe voluto intervenire – il suo orgoglio ferito lo chiedeva a gran voce -, ma sapeva che non poteva agire impulsivamente. Inoltre era anche preoccupato per il ragazzino che non era consapevole della pericolosa situazione.
Il pozionista spintonò Byron e lo colpì con una manata, dando vita a una vera e proprio colluttazione tanto che per qualche secondo il più piccolo sparì alla loro vista coperto dalla mole dell’altro.
Kingsley strinse i pugni, ma Esmeralda gli ordinò di non muoversi.
«È solo un bambino» si lamentò.
«Appunto. Alexanders non può attirare troppo l’attenzione, perciò lo lascerà in pace».
Effettivamente il ragazzino si liberò dalla stretta del pozionista e scappò via. Kingsley si rilassò leggermente.
«Lucius Malfoy» sussurrò dopo un po’ Esmeralda.
Kingsley seguì il suo sguardo e annuì. In mezzo alla folla allegra e giocosa, altero e spocchioso risaltava con le sue vesti eleganti proprio Malfoy, ricco e purosangue, conosciuto anche per essere stato sospettato di attività oscura durante la guerra. Al suo fianco camminava altrettanto altezzosamente un bambino piccolo, probabilmente il figlio Draco.
Proprio in quel momento il ragazzino con le converse rosse riapparve e urtò proprio Malfoy. Il gesto causò una certa confusione anche per la prevedibile reazione stizzosa dell’uomo e le strilla indignate del piccolo Draco. Qualcuno si avvicinò per aiutare e per qualche secondo Kingsley ed Esmeralda ebbero difficoltà a comprendere pienamente che cosa stesse accadendo. Byron, però, riuscì a fuggire e Kingsley lo seguì con lo sguardo: era proprio testardo!
Il ragazzino si scontrò poco dopo con un vecchio leggermente ingobbito, utilizzando per l’ennesima volta la medesima modalità di furto, sembrava che fosse un esperto.
«Malfoy non si è nemmeno avvicinato ad Alexanders» sbuffò Esmeralda delusa, poi il suo sguardo s’illuminò nuovamente. «Quello è Connor Pereira, un noto contrabbandiere di origini sudamericane. Non esattamente il benvenuto nel nostro paese. Non può essere qui per caso».
Ancora una volta Kingsley individuò il ragazzino e si ripromise che appena libero si sarebbe occupato di lui, dopotutto, essendo stato derubato, ne aveva il diritto. Ciò che lo colpì fu, però, che Byron si muoveva proprio verso Pereira. Perché proprio lui tra tutti? All’improvviso gli sovvenne la colluttazione tra il ragazzino e Alexanders, il ragazzino che si scontrava con Malfoy e un altro vecchio dall’aria poco raccomandabile e tutto sembrò avere un senso.
«Il ragazzino!» disse a Esmeralda e, senza attendere una risposta, si smaterializzò in mezzo alla folla: molti strillarono per la paura o per essere stati spintonati, ma lui non si preoccupò di scusarsi. Doveva raggiungere il ragazzino. Arrivò proprio nel momento in cui Byron si scontrò con Pereira. Kingsley velocemente lo afferrò per il mantello e una fiala cadde a terra rompendosi. Pereira comprese la situazione e tentò di fuggire, ma fortunatamente Esmeralda li aveva raggiunti e lo colpì con un Incantesimo delle Pastoie facendolo ruzzolare, poi con la stessa rapidità lo disarmò e lo legò; riprendendo fiatò evocò un patronum probabilmente per avvertire il Quartier Generale.
Kingsley tentò di trattenere Byron che si divincolava dalla sua stretta con forza.
«Legalo» gli disse Esmeralda tentando di disperdere la folla che si era radunata intorno a loro. La Gazzetta del Profeta si sarebbe precipitata lì in breve tempo, d’altronde la sua sede era a pochi metri da lì.
«È un ragazzino» obiettò Kingsley affannato.
«Legalo» ripeté imperiosamente Esmeralda lanciandogli un’occhiataccia.
Kingsley comprese che era un ordine e non era il caso di discutere oltre, così obbedì tentando di ignorare le lacrime di paura sul volto di Byron. Da lì a pochi minuti giunsero anche Gawain Robards, Adama Williamson e Savage che li aiutarono a trasferire i prigionieri al Ministero. Esmeralda prima di raggiungere Kingsley aveva catturato anche il pozionista.
 
Dell’interrogatorio si occuparono Scrimgeour in persona ed Esmeralda, ma a Kingsley fu concesso di assistere.
Alla fine il Capitano si congratulò con loro per il successo della missione. Peccato che Malfoy l’avrebbe passata liscia anche quella volta. Williamson e Robards avevano perquisito la sua casa, ma naturalmente non avevano trovato nulla di compromettente; invece una breve perquisizione nell’abitazione di Alexanders a Notturn Alley aveva permesso di raccogliere ulteriori prove contro di lui.
 
 



 
 
 
 
24 dicembre
Quartier Generale degli Auror - Hogwarts
Tardo pomeriggio
 
 
 
 
 

 
Quando finalmente Kingsley sedette nel cubicolo di Esmeralda era ormai pomeriggio inoltrato, l’adrenalina era sparita del tutto e si sentiva distrutto. Probabilmente a casa sua fervevano i preparativi per la cena di Natale e i francesi dovevano essere già arrivati. Sua madre doveva essere preoccupata, ma a quest’ora doveva aver già sentito che era andato tutto per il meglio. Sentì un pizzico di orgoglio per il lavoro compiuto, ma una parte di lui sapeva di non aver rispettato il protocollo: aveva agito senza l’autorizzazione di Esmeralda, abbandonandola sul tetto senza nessuna spiegazione. Lei non l’aveva riferito a Scrimgeour fortunatamente, ma gli aveva chiesto di attenderla e Kingsley era leggermente preoccupato.
Esmeralda giunse poco dopo, si sedette dietro la scrivania e dalla sua espressione Kingsley comprese di non essere l’unico stanco.
«Non dico che dovevi cantarmi un poema in rima» iniziò lei sarcasticamente e al solito senza mezzi termini, «ma almeno la prossima volta lasciami capire che intenzioni hai. Alexanders ti ha sentito quando ti sei smaterializzato».
«Mi dispiace, ho agito di impulso» sospirò Kingsley, sollevato però dal fatto che non sembrasse troppo arrabbiata. «Conosco il protocollo. Grazie di non averlo riferito al Capitano».
Esmeralda si accigliò. «Al Capitano non interessano queste cose. Tu, però, devi imparare a lavorare in coppia. Se la missione fosse fallita per il tuo gesto avventato che cosa credi che sarebbe accaduto? Io ti ho scelto, io ti ho portato con me, a me era stata affidata la missione e io avrei dovuto renderne conto al Capitano» replicò con fermezza. Kingsley annuì, ma non osò replicare. Esmeralda si rilassò leggermente e sorrise leggermente. «Sembra che tu abbia parecchio istinto, non mi ero sbagliata. Come hai fatto a capire il ruolo del ragazzino?».
Kingsley, nonostante l’imbarazzo, le raccontò di come il giorno prima Byron l’avesse derubato e di come avesse dedotto che quella mattina non avesse scelto le sue vittime casualmente.
«Alexanders sarà rinterrogato nei prossimi giorni, vedrai i tuoi soldi usciranno fuori: il ragazzino rubava sotto suo ordine» disse Esmeralda.
«Grazie» borbottò Kingsley.
«Sei stato molto bravo. Sono sicura che lavoreremo bene insieme».
Kingsley la fissò stupito: non era raro che un Auror anziano prendesse sotto la propria ala protettiva un giovane diplomatosi da poco, ma Esmeralda non era mai stata particolarmente paziente.
«Farò del mio meglio» disse.
«Sappi che odio stendere i verbali, ma questa volta lo farò perché ho bisogno che tu svolga un altro compito».
«Mi dica».
«Devi occuparti di William Alexanders».
«Chi?».
«Il ragazzino».
«Ah, mi aveva detto di chiamarsi Byron».
«A quanto pare è stato ben addestrato» commentò Esmeralda.
«Che gli accadrà?».
«Subirà un processo proprio come il padre. Naturalmente è troppo piccolo per andare ad Azkaban e il Ministero gli assegnerà un tutore, nel frattempo lo accompagnerai a Hogwarts. Silente si è assunto la responsabilità e fino a giugno sarà sotto la sua tutela e della Scuola».
«Mi sembra ottimo» considerò Kingsley.
«Usa il camino nell’ufficio di Scrimgeour. William si trova lì».
«Va bene, me ne occuperò immediatamente».
«Perfetto. Io e te ci rivedremo dopo domani. Buon Natale, Kingsley».
Kingsley ringraziò e ricambiò gli auguri. Quando arrivò nell’ufficio di Scrimgeour il ragazzino era terrorizzato, probabilmente nessun Auror si era premurato di tranquillizzarlo.
«Ciao» sussurrò il ragazzino.
«Ciao, William o preferisci Byron?» replicò ironico Kingsley.
«Non sapevo fossi un Auror».
«Se ti consola, non ero in servizio quando mi hai derubato». Lo fissò a braccia conserte fin troppo abituato alle marachelle di Alma per lasciarsi impietosire dal suo sguardo.
«Sei venuto per portarmi ad Azkaban?».
Ok, forse non avrebbe resistito. Kingsley sospirò e sorrise leggermente per rincuorarlo. «I bambini vanno a scuola, non in prigione».
William lo fissò senza capire.
«Ti porto a Hogwarts, vieni».
Lo sguardo di William s’illuminò. «Veramente?».
«Sì, sbrigati. Così potrai cenare. Vedrai a Natale Hogwarts è ancora più bella».
William lo seguì all’istante. Kingsley avrebbe voluto aggiungere qualcos’altro, ma Silente sarebbe stato sicuramente più bravo.
Nello studio circolare, il Preside li stava già aspettando insieme alla professoressa McGranitt. Kingsley felice di rivederli li salutò e augurò loro buon Natale, ma rifiutò gentilmente l’invito del Preside di trattenersi per cena. Usò, però, il suo camino per recarsi ai Tre Manici di Scopa: doveva ancora comprare i regali. Come aveva potuto ridursi a quell’ora? Alla fine decise di spedire anche un pacco pieno di dolci di Mielandia a William.
 


Era stanchissimo, eppure non avrebbe mai dimenticato la sua prima missione e quel ragazzino dalle converse rosse tanto consumate.
   
 
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