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Autore: bacinaru    12/04/2020    4 recensioni
"Napoleon reagisce d'istinto: il braccio si allunga e gli afferra una mano. Le dita rotte pulsano e bruciano e vorrebbero farlo urlare, ma si morde la guancia fino ad assaporarne il sangue. A quel tocco, la testa di Illya scatta nella sua direzione e gli occhi, dapprima furenti, si addolciscono in una domanda confusa dinanzi a quel gesto così improvviso e apparentemente privo di ragione."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Illya Kuryakin, Napoleon Solo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Operazione U.N.C.L.E.
Personaggi: Napoleon Solo, Illya Kuryakin
Coppia: Napoleon/Illya
Words: 705
Rating: giallo
Contesto: Post-Canon
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono.
Note: Scritta per il Drabble Event (03/04 - 05/04 2020) del gruppo We are out for prompt con il prompt : Napoleon/Illya - Durante una missione, l'orologio di Illya (di suo padre) si rompe + Casella #2: Teammates + sussurrato.







Talk me in silence,

with a touch and the lightest of your kisses






Al suo fianco Illya è un ammasso di tensione.

I suoi polsi sono legati assieme da una catena annodata attorno a un anello di ferro sul pavimento in pietra. Napoleon non dubita che potrebbe riuscire, da un momento all'altro, a rompere la presa, ma poi si sarebbe precipitato senza pensare contro la guardia che sosta di fronte alla porta, incurante del mitra che il loro carceriere regge ancora tra le mani.

Napoleon lo guarda preoccupato con la coda dell'occhio. Vorrebbe potergli dire qualcosa, ma anche se le parole non gli mancano, teme che al momento non sia in grado di trovarne di giuste. Preferisce allora concentrarsi sulla catena che gli lega il polso destro al pavimento. È stato stupido farsi catturare, ma ancora più stupido da parte dei loro rapitori lasciarlo con una mano libera. Sarà che ogni dito di detta mano ha ormai assunto il colore violaceo che promette solo dolori atroci a ogni singolo movimento delle sue giunture, però Napoleon ha affrontato anche cose peggiori in questa e nella sua carriera precedente. Ossa rotte non sono nulla, davvero.

Il problema è che raggiungere il nodo che lega la catena a terra e iniziare a lavorarci è un processo lento e pericoloso: deve essere bravo a cogliere i pochi attimi in cui la guardia – che chiamerà Imbecille n.1, tanto per avere qualcosa con cui chiamarlo – non abbia lo sguardo rivolto verso di loro.

Ci è vicino, però. È già qualcosa.

Illya si lascia sfuggire un ringhio masticato tra i denti e questa volta Napoleon si volta a guardarlo: i muscoli delle spalle si tendono contro la giaccia, il respiro che gli esce in piccoli sbuffi, simile a quello di un toro che si prepara a lanciarsi contro il suo odiato aguzzino, ed è solo una questione di secondi prima che spezzi l'anello e si metta a correre a testa bassa contro una pallottola mortale.

Napoleon reagisce d'istinto: il braccio si allunga e gli afferra una mano. Le dita rotte pulsano e bruciano e vorrebbero farlo urlare, ma si morde la guancia fino ad assaporarne il sangue. A quel tocco, la testa di Illya scatta nella sua direzione e gli occhi, dapprima furenti, si addolciscono in una domanda confusa dinanzi a quel gesto così improvviso e apparentemente privo di ragione.

Napoleon mantiene fermo lo sguardo: attraverso le iridi lucide per il dolore lo implora di restare calmo. E allora Illya capisce e chiude gli occhi. Inspira e cerca di non pensare all'orologio di suo padre, ormai distrutto e lanciato in un angolo di quella cella come se non valesse nulla. Pensa invece agli occhi di Napoleon, si concentra sul tocco caldo di quelle dita rotte che cercano di avvolgersi attorno alle sue, senza davvero riuscirci perché il dolore, a quel punto, deve essere a dir poco atroce, e riesce a sopprimere l'ira che ha rischiato ancora una volta di consumarlo, almeno quel tanto che basta da offrire al suo compagno di squadra l'opportunità di liberarsi e mettere astutamente fuori gioco la loro stupida guardia.



* * *

«Ehi, Peril, ho qualcosa per te.»

Due giorni dopo Napoleon, come aveva già fatto in un altro tempo e in un'altra città, gli porge l'orologio di suo padre.

Illya fissa il quadrante privo di schegge, la lancetta dei secondi che ticchetta allegra tra i numeri e il cinturino in pelle ancora una volta tutto intero.

Aveva creduto fosse stato distrutto oltre ogni speranza.

Alza lo sguardo sbigottito.

«Come...?»

Napoleon fa spallucce e gli lancia un sorrisetto soddisfatto.

«Conosco un tipo. Se ne intende di queste cose.»

Lo dice come se non fosse nulla, ma Illya si sente travolgere da un moto di gratitudine incommensurabile e da un senso di amore così intenso da bloccargli il respiro.

Gli afferra il polso buono e lo attira contro di sé. Le loro labbra si scontrano e si catturano. La mano libera di Illya preme contro il collo di Napoleon e non lo lascia andare. Lo trattiene contro di sé per darsi il tempo di trovare le parole adatte.

«Grazie» gli sussurra su labbra socchiuse e Napoleon inspira dentro di sé quell'unica semplice parola, assieme a tutto il resto che Illya, alla fine, non ha capito come trasmettere a voce.

  
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