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Autore: Bebbe5    13/04/2020    0 recensioni
Sherlock Holmes scampa alla morte alle cascate di Reichenbach, ma le montagne svizzere sono insidiose per chi non le conosce e per chi ha fretta di sparire dal mondo. Fortunatamente, un incontro inaspettato lo aiuterà in un momento di difficoltà.
One shot partecipante all'Easter Advent Calendar Challenge 2020 indetto dal gruppo "Hurt/Comfort Italia - Fanfiction&Fanart" https://www.facebook.com/groups/534054389951425/
Genere: Avventura, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Irene Adler, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cantante

PROMPT N°159 CANTANTE

Fandom: Sherlock Holmes (Libri)

Personaggi: Sherlock Holmes/Irene Adler

One shot partecipante all'Easter Advent Calendar Challenge 2020 indetto dal gruppo "Hurt/Comfort Italia - Fanfiction&Fanart" https://www.facebook.com/groups/534054389951425/

La testa era pesante come non lo era mai stata, nemmeno nelle notti in cui si era dedicato alla cocaina in mancanza di casi. Sentiva il corpo attraversato dai brividi, mentre la febbre lo teneva nella sua morsa. Sicuramente, il lato positivo di tutta quella storia era il fatto che non poteva essere morto. L’eterno riposo doveva essere, almeno per definizione, la fine assoluta di ogni sensazione, positiva o negativa che fosse. Tutta quella sofferenza non poteva appartenere alla non-vita. La sua mente lo rifiutava categoricamente. Eppure, per un attimo, questa convinzione sembrò vacillare quando un suono giunse alle sue orecchie.

No, non un suono. Una voce.

La più angelica, la più calda, la più dolce che avesse mai sentito. Aveva quasi la sensazione di conoscerla, anche se, nelle sue condizioni, non avrebbe saputo darle un volto. Stava intonando un canto molto tranquillo, che sembrava quasi una ninna-nanna.

Per chi cantava quell’angelo? Per lui? Allora sì, forse era morto davvero e stava espiando le colpe della sua vita con il dolore. Il pensiero lo portò a compiere un piccolo movimento e a fargli emettere un gemito di dolore. Il canto si interruppe di colpo e l’uomo steso nel letto sentì un frusciare di quelle che dovevano essere vesti farsi sempre più vicino al suo capezzale.

“Signor Holmes?”

Il suo nome. Quella donna lo aveva appena pronunciato. Lo aveva fatto davvero, o era solo un’altra parte del suo folle delirio?

“Signor Holmes, mi sente?”

No, non se lo era sognato. Cercando di fare appello alle poche forze che aveva, tentò di aprire gli occhi.

“No, no, non deve sforzarsi. Ecco” di colpo, il detective si sentì prendere la mano da un’altra più piccola e delicata. “Per favore, la stringa se riesce a sentirmi”. Senza farselo ripetere, Holmes ubbidì alla richiesta e, anche a occhi chiusi, percepì che sul volto della sconosciuta doveva essere comparso un sorriso.

“Bene, molto bene” fu la risposta che ricevette, prima di ritrovarsi l’altra mano della donna sulla fronte. “La febbre sta cominciando a scendere” aggiunse lei, prima di sospirare di sollievo. “Sa, stava cominciando a preoccuparmi. Sono tre giorni che si trova in quel letto e sono riuscita soltanto a farle bere qualche bicchiere di acqua”.

Stava male e su questo non aveva dubbi, ma una cosa che lo aveva da sempre caratterizzato e che era più forte di qualunque dolore o di qualunque impedimento fisico, era la sua curiosità e la sua sete di conoscenza. Per questo, mentre la donna misteriosa gli stringeva la mano con entrambe le sue, cercò di nuovo di aprire gli occhi e questa volta, con un pizzico di volontà in più, riuscì nell’intento. La vista, inizialmente sfocata, cominciò a farsi più nitida ogni volta che sbatteva le palpebre, finché non riuscì a mettere a fuoco a sufficienza il volto della sua soccorritrice.

“Signora… Signora Ad- Norton?” chiese con voce flebile, guadagnandosi un sorriso e una risata.

“Adler andrà benissimo, signor Holmes. Lieta che sia tornato nel mondo dei vivi e quasi nel pieno delle sue facoltà”. Gli rispose lei, stringendogli di nuovo la mano.

“Quelle mentali di si-“ provò a rispondere lui, prima di essere colto da un attacco di tosse. Subito, la signora Adler gli lasciò le mani per prendere un bicchiere, posto sul comodino accanto al letto, e avvicinarglielo alle labbra, sostenendogli la testa.

“Ecco, beva un po’. Piano, piano, così…” mormorò, aiutandolo a bere quella che si rivelò essere semplice acqua fresca. “Va meglio?” chiese poi quando lui ebbe terminato.

“Sì, la ringrazio” le rispose Holmes, adagiandosi di nuovo sul cuscino e chiudendo per un attimo gli occhi. “Dove mi trovo, signora Adler? Cosa è successo? Ricordo… Ricordo le cascate e… e Moriarty…”

La Donna - d’altronde, come aveva detto Watson, era quello il titolo onorifico con cui parlava di lei – tornò a sedersi accanto a lui e gli rivolse un mezzo sorriso.

“Temo di poterla aiutare fino ad un certo punto. Per rispondere alla sua prima domanda, si trova in una baita di proprietà della mia famiglia. Date le mie… attività, ho deciso di tenermi un luogo sicuro, in un terreno neutrale dove potermi rifugiare in caso di necessità” cominciò lei, prendendogli di nuovo la mano cosa che, si rese conto Holmes, non gli dava particolarmente fastidio. “Per quanto riguarda gli eventi che l’hanno portata qua, posso offrirgliene una buona metà di prima mano, mentre all’altra sono arrivata per deduzione e tramite alcuni racconti ricevuti. Da quanto ho capito, lei è fuggito dopo lo scontro con il professor Moriarty alle cascate di Reichenbach. Immagino che la sua intenzione fosse quella di darsi alla macchia, ma questi boschi sono traditori se non si conoscono, soprattutto di notte. Tre giorni fa, mentre passeggiavo qui nei dintorni, mi sono imbattuta in lei, privo di sensi in fondo a un balzo. Con ogni probabilità deve essere inciampato in una radice e deve essere rimasto lì per tutta la notte, prima  che io la trovassi”.

“Oh…” commentò semplicemente Holmes, senza la forza, né la facoltà di trovare una risposta più articolata. Santo cielo… era sfuggito alla morte per un soffio per ben due volte in meno di un giorno. Non credeva nella dea bendata, ma doveva ammettere di aver avuto una fortuna sfacciata.

“Tutto sommato, poteva andarle peggio. Se l’è cavata con due costole incrinate, una caviglia slogata e una bella botta in testa. Quest’ultima mi preoccupava, ma visto che si sta riprendendo e che sembra in grado di articolare pensieri e frasi coerenti…”

“Signora Adler, mi scusi se la interrompo” le domandò l’investigatore, aprendo gli occhi per tornare a guardarla “ma… Watson lo sa?”

L’avventuriera lo guardò per un momento, palesemente incerta sulla risposta da dargli, prima di scuotere la testa.

“Ho pensato che, se lei era scappato, probabilmente voleva far credere al mondo intero che era morto, incluso il suo amico. Ho mandato un pastore dei dintorni a informarsi in paese e pare che il dottore sia ripartito giusto ieri per l’Inghilterra. Al momento, non mi sono mossa per informarlo, spero di aver interpretato bene le sue scelte”.

Straordinaria. La Donna era semplicemente straordinaria. Intuitiva, pratica ed estremamente intelligente. Holmes non riuscì a non rivolgerle un sorriso.

“Ha… ha interpretato benissimo” le disse in un sussurro, chiudendo nuovamente gli occhi.

Sentì che lei si alzava e, un istante dopo, percepì nettamente un paio di labbra sulla sua fronte ancora bollente di febbre.

“Si riposi, ora. Le terrò compagnia finché non si sarà addormentato” mormorò, tornando poi a sedersi accanto al letto e cominciando a cantare a bassa voce, come aveva fatto prima.

Sì, Holmes doveva riposarsi e riacquistare le energie, perché lo attendevano grandi prove nel prossimo futuro. Per il momento, però, poteva soltanto concedersi di riprendere le energie in quell’angolo idilliaco di mondo, accompagnato nel suo processo di guarigione da una delle cantanti più brave che le sue orecchie avessero mai avuto il piacere di ascoltare.
  
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