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Autore: Bebbe5    13/04/2020    0 recensioni
Spoiler dell'episodio 9, stagione 3.
Il destino di ogni uomo è imperscrutabile. Proprio per questo, anche quando sembra scritto e deciso, può arrivare qualcosa - o qualcuno - a cambiare il corso degli eventi.
One shot partecipante all'Easter Advent Calendar Challenge 2020 indetto dal gruppo "Hurt/Comfort Italia - Fanfiction&Fanart" https://www.facebook.com/groups/534054389951425/
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Charles Vane, James Flint
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Patibolo

PROMPT N° 4 – PATIBOLO

Fandom: Black Sails

Personaggi: James Flint/ Charles Vane

One shot partecipante all'Easter Advent Calendar Challenge 2020 indetto dal gruppo "Hurt/Comfort Italia - Fanfiction&Fanart" https://www.facebook.com/groups/534054389951425/

Charles Vane adorava il mare.

Su questo non c’erano dubbi.

Era la sua casa, il suo rifugio ed era sempre bello ritornarvi per qualche scorreria.

Era lì che aveva sempre vissuto ed era lì che avrebbe voluto morire. Inspirò a fondo, socchiudendo gli occhi, prima di riaprirli per fissare la superficie increspata da qualche onda che si stagliava sotto il pontile della Walrus, mentre quest’ultima si allontanava celermente da Nassau, spinta da un vento leggero, ma continuo. Un vento che sembrava simboleggiare quella libertà e quella vita che, per poco, non aveva perduto.

Se non fosse stato per Flint e la sua testardaggine…

Già, perché nonostante gli avvertimenti di Jack, che gli aveva sconsigliato di buttarsi in quella missione suicida per salvare Charles dalla forca, quel pazzo del suo ormai non più avversario era arrivato fino nella piazza di Nassau, con un buon numero di pirati come rinforzo. Dopo aver tentato invano qualche trattativa con Eleanor, cercando anche di sfruttare l’assenza del Governatore Rogers, a cui sarebbe spettato dare l’ordine definitivo per far eseguire la sentenza di morte nei confronti del capitano Vane, quando si era reso contohe non sarebbe riuscito a smuovere quei signori tutti imbellettati dalla loro decisione, il terrore dei Sette Mari aveva scatenato un vero e proprio putiferio con i suoi uomini. Era addirittura arrivato a rischiare la propria vita nell’intento di impedire che Charles soffocasse quando, spaventato dalla baraonda, il cavallo legato al carro che fungeva da patibolo per il capitano della Ranger era imbizzarrito ed era scappato, lasciando Vane a penzolare attaccato al cappio, senza più alcun sostegno sotto i piedi. Il tempo intercorso tra la caduta e l’intervento di Flint (che gli aveva afferrato le gambe e lo aveva spinto verso l’alto) era stato sufficiente non solo per fargli perdere il fiato, ma anche per lasciargli una ferita non troppo profonda sul collo. Gli attimi successivi erano stati un turbine di eventi: qualcuno doveva aver tagliato il cappio sopra di lui, probabilmente quell’energumeno di Billy Bones, poi si era ritrovato a tossire violentemente, sostenuto da Flint che gli aveva concesso qualche istante per riprendersi, prima slegarlo, farlo alzare e trascinarlo fuori dalla mischia, aiutato da alcuni uomini che avevano protetto la loro fuga. Era seguita una corsa a cavallo e poi l’arrivo alla Walrus, che era salpata poco dopo il ritorno dei superstiti dalla rivolta di Nassau.

I suoi pensieri furono interrotti da una presenza al suo fianco, che non tardò a identificare con Flint. Il capitano si fermò accanto a lui, puntando lo sguardo sul mare e intrecciando le dita dietro la schiena, in quel modo così poco piratesco che gli apparteneva e lo distingueva dal resto dei masnadieri. Si voltò appena a guardarlo, prima di tornare a fissare di nuovo i flutti.

“Se ti aspetti un ringraziamento, hai fatto la strada invano” gli disse, dopo essersi schiarito la voce, resa ancora più roca dalla corda che gli aveva stretto il collo.

“Ho solo saldato il debito che avevo con te da quando mi hai liberato a Charlestown. Non c’è bisogno di ringraziamenti, siamo pari” replicò l’altro, voltandosi verso di lui. “Permettimi però di dirti che sei stato un emerito coglione. Sul serio, Vane, ti saresti fatto ammazzare da Eleanor in quel modo? Pensavo che avessi un po’ più di autostima”.

L’ex-capitano della Ranger si voltò a guardarlo a sua volta, sorpreso per un istante da quella affermazione, prima di riprendersi per replicare.

“Detto da uno che si era fatto convincere dalla sua donna a cercare la pace con quei cani della Marina Inglese, non è un rimprovero molto credibile”

“Era… diverso”.

Oh, su questo Vane non aveva dubbi: non conosceva la signora in questione, né la natura dei rapporti che Flint aveva intrattenuto con lei negli anni trascorsi a Nassau, ma di certo non erano come quelli che lui aveva avuto con la giovane Guthrie. Certo, volendo avrebbe potuto anche sollevare una discussione, tanto per il gusto di non dargliela vinta, ma il fatto di essere vivo per un soffio non lo predisponeva particolarmente alle liti in quel momento. Inoltre, non avrebbe avuto abbastanza voce per poterlo fare. La conversazione, per quanto lo riguardava, poteva interrompersi lì. Flint, invece, lo sorprese di nuovo.

“Dovresti fare qualcosa per quella ferita. Se dovesse infettarsi, ti ritroverai con ben altro che un semplice mal di gola. Vieni con me” gli disse infatti, prima di voltarsi e dirigersi a poppa, verso i quartieri del capitano.

In altre circostanze sarebbe stata una brutta idea, ma Vane si trovò comunque a seguirlo, ignorando le occhiate di Jack, Anne e Billy Bones. Una volta arrivato nella cabina ed essersi chiuso la porta alle spalle, si accorse che Flint aveva posizionato due sedie una di fronte all’altra e lo stava aspettando, accomodato su una delle due, con una piccola giara in mano.

“Cos’è?” domandò bruscamente, andando comunque a sedersi sulla sedia libera.

“Un unguento” gli rispose semplicemente l’altro, intingendo le dita nella giara. “Fa miracoli per le ferite non troppo gravi”.

“E pensi che non sappia mettermelo da solo?” brontolò Vane, osservando i suoi movimenti.

“Penso che ci metteresti il doppio del tempo e che perderesti subito la pazienza. Non servirebbe a molto in quel modo”. Replicò il capitano della Walrus, soffiando sull’unguento, prima di cominciare ad applicarlo in un modo stranamente delicato, per essere un crudele uomo di mare. Dopo un primo sibilo di dolore, Charles emise un sospiro di sollievo. In effetti, quella roba, qualunque cosa fosse, era un vero toccasana per la sua gola.

“E pensare che, fino a poco tempo fa, me l’avresti voluta tagliare”. Mormorò quasi sovrappensiero.

“Già, e sarebbe stato un vero peccato” fu la risposta che ricevette, nella quale gli parve di scorgere anche l’accenno di un sorriso da parte del suo nuovo alleato.

Vane non era mai stato molto fortunato nei rapporti con gli altri. Tutti, prima o poi, nonostante le mille professioni di amore o amicizia, avevano finito per abbandonarlo. Sentiva però di potersi fidare di Flint. Certo, era un pirata estremamente scaltro e disposto a tutto per ottenere i suoi scopi, ma il fatto che quel giorno, nonostante tutto, fosse tornato indietro per salvarlo era la dimostrazione che, in qualche strano modo, ci teneva a lui e alla sua vita, fanculo i loro debiti e Charlestown.

  
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