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Autore: Rota    13/04/2020    10 recensioni
Sentì i muscoli della schiena dolere. Si allontanò dal fascio di luce della lampada sul tavolo, così da avvicinarsi alla grande finestra che poco prima stava ammirando Mika, godendo dei colori della notte.
Si appoggiò al legno dello stipite con una spalla, incrociando le braccia al petto.
Che bella luna. Che belle stelle.
Tracciò le linee di un tatuaggio straordinario tra le costellazioni senza nome, profili di qualcosa che nessun uomo aveva inventato. Magari, nel loro futuro, potevano essere utili.
Fu in quel modo che vide i primi bagliori – gli sembrò fossero delle stelle cadenti. Una, due, tre, dieci, cento.
La prima cadde a terra e colpì una casa. Prima il buio, subito dopo un’esplosione di fulmini incontrollata.
Shu rimase immobile, inorridito ed esterrefatto, finché anche da quella distanza non si riuscirono a sentire le urla agonizzanti dei suoi stessi concittadini.
Quella fu chiamata, da chi sopravvisse, la prima delle Notti della Pioggia di Potere.
E segnò l’inizio di un nuovo mondo per tutti i cittadini di Yumenosaki.

[LeoxShu principalmente; Fantasy/Steampunk/Tatoo!Au; multicapitolo]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Leo Tsukinaga, Shu Itsuki
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cover By: Princess Kurenai


*Prologo*

 

[Melodie di vento e di pioggia: il movimento della tempesta // CherryBlossoms' Ink FanMix
Track 1: Prologo] 






Aspettò che l’uomo si piegasse di lato, verso il carrello dei suoi attrezzi, e abbassasse lo sguardo dal suo viso. Sapeva che quello era il momento giusto per parlare per non ricevere poi uno sguardo troppo carico d’astio – ruppe quella concentrazione con la sua voce squillante.
-Che tipo di inchiostro vuoi utilizzare, questa volta?
Le dita dell’altro fremettero appena prima di chiudersi attorno al rotolo di cuoio, aprendolo quindi con grazia. Mostrò diversi oggetti, tondi o acuminati o tozzi o snelli, che terminavano tutti con un manico di legno scuro.
L’impostazione della sua voce aveva qualcosa di estremamente elegante.
-Lo stesso della volta scorsa, mi pare ovvio.
Serio, Shu tornò a guardarlo in viso solo quando ebbe afferrato con una mano qualcosa dalla forma cilindrica, e con l’altra la vaschetta di pietra con l’inchiostro ancora solido.
-Non voglio correre il rischio di destabilizzare il tuo potere più di quanto non facciano la tua irriverente personalità e la tua idiozia.
L’uomo con i lunghi capelli arancioni gli rise in faccia, trovando forse divertente la sua espressione impettita, come se non l’avesse appena insultato. La sua risata rimbalzò diverse volte contro le pareti piene di oggetti dello Studio Shi[1] Valkyrie.
Shu cominciò a battere con il suo ditale l’impasto duro dell’inchiostro, in modo da renderlo più morbido e sgretolarlo finemente. Lo mescolò con qualche goccia d’acqua, poco alla volta, rendendo il tutto via via sempre più fluido.
Una terza persona si fece avanti a quel punto, di scatto, avvicinandosi ai due sgabelli dove si trovavano seduti l’uomo da una parte e Shu dall’altra.
-È per questo che il prezzo è così elevato?
La testa di Izumi si mosse, facendo un cenno di intesa al tatuato.
L’uomo dai capelli rosa sbuffò, e mentre rispondeva in modo stizzito il suo ditale maciullava con insolita energia gli ultimi restanti grumi.
-Tutti i buoni servizi hanno il loro giusto prezzo.
-Ma guarda caso tu sei il più costoso tra i cinque Shi di Yumenosaki!
-E anche il solo che può accontentare quanto da voi richiesto.
Izumi lo guardò dritto negli occhi, quasi irritato.
-Approfitti un po’ troppo della tua posizione.
Li separò un’altra risata.
L’uomo dai capelli lunghi disse finalmente qualcosa, dopo essersi goduto il loro battibecco da una posizione privilegiata.
-Sena! Sena! Non ti preoccupare di queste cose! E non farlo arrabbiare, altrimenti diventa ancora più brutto del solito!
Venne fulminato dallo sguardo di Shu, che però rimase in assoluto silenzio e non rispose alla sua palese provocazione. Le parole di lui ebbero effetto anche su Izumi, che si ritrovò a cercare di trattenere un piccolo sbuffo di ilarità – e poi si allontanò da loro, mezzo passo appena, dove si trovava un silenzioso e immobile Mika Kagehira.
L’unico rumore che si sentì per un minuto abbondante fu il picchiettio duro del ditale contro il fondo del contenitore di pietra pieno di inchiostro ormai liquido. Lo Shi aprì poi un sacchetto di iuta, che espanse un odore forte di fiore; mise qualcosa dentro l’inchiostro che lo colorò di un bagliore rosato per un solo secondo appena. Allora tornò nero e lo Shi seppe di aver terminato la preparazione.
Appoggiò il ditale sopra un panno bianco e lo pulì. Fatto questo, prese una tazza lasciata a raffreddare da ben prima che i due clienti arrivassero al suo Studio e la porse all’uomo davanti a sé.
-Bevi questo. Renderà morbidi i tuoi muscoli, così che anche quando proverai dolore non avrai scatti involontari e non metterai a rischio il mio lavoro.
L’altro riconobbe subito di cosa si trattasse, perché aveva dei bruttissimi ricordi a riguardo.
Proprio per questo, quando l’avvicinò al viso e alle labbra, sentì l’olezzo che emanava e non risparmiò un’espressione disgustata.
-Ha un odore vomitevole!
-Non fare il bambino.
Per tutta risposta, lui gli fece una linguaccia, trangugiando l’anestetico con un sol sorso. Subito sentì i muscoli del proprio viso rilassarsi, diventare come molli. Era quasi curiosa come sensazione, se non fosse per quel sapore di rana morta per tutta la bocca e la gola.
Fu solo a quel punto che Shu prese la spina tra le dita intingendone la punta acuminata nell’inchiostro. Izumi, alla vista di quello strumento, non poté trattenere la propria preoccupazione.
-Basterà per fare quello che devi?
Guardò la spina e l’inchiostro in cui era immersa. Lo Shi fece uno strano schiocco con le labbra.
-Se hai altre domande stupide da farmi, risparmia fiato.
L’uomo dai capelli lunghi stava ancora sorridendo, quando Shu gli mostrò il proprio viso attraverso uno specchio. Toccò la superficie riflettente dove iniziava la parte superiore della sua bocca, disegnandoci sopra una curva precisa.
-Allungherò il bocciolo di ciliegio verso il naso, con un ramo piegato ad ellisse che terminerà in due germogli distanti un centimetro dalla narice destra. Tutto chiaro?
L’uomo dai capelli lunghi fece solo un cenno con la testa, ormai incapace a parlare. Fatto questo, lo Shi poté iniziare il proprio lavoro.
La prima volta che la spina lo penetrò superficialmente, fu dove terminava il suo vecchio tatuaggio. La punta degli steli di quel bocciolo di ciliegio venne rafforzata senza dolore da altri tre punti, sempre sottili e poco profondi.
Shu aveva un modo tutto suo di muovere la mano, calibrando con accuratezza il modo con cui la punta bagnata di inchiostro entrava e usciva dal suo viso. Ed era così concentrato, a ogni tocco.
La mano libera sollevò la parte alta della sua guancia destra, Shu si fermò un istante per guardare i bordi del tatuaggio che si stava formando.
-La tua pelle reagisce bene come sempre, e così anche il tuo qi[2].
Seguì con il dito la linea illuminata d’oro, dove l’energia vitale dell’uomo si mescolava al suo potere e si esprimeva in quella forma brillante. Pian piano, tutto il tatuaggio sulla guancia sinistra cominciò a fare la stessa cosa.
Questo spettacolo, però, non impedì a Shu di notare la postura rigida del resto del corpo e, senza neanche avvertire, si voltò verso il proprio assistente.
-Kagehira, porta la palla di riso.
Mika sobbalzò preso alla sprovvista e corse verso uno dei tanti tavoli disseminati per tutto lo studio.
Ci fu un guizzo nello sguardo dell’uomo dai capelli lunghi, che fece sbuffare lo Shi.
-Se irrigidisci troppo i muscoli del corpo, possono farti male. Io non voglio ascoltare lamentele così stupide quando ti sarà tornata la mobilità della bocca.
L’uomo dai capelli lunghi avrebbe riso volentieri a quella battuta, ma a quel punto il dolore era davvero troppo forte. Strinse la pallina di riso tra le dita nel tentativo di scaricare quella tensione, anche se il potere che parassitava il suo corpo continuava a fremere e a mandargli stille di dolore tra le carni accaldate.
La presa della mano di Shu si fece più salda, quasi rassicurante.
-Abbiamo quasi finito.
Lo fissò a lungo, mentre lavorava attorno alla sua bocca con quello sguardo concentrato, la mano con il segno del tatuatore che continuava a muoversi avanti e indietro. Quell’uomo adorava poche cose di Shu, ma certo quel suo sguardo rientrava nel ristretto insieme.
Izumi però non era in grado di sostenere un silenzio del genere, e obbligò Shu a rispondergli.
-Nazuna non c’è?
-Nito si trova in viaggio in questo momento, è andato a est a cercare materiali per nuovo inchiostro. Dovrebbe tornare fra qualche giorno, secondo i nostri calcoli.
Il corpo dell’uomo ebbe qualche spasmo proprio sugli ultimi tocchi di spina, quando ormai anche le ultime gocce di inchiostro erano dentro il suo corpo.
Shu si allontanò quando l’enorme fiore di ciliegio sul suo viso era ormai completamente illuminato d’oro, tanto forte da illuminare anche il profilo di lui.
Alla fine, alzò lo sguardo al suo.
-Bene. Ho terminato.
Lasciò che si calmasse un poco, gli offrì dell’acqua fresca mentre prendeva di nuovo lo specchio e gli mostrava quello che aveva appena fatto.
-Vedi questa parte? Ha sempre la stessa distanza dalle tue labbra, che è la stessa che la separa dal naso.
L’altro si toccò la parte destra del viso, un poco distante da dove gli faceva male e dove la punta della spina aveva insistito nel tatuaggio. Un nuovo piccolo ramo era nato sul suo viso, grazioso e delicato.
Vide il riflesso delle dita di lui che gli spostavano la frangia dalla fronte, con un gesto gentile. Il pollice premuto proprio in mezzo alle sue sopracciglia snelle.
-È davvero un peccato che tu non voglia alcun collegamento al Sesto Chakra. Hai una fronte spaziosa, sarebbe perfetto.
Non aggiunse altro, anzi, si allontanò subito da lui.
Alzandosi dallo sgabello, portò con sé i pochi strumenti che aveva usato, dirigendosi verso il grande lavandino a parete dello studio. Ormai gli dava le spalle.
-Lasciami pure il tuo flauto. Vedrò di terminare il lavoro nella notte, domani mattina sarà più che pronto.
Izumi si insinuò ancora tra di loro, con tono saccente ma molto meno preoccupato di prima.
-Questo rientra nel prezzo già pagato, vero?
-Certamente.
Quando sentì il rumore di qualcosa appoggiato sul carrello, allora seppe che era il momento di congedarsi dai due ospiti. Aprì l’acqua purificata della fonte e vi si lavò le mani, assieme alla spina ancora piena di inchiostro.
-Kagehira, accompagnali alla porta e consegna loro i cappotti.
Non li guardò andare via, non guardò le loro espressioni né l’andatura dei loro piedi. Lo Studio Shi Valkyrie, ancora illuminato dalla luce forte del pieno pomeriggio, fu di nuovo ben presto silenzioso.
Però, quando tornò al carrello dei propri oggetti, lo vide subito tra il panno di stoffa non più bianco e il rotolo aperto di cuoio. Un esile mazzetto di fiori bianchi, punteggiati di rosso sui bordi.
Shu si concesse persino di sorridere.
 
 
Mika sospirò ancora, abbassando finalmente le spalle e rilassandosi. Chiuse persino gli occhi e recuperò in un istante il proprio solito sorriso. Ogni volta che il suo padrone tatuava qualcuno sembrava, per lui e il suo cuore, che dovesse compiersi quasi un rito magico.
Aprì di nuovo gli occhi e fece passare il proprio sguardo eccitato sopra gli oggetti che aveva appena riordinato per ordine di Shu. Dalla punta sottile della spina al piccolo raschio triangolare, passò poi al martelletto per l’inchiostro annerito da anni di utilizzo e la tritura per le radici di albero più spesse, che profumava ancora dell’abete della stagione scorsa.
Si allontanò con un passo all’indietro e quindi uscì dalla stanzetta del ripostiglio, sigillandola con il portone di pietra.
Si fece strada con una lanterna ad olio, per pochi passi. Trovò il proprio padrone dove lo aveva lasciato, al tavolo grande della stanza principale dello studio, circondato dai suoi libri e dai suoi inchiostri liquidi – quelli utili solo a scrivere appunti e annotazioni. Davanti, il flauto che gli avevano lasciato qualche ora indietro.
Il sorriso di Mika si incrinò di un poco.
-Oshi-san, è tardi. Dovremmo andare a letto.
Shu non alzò neanche gli occhi, fece un piccolo grugnito scomposto e poi riprese il controllo di sé.
Aprì un enorme volume, dove spuntava un segnalibro rosso. Così tante parole tutte assieme Mika non le aveva mai viste in vita sua.
-Tu vai, ti raggiungo dopo.
Il ragazzo dai capelli scuri non gli credette davvero.
Fu indeciso su cosa dirgli, se palesare il proprio timore oppure lasciarlo andare; quella era solo una delle tante sere che Shu avrebbe passato in bianco per perfezionare un lavoro che gli era stato commissionato. Si avvicinò appena e si armò di tutta l’innocenza in suo possesso.
-Hai per caso sete? Preparo qualcosa di caldo?
Shu alzò un sopracciglio, cambiando tono subito.
-Mi piacerebbe, sì. Anche uno spuntino.
Mika non disse affatto come quella risposta, per quanto grata, era la dimostrazione del fatto che Shu non avesse davvero la minima intenzione di finire presto quel che stava facendo. Trattenne un sospiro.
Lo Shi dai capelli rosa spostò un libro e ne recuperò un altro, più piccolo, da sotto un plico di fogli sparsi. Lo sfogliò velocemente e ne fece passare una buona metà, si fermò un istante e poi scosse la testa, continuando a sfogliare. Picchiettò l’indice sopra una frase che lo colpì in particolar modo, e alzando il flauto dell’uomo dai capelli arancioni ne guardò gli ultimi due fori, cercando chissà che cosa.
Mika gli si avvicinò di mezzo passo, calibrando fin troppo bene le parole.
-Oshi-san, cosa stai facendo?
Shu sbuffò ancora.
Gli mostrò l’oggetto che aveva tra le mani e lo fece dondolare senza la minima grazia, a destra e a sinistra. Sembrava particolarmente irritato, ora che Mika gli aveva fatto quella domanda.
-Tatuare un oggetto è cento volte più difficile che tatuare la pelle umana! Mille volte più difficile! Non c’è elasticità, non c’è morbidezza, non c’è una risposta attiva da parte dell’oggetto! È come se tatuassi un cadavere!
Il suo aiutante non capì appieno quale fosse il problema. Sempre di inchiostro e magia si trattava. Era però anche abituato alle stranezze e ai soliloqui del suo padrone, cosa che lo mettevano stranamente sempre di buon umore.
Guardò l’oggetto incriminato, ai suoi occhi un semplicissimo e banale flauto Shakuhachi[3].
-Sono sicuro che per quanto sia difficile, Oshi-san, per te non sarà mai impossibile!
Sembrò quasi che Shu fosse colpito dalla sua fiducia, e che per questo lo guardò in silenzio assorto per diversi secondi, prima che ricominciasse a parlare.
-Sei un genio, il miglior Shi di tutta Yumenosaki!
Allora sbuffò e abbassò lo sguardo, così come appoggiò di nuovo il flauto sul tavolo.
-Ovviamente ci riuscirò. Ma rimane comunque un atto per nulla artistico, per nulla bello!
Si imbronciò, pensando ancora all’uomo che quel pomeriggio era andato da loro.
-Non poteva rivolgersi magari al signor Sakuma per questo lavoro?
-No, non si tratta di intrappolare un potere, né di lavorare con una Origine. Questa è comunque un’estensione del nucleo attivo del tatuaggio che già esiste. Rei non ha le competenze per poterlo fare.
Mika alzò gli occhi al cielo e per caso capitò che guardasse la finestra alla parete.
Sembrava una bella notte, piuttosto tranquilla e serena. Poche luci tratteggiavano il profilo della città di Yumenosaki, ai piedi della piccola collina su cui si innalzava lo Studio Shi Valkyrie – e la Cittadella dei Toccati pareva solo una grande gobba di un animale dormiente.
Il ragazzo dai capelli scuri sorrise dei suoi stessi pensieri.
-Vado a scaldare l’acqua, Oshi-san!
Si allontanò in fretta dal tavolo e dal suo padrone, sparendo nel buio con la propria lanterna.
Shu, nel silenzio di nuovo calato, cercò di rilassare i propri muscoli tesi, senza voler ammettere di sentire la fatica. Di per sé, tatuare era un lavoro impegnativo, e non era certamente stata una buona idea aver occupato la serata con altro lavoro.
Ma si trattava di un cliente speciale: Shu non poteva che essere molto ansioso a riguardo.
Tuttavia, decise che si poteva permettere di alzarsi dalla sedia e fare qualche passo per sgranchirsi le gambe. Sentì i muscoli della schiena dolere. Si allontanò dal fascio di luce della lampada sul tavolo, così da avvicinarsi alla grande finestra che poco prima stava ammirando Mika, godendo dei colori della notte.
Si appoggiò al legno dello stipite con una spalla, incrociando le braccia al petto.
Che bella luna. Che belle stelle.
Tracciò le linee di un tatuaggio straordinario tra le costellazioni senza nome, profili di qualcosa che nessun uomo aveva inventato. Magari, nel loro futuro, potevano essere utili.
Fu in quel modo che vide i primi bagliori – gli sembrò fossero delle stelle cadenti. Una, due, tre, dieci, cento.
La prima cadde a terra e colpì una casa. Prima il buio, subito dopo un’esplosione di fulmini incontrollata.
Shu rimase immobile, inorridito ed esterrefatto, finché anche da quella distanza non si riuscirono a sentire le urla agonizzanti dei suoi stessi concittadini.
 
 
Quella fu chiamata, da chi sopravvisse, la prima delle Notti della Pioggia di Potere.
E segnò l’inizio di un nuovo mondo per tutti i cittadini di Yumenosaki.
 

[1] Shi: Lettura di “Tatuatore” in giapponese, 刺青 “Shisei”. Nella fic verrà utilizzato come termine per indicare i Tatuatori, come Shu.
[2] Qi: Termine cinese per indicare l'energia "interna" del corpo umano, spazia da ambiti prettamente filosofici alle arti marziali o la medicina tradizionale cinese fino alla geomanzia, idraulica, pittura, calligrafia e poetica. Qui intesa come energia vitale.
[3] Shakuhachi: Flauti dritti giapponesi.
Lo strumento moderno presenta cinque fori digitali, quattro anteriori e uno posteriore. Si usano dieci taglie; il modello più diffuso, di 54,5 cm, produce come nota di base Re4 e ha un'estensione di oltre due ottave e mezza.
 













Note Autrice: Come dire, eccoci qua. Dopo averlo annunciato tanto a lungo, finalmente comincio con il pubblicare questa benedetta storia.
Un'altra long con protagonista Shu Itsuki, fantasy e blabla, ebbene sì. Questa volta però ho sperimentato una coppia diversa, che mi ha dato una prospettiva diversa e vibes, come si dice, diverse. Indubbiamente è stata una sfida ardua,, ma tutto sommato è stato divertente.
Un paio di parole per questo iniziale prologo.
Come avete visto, lassù in alto ci stanno due cose in particolare. La prima, è la copertina della fic, fatta dalle manine abili della Kurè, che è tipo bellissima. La seconda cosa, è una traccia audio. Ora, ho fatto un FanMix che prossimamente vi linkerò per intero; ogni capitolo ha una sua particolare soundtrack, che se fa piacere spiegherò brevemente nelle note finali - è il mio primo FanMix e non so davvero come mi sia uscito spero bene ecco 8D Su questa particolare soundtrack non ho molto DA DIRE, siccome è stato un regalo inaspettato e assolutamente graditissimo a me personalmente. Ho tipo singhiozzato per tre sere di fila quando mi è stato dato, indi per cui! (Vi lascio i link anche della Lace dopo, perché sì è la sua voce, sì)
Un'ultima cosa. Questa fanfic ha un tema principale, ovviamente, e per trattarlo io ho dovuto più o meno per forza di cose dipingere i miei protagonisti come "adulti" e non come adolescenti. So che è stata una mia scelta, più che un'esigenza di trama, ma al contempo ho cercato di elaborare un IC che fosse in linea con i sviluppi caratteriali dei personaggi alle ultime battute della storia principale canon. In particolare Shu, ma penso anche per Leo.
UN'ULTIMISSIMISSIMA COSA GIUR. L'origine di questa storia non è stato un viaggio in solitaria, ma sono stata accompagnata per un bel pezzo. Tutta la mia conoscenza sul qi, sui tatuaggi e sul Chakra (e pure l'invenzione di alcuni termini, come mezzo fanmix) la devo a una persona speciale, ovvero Dorothy (L) Quindi se questa fic è nata è anche (un bel po') merito suo (L)
Ecco tutto. Spero sia stata una buona lettura!

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