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Autore: ONLYKORINE    13/04/2020    8 recensioni
La storia partecipa al contest 'Il contest delle prime volte' indetto da inzaghina.EFP sul forum di EFP.
Ginny e Harry stanno partendo per la loro prima vacanza insieme. Harry è un po’ insicuro e ha paura di sbagliare qualcosa e che possa andare male. Per lui tutto deve essere perfetto, mentre Ginny prende tutto molto alla leggera.
Sarà una vacanza particolare e, alla fine, quale sarà la cosa più insolita che avranno fatto?
Per Ginny è semplice: aver guidato un drago!
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Ritorno a Hogwarts e one shot'
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Contest delle prime volte.

Prompt: 17 RoadTrip

LA PRIMA VACANZA INSIEME

 

“Ragazzi, mi raccomando…” 
La voce di Molly era, se possibile, più preoccupata del solito. Harry sorrise, avere una mamma che si preoccupasse per loro era molto tenero, ma la signora Weasley sembrava scordarsi sempre più spesso che avevano affrontato ben di peggio di una gita in moto durante le vacanze di primavera.
“Sì, mamma, non preoccuparti. Staremo attenti e staremo lontano dalle strade trafficate, promesso” la rassicurò Ginny.

 

Ginny guardò Harry e sorrise. Sua madre era sempre un po’ esagerata ma effettivamente, dopo la morte di Fred, era comprensibile.
Hermione si avvicinò e le porse una minuscola borsetta. “Qui c’è tutto quello che ti ho preparato: una pergamena con gli incantesimi che potrebbero servirvi, due boccette di inchiostro, due piume, pergamene pulite e…”
La giovane strega rise e prese la borsetta, interrompendola: “Oh, Hermione, questa è la prima vacanza che faccio con Harry. Da sola con Harry. Secondo te… Dovrei scrivere?” 
Hermione alzò le spalle, sorridendo un po’ spaesata. “Non si sa mai. Ti ho messo anche alcune pozioni ad ampio spettro” disse. Ginny l’abbracciò senza aggiungere altro. 
Hermione era fatta così e non doveva più stupirsi. Le piaceva programmare tutto e avere a disposizione ogni cosa che potesse servire. Se fosse stato per lei, sarebbe partita con quello che aveva addosso e la bacchetta. 

 

Harry si infilò il casco. Molly e Hermione erano state categoriche: le strade babbane erano pericolosissime, il casco era obbligatorio!
Salì a cavalcioni sulla sella, tirò la leva della frizione, calcò il piede sulla pedivella per l’accensione e la moto, che era appartenuta a Sirius, si accese. Il rombo fu forte, probabilmente perché il motore era potente, e un’emozione inaspettata si insinuò dentro di lui. Harry pensò quasi di sentire un mancamento: meno di un anno prima, quella stessa moto aveva accompagnato lui e Hagrid via dalla casa degli zii, quando era successo tutto quel casino, quando era morto Moody, quando… Per un attimo il cuore si riempì di malinconia e lui ebbe paura di aver fatto la scelta sbagliata. Cercò di pensare a cose positive, sospirò e il petto si svuotò velocemente, fino a riempirsi di vibrazioni potentissime e ritmi sfrenati, suonati dal motore. Quella moto aveva trasportato anche spensieratezza e allegria, quando suo padre e Sirius avevano scorrazzato avanti e indietro per le strade di Londra. E lo avrebbe fatto ancora, per quella vacanza. Anche se lui non aveva la patente per guidare, l’aveva provata più volte, prima di quel giorno, perché voleva essere sicuro di fare tutto per bene. Era la sua prima vacanza con Ginny. 
E se invece fosse andata male? Sarebbe stata colpa sua. Era stato lui a proporle quel viaggio per stare da soli. Harry adorava la Tana e tutta la famiglia Weasley ma una vacanza da solo con Ginny, ora ufficialmente la sua fidanzata, pensava fosse il premio migliore del mondo, dopo tutto quello che era successo.

 

Ginny sorrise a Harry e si infilò anche lei il casco. Aveva già una mezza idea di farlo sparire nello zaino quando sarebbero stati lontano da casa, perché le dava fastidio.
“Ehi, non vorrai partire con quella giacchina così leggera?” La voce di Hermione le arrivò alle orecchie un po’ ovattata, per via dell’imbottitura all’interno del casco.
“Perché?”
Hermione scosse la testa. “In moto c’è freddo. Non va bene. Devi metterti qualcosa di più pesante e poi…” Ginny sospirò, mentre Hermione guardava il cielo grigio. Non vedeva l’ora di partire. Prima le raccomandazioni di sua madre, poi quelle dell’amica, ci mancavano solo suo padre e tutti gli altri. Per fortuna, erano al lavoro. Anche Ron era al Tiri Vispi.
“Non preoccuparti, andrà tutto bene” la rassicurò con noncuranza Ginny. Poi salì sulla sella dietro a Harry, che si voltò a guardarla, e lei gli appoggiò le mani sui fianchi. Per fortuna suo padre non era riuscito a ricostruire quel sedile orribile che c’era accanto alla ruota posteriore. Lei preferiva un viaggio a stretto contatto con Harry, piuttosto che starsene seduta quasi per terra a guardarlo dal basso.
Salutarono con la mano e, finalmente, Harry diede gas a quel drago metallico e partirono lungo la strada. 
Ginny si sentì molto eccitata, stavano partendo.
No. Erano partiti. Era la loro prima vacanza insieme.
Si strinse più forte al ragazzo e sentì la mano di Harry sulla sua, per un brevissimo momento, prima di tornare a posarsi sul manubrio.

La strega iniziò a rabbrividire dopo appena mezz’ora. Passò un’ora, iniziò a piovere e, nonostante gli incantesimi per non bagnarsi, Ginny sentiva i pantaloni intirizziti. Dopo due ore, incominciò a battere i denti e i tremiti che le scuotevano il corpo si fecero troppo evidenti per poterli nascondere ancora.

 

***

“Mi dispiace” disse Ginny, bevendo il tè bollente e avvolgendo le mani intorno alla tazza per scaldarsi.
Harry si stupì. “Non scusarti, non è stata colpa tua, ma mia!” esclamò, sentendosi responsabile. Era stata colpa sua, Harry lo sapeva bene. Quell’idea assurda del viaggio in moto, loro, che erano maghi e potevano andare dove volevano con la materializzazione. Non c’era bisogno di un viaggio. Ginny si era ammalata ed era successo a causa sua. Ora, rannicchiata in quel bellissimo letto matrimoniale all’interno della tenda da campeggiatori magici, rabbrividiva di febbre e non di eccitazione.
“È stata una cattiva idea, non dovevamo…”
La voce di Ginny, un po’ bassa a causa del malanno, era fermissima mentre lo interrompeva. “Non è stata una cattiva idea! E ho solo un po’ di febbre. Guarda: Hermione mi ha messo nel beauty almeno tre pozioni contro malanni vari e io ho già preso quella giusta. Sono stata stupida a non averle dato retta quando mi aveva detto che avrei avuto freddo. Io non lo sapevo e…”
“Dovevo dirtelo io. Dovevo pensarci…”
“Hai già salvato il mondo magico, Harry, smettila di preoccuparti per tutti. Ti prometto che domani ripartiamo col drago” gli disse con un sorriso stanco, usando il nomignolo che usava per la moto.
Tutti e due guardarono fuori dalla finestra osservando la pioggia. 
Forse dopodomani, pensò Harry.

 

***

Quando si svegliarono, il giorno dopo, piovigginava ancora e il cielo era grigio. Harry decise per un incantesimo di copertura per la pioggia e Ginny pensò a quello inferiore per evitare che l’acqua potesse schizzare da sotto la moto. Era ancora un po’ stanca, ma non voleva assolutamente rovinarsi la vacanza, così prese un altro sorso della pozione di Hermione.
Dopo aver risistemato la tenda e tutte le loro cose nello zaino, risalirono sulla moto e ripartirono. Purtroppo la visibilità era ancora scarsa, così viaggiarono lentamente lungo quelle strade quasi deserte, ma con insistenza puntarono a Nord, per tagliare il più possibile il tragitto e magari riuscire a costeggiare un po’ l’oceano, come avevano programmato alla Tana.

 

“Stai bene?” le chiese Harry quando si fermarono per sgranchirsi le gambe.
Ginny annuì, togliendosi il casco per respirare. Aveva da poco smesso di piovere e l’umidità aveva riempito l’aria quasi immediatamente.
Voltò il viso verso il cielo e si stupì di vederlo azzurro. Sorrise. Il cielo era sereno: sarebbe andato tutto bene.

 

Ripartirono poco dopo e, mentre percorrevano una di quelle strade deserte da cui si vedono solo campi e coltivazioni, pascoli e frutteti, il sole lanciò uno dei suoi raggi sui ragazzi e iniziò a scaldare il mondo. 
Ginny cominciò a godersi il viaggio: senza più le protezioni per il meteo, sentiva il calore del sole sulla schiena e la brezza scivolarle intorno al collo, come una sciarpa fresca e avvolgente allo stesso tempo. Si raddrizzò con la schiena e staccò le mani dal torace di Harry, tenendolo per i fianchi. Sentì sotto il suo tocco anche il ragazzo stiracchiarsi e rilassarsi al calore del sole.
Sfiorò la bacchetta e con un ‘evanesco’, fece sparire il suo casco. Harry se ne accorse, rallentò e si fermò.
Si tolse anche il suo, girandosi verso di lei. “Senza casco?” chiese. Ginny alzò le spalle.
“Magari solo un pochino, che dici? Questo sole è fantastico.”

 

Harry, a cui il casco dava tremendamente fastidio, annuì e lo porse alla ragazza per farlo evanescere. 
Quando ripartì, più piano di prima, con una buona dotazione di occhiali da sole e sciarpe, decise di prestare più attenzione al paesaggio. C’erano ancora delle pozzanghere lungo la strada, ma sempre meno, andando verso Nord. Presto avrebbe fatto freddo, e si sarebbero ricoperti, così cercò di godersi quel momento particolare. 
Indicò a Ginny alcuni ermellini che scapparono quando il rombo della moto fu troppo vicino e anche alcune lepri dal manto marrone, che si fermarono a osservarli chinando la testa mentre passavano davanti a una piccola collinetta e Ginny rise quando li salutò con la mano, facendo scoppiare a ridere anche Harry.
Un piccolo mulino la cui ruota girava nell’acqua di un ruscello, fece di Harry un professore, che spiegò il suo funzionamento a una Ginny stupita e interessata.
Piccoli uccelli in stormo passarono sopra le loro teste, lasciando il cielo pieno di grida acute e battiti di ali fruscianti.

 

Ginny si strinse di più a Harry e appoggiò la guancia sulla sua schiena, chiudendo gli occhi. Poteva illudersi di sentire il battito del suo cuore, ma sapeva che lui indossava troppi maglioni di sua madre per essere una cosa possibile, e quando capì, invece, che il suo cuore che batteva a mille per l’emozione, si scoprì felice. E innamorata. Allargò le mani sul petto di Harry e lo strinse. Lui si voltò, toccandole la mano. “Hai fame?”
Oh, sì, Ginny aveva fame. “Ci fermiamo a mangiare?” chiese.

 

Harry si guardò intorno, non c’era niente. Niente davvero. Solo prati e pascoli, campi e collinette. Quello che sembrava un infinito muretto bianco che delimitava la strada e nessuno, a parte gli animali. Tirarono fuori la cartina da una delle tasche e osservarono la strada. Ancora un’oretta e sarebbero arrivati a un piccolo paesino, probabilmente lì avrebbero trovato un posto dove mangiare.
“Andiamo avanti, allora?” chiese Harry.

 

Ginny, con ancora il viso rivolto al sole, annuì.
Ripartirono e lei continuò un po’ a guardare il panorama e a stringersi a Harry. Quando ormai mancava poco a raggiungere il paese, subito dopo aver oltrepassato una collinetta che ostacolava la visuale, si presentò una scena piuttosto inusuale. Beh, inusuale per dei maghi che viaggiavano su una moto magica perché per i babbani che abitavano da quelle parti non doveva essere una cosa strana.

 

“Ma cosa…” esclamò Ginny, dietro di lui. Harry spalancò gli occhi. Decine di pecore camminavano a velocità spedita lungo la strada, venendo loro incontro. Un cane dal pelo lungo e bianco correva sopra al muretto, saltando su e giù sul prato, abbaiando ogni volta che un animale si fermava. Il rumore dei campanacci era altissimo, sovrastato solo dal rumore delle zampe sulla strada e dall’abbaiare del cane. 
Per un attimo Harry rimase paralizzato: tutte quelle pecore stavano correndo nella loro direzione. Cosa sarebbe successo? Si voltò verso Ginny per vedere se fosse spaventata, ma non capì la sua espressione.

 

Quando vide tutto quel bianco, rumoroso e polveroso, muoversi velocemente, Ginny non si rese conto di cosa stesse succedendo. Probabilmente il sole le aveva dato alla testa, pensò, strizzando gli occhi e, quando gli animali furono troppo vicino per tornare indietro e cambiare strada, li riconobbe e scoppiò a ridere.

 

“Ma… Sono pecore?” chiese, ancora ridendo e girandosi da tutte le parti quando le pecore circonadarono la moto, qualcuna senza degnar loro di uno sguardo, qualcuna fermandosi e allungando il naso e la bocca verso di loro.
“Sì” rispose Harry, sollevato dalla sua reazione. “Ci sono anche delle capre, guarda!” continuò, indicando con il braccio alzato.

 

Ginny guardò nella direzione indicata e vide chiaramente qualche capretta e anche un cane che correva a fianco delle pecore, sopra il muretto e un signore che correva nella loro direzione agitando un braccio in alto.

 

L’uomo, con una giacca militare e uno smanicato grigio scuro, si avvicinò e Harry lo salutò alzando una mano. “Salve!”
“Scusate, ragazzi! Purtroppo il prato che attraverso di solito per il pascolo si è allagato e abbiamo dovuto passare per la strada per non impantanarci.” 
Quando si fermò, davanti a loro, Harry lo osservò: un uomo sulla cinquantina, forse, con un abbigliamento campagnolo e un bastone artigianale ricavato da un grosso ramo di un albero. Non sapeva cosa dire o cosa fare. Dovevano aiutarlo? 
Sentì Ginny ridere dietro di lui e si girò: una pecora le stava leccando la parte scoperta della caviglia, fra la scarpa e i jeans.
La ragazza saltò giù dalla moto, cercando di accarezzare la pecora sulla testa ma questa non si fece prendere e scappò via, dietro alle altre.
“Vuole una mano?” chiese lei al pastore, guardando Harry che annuì.
“Non c’è bisogno, grazie, più avanti c’è un punto in cui ho intenzione di farle deviare. Mi basta il mio Park...” Indicò il cane, che correva ancora avanti e indietro a fianco della mandria, abbaiando quando qualche pecora si fermava a mangiare l’erba che spuntava dagli angoli della strada o dal muretto, facendole riprendere la via.
Ginny continuò a guardare quel gregge con gli occhi spalancati e Harry, ricordandosi del pranzo, chiese all’uomo: “C’è un posto dove si può mangiare qui vicino?” 
“Al paese c’è il pub di mio cugino, non potete sbagliare, ditegli che vi mando io e vi tratterrà bene!” Indicò la strada che stavano percorrendo, da dove era venuto lui, e riprese il cammino insieme alle pecore e alle capre.
Aspettarono che il gregge passasse e, ancora con la risata di Ginny nelle orecchie, Harry riaccese la moto e ripartirono.

***

“È stato bellissimo! Non mi era mai capitato di essere circondata da una mandria di pecore lungo la strada!”
Ginny era allegra e a Harry bastava questo. Perché se lei era felice, lo era anche lui.
“Neanche a me, effettivamente” ammise lui, ridacchiando.
La ragazza si allungò sul piccolo tavolo nel pub e gli prese la mano. “Una prima volta per tutti e due!” I suoi occhi brillavano e Harry si innamorò ancora di lei, sapendo benissimo che si riferiva a un’altra prima volta.
“Ti prometto che sarà una vacanza stupenda” disse Harry, dopo un po’.
“Harry, è già una vacanza stupenda!” lo rassicurò lei, stringendogli più forte la mano, senza lasciare il contatto con i suoi occhi. Il ragazzo annuì.
“Cosa vi porto?” Joe, il corpulento oste, cugino del pastore, fece la sua comparsa al tavolo con grande piacere di Harry e Ginny: avevano una gran fame.

 

***

 

Il giorno seguente, dopo un’intensa nottata piena di risate e piccole confidenze fatte tenendosi abbracciati, Harry e Ginny salirono sulla moto molto più carichi e speranzosi. Verso l’ora di pranzo la strada si era già fatta noiosa e Harry le chiese, visto che erano in una zona deserta come il giorno prima: “Cosa dici se provassimo a staccarci da terra?” 

 

Ginny non riusciva a credere alle sue orecchie: avrebbero volato? Volato con quel drago? E come sarebbe stato? I suoi occhi si spalancarono smaniosi: un’altra prima volta. “Oh, sì, sarebbe fantastico!” 
“Magari tu controlla che non ci veda nessuno, che dici?” 
Ginny annuì e si toccò la bacchetta, fasciata sulla coscia, pronta a lanciare l’incanto di disillusione all’occorrenza.

 

Harry accelerò in un punto in cui la strada seguiva un rettilineo e poi schiacciò il pulsante viola sul manubrio, gridando a Ginny: “Tieniti forte!”
La moto velocemente si staccò da terra e Harry sentì il vento scompigliargli i capelli molto più di prima, riuscendo a vedere l’azzurro del cielo e le nuvole avvicinarsi. Indicò con il dito un piccolo stormo di uccelli e li sorpassarono in velocità, passando di lato, voltandosi a guardarli e ricambiando la loro occhiata curiosa.

 

Scoppiarono a ridere e Ginny dovette tenersi più forte per non sbilanciarsi.
Quella sera mentre montarono la tenda in un piccolo bosco, Ginny, di spalle, voltò un po’ il viso verso Harry dicendogli: ”Hai avuto un ottima idea, oggi. Mi è piaciuto tantissimo volare così per la prima volta. E ora siamo quasi in Scozia. Domani andiamo verso ovest? Mi piacerebbe vedere l’oceano…”
Harry le si avvicinò da dietro e l’abbracciò, affondando il naso nei suoi capelli. “Andremo dove vuoi. È la nostra prima vacanza e io farò in modo che sia la più bella di tutte!” 
“So cosa possiamo fare stasera, perché questa vacanza sia la più bella, Harry, ed è una cosa che piace molto anche a te…” disse lei, girandosi fra le sue braccia e baciandolo. Era il ragazzo migliore del mondo e Ginny si sentiva fortunata ad averlo nella propria vita.

 

Harry la trascinò dentro la tenda e quella sera se la ricordarono per parecchi anni a venire.

***

Il giorno dopo, era un po’ più freddo ma non pioveva, e la strada era ancora silenziosa e deserta. Era una fortuna, per loro, visto che erano un mago e una strega e che Harry non possedeva dei documenti babbani regolari per guidare quella moto. Fino a quel momento non avevano incontrato quasi nessuno e chiunque avevano incrociato non era per niente interessato alla patente di Harry, così Ginny, si raddrizzò e appoggiò il viso sulla spalla di Harry e sussurrò vicino al suo orecchio: “Sto per farti una proposta indecente…” 

 

Harry per poco non sbandò e la moto perse equilibrio, ma lui riuscì a mantenere il manubrio saldo e a riportarla dritta, prima di fermarsi.
Si girò e guardò stranito una Ginny particolarmente divertita.
“Ok, forse non così indecente, dai…” Ma la giovane strega rise ancora.
“Sentiamo.”
“Mi insegni a guidare?”

 

Ginny vide gli occhi di Harry spalancarsi e immaginò già che le rispondesse di no. Sospirò, ma non disse niente, anche se a fatica. 
Fece per parlare dopo un po’, per ricordargli che neanche lui in fin dei conti aveva la patente ma stava guidando, quando le disse: “Scendi”.
Come? Ginny non capiva, ma allungò un piede fino a toccare terra e scese. Ancora a bocca aperta, osservò Harry fare la stessa cosa e appoggiare il drago al cavalletto.

 

Harry pensava di essere impazzito. Aveva appena imparato a usare quella moto, cosa poteva insegnare a Ginny? Molte cose gli venivano istintive e non sapeva neanche se le facesse nel modo giusto. Ma ci provò.
Quando scese, appoggiò la moto al cavalletto centrale e si fece da parte.
“Vai, sali” disse.
La ragazza lo guardò spalancando gli occhi e con un gran sorriso. Lei alzò la gamba per salire sulla sella: era un po’ più bassa di lui, ma la moto non era alta, quindi non ebbe difficoltà. Ma Harry sapeva che l’avrebbe avuta dopo, quando avrebbe dovuto sostenerne il peso.
“Appoggia questo piede qui sulla pedalina e l’altro mettilo qui” spiegò, aprendo la pedivella per l’accensione. “Prova a spingere piano, così, brava… Senti quando diventa più duro da spingere?” Quando la ragazza annuì le spiegò come accendere il motore. “…Ecco, e dopo, un bel colpo, vai!” 

 

Quando il motore si accese, Ginny fremette di soddisfazione: sentiva il rombo e tutte le vibrazioni sotto il sedere. Poi Harry le spiegò come scendere dal cavalletto e si raccomandò per il peso della moto. Effettivamente, come dovette sostenere da sola il manubrio e tutto quel veicolo solo con la forza delle braccia, Ginny sentì un gran carico sulle spalle. Non era mica come stare sulla scopa!
Però sentire quel drago che ruggiva fra le sue gambe era favoloso. Sorrise quando riuscì a piantare il peso sui piedi e a reggere la moto. Il motore continuava a vibrare, facendole sentire una sensazione nuova. Si sentiva tutt’uno con quell’affare babbano.

 

Harry vide la sua espressione e capì ciò che stava provando: doveva essere la stessa cosa che aveva sentito lui, una forza incredibile crescere dentro e credersi di una potenza inaudita, come quando la sua bacchetta aveva sconfitto Voldemort.
Annuì sorridendo e continuò a istruirla. Le fece mettere due dita sulla leva della frizione e poi si chinò.

 

“Ora metti il piede qui, guarda…” spiegò. “Schiacci in giù. Ecco, così hai messo la prima, brava. Ora, per partire, devi lasciare piano la frizione, mentre acceleri, deve essere una cosa bilanciata, non veloce, ma piano piano, come quando con la scopa devi partire e la tiri verso di te… Brava, sì, così…”
Quando Ginny, seguite le istruzioni di Harry, riuscì ad avanzare piano con la moto, spalancò di nuovo gli occhi: stava guidando un drago! Un drago metallico, ma un drago. Non riusciva a spiegarselo, ma le sembrava davvero di stare a cavalcioni di un Ungaro Spinato. Purtroppo la moto si spense subito dopo e lei ci rimase male.

 

Harry le spiegò come lasciare la leva della frizione e le insegnò come usare le marce. Ci volle una buona mezz’ora, ma dovette ammettere che Ginny stava imparando molto più velocemente di come aveva fatto lui.

 

Ginny riuscì a non far più spegnere il motore e ad aumentare le marce e poi a scalarle. Come le piaceva! Harry l’affiancò per un po’ e in qualche punto corse anche, ma sembrava contento e le sorrideva mentre le dava altri suggerimenti.
Il drago fra le sue gambe ormai faceva le fusa come un gattino. Poteva sentire come il motore rispondeva alle sue manovre e ogni volta che cambiava marcia, muovendo il piede, capiva di farlo senza neanche pensarci, ma al momento giusto. 
Sto guidando un drago!” gridò al cielo, sorridendo.
La moto non andava velocissima, ma a lei sembrava di avere in mano il mondo: il vento che le spettinava i capelli e il sole sul viso la facevano sentire invincibile e man mano che acquisiva velocità, si sentiva sempre più potente. A un certo punto della strada, capì di aver staccato troppo Harry, perché sentiva la sua voce lontana e, come le aveva spiegato prima di partire, frenò lentamente finché la moto non arrestò la sua corsa scivolando un pochino sulla ghiaia. Ma poi si spense. Merlino!
Schiacciò di nuovo sulla pedivella per rimetterla in moto, ma non si riaccese. Poi si ricordò: la leva della frizione, doveva tenerla tirata. Ci riprovò, ma non funzionò.
Si girò a guardare in direzione di Harry, che si stava avvicinando velocemente, e le gridò di schiacciare più volte sul primo pedale che le aveva fatto usare. Parlò di ‘marce’, di ‘folle’ e le spiegò come rallentare e fermarsi senza far spegnere la moto. Ginny non capì proprio tutto, specialmente la storia dei termini strani, ma decise di non preoccuparsi e cercò di seguire lo stesso le istruzioni. Fece quello che lui le aveva detto e riuscì a riaccenderla. Lasciò di nuovo la frizione piano piano e ripartì. 
Dopo un’altra mezz’ora si sentiva un’esperta: partiva, accelerava, rallentava e frenava senza far spegnere il drago. Quando si fermò l’ultima volta ad aspettare Harry, gongolava dondolando sedere e piedi. Sembrava una bambina. Una bambina che ballava.

 

Harry era quasi stanco: era corso accanto alla ragazza per tutto il tempo mentre le stava insegnando e rimpiangeva la Firebolt come non aveva mai fatto. Ma quando le si fermò di fianco l’ultima volta, capì che ne era valsa la pena: a Ginny brillavano gli occhi come non mai, forse come dopo il loro primo bacio in sala comune. Sembrava una regina e lui si sentiva orgoglioso di lei. Era la sua ragazza, la miglior giocatrice di Quidditch e, ora, era la domatrice di quel drago, come lo chiamava lei.
Quando le fu vicino, si chinò, appoggiando le mani sulle ginocchia. “Fai salire anche me, adesso, perché sono stufo di correrti dietro!” esclamò, con il fiatone.

 

Ginny rise. Si era divertita, ma ora poteva lasciare il drago a Harry. Oppure… “Che ne diresti di far volare questo drago?” Harry spalancò gli occhi: aveva appena imparato a guidare e voleva già volare? Beh, effettivamente chi meglio di Ginny sapeva domare qualcosa che potesse volare?
Brillarono gli occhi anche a Harry. “Puntiamo verso l’oceano?”

 

***

 

“Allora, com’è andata la vostra prima vacanza?” Hermione riempì le tazze di tè, ma i maschi rifiutarono. Ne allungò una a Ginny, mentre la ragazza raccontava, e appoggiò un piattino di biscotti vicino a Harry e Ron, vicino al succo di zucca.
“È stata stupenda! Non sai quante cose ci sono capitate!” esclamò Ginny, rubando un biscotto dalle mani di Ron.
Il fratello sbuffò e ne prese un altro. Harry sorrise. Quando Ginny raccontò della febbre, Hermione si tappò la bocca con le mani e quando parlò delle pecore l’amica rise della sua risata.
“C’è stata anche un’altra cosa, veramente…” le suggerì Harry, quando la giovane strega finì di rispondere alle domande, fin troppo dettagliate, di Hermione.
Ginny, con gli occhi spalancati, quasi gridò: “Giusto! Ho guidato un drago per la prima volta ed è stato favoloso!” 

 

Hermione, che stava bevendo un sorso di tè, si strozzò e iniziò a tossire, ma nessuno intorno a lei le prestò attenzione, perché Ron chiese a sua sorella dove avesse trovato un drago e Harry invece scoppiò a ridere, dicendo che intendeva un’altra cosa, mentre Ginny divenne rossa, guardando il suo ragazzo.
“Scusa, Harry, non volevo… È stato bellissimo anche… Non intendevo…” Harry rise ancora più forte, scuotendo la testa per rassicurarla, e Hermione chiese, quando riuscì a smettere di tossire: “Ma di cosa state parlando?” 
“Oh, Harry mi ha chiesto di sposarlo e io gli ho detto di sì!” esclamò Ginny, guardando Harry con occhi dolci e prendendogli la mano.
Subito dopo fu il turno di Ron di strozzarsi con il succo di zucca. 

 

FINE

 

***Sono tantissime le note che vorrei mettere, prime fra tutte la moto di Sirius, (che la Rowling non specifica e ho dovuto controllare i film) che è una Triumph Bonneville T120 (l’ho presa dal primo film, perché quella del settimo film, non era ‘corretta’ per via delle date di fabbricazione) e ho scoperto dopo che quelle cavolo di moto inglesi degli anni ‘70 hanno cambio e freno al contrario rispetto a molte moto di oggi e io ci ho messo una vita a riscrivere i paragrafi e a togliere ogni riferimento sbagliato (l’ho fatto due volte perché prima ho invertito destra con sinistra, poi mi hanno fatto notare che frizione e acceleratore restano sempre lì e allora alla fine, non ho più messo destra e sinistra da nessuna parte…) beh, spero che sia venuta comunque comprensibile.

 

Altra nota che vorrei scrivere è che la parte in cui Harry chiede a Ginny di sposarlo (se vi ho incuriositi, logicamente) la trovate nella mia long, durante le vacanze di primavera. Avevo sempre pensato di scrivere questa os e quando ho visto il prompt del contest, ho subito pensato che dovesse essere questo. Dovevo solo riuscire a metterci dentro almeno una prima volta (e lì, ho notato, mi ha preso un po’ la mano…😅) e guidare un drago, ho pensato che fosse proprio la cosa giusta.

 

Grazie a chi ha letto fin qui. Anche se in questo periodo scrivo un po’ così, così alla Merlino, per intenderci, e quindi questi Harry e Ginny  avrebbero potuto meritare di più… ma spero di riprendermi presto.

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