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Autore: Sabrina Boccia    14/04/2020    0 recensioni
Puoi scegliere di leggere o puoi non farlo. La protagonista, Resia è chiamata a fare altrettanto. Fai la tua scelta, lei farà la sua: Oggi o Allora.
Genere: Romantico, Satirico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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RESIA << Dolce Marra, che ne dici di tuffarti in acqua con noi? >> Ancora? Dio, quanto lo detesto. Okay, detestare forse è eccessivo... è divertente e spiritoso, in fondo potrebbe anche garbarmi se fossi più disponibile. Se, ma non lo sono per nulla. Si chiama Francesco Baggio, è iscritto al corso di nuoto da solamente una settimana e mi tratta con confidenza, come se ci conoscessimo da tutta la vita. Lo ignoro, procedendo lungo il bordo della piscina. << Lo prendo per un diniego? >> domanda, strizzandomi un occhio. Che buffo, trattengo un sorriso. Baggio è biondo e alto, ha un fisico asciutto e anche tonico per mia sfortuna, visto che l’occhio vuole pur sempre la sua parte e il mio cade spesso sul suo corpo. È abbastanza raro trovare un uomo i cui addominali scolpiti si esauriscano in quella splendida V, malcelata dal costume striminzito. Possiede lineamenti mascolini e tratti fieri, occhi grandi e profondi di un verde molto acceso: due smeraldi. Le labbra sono carnose e il naso dritto. Non sono una stalker, ma ritrovarlo a lezione mezzo nudo mi permette di analizzarlo al meglio e ammetto che quando l'ho visto per la prima volta ho tirato una bella boccata d'aria fresca. E come me, il resto delle donne in sala. Ho notato come lo guardano le sedicenni in piena battaglia ormonale, o le donne in menopausa: hanno quello sguardo da iene fameliche pronte a divorare un lauto pasto. Appaio anche io così? Ma anche no. Personalmente, lo trovo a malapena accettabile. Nulla contro di lui, anzi, è certamente un bel pezzo di figliolo... gran bel pezzo di figliolo! Purtroppo però trovo difetti in ogni uomo. Troppo basso, eccessivamente muscoloso, assolutamente infantile, poco raffinato, decisamente rozzo o ancora tremendamente sciocco. Lui a mio parere rientra nella classica categoria del bello ma stupido. Non mi ispira affatto fiducia, ma temo che il mio metro di giudizio sia comunque estremamente errato. Io paragono ogni dannato essere vivente a... Maledizione! Mi impongo per l'ennesima volta di non pensare, di dimenticare, mi armo del mio solito coraggio e sollevo il volto. Fingo un'espressione felice, che probabilmente risulta una fusione fra una smorfia, un broncio e uno sguardo accigliato. Sono assolutamente ridicola. Io e il caro nano Brontolo abbiamo di certo qualche antenato in comune. Lo osservo ancora. Forse quel povero malcapitato di Baggio è soltanto comparso in un brutto periodo, cerco di convincermi. Peccato che non riesca a darla a bere neppure a me stessa. È una vita che mi comporto così, perciò dire 'periodo' oramai credo sia riduttivo. Devo superare quell'infantile 'cotta adolescenziale'. In verità il mio primo grande e unico amore è stato declassato come cotta solamente quest'anno. Mi sono detta, che non considerarlo per quello che davvero sia, avrebbe aiutato a dimenticare, eppure non è accaduto. Mi rabbuio sempre al suo solo ricordo. Non riesco più neanche a pronunciare quel nome a voce alta. Ogni volta che penso di averlo accantonato, eccolo che salta fuori a tormentarmi. Francesco intanto simula uno sguardo triste, non si perde mai d'animo. Devo riconoscere che ha tenacia il ragazzo. << Sempre la solita. Quando la smetterai di prenderti gioco di me? Potresti almeno rispondermi qualche volta. >> Gli sorrido, non posso negare che sia divertente, quasi teatrale in realtà. Sono certa che faccia il cascamorto con ogni donna in grado di respirare. Bella, brutta, dolce o scorbutica per lui non fa alcuna differenza, purché abbia l'apparato respiratorio funzionante. << Oh, cielo, Baggio… ma non ti arrendi mai? >> replico, sbuffando. << Solo quando acconsentirai ad un mio invito. Allora, lo accetti? >> propone per l'ennesima volta, speranzoso. Con quello di oggi è il quinto appuntamento che mi chiede. No, il sesto. Non rispondo, come sempre del resto. << Non lo vedi che non ti fila? >> lo prende in giro Isaba, dalla vasca accanto. Sembra piuttosto irritata. È una donna molto avvenente. Non capisco perché perda tempo con quel damerino e soprattutto perché lui si ostini con me, pur avendo una fila di ancelle pronte a soddisfarlo. Non l'ho mai provocato, né tantomeno gli ho lasciato intendere che potesse in qualche modo interessarmi. Al contrario, sono certa che Isaba provi una forte simpatia per lui, come tutte del resto. Sono l'unica impassibile al suo fascino in questo dannato centro sportivo? << È cotta >> le risponde Francesco con sicurezza, sfoderando il suo sorriso migliore. Mi scappa un’altra risata. È incorreggibile, e anche piuttosto divertente, però non mi provoca le farfalle nello stomaco, il tuffo al cuore che... Basta! Oggi a quanto pare non è proprio giornata. << Bene, cominciamo. Solite otto vasche di stile libero >> comando ai miei ragazzi. Partono tutti, tranne Baggio, che mi manda prima un bacio. Com'è buffo! Devo farci un pensierino, prima o poi... molto poi! É un anno che lavoro come istruttrice di nuoto alla Falco Sport. Mi trovo bene, la paga è abbastanza buona, ed io adoro l'acqua. Non potrei desiderare di meglio! Mi toglie poco tempo allo studio, l'ideale per la mia Facoltà che con tutti quegli esami di Diritto richiede la massima dedizione. Frequentare Giurisprudenza è stata una vocazione per me fin dai tempi del liceo e terminerò questo percorso di studi ad ogni costo. Lavoro solo due ore serali, cinque volte a settimana. Quando ho un esame all'Università, il mio datore di lavoro è così comprensivo da concedermi qualche giorno di ferie, ovviamente non pagato. Non mi regala neanche un centesimo, ma non mi lamento di certo. È un uomo così benevolo! “Resia, lo studio prima di ogni altra cosa” dichiarò solenne, quando venni per il colloquio. Sorrido. Ogni volta che ripenso al giorno dell'assunzione gli angoli della bocca si piegano inevitabilmente in una smorfia felice. Il mio capo, Duilio, è proprio uno spasso. Eh, già, ha un nome un po' particolare. Abominevole ad onor del vero. Era così serio quando pronunciò quella frase che anche adesso, ripensandoci, non riesco proprio a trattenermi dal ridacchiare. Mi era parso come un giudice che pronuncia una sentenza di condanna dell'imputato, convinto oltre ogni ragionevole dubbio della veridicità di quella massima.
   
 
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