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Autore: Keeper of Memories    14/04/2020    1 recensioni
Questa storia si sviluppa sessant'anni dopo la battaglia del sistema Sol dopo il finale "controllo" e ripercorre le vicende di tre personaggi, inizialmente slegati tra loro: Rebekha T'Soni, figlia di Liara e irruente cacciatrice asari, Edward Anderson, spettro e nipote del ben noto eroe umano, e Selius Victrilius, soldato turian ligio al dovere.
Una minaccia antica e ben nota farà incrociare le loro strade, una parola che ancora fa tremare di paura la Galassia: i razziatori.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Sala principale del Palazzo dei Clan, Urdnot, Tuchanka 2246 EC

«Problematico» disse l’ambasciatore Jehort Solus, osservando con preoccupazione l’immagine del Razziatore stilizzato.
«Mordin, i tuoi uomini non sono riusciti a recuperare altro dal computer nel bunker?» chiese Urdnot Bakara alla figlia.
«Non molto, madre, solo lunghe liste di dati raccolti totalmente privi di contesto. Non ci resta che aspettare che il contatto di T’Soni Rebekha ci dica di più.»
Sei paia di occhi fissarono contemporaneamente Rebekha, che si limitò a fare spallucce.
«Se Quilla ci sta mettendo tanto è per una buona ragione, non preoccupatevi. Piuttosto, avrei qualcosa da chiedere a Urdnot Wrex e Urdnot Grunt. Così passiamo il tempo mentre aspettiamo.»
«Cosa vuoi sapere, piccola Pyjak?» le chiese Wrex.
«Sto cercando mio padre e mia madre si rifiuta di dirmi chi sia. Non è che per caso… avete “abbracciato l’eternità” assieme a lei?»
I due Krogan si guardarono brevemente prima di scoppiare in una fragorosa risata.
«Bastava un no…» disse stizzita l’asari.
«Ahah scusaci piccola Pyjak, solo che ahahahah»
«No, niente asari per me. Senza offesa» rispose Grunt, che aveva smesso di ridere molto prima di Wrex.
«Liara ahah no, no per niente ahah»
«E immagino non abbiate idea di chi possa essere? Non ditemi che mio padre è il comandante Shepard…»
«Nah… Shepard era fissato con la quarian» le rispose Grunt «il suo odore cambiava drasticamente quando visitava la sala macchine. Eh eh eh»
«Capisco.»
«C’era qualcuno, però» intervenne Bakara.
«Uh?» Wrex guardò la compagna, confuso.
«Si, passava molto tempo con quel prothean…»
«Prothean? Sono abbastanza sicura che mia madre non si sia mai data alla necrofilia.»
Wrex e Grunt scoppiarono nuovamente in una sonora risata, ma Bakara proseguì con la sua spiegazione.
«Giovane T’Soni, tua madre non ti ha mai raccontato del prothean vivo che lei e Shepard trovarono in una capsula vitale su Eden Prime?»
«No… io e mia madre non parliamo molto. Non c’era nessun prothean nell’elenco dei membri dell’equipaggio della Normandy.»
«Davvero quel Javik non c’è da nessuna parte?» chiese Wrex tornato serio.
«Non c’è nessun Javik...»

La conversazione venne interrotta dall’arrivo di un messaggio sul factotum di Rebekha.
«Il vostro contatto vi ha risposto?» chiese Zerum, che fino a quel momento era rimasto a guardare in disparte.
«Si, è lei. C’è un videomessaggio, devo farvelo vedere, dice.»
Rebekha armeggiò rapidamente con il factotum e un ologramma con le fattezze di Quilla apparve a mezz’aria.
«Buongiorno a voi, permettetemi di presentarmi» iniziò Quilla con voce pacata «Il mio nome è Quilla e sono un’agente dell’Ombra. Rebekha mi ha parlato di ciò che avete trovato su Tuchanka e chiesto aiuto in proposito. Per tale motivo, le informazioni che vi fornirò questa volta sono gratuite. Per ulteriori richieste in futuro però dovrò chiedervi un compenso, come a tutti i clienti ordinari dell’Ombra.»
«Innanzitutto, parliamo del simbolo che avete trovato. Appartiene a una setta nota con il nome di Adoratori delle Antiche Macchine. Il loro credo e/o il loro scopo è attualmente ignoto ma abbiamo la certezza che i loro membri si trovino in tutti gli strati della società, dai cittadini comuni agli alti gradi della politica. Vi consiglio di esercitare cautela già da adesso visto che, per quello che ne sappiamo, potrebbero essere tra di voi, in questa esatta stanza.»
«Veniamo agli affari. Sono riuscita ad ottenere il profilo di due scienziati su tre, dalle informazioni sugli spostamenti principalmente. Scegliete con cura le persone a cui mostrare tali informazioni. Buona giornata.»

«Non mi piace» esordì Wrex «questi adoratori puzzano di guai.»
«Già. Mi piace ancora meno quando qualcuno insinua che io sia uno di loro» aggiunse Grunt, fissando con astio il punto in cui prima si trovava l’olomessaggio di Quilla.
Rebekha ignorò i due krogan, preferendo rivolgersi a Bakara visto che le sembrava la persona più autorevole lì dentro, nonché quella con più sale in zucca.
«Quindi? Mostro o non mostro le informazioni che mi ha dato Quilla?» le disse e la krogan annuì.
«Procedete pure.»
Dopo alcuni minuti, il volto di uno scienziato hanar e di un ingegnere turian comparvero sullo schermo del computer al centro della sala, corredati di opportune informazioni personali.
«Ma che coincidenza, sono scomparsi…» osservò Rebekha, indicando la dicitura “status” di entrambi.
«Non è unica cosa in comune, giovane T’Soni» intervenne l’ambasciatore Solus «guarda impieghi passati. Lavorato per Typhoon Tecnologies, in stesso periodo.»
«Non solo nello stesso periodo» osservò Zerum «ma anche nello stesso posto, i laboratori della Typhoon su Noveria, e sono stati licenziati di recente… nello stesso giorno!»
«Sarà il caso di indagare. Non ci sono molte prove oltre a questa, ma preferirei togliermi il pensiero» intervenne Mordin.
«Mordin ha ragione» commentò Wrex «quel posto era già esageratamente losco già quando ci andammo io e Shepard, più di sessant’anni fa. Chissà che cosa si nasconde al giorno d’oggi.»
«Già. Mai dare le spalle a un potenziale nemico» aggiunse Grunt.
Jehort e Bakara si guardarono brevemente, preoccupati.
«Ufficialmente, non possiamo chiedervi né farvi fare alcunché. Non come rappresentanti politici» disse Bakara, rivolta alla figlia.
«Quindi non faremo nulla? Niente di niente?» disse Mordin, incapace di nascondere l’irritazione nella sua voce.
«Urdnot Bakara non dice questo» intervenne Jehort «Vai su Noveria se lo desideri Urdnot Mordin, non lo impediamo.»
«Se le cose dovessero mettersi male, però» riprese Bakara «non potremo aiutarvi, in nessun modo. Anzi, saremo costretti a negare ogni nostro coinvolgimento.»
«Maledetta politica» sbuffò Grunt.
«Io avrei un piano» disse Zerum, guadagnandosi l’attenzione di tutti.
«Parla, Zerum» lo esortò Mordin.
«Posso fingermi un investitore e chiedere di vedere i laboratori. Basta promettere una cifra a sei o sette zeri e mi faranno entrare.»
«Tu vuoi mandare famiglia in bancarotta, figliolo!» strillò Jehort.
«Ho detto promettere, padre, non donare. Il nome Solus non desterà sospetti in tal senso.»
«Sei sicuro giovane Solus? È una missione rischiosa.»
«Mia madre ha ragione. In più saresti quasi sempre impegnato a stordire la tua guida con le chiacchiere» osservò Mordin «Quindi verrò con te. Posso fingermi una guardia del corpo.»
«Mmmmm… una guardia krogan darebbe nell’occhio. Senza contare che non sono permesse armi dentro i laboratori.»

Mordin stava per ribattere ma Rebekha la interruppe.
«Zerum ha ragione, Mordin» disse, mentre un sorriso si allargava sul suo volto «sembra proprio una missione d’infiltrazione, sapete? Quelle di cui le cacciatrici asari sono tanto esperte. Chissà dove potreste trovare una cacciatrice asari…»
«Vieni, al sodo T’Soni» disse Mordin secca.
«Una guardia del corpo asari non provocherebbe scalpore, in più questa ex cacciatrice è stata addestrata per questo genere di missioni.»
«Ma…? Perché c’è un ma, vero?» chiese Zerum.
«Come ho detto sono un ex cacciatrice. Ora faccio la mercenaria.»
«Giusto. Beh, vorrà dire che io e Zerum bastere-»
«Non rifiutare così in fretta il supporto di qualcuno come Rebekha, Mordin» la interruppe Zerum «l’ho vista sul campo, è un ottimo elemento. In più le sue considerazioni tattiche sono corrette.»
«L’ho vista anch’io sul campo, non metto in dubbio le sue capacità. Solo che ti faccio notare che i nostri genitori hanno appena detto che non ci daranno mezzo credito.»
«Hai ragione Mordin, tuttavia possiamo supportarvi con altro» intervenne Bakara, che quindi si rivolse a Rebekha «Non possiamo pagarti in crediti ma possiamo fornirti clip termiche, un trasporto per la tua prossima destinazione e anche delle razioni alimentari se ne hai bisogno.»
Rebekha rimase un attimo in silenzio, sfregandosi i palmi delle mani con aria pensierosa.
«Considerando che sono agli inizi e che la ricompensa che mi offrite è ciò che comprerei usando i crediti… accetto.»
«Eccellente, inizio ad elaborare i dettagli del piano» disse Zerum, entusiasta.
«E sia, ma…» aggiunse Mordin «Considerazioni tattiche o meno, vengo anch’io. Sono una krogan, non ho bisogno di un fucile per uccidere.»

Port Hanshan, Noveria, 2246 EC

«Benvenuto su Noveria, signor…?» chiese il turian che li accolse, lo stemma grigio e verde della Controllo Rischi Elanus ben visibile sull’uniforme scura.
«Jaron Solus» rispose Zerum, aggiustandosi il completo elegante che indossava per l’occasione.
«Benvenuto signor Solus, la stavamo aspettando» riprese la guardia «tuttavia devo chiedere alle sue accompagnatrici di consegnarmi tutte le armi.»
Alle spalle di Zerum, Rebekha e Mordin erano ferme a braccia conserte. Indossavano entrambe un’armatura grigio scuro adeguata alla rispettiva razza, nel tentativo di sembrare due guardie del corpo.
«Queste non sono semplici accompagnatrici, sono la mia scorta armata. Non potreste fare un’eccezione?»
«Mi dispiace signore, le armi non sono ammesse su Noveria, garantiremo noi per la sua incolumità» ribadì la guardia, indicando lo stemma sul braccio.
«E sia. Se mi capiterà qualcosa vi riterrò direttamente responsabili.»

Lasciate le armi all’ingresso, i tre arrivarono alla piazza della città.
Città è una parola grossa, pensò Rebekha, guardando aldilà del pesante vetro, dove l’ennesima bufera di neve bloccava la visuale.
Noveria è sempre stato un pianeta inospitale, troppo distante dalla minuscola stella rossa attorno a cui orbita, troppo freddo e con decisamente troppe precipitazioni. Port Hanshan, che era indicata come la capitale di Noveria, era di fatto un basso e ampio edificio squadrato, di certo molto lontano dal concetto comune di città. Non che la Corporazione per lo Sviluppo di Noveria intendesse abitare il pianeta, ovviamente, si era limitata a costruire grossi laboratori qua e là tra le montagne e a darli in affitto a qualunque compagnia volesse sperimentare in segreto, godendo della lontananza del Consiglio e delle sue regolamentazioni sulla ricerca. Non c’era da stupirsi se su extranet circolavano le teorie e i complotti più bislacchi.
«Signor Solus, benvenuto» li accolse un’affascinante asari non appena misero piede nella piazza «Il mio nome è Tasha Calis e sarò la vostra guida per questa giornata. Prego, vogliate seguirmi.»

Il passato aveva uno strano modo di prendersi gioco di Rebekha.Quel giorno, ironia della sorte, aveva deciso di riportarla davanti a uno dei membri del gruppetto di bulle che fino a vent’anni prima, quando andava a scuola, non avevano fatto altro che prenderla in giro, deriderla.
Rebekha non andava particolarmente bene a scuola, tranne forse nelle lezioni di biotica, e aveva un aspetto strano, con quella carnagione color menta che virava naturalmente al verde acqua sullo scalpo.  Erano motivi sufficienti per essere presa in giro, certo, ma la sua colpa più grande era quella di essere sola. Per qualche ragione, non aveva legato con nessuno in particolare, diventando immediatamente il bersaglio preferito dei bulli. Così i corridoi della scuola si riempivano di bisbigli e risolini al suo passaggio e le pause pranzo a digiuno (perché “faccia sbiadita” non aveva bisogno di mangiare) erano sfide per tenersi lontana dai guai. Sua madre non sapeva nulla, troppo impegnata nel suo lavoro di Ombra, e lei non le aveva detto niente. L’unica a cui raccontava ogni cosa era Quilla, che cercava di tirarla su di morale come meglio poteva, incapace di intervenire direttamente in una scuola asari.
Erano passati vent’anni e lei non era più fragile e indifesa. Aveva avuto il tempo di superare la cosa, grazie soprattutto all’addestramento da cacciatrice che aveva ricevuto su Thessia. Gli scontri, sia armati sia corpo a corpo, si erano rivelati l’antistress perfetto. Tuttavia, rifletté, forse poteva sfruttare la situazione a suo vantaggio e sgusciare via senza destare sospetti.

Così, mentre prendevano posto sulla navetta che li avrebbe portati alla Vetta 17, dove si trovavano i laboratori della Typhoon Tecnologies, finse di sentirsi a disagio. Fece scorrere lo sguardo sulle pareti della navetta, cercando di non incrociare quello di Tasha, si stropicciò le mani fingendo imbarazzo e irrequietudine. Sapeva che Tasha l’aveva riconosciuta e la stava osservando.
Così, non appena entrarono nei laboratori, mentre Zerum riempiva di domande Tasha, mormorò a Mordin un “vado a cercare il bagno” e sgattaiolò via.
«Che fine ha fatto l’altra vostra guardia del corpo, signor Solus?» chiese Tasha con finto stupore alcuni minuti dopo.
«La mia collega non si è sentita bene. È andata in bagno.»
«È così difficile trovare guardie del corpo competenti ultimamente…» si lamentò Zerum.
«Sembrava un pochino sopraffatta…» osservò Tasha, mentre cercava di nascondere un’espressione stranamente soddisfatta che a Mordin non sfuggì.
«Beh, al suo ritorno le farò sapere che la sua paga è dimezzata! Non la pago per farsi sopraffare. Vogliamo continuare, signorina Calis?»
«Certo. Da questa parte, prego.»
Alcuni metri più in là, un inserviente indicava a Rebekha il bagno, l’unico luogo in cui la sorveglianza aveva dei punti ciechi. L’asari entrò in un cubicolo, dove la telecamera di videosorveglianza non poteva guardare e alzò gli occhi sul suo obiettivo, posto sul soffitto: il condotto di aerazione.
   
 
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