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Autore: Arte84    14/04/2020    1 recensioni
Georgia 1880
La diciassettenne Lady Violet si troverà di fronte ad una singolare sfida proposta dal maturo Mister Killian Woodton...
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Georgia, 1880
 
Violet guardò fuori. Attraverso i vetri, il tiepido sole autunnale face capolino tra le nuvole grigie, irradiando di luce la stanza. Quel lieve calore, lei riuscì a sentirlo anche attraverso il cotone cresimi della sua veste; i merletti candidi e inamidati dei polsini giocarono con quel chiarore, punteggiando di luce ed ombre la rosea pelle delle mani.
Andò alla console e si specchiò; il vetro patinato dal tempo, incastonato nella cornice dorata e tarlata, le rimandò la sua immagine: quello di una fanciulla nel fiore della giovinezza, dallo sguardo curioso e vivace e il corpo minuto, costretto nel corsetto di stecche e nastrini, che spesso cercava di allentare.
Provò a domare un ricciolo bruno scappato dall’acconciatura con l’ausilio di un pettinino d’avorio. Non ci riuscì e sorrise nel pensare che lei era un po’ come quel ricciolo: grazioso e ribelle. Non che lo pensasse lei; era ciò che le scriveva mister Killian Woodton.
Al pensiero di lui, sospirò.
Aprì un piccolo cassetto: l’armonioso aroma di petali di rosa essiccati raggiunse le sue narici, caldo e intenso. Con le dita sfiorò un pacchetto di lettere, tenute assieme da un nastro di raso rosso. Le lettere di Woodton.
Aveva cominciato a scriverle molti mesi prima, in seguito alle festività natalizie, dopo essere stati presentati durante un ballo di beneficenza che sua madre aveva organizzato.
Tra tutti gli uomini di rilievo che suo padre aveva invitato, c’era anche lui: un giovane uomo di poco più di trent’anni, alto e dai modi cortesi ed eleganti. Di fronte a lui, inizialmente Violet si era sentita d’improvviso a disagio, soprattutto quando i profondi occhi verdi di mister Killian Woodton si erano posati su di lei, una ragazzina di appena diciassette anni.
Poi l’uomo le aveva sorriso cordialmente e le aveva baciato con delicatezza una mano e tutto ai suoi occhi era parso fermarsi in quell’istante. Quella sera stessa, in preda a chissà quale oscura frenesia, aveva cercato informazioni al suo riguardo e non fu difficile trovarne; Woodton era abbastanza noto. Scapolo impenitente, ricco, di famiglia rispettabile, Woodton era quello che si sarebbe potuto classificare come un gentiluomo vissuto.
Violet si era chiesta più e più volte quella sera che genere di tipo fosse. Inoltre, per tutta la serata, lui non aveva fatto altro che guardarla e lei, nonostante si sentisse avvampare in volto, dopo aver rifuggito più e più volte quello sguardo, si era fatta coraggio e aveva finalmente deciso di ricambiare e sorridergli. Come incoraggiato, Woodton si era quindi fatto avanti e le aveva chiesto di ballare. E tra le sue braccia, Violet si era sentita quasi di volare.
Da allora, si erano incrociati molte volte, ad alcuni eventi ed incontri, nei quali suo padre curava gli affari di famiglia con i gentiluomini della zona e ai quali teneva fosse presente la famiglia. E tra un incontro e l’altro, si era instaurato un intenso scambio epistolare.   
Chiuse il cassetto e si sollevò in piedi. Percorse a grandi passi il perimetro della sua camera fin quando non si fermò davanti al suo letto. Schiacciò l’ingombrante gonna di crinolina e si inginocchiò a terra. Sollevò appena la coperta e con gli occhi cercò il suo tesoro: una piccola pila di libri di ingegneria e architettura. Se suo padre avesse scoperto che studiava di nascosto quelle materie, non congeniali alle donne, li avrebbe bruciati. Quello era un piccolo segreto tra lei e Woodton e tale sarebbe dovuto rimanere.
In un momento di stretta confidenza, Violet gli aveva confessato la sua passione e di lì a poco mister Killian le aveva fatto dono di alcuni volumi. Un comportamento alquanto irriguardoso nei confronti di suo padre, ma a quell’uomo non sembrava importare di assecondare la passione di una giovanissima fanciulla per quelle materie ad esclusivo appannaggio maschile. Anzi.
Sorrideva compiaciuto ogniqualvolta gli intensi occhi nocciola di Violet si illuminavano di entusiasmo mentre stringeva tra le mani un nuovo libro. Lei non gli aveva mai chiesto il motivo di quei doni nascosti, centellinati tra una missiva e un incontro; li accettava e basta. Senza di lui non avrebbe avuto la possibilità di studiare e ampliare le sue conoscenze. E gliene era profondamente grata.
Risistemò la coperta e si sollevò in piedi, lisciando le pieghe della gonna. Spesso, durante tutti quei mesi, aveva interrogato i suoi sentimenti per Killian Woodton, ma soprattutto si chiedeva cosa lui potesse provare per lei.
Mister Killian era affabile, bello e carismatico, aveva viaggiato molto, era stato persino in Europa; sicuro di sé, sapeva intavolare affari e conversazioni con scioltezza e, a dar retta ai pettegolezzi, era anche un uomo che in passato aveva intrattenuto relazioni amorose con molte donne. Quella voce le aveva fatto storcere il naso, ma soprattutto l’aveva fatta sentire inadeguata.
Violet aveva appena diciassette anni e non conosceva niente della vita e del mondo al di fuori della sua contea e di ciò che leggeva sui suoi libri. Per questo, se da un lato essere oggetto di simpatia e attenzione da parte di un uomo come lui la lusingava, dall’altro non riusciva a comprendere il motivo di quell’interessamento.
“E’ vero che siete stato con molte donne?” gli aveva chiesto alcuni mesi prima, durante un picnic estivo, lontano da orecchie indiscrete. Aveva posto quell’inopportuno quesito, pungolata da giorni dal pensiero di lui assieme ad altre donne, magari più belle, mature e disinvolte di lei.
Woodton aveva sollevato un sopracciglio, in un lieve moto di sorpresa per quella domanda improvvisa e inaspettata: “Sapete che sono sempre stato sincero con voi, Lady Violet, quindi lo sarò anche ora” aveva esordito “Sì, in passato mi è accaduto di aver avuto delle relazioni. Ma certamente molte meno di quelle che vi avranno raccontato!” e aveva riso.
Lei era rimasta seria: “E avete amato tutte?”.
“No, in effetti no” aveva risposto lui.
“E ora? Amate qualcuna?” aveva insistito lei.
“Se intendete che intrattengo al momento un qualche tipo di relazione, la risposta è no. Se invece volete sapere se sono innamorato …”.
Le parole erano rimaste in sospeso. Poi le aveva preso una mano e l’aveva fissata negli occhi, serio: “L’amore è qualcosa che quando si cerca si diverte a non farsi scovare, fin quando non è lui a trovarci, a sorprenderci e a colpirci d’improvviso”.   
Aveva riflettuto a lungo su quella frase. Che le avesse dichiarato il suo amore senza riferimenti diretti? O che fosse solamente un personale pensiero riguardo all’argomento? Parlavano tanto loro due e di tante cose, in fondo. E lei? Lei cosa provava?
Afferrò la stoffa della gonna e la strinse con forza, frustrata.
Violet non poteva nascondere a sé stessa l’emozione che le attanagliava lo stomaco alla notizia di un prossimo evento nel quale lui sarebbe stato presente o il fremito che si impossessava delle sue dita e dei suoi occhi ad ogni nuova lettera che riceveva. Anche perché Killian Woodton, ad ogni nuova missiva, si faceva sempre più audace, sia nei pensieri espressi che nelle parole.
Graziosa e ribelle. Sorriso dolce e mente intelligente. Curiosa e di liberi pensieri. Questo scriveva di lei. Nell’ultima lettera le aveva scritto che la mancanza di lei gli stava togliendo il sonno.
Che quell’uomo maturo si fosse realmente innamorato di una ragazzina come lei? Se così fosse stato, cosa ci trovava in lei di diverso da tutto ciò che sicuramente aveva già vissuto o provato?
E lei, una ragazzina di diciassette anni, si stava innamorando? Conosceva così poco del mondo e della vita!
Poteva chiamarlo amore quel misto di sensazioni che provava quando si trovava dinanzi a lui? E se anche fosse stata sicura di esserne innamorata, avrebbe potuto amarlo di quell’amore adulto che certamente Woodton avrebbe meritato?
Spesso aveva fantasticato su di lui e su di loro due assieme. Su come sarebbe essere stato sentirsi stretta da lui. E magari baciata.
Si portò una mano al petto e avvertì distintamente il cuore battere forte, quasi volesse uscire fuori.    
Si sentì nervosa e, quando dabbasso delle voci maschili risuonarono fino alla sua camera, l’agitazione aumentò. Si avvicinò allo stipite della porta, tendendo l’orecchio e cercando di distinguere, tra tutte, la voce calda e allegra oramai tanto familiare.
Quando, tra quella di suo padre e di alcuni altri, le arrivò il suono della risata di mister Killian Woodton si sentì arrossire in volto fino alla punta dei capelli.
Si specchiò nuovamente, si pizzicò le guance e provò a tirar fuori un sorriso rilassato, ma non ci riuscì. Pensò che non importava; in una lettera, Woodton era stato abbastanza sfacciato da scriverle che adorava il suo broncio. Sarebbe stato accontentato.
Quindi prese un profondo respiro per calmarsi e cominciò a scendere lentamente le scale che conducevano al salone della casa coloniale di famiglia.
Non aveva ancora messo piede oltre la grande porta a vetri che Woodton già aveva posato gli occhi su di lei, come se la stesse aspettando. Violet gli accennò un sorriso che lui ricambiò.  
“Lady Violet” l’accolse lui, piegandosi in un breve baciamano “è una gioia per me rivedervi”.
Violet fece un lieve cenno col capo: “Mister Woodton, è sempre un onore ricevervi nella nostra dimora”.
Dopo alcuni convenevoli, l’uomo si accostò all’orecchio di lei: “Vi ho portato un altro libro” le sussurrò “Fresco di pubblicazione”.
Gli occhi nocciola di Violet si allargarono appena, a contenere la gioia di quelle parole, mentre, in un codice noto solo a loro, lo sguardo di lui le indicava la tasca del suo soprabito, appeso all’ingresso.
“Tra qualche giorno sarà il vostro diciottesimo compleanno” continuò “Volevo farvi un piccolo dono… e proporvi una sfida”.
L’espressione di Violet divenne curiosa e si arricchì di un largo sorriso che suscitò in Killian un moto di intenso piacere. Adorava il sorriso di quella fanciulla, soprattutto quando era lui a provocarlo. Violet era bella e intelligente, poco conforme alle usanze, sebbene l’educazione rigida che le era stata impartita, ma soprattutto aveva un carattere che sapeva essere impertinente e cocciuta abbastanza da fargli perdere la testa.
“Ricordate qual è il giorno del mio compleanno?”.
“Certo” rispose lui “Ricordo sempre le cose importanti”. 
Violet strinse appena gli occhi e sollevò il mento, mentre un lato delle sue labbra si arcuava in un sorriso; Killian non poté fare a meno di sorridere, quasi rassegnato all’evidenza: quella giovanissima fanciulla lo aveva stregato.
“Di che sfida si tratta?” gli domandò.
Lui cominciò a guardarsi attorno, circospetto, e Violet notò il bel profilo di lui, le guance ben rasate e il corto ciuffo di capelli castani.
“Terrò tutti lontani dall’ingresso” le disse “Voi intanto andate a prendere il vostro libro”.
Violet attese qualche istante, il tempo di osservare Woodton intrattenere gli ospiti con fare garbato, intavolando una brillante conversazione.
La fanciulla fece qualche passo indietro e, attenta che non ci fosse nessuno a spiarla, si avvicinò al soprabito. Infilò la mano nella tasca destra e sotto i polpastrelli avvertì la sagoma di un libro. Lo tirò fuori lentamente. I suoi occhi già stavano leggendo il titolo del libro sulla copertina fresca di stampa quando però qualcos’altro attirò la sua attenzione.
Il nastro segnalibro infilato tra le pagine fuoriusciva di alcuni centimetri ed era stato legato con un piccolo nodino, a trattenere un oggetto.
Violet guardò meglio; era un anello.
“Ecco la sfida che ho da proporvi”.
Violet sussultò e si voltò, trovandosi Killian Woodton di fronte. Aveva assunto un’espressione seria.
“Non capisco” gli disse lei, tenendo tra le mani l’anello ancora legato al segnalibro.
Woodton lo prese e sciolse il nodo, recuperando l’anello per mostrarlo a Violet: “Può una fanciulla giovane come voi amare per il resto dei suoi giorni un uomo come me?”.
Violet lo fissò negli occhi, realizzando solo in quel momento la natura della sfida che lui gli stava proponendo.
Per la prima volta da quando lo conosceva, vedeva quel trentenne sicuro di sé e maturo assumere un atteggiamento esitante ed incerto, con un anello stretto tra pollice e indice, dinanzi ad una ragazzina di quasi diciotto anni.
“Non voglio certamente mettervi fretta!” fece lui in risposta ai lunghi attimi di silenzio seguiti alla sua proposta “Capisco benissimo che vogliate prendervi del tempo… Tutto quello di cui avete bisogno! Siete così giovane, e lo spirito libero che vi caratterizza sicuramente desidera avere la possibilità di vivere molte altre esperienze prima di impegnarvi… O forse preferite qualcuno che abbia un’età più congeniale alla vostra…”.
Violet sollevò una mano a zittire quel fiume in piena; poi si strinse al petto il libro e sorrise: “La mia riposta alla vostra domanda è che posso. Accetto la sfida. Con tutto il mio cuore”.   
      
  
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