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Autore: JAPAN_LOVER    14/04/2020    0 recensioni
Gregor Startseva è il giovane allenatore di 34 anni della nazionale maschile di pallavolo, con una lunga serie di successi alle spalle.
Proprio mentre è intenzionato a godersi le meritate vacanze estive, all'indomani di un trionfo che è valso ai suoi ragazzi la medaglia d'argento, viene convocato dalla Federazione sportiva per un nuovo incarico: guidare ai mondiali 12 ragazze a una settimana dagli esordi.
Tra numerosi punti oscuri e mille difficoltà, deve imparare a gestire una squadra di ragazze che non conosce. A suo modo, ognuna gli darà del filo da torcere e, in particolare una, Lucia, la capitana, rivelerà nutrire un'inspiegabile avversione nei suoi riguardi.
La medaglia è fuori dalla portata di mano, ma riuscirà Gregor a domare le sue 12 leonesse e a tornare a casa, senza rovinare molto la sua luminosa carriera?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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HANAMI

(Seconda parte)

LUCIA



CLICK! CLICK! CLICK!
“La Tokyo Tower è una torre panoramica e per telecomunicazioni, situata nel quartiere di Shiba-Koen di Minato a Tokyo. Costruita nel 1958 e alta 333 metri, la torre è la seconda struttura artificiale del Giappone, e la ventitreesima più alta del mondo…FIUU però…”
Ascolti Startseva leggere ad alta voce le curiosità contenute ai margini della cartina turistica, mentre dai vita alla creatività dei tuoi scatti.
CLICK! CLICK! CLICK!
“Le due fonti di reddito principale della Tokyo Tower sono il turismo e l’affitto di postazioni per antenne-radio televisive. La struttura è dotata di due punti di osservazione: l’Osservatorio principale e l’Osservatorio speciale, mentre alla base della torre vi è il Foot Town, un edificio di quattro piani che offre ai visitatori svariate attrazioni – continua il tuo coach – che ne dici? Ti andrebbe di salire sulla torre e visitare l’Osservatorio?” *
CLICK! CLICK! CLIK!
“Sì, certo!” rispondi, distogliendo lo sguardo dal tuo ultimo soggetto immortalato.
Startseva lancia un’occhiata incuriosita al display della tua Nikon: “Sembra interessante! Posso dare un’occhiata?”
E tu decidi di mostrargli tutte le foto della torre scattate finora. Vai piuttosto fiera della tua personale tecnica fotografica, e mostri sempre con un certo orgoglio i tuoi scatti creativi.
“Ma sei bravissima! – è l’esclamazione piena di stupore di Startseva – queste foto sono davvero stupende!”
Fai scorrere lentamente le immagini sul display della macchina fotografica, molte delle quali sembrano l’una il perfetto duplicato dell’altra per via dell’impostazione sullo scatto multiplo di prova. Il tuo coach non si perde neanche una sequenza, e il suo sguardo colmo di ammirazione ti inorgoglisce davvero molto.
“Amo la fotografia…!” dici un po' timidamente.
Cerchi di vincere così l’imbarazzo di quei complimenti e di avere Startseva nuovamente così vicino, a un palmo dal tuo viso.
Appena le fotografie della torre finiscono e iniziano quelle scattate nei giorni scorsi insieme alle tue compagne, lasci ricadere la Nikon assicurata al tuo collo.
“Hai una tecnica molto particolare, da vera professionista, sai? Mi piace molto”
Startseva si riferisce alla caratteristica di frapporre tra il soggetto e l’obiettivo una cornice tutta naturale, che sia un fiore o un ramo, così da sfocare questi in primo piano o l’obiettivo stesso. Questo è un po' il tuo marchio distintivo.
“Beh, sì…diciamo che è una mia caratteristica quella di incorniciare naturalmente i soggetti – rispondi – qual è la sua tecnica, coach Startseva?”
“Chiamami Gregor…almeno per oggi… – risponde lui, accennando un po' di imbarazzo – ecco, io non sono così bravo… anzi, direi che non lo sono affatto!”
Così dicendo, ti mostra attraverso il display della sua Canon alcune fotografie scattate a Rio de Janeiro un mese prima, durante la sua ultima trasferta per i mondiali della categoria maschile. Il sorriso imbarazzato di Startseva ti diverte e un po' ti scalda, evidentemente qualcosa che non gli riesce esiste davvero. Per la prima volta lo scopri umano, quasi accessibile, lui che sembra sempre così glaciale e imperscrutabile. Eviti di sorridere davanti ai suoi scatti spesso un po' sfocati e dall’inquadratura decisamente mal centrata, ma è innegabile che la sua fotografia è ben lungi dall’essere regolata da un’affinata tecnica.
“Le ha scattate durante i mondiali di Rio di quest’anno, vero?”
“Sì…” un sorriso orgoglioso e nostalgico gli illumina il viso.
Le immagini mostrano una città esotica, vitale e movimentata. Te l’immagini proprio così Rio: una città da vivere dall’alba al tramonto in compagnia della tua fedele Nikom, e dal tramonto all’alba con un caipirinha fresco. Beh, sai per certo che Startseva non abbia vissuto la sua trasferta esattamente così, ma immagini che probabilmente, un po' come ha fatto con voi, cedendo alle richieste dei suoi atleti, si sia concesso qualche giro tra le vie della città sudamericana. Sai che probabilmente il Cristo Redentore, Gregor lo abbia visto solo dall’angolatura delle sue foto, ovvero dalla terrazzina dell’hotel o dalla spiaggia.
Le foto in allegria che lo ritraggono insieme a Mirko e a tutti gli altri suoi atleti per le strade di Rio ti suggeriscono l’idea di un gruppo affiatato, compatto e unito. Startseva, giovane com’è, si confonde tra i suoi ragazzi e quasi sembra uno di loro. Improvvisamente, ti torna alla mente il calore con cui Mirko lo ha salutato, l’ultima sera a Milano prima della tua partenza per il Giappone: un’altra dimostrazione della fiducia e dell’affetto che lega Startseva alla sua squadra.
“Come vedi, se fallisco come allenatore, chiaramente non ho un futuro come fotografo! – ironizza lui, su sé stesso – su, adesso andiamo a trovare il modo di salire in cima alla torre!”
Sorridi e segui il tuo coach fino ai piedi della Tokyo Tower, dove un’enorme struttura cubica a quattro piani si erge alla base della torre, il Foot Town. Accedendovi attraverso l’apertura delle porte automatiche, vi ritrovate in una vasta area costellata da una grande varietà di negozi e attrattive: boutique, ristoranti, negozi di generi alimentari, ma anche piccoli musei e gallerie.
“Wow! – esclami – sembra quasi di essere in un grande centro commerciale!”
“Vero…!” conviene Startseva, mostrando il tuo stesso stupore.
Rubi qualche scatto d’ambiente, mentre vi dirigete verso i gli ascensori. Lasci volentieri che sia Startseva a fare da guida e a occuparsi di come raggiungere l’Osservatorio. Lo osservi, mentre cerca sul tabellone le indicazioni in inglese, con la sua solita calma e stoica pazienza.
“Mhm…per salire direttamente all’Osservatorio Principale ci conviene prendere l’ascensore centrale!”
E tu guardi con un po' di timore alla scatola di lamiera, decisamente più grande rispetto a quella dell’Hotel Hinata dove alloggiate. Nonostante insieme a voi entrino altri sette visitatori, ti fa un certo effetto prendere quell’ascensore insieme a lui. Siete gomito a gomito, e per tutto il tragitto gli occhi grigi di Startseva rimangono attenti sulla cartina. Insondabile com’è, ti chiedi se anche lui senta ancora addosso l’eco della tensione di stamattina mentre eravate bloccati in ascensore. Una tensione assolutamente palpabile in quel momento di imbarazzo e di incertezza.
Uscite dall’abitacolo dell’ascensore, e per te è un po' come tornare a respirare. L’Osservatorio occupa uno spazio piuttosto ampio, i visitatori non sono molti, e tutto sembra molto pulito e ordinato. Vi avvicinate alla vetrata, e la visuale che vi si apre davanti è la panoramica di una Tokyo vista a 360 gradi. Grattacieli, palazzi, piccole aree verdi, la baia che lambisce le coste in lontananza: uno spettacolo mozzafiato.
“Tokyo è proprio uno spettacolo vista da quassù!” esclama Gregor.
“Già…è bellissima!” esclami, invece.
Ti godi ancora un po' il panorama circostante, e poi impugni nuovamente la tua fedele Nikon per ricominciare a scattare. Da quassù non puoi certo utilizzare la tua tecnica, non hai appigli per ricreare le tue cornici, ma sei sicura che usciranno comunque delle belle foto, considerata la vista non può essere diversamente.
Accanto a te, Startseva fa altrettanto, poi con un dito indica qualcosa sulla destra:
“Guarda, quello deve essere il Monte Fuji!”
Vi spostare sull’altro versante dell’Osservatorio, da dove è possibile ammirare meglio la montagna che troneggia sulla città, la cui cima rimane incantevolmente innevata tutto l’anno.
Le foto col Monte Fuji sullo sfondo sono particolarmente belle, un po' come tutti gli spettacoli che fondono ciò che di più suggestivo offre la natura e il meglio che riesce a creare la mano dell’uomo.
Una mano di Gregor ti sfiora delicatamente il braccio: “Guarda in basso!”
Segui il suo sguardo e vedi, ai vostri piedi, una finestra incastonata nel pavimento. Rapita com’eri dalla vista, non ti eri minimamente accorta di questo curioso spiraglio, che dà proprio sul tetto del Foot Town e sulla strada. Punti, così, l’obiettivo della tua Nikon sulla finestrella. Il tuo coach si affretta a spostarsi, nel rendersi conto che i suoi piedi offuscano un po' la visuale panoramica.
“Oh, perdonami!”
“No…! – gli intimi – si rimetta pure come prima…”
E per un lungo attimo i tuoi occhi nocciola chiaro si incontrano perfettamente nei suoi grigissimi. Gregor obbedisce, posizionando di nuovo i suoi piedi sulla finestrella in maniera del tutto speculare ai tuoi.
CLICK! CLICK!
C’è la giusta centratura e una perfetta simmetria nelle foto che hai appena scattato: le sue scarpe blu e le tue nere incorniciano perfettamente la finestra panoramica che dà sulla parte sottostante della Tokyo Tower. Quindi, mostri soddisfatta l’esito della tua creazione a Startseva, che commenta con un fischio compiaciuto.
“Molto bella, poi potrei averne una copia?”
“Sicuro! – gli assicuri – va bene se gliela mando sulla sua mail?”
“Certo, ti ringrazio molto!”
E realizzi che hai appena scattato tu la prima foto di te e Startseva assieme, che per giunta ritrae i vostri piedi. Lo trovi bizzarro e divertente se pensi che la vostra prima foto assieme sarebbe sicuramente stata una foto di gruppo con tutta la squadra per la stampa e per la federazione sportiva, se solo stamattina non aveste perso quel treno.
Gregor si stiracchia e ammira un altro po' il panorama che vi si staglia maestoso davanti, oltre quelle grandi vetrate, e poi ti propone:
“Comincio ad avere una gran fame, sai… Ti va se facciamo adesso pausa pranzo?”
Lanci un’occhiata all’orologio e noti con stupore che sono già passate le 13,30. È incredibile come dq quassù abbiate perso del tutto la cognizione del tempo.
“Sì, sono d’accordo…!” rispondi, sentendo improvvisamente un leggero languorino.
E mentre Startseva si avvale della sua cartina informativa, tu cominci a consultare Google alla ricerca di un posto buono e abbordabile nelle vicinanze. È risaputo che Tokyo è una città piuttosto cara, ma sai che consultando le tue fidate applicazioni, puoi trovare facilmente un buon ristorante a due passi e con ottimo rapporto qualità-prezzo.
“Cosa preferisce mangiare?” gli domandi, così da ristringere il campo di ricerca.
Ti sorprende molto la varietà di ristorazione che offrono Tokyo e questo quartiere, particolarmente turistico e commerciale. Gregor abbandona la sua fidata cartina informativa e ti si avvicina, per dare un’occhiata al sito che stai consultando.
“Mhm, non ho preferenze! Consigliami tu!”
Scorri sulle varie opzioni, avendo cura di filtrare quelle con i più alti feedback.
“Questo sembra molto allettante!” suggerisci, indicando un ristorante di cucina tradizionale.
Il ristorante si chiama Ryoka, ha 5 stelle feedback su cinque, e dalle foto il locale sembra molto accogliente e le pietanze davvero deliziose.
“Ottima scelta!” è il commento del tuo coach, che dà il suo consenso con un cenno di apprezzamento col capo.
E così volgete un ultimo sguardo lontano sulla città, prima di imboccare l’ascensore e lasciare l’Osservatorio.
Speri di aver fatto una buona scelta, Startseva è rimasto in silenzio e ha lasciato galantemente che scegliessi tu il ristorante dove pranzare. Scopri che la compagnia del tuo coach non è affatto sgradevole: è un tipo molto curioso, instancabile e aperto a qualsiasi proposta. Gregor non si lamenta mai e, a dirla tutta, un tipo come lui rappresenta proprio il tuo compagno di viaggio ideale.

GREGOR


Dopo qualche minuto di cammino, giungete al Ryokan che ha tutto l’aspetto del tipico ristorante giapponese: la lampada rossa fuori, la scarpiera all’ingresso dove riporre le scarpe, un profumo di cibo invitante, un ambiente che sa di pulito e spazi privati piccoli ma confortevoli riservati a ogni tavolo.
Un giovane cameriere vi fa accomodare in un angolo piuttosto appartato. Spesso trovi un po' di difficoltà a interagire in inglese con i giapponesi, per via del loro marcato accento nipponico e del tuo probabilmente troppo italiano, tuttavia ci riesci.
Adesso tu e Lucia siete l’uno di fronte all’altra, consultate i menù e ancora ti fa strano ritrovarti a trascorrere una mattinata pacifica e spensierata insieme a lei. Quando questa mattina in hotel hai realizzato che l’ascensore si fosse bloccato, hai subito capito che probabilmente avreste perso il treno per Kyoto. Per questo motivo hai esortato il tuo amico Paolo a precederli in stazione, perché probabilmente era l’unico modo per salvare l’escursione, almeno per loro. Sai perfettamente che Lucia ci è rimasta molto male, ci teneva molto a quella gita, glielo hai letto negli occhi quando ti è toccato darle la brutta notizia nella hall dell’albergo, ed è per questo che le hai proposto di accompagnarti in questo tour turistico per Tokyo. Beh, le avresti comunque proposto questa valida alternativa, ma ci tenevi a tirarla su.
E adesso vi ritrovate l’uno di fronte all’altro, in un tradizionale ristorante giapponese, con un’atmosfera decisamente intima e raccolta, senza il solito clima ostile o il terribile imbarazzo. Forse perché questa volta tu non sei il coach Startseva e lei la giocatrice Capparelli, ma siete solo Gregor e Lucia, due ragazzi come tanti che cercano di tratte del buono da questa disavventura. La verità è che senti ancora qualche scintilla di tensione intercorrere tra voi, ma questa volta non si tratta di una sensazione negativa…ma solo strana. È piacevolmente strano che tu e Lucia chiacchierate serenamente di curiosità, di interessi comuni e di qualsiasi altra cosa esuli il mondo della pallavolo e della rassegna mondiale che state vivendo.
“Ho letto sulle recensioni che qui è molto consigliato il ramen, credo che l’ordinerò!” ti informa Lucia.
“Ah, sì…?”
Ti piace molto il ramen ma, sebbene non faccia poi tutto questo gran caldo, non hai molta voglia di mangiare del brodo.
“Io credo invece che opterò per dei ravioli al vapore – dici, valutando ancora il menù – con cosa vogliamo accompagnare queste pietanze?”
Ti chiedi con curiosità se Lucia sia più un tipo da birra o da vino.
“Forse con del vino rosso – ti risponde – o lei preferisce il banco, coach?”
“No, ritengo sia davvero un’ottima scelta – dici – sulla riserva, facciamoci consigliare dal cameriere!”
Così ordinate e il cameriere vi porta davvero un buon vino. Tu te ne intendi molto e sei rimasto piacevolmente sorpreso dalla scelta di Lucia, avresti giurato fosse più il tipo da frizzantino bianco.
Davanti a te, Lucia sembra realmente a suo agio. Ormai hai imparato a conoscere tutte le tue atlete, e sai che lei è un tipo piuttosto impulsivo e non riesce a nascondere i suoi stati d’animo. Se, da un lato, questa sua trasparenza può essere considerata un punto di forza, dall’altro ha condannato per molto tempo il vostro rapporto professionale a continui contrasti. È stata la tua spina nel fianco fin dall’inizio, la leonessa da domare e conquistare, te l’ha fatta vedere ancora più brutta di quanto già non fosse questa situazione, ma alla fine con la tua proverbiale pazienza ce l’hai fatta.
Quando arrivano le pietanze, vi rendete conto che forse avete un po' esagerato. Dal menù sembravano anche pochi il primo e due secondi a testa che avete ordinato.
“Caspita! Forse abbiamo ordinato un po' troppa roba…!” mormora Lucia, afferrando con titubanza le sue bacchette.
“Fare i turisti per la città mette fame – sorridi – ma in effetti sì, probabilmente abbiamo un po' esagerato!”
Lucia rimane soddisfatta dalla scelta del ramen a base di carne manzo, mentre tu ti godi degli ottimi ravioli al vapore, il tutto sorseggiando il buon vino della casa. Noti con immenso piacere che, neanche ora che siete a tavola fra voi viene meno qualche chiacchiera, ed è incredibile se consideriamo siete entrambe due persone sostanzialmente timide e riservate. Lucia ti parla dei suoi ristoranti giapponesi preferiti a Milano, strappandoti una grande risata quando ti confida che è solita chiamare i ristoranti All you can eat “giappocinesi”, visto che quelli in realtà non sono mai gestiti da giapponesi, ma da cinesi.
“Hai perfettamente ragione, non mi ero mai accorto che tutti gli All you can eat sono a gestione cinese – le dici – io non frequento molto i ristoranti asiatici, ma quando mi trovo ad andarci con gli amici, preferisco l’Osaka in zona Castello, lo conosci”
“Certo che lo conosco, lì fanno il miglior sashimi che abbia mai assaggiato. E, infatti, quello non è un giappocinese!”
“Sì, è carissimo!” osservi.
“Qual è il suo ristorante preferito, coach Startseva…ehm… Gregor!”
La timidezza con cui cerca anche lei di ridurre le distanze tra voi ti rende davvero felice. Tante volte Lucia ha fatto dei passi indietro con te, scusandosi e cercando goffamente di rimediare quando sapeva di aver commesso un errore, ma è la prima volta che dimostra spontaneamente la volontà di venirti incontro.
“Diciamo che generalmente sono più un tipo da pizzeria o da pub, la mia serata ideale è vedere la partita e bere una bella birra in compagnia di buoni amici – ammetti, notando in lei un po' di stupore – però se ho voglia di mangiare bene, opto più per la cucina toscana visto che sono un amante della carne e del buon vino, e il vino delle cantine toscane è il mio preferito.”
“Mhm – mormora – io adoro il Bolgheri, sarà anche meno rinomato del Chianti, ma lo trovo un vino qualitativamente superiore!”
“Sì, sono pienamente d’accordo!” affermi.
Sei sempre più sorpreso dalla quantità di passioni che state scoprendo di avere in comune.
“Magnifico, allora potremmo andare in una trattoria toscana, per la cena di fine campionato!” propone Lucia.
“Sarebbe un’ottima idea! – convieni, mandando giù il tuo ultimo raviolo e accompagnandolo da un piccolo sorso di vino – alla cena finale con la squadra maschile siamo andati alla Taverna toscana, vicino ai navigli, la conosci?”
Lucia abbassa lo sguardo verso la sua tempura di gamberi e abbozza un tenue sorriso. In quel momento temi seriamente di aver suscitato in lei spiacevoli pensieri e addirittura vanificato tutti i progressi che avete compiuto. Non vuoi rovinare le cose tra voi proprio adesso che sembrate aver raggiunto un vostro equilibrio.
“Lucia…ascolta…io...”
“Va tutto bene!” ti assicura lei.
“No, sono stato uno stupido…”
“Davvero, Gregor, va tutto bene – ed è lei stessa che stavolta tenta di placare le acque – mi è solo tornata in mente quella sera, l’ultima a Milano, in cui mi sono comportata da sciocca!”
Sembra come se Lucia volesse liberarsi di un peso, lo senti, e rimani in silenzio ad ascoltare le sue parole.
“La verità è che quella sera ero particolarmente stanca, provata da mille emozioni: i preparativi per la partenza, la tensione per le nuove competizioni, Mirko… – e pensi davvero che questa volta ti stia parlando con il cuore in mano, vorresti dirle che non è necessario parlare di faccende così private, ma rimani in silenzio e la ascolti – aveva visto bene, io e Mirko stavamo insieme fino a qualche mese fa...”
“Mi dispiace molto essermi dimostrato insensibile, non era affatto mia intenzione…”
“Ma lei non è stato affatto indelicato! E so che non sta bene parlare di faccende personali, ma ci tengo molto a scusarmi con lei e a tentare di spiegarle cosa mi sia preso quella volta, e non solo – dice timidamente – qualche mese fa ho scoperto che Mirko mi ha tradita e ci siamo lasciati. Questo fatto in sé non è un dramma, se da bambina non avessi vissuto con difficoltà il tradimento di mio padre e la separazione dei miei, e poi il repentino abbandono di mio padre. Lo so che non è una valida giustificazione, ma in un momento di preparazione fisica e mentale come quello, in vista di questa competizione agonistica, la storia con Mirko mi aveva lasciato parecchio destabilizzata emotivamente…e anche il solo vederla in palestra, coach, dopo il for fait di Pandolfi… per me è stato un po' un pugno allo stomaco”
“Vedere me…?” e tu davvero non comprendi.
“Lei è il coach di Mirko da due anni, quando venivano in palestra ad assistere alle sue partite e agli allenamenti io la vedevo sempre – ti dice, con estremo imbarazzo – ecco, lo so che per lei non ha senso, ma vederla ogni giorno agli allenamenti mi faceva tornare in mente quel periodo…”
E anche se a te mancano davvero tanti tasselli per avere una visione completa del puzzle, caro Gregor, comprendi lo stato d’animo di Lucia.
“Ha senso anche per me quello che dici – ed è vero – non potevo immaginare tutto questo”
Tu davvero non puoi ricordarti di averla vista, erano parecchi gli amici e le fidanzate dei tuoi atleti che ogni tanto venivano ad assistere agli allenamenti, me evidentemente lei si ricordava di averti visto…e nessuno meglio di te sa quanto può far male un ricordo.
“Ma non ho scusanti, coach… voglio dire, Gregor…perché lei ha sempre avuto molta pazienza con me, anche quando non lo meritavo!”
Con fatica riesci a finire l’ultimo boccone di seitan impanato, e riponi sazio le bacchette sul piatto.
“Credimi, Lucia, tutto questo per me ha perfettamente senso – e intendi ripagare la sua sincerità con altrettante sincerità – ha senso che la mia presenza, seppur inconsapevolmente, ti abbia destabilizzato, dopo quel che ti è successo con Mirko. Le situazioni spiacevoli che si sono create non sono colpa tua, così come non sono colpa mia. Anche io ho trascorso un momento molto buio nella mia vita, che mi ha sconvolto fino a farmi perdere il controllo dei miei comportamenti…un incidente in moto mi ha portato via la mia fidanzata, dieci anni fa, e alla guida c’ero io.”
“Santo cielo – lasci Lucia senza parole – mi dispiace moltissimo!”
“Il punto è che anche io ho commesso errori – le spieghi – mi sono chiuso, ero nel pieno della mia carriera agonistica e ho cominciato a fare uso di sostanze. Niente di troppo forte, visti i controlli antidoping a tappeto che fanno nel nostro sport, ma ho commesso anche io delle sciocchezze in passato, che tornando indietro non rifarei. La mancanza di Vittoria mi faceva male e così anche tutto ciò che mi ricordava lei, e ho spesso perso il controllo delle mie azioni”.
“In questo momento i miei problemi sembrano sciocchi drammi adolescenziali!”
“Sbagli a pensarla così – le dici – il dolore non è mai sciocco, e la nostra reazione ad esso non è mai razionale quando la ferita fa ancora troppo male. Guardaci, siamo qui a chiacchierare delle nostre vite davanti a dell’ottimo cibo giapponese…noi che fino a ieri, sembravamo l’uno la nemesi dell’altra…”
E così, le strappi forse il più bel sorriso che tu abbia mai visto illuminare un viso di donna. Professionale come sei, non avevi mai considerato Lucia o una delle tue atlete da questo punto di vista, nemmeno Giulia che sembra la più sensuale, vivace e affezionata tra le tue ragazze. Rivelandosi, Lucia ha svegliato qualcosa dentro di te, forse perché siete più simili di quanto non avreste mai osato immaginare. Alla vostra giovane età, avete già visto il peggio di questa vita – l’abbandono, la paura, la morte – ma, nonostante tutto continuate a sorridere e a inseguire i vostri sogni. Non sai a cosa somiglia questo sentimento dentro di te, se più all’ammirazione, alla simpatia o all’affetto.
“Non immaginavo fosse così bello parlare liberamente con lei…” è la cosa più carina che ti abbia mai detto.
“Ah, nemmeno io!” e le strappi un altro sorriso raggiante da far innamorare.

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* Tutte queste informazioni sono attinte dalla pagina Wikipedia alla voce “Tokyo Tower”: https://it.wikipedia.org/wiki/Tokyo_Tower.

Spero vi stia piacendo l’evolversi della storia, prometto che a breve ricominceranno anche le competizioni! Un abbraccio affettuoso a tutti!
Japan Lover
   
 
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