"Ahadi! Presto vieni, Uru ha bisogno di te". Ahadi si scrollò la terra di dosso e seguì il volatile. La sua amata giaceva nella caverna della rupe. Le leonesse la incoraggiavano e Ahadi si fermò all'entrata ad osservare. Come fu notato, le leonesse si fecero da parte rivelando Uru con un batuffolo di pelliccia tra le zampe.

"Uru!" esclamò ed accorse ad abbracciarla. Le fusa riempirono la caverna vuota.

"Ahadi, mio padre ci ha benedetti di questo regalo. È un maschio. Ricordi come volevi chiamarlo?", Ahadi annuì.

"Mufasa"

...
...

Una lucertola uscì ai raggi della prima alba, ponendosi ai raggi del sole che timido tornava a scaldare. La terra tremò e si ritanò in fretta nella sua casa. Un urlo di sorpresa seguito da gemito riempì l'aria.

"Attento Mufasa! Devi sempre guardare se ci sono rami che possono ostacolare il tuo cammino" un leone dalla criniera arancione/gialla si avvicinò al cucciolo, aiutandolo a rimettersi in piedi.

"Papà, stavo vincendo io! Ora è tutta da rifare" sbuffò generando risate gentili nel gigante felino al suo fianco. L'erba era cresciuta parecchio e Mufasa adorava sentire gli steli accarezzargli il viso e il mento. Erano passati pochi mesi, ma Mufasa pareva crescere ogni giorno più forte, orgoglio di suo padre. Uru nel frattempo li chiamò con un ruggito per la colazione. In men che non si dica, Mufasa fu sollevato e lanciato sulla schiena del padre che trottollerò verso la rupe. Le risate erano all'ordine del giorno e nessuno pareva potesse rovinare quei momenti.

"Papà, ma cosa succede alle antilopi una volta che muoiono?", la curiosità di Mufasa era sempre poco originale, ma dopotutto per un cucciolo come lui era normale porre domande la cui risposta era ovvia anche alla pulce.

Ahadi rise a quella questione: "Tutto ciò che vedi è il nostro regno" lo portò in mezzo al prato e lo innalzò su una piccola pietra che gli permetteva di guardare il figlio senza piegarsi troppo all'altezza dei suoi occhi.

"E tutto il regno è di tuo padre, per adesso" riprese Ahadi

"Quindi tutti ti obbediscono senza dire nulla non è vero? Essere re vuol dire fare ciò che più mi piace" rispose Mufasa

Ahadi sorrise: "Non tutto. Ogni animale ha un suo capo Mufasa, e io sono il capo di quelli come noi. L'equilibrio nelle relazioni è solo un pezzo di quello che imparerai crescendo" mise il figlio nell'erba e lo invitò a seguirlo.

"Cosa sai dell'erba?" chiese a Mufasa mentre quest'ultimo si lanciò verso una cicala appoggiata su un filo d'erba

"Beh, è verde e profuma. Mi piace il suo odore la mattina quando la notte ha piovuto"

Ahadi annuì: "Hai ragione, ma l'erba è ciò da cui il ciclo della vita ha inizio"

"Il ciclo della vita?" chiese un Mufasa interessato

"L'erba è mangiata dalle antilopi, dagli ippopotami, e da tutti gli erbivori. Essi danno sostentamento a noi, che rappresentiamo la cima della catena alimentare. Ma quando si muore, il corpo diventa erba. E così il ciclo della vita ritorna" tornarono verso la rupe. I colori della roccia avevano da sempre affascinato Mufasa. Parecchie volte si era gettato a rasparla e a giocare con la polvere che si creava. "Allora perché non mangiamo più di quello che cacciamo? Dopotutto se muoiono, tornano erba", Ahadi aprì bocca per rispondere e fu stroncato dalle urla di Uru nella caverna. Corse in suo soccorso
"Uru, che ti succede?"

"Tranquillo Ahadi, è solo il cucciolo che spinge. Forse devo partorire"