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Autore: moni93    15/04/2020    2 recensioni
"Era una notte nera e senza tempo."
Così ha inizio questa fanfic dai toni assolutamente demenziali. Pronti per fare un tuffo nel regno di Asgard, a tarda notte, mentre una tempesta infuria sia fuori che dentro casa Odinson? Che sia questo l'inizio di una nuova guerra tra Thor e Loki?
Leggete questa fanfic per scoprire che nessuna divinità è esente dalla follia e che anche tra dei si può litigare come in una qualsiasi sitcom americana!
NdAutrice: Essendo una fic comico-demenziale, non c'è un collocamento esatto all'interno della continuity Marvel. Diciamo che potremmo ambientare i fatti in un momento indefinito post Thanos, in cui però Loki, Frigga e Odino stanno tutti bene. Perchè sì. xD
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frigga, Loki, Thor
Note: Missing Moments, Movieverse, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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TUTTI I REGNI SONO PAESE


 

Dedico questa fanfic a Roberto, che l’aspetta da anni.

Anche se non ci parliamo da tempo,

ti auguro tutto il bene del mondo.


 

Era una notte nera senza tempo.

I fulmini erano la sola, abbagliante quanto momentanea, fonte di luce. Il cielo, bieca presenza ostile, minacciava di inghiottire ogni cosa e le stelle, spentesi da lunghe ore, erano state le sue prime indifese vittime. Persino le divinità rimanevano quiete dinnanzi a tale avversario, preferendo il sicuro riparo fornito dalle loro eteree dimore, piuttosto che ricercare un vuoto conflitto contro la volta celeste. L’ora era tarda, e nessun avventuriero, mortale o divino che fosse, avrebbe osato attraversare gli indistinti confini del reame dei sogni. Unicamente il ringhio dei tuoni, con il loro possente grido battagliero, osavano infatti sfidare la scura signora delle tenebre. Unicamente loro e...

«NOOOOO!!!»

«Thor, vuoi farla finita con ’sta maledetta caciara?!»

Interrompendo così bruscamente la placida lotta dei suoni della natura, due divinità si fronteggiavano ora al posto delle forze elementali, ricambiando tra loro sguardi contrastanti. Gli occhi smeraldini, appartenenti al maleducato visitatore notturno, che non si era nemmeno degnato di bussare alla porta prima di scardinarla con una colossale (e un tantino teatralmente esagerata) sfera di energia, fissavano armati di coltelli, lance debitamente affilate e qualche bomba a mano pronta all’uso, due indifesi bulbi oculari celesti, tinti della più mera mestizia. Questi ultimi celavano una sconfinata forza, ma altrettanta infinita stoltezza e bambinesca innocenza. Non trascorse dunque molto tempo prima che i due aprissero bocca all’unisono, permettendo così alle loro anime di dar concreto sfogo alla loro personale sofferenza.

«Ti pare il caso di usare un simil linguaggio?»

«Ti pare il caso di usare il Folletto alle tre di notte?!»

Thor, proprietario della stanza e Signore delle idiozie sparate ad ogni ora con conseguenze nefaste per tutta la divin gente (titolo conferitogli dalla più tenera ed insopportabile età), volle tentare immediatamente di svelare un dilemma che lo attanagliava ormai da interminabili decenni mortali. O, almeno, tentò di farlo chiedendo aiuto al fratello minore e più saggio.

«Che poi, è più corretto dire tre di notte o di mattina?»

Il sopracitato fratello, ancora scosso da convulsioni rabbiose, rivelò l’arcano.

«A me non tange: troppo presto se è giorno, troppo tardi se È NOTTE!»

Urlò codeste parole come se da ciò dipendesse la sua stessa vita (e non sbagliava poi di molto, in quanto dormire per le sei minime ore concesse dalla sorella notte, era prerequisito indispensabile per un’esistenza sana, anche tra le bislacche divinità nordiche).

«Ma Loki.» fece esterrefatto il maggiore.

Poi tacque.

«Non capisco.» concluse infine, grattandosi convulsamente il biondo capo.

Il moro scagliò con la telecinesi un comodino sulla divina fronte dell’amato consanguineo (tale solo per un bieco scherzo del destino).

«Sai che novità! Ti aiuto io, come al solito: significa che vorrei dormire! A proposito.» fece ad un tratto, calmandosi con fin troppa flemma «Che fai lì a terra?» domandò con un moto di stizza e disgusto, come se i germi dell’idiozia di quell’essere potessero contagiarlo da un momento all’altro.

Thor, riemergendo dal profondo dolore causatogli dallo spigolo appuntito, cancellò in un unico istante sia la più che giustificata rabbia (scaturita da quel gesto fraterno) sia la richiesta del suo profondo Io, atta a comprendere perché Loki fosse sempre così di pessimo umore. Evitò persino, per una qualche concessione della divina provvidenza, di fare domande circa la grottesca mostruosità della papalina che il fratellino portava con orgoglio sul capo. Tuttavia, nemmeno l’influsso della saggia dea Athena avrebbe potuto nulla contro la stoltezza naturale del dio dei tuoni. Perciò l’ovvia risposta che scaturì dalle labbra del biondo fu «Pulisco».

La pallida divinità degli inganni (e del fratricidio, come stava al momento ambendo a diventare) si diede una manata sulla fronte, esausta oramai più psicologicamente che fisicamente.

«Perché? Perché pulisci a quest’ora? Perché usi il Folletto? Perché non ti ho ancora ucciso, ma soprattutto, perché a me?!»

Il cervello di Thor si perse in quel mare spontaneo di domande alle quali, tuttavia, tentò di dare una minima risposta. Almeno alla prima, che era poi l’unica che era riuscito a tenere a mente.

«I gatti di polvere sono diventati talmente grandi che miagolano.»

Un fulmine squarciò la notte e, Loki avrebbe potuto giurarlo, ad esso si unì il patetico tentativo del maggiore di imitare il verso di un gattino. I suoi nervi ringraziarono sentitamente tale propizia coincidenza che, quantomeno, gli concedeva il beneficio del dubbio. Sperava infatti che l’unico neurone rimasto al fratello gli conferisse la grazia di non esibirsi come imitatore di versi animaleschi, visto ed appurato che aveva già intrapreso la carriera di pagliaccio di corte.

Battendo ritmicamente un piede a terra, e progettando di lanciare l’intero armadio di spigolo sull’occhio dell’amatissimo fratello (così almeno avrebbe avuto da spartire col padre la medesima splendida benda sull’occhio, donatagli dalla moglie in un litigio particolarmente turbolento, e non certo a causa della guerra tra Jotunheim e Asgard, come il popolino credeva o, quantomeno, fingeva di credere per quello straccio di dignità che Odino tentava ancora di indossare in pubblico) il moro chiuse la mano, che precedentemente si era battuto sulla faccia, di modo da pinzarsi gli occhi e poi il naso, con fare stanco e sofferente.

«Gli hai dato i Friskies?» chiese in tono atono, pronto al peggio.

In verità, non lo era.

«No, non bastano più: ormai gli dò direttamente la carne.»

«...»

Come se ciò non fosse stato sufficientemente degradante per i neuroni di qualsiasi essere vivente, si aggiunse l’ennesima, pessima, freddura, a spiegazione della precedente affermazione. Nel caso in cui Loki non avesse compreso la sua finissima battuta di spirito.

«I gatti di polvere sono diventati delle tigri. Perché sono cresciuti, sono grandi… crescono così in fretta.»

La divinità si rifiutò persino di guardare il consanguineo con disgusto. Oramai aveva raggiunto un livello di disprezzo per la sua mera esistenza che rasentava l’inconsapevolezza stessa. Pure il fratello diversamente comico gli toccava, davvero meraviglioso, eccelso, sublime... perché ancora respirava quello?

Ah già, poi chi la sentiva la loro madre.

A ben guardare, inoltre, poi gli sarebbe pure toccato pulire, poiché, poco ma sicuro, avrebbe bagnato le pareti di quella stanza con il sangue del fratello. Niente cervella, purtroppo: quelle erano assenti dalla nascita. E Frigga non avrebbe di certo pulito quello schifo. Non era diventata regina di Asgard per poi ridursi a fare la portinaia bisbetica. Per quel ruolo bastava ed avanzava il secondogenito.

«Ma c’è un problema...» aggiunse in tono contrito il biondo, riportando la mente del minore all’infelice realtà, in cui non c’erano spargimenti di sangue.

«TU sei il problema.» rispose prontamente Loki.

Thor lo ignorò, un ghigno innocente con una punta di aspettativa dipinto sul volto.

«Sono serio, Loki, questo è un gravissimo problema.» disse con l’espressione meno greve della storia dei Nove Regni.

«COSA?!»

E in quel “cosa” era sottointeso «Cosa vuoi dalla mia esistenza?!».

Thor fece spallucce, in un gesto teatralmente tragicomico che, almeno nella sua mente, avrebbe dovuto essere a imitazione della tipica flemma del fratellino.

«L’aspirapolvere aspirava a qualcosa, ma non ricordo più a cosa!» come se ciò non fosse sufficientemente disagiante persino per il Folletto, il dio aggiunse, contornato da un sorriso assolutamente fuori luogo «Eh?», che tradotto significava «E ammettilo che andare in gita a Midgar guardando TV spazzatura mi ha reso un comico eccezionale!».

«Grazie a Odino sono stato adottato.» gemette il moro.

«Questa non fa ridere.»

«UN PESCE MORTO FA PIÙ RIDERE!»

«LOKI, FILA IMMEDIATAMENTE A DORMIRE, O DOMATTINA SARAI IL DIO DEGLI INVALIDI!»

L’urlo belluino di Frigga spense le urla, i rancori, la comicità inesistente, i fulmini e persino i gatti di polvere si vergognarono del fracasso causato. Loki rimase inerme, incapace di dar voce ad una domanda che non osò pronunciare, ma che si palesò ugualmente sul suo volto «Ma perché sempre io? Ha cominciato lui!».

Poi, tutto si concluse con un astruso quesito della dea madre rivolto al padre di tutti gli dei, il solo che potesse aiutarla.

«Ma... domattina o oggi, dato che sono le tre passate?»

 

 

 

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

 

L’ho fatto.

Finalmente, l’ho fatto. Dopo sei anni, ho terminato questo delirio. Eh già, perché voi dovete sapere che questa “storia” (ma io la definirei più correttamente “disagio”), è nata in seguito a una chattata fatta con un mio amico di FB, che purtroppo non sento più tanto di frequente, proprio a riguardo di Thor e Loki. Ed io avevo promesso «Da queste battute su Folletti e tigri di polvere, nascerà una fic demenziale!».

Beh, alla fine eccola qua! xD

Mi fa ridere pensare che, dopo tutto il tempo trascorso a non scrivere, a causa degli impegni universitari, della non voglia o semplicemente della paura di non essere più in grado di scrivere in modo decente nulla, ricompaia nel fandom della Marvel con questa breve storiella comica vecchia di anni.

Volevo proseguire qualcuna delle mie long o terminare le nuove idee che mi frullano in testa da un po’, ma no, mentre scorro la lista delle mie fic, mi capita sott’occhio questa e mi dico «E che cavolo, non la finisco?».

Quindi... tadaaaaan! xD

Spero che questa breve follia vi abbia strappato almeno un sorriso. Sono perfettamente conscia del fatto che ho dissacrato impunemente anche questi bellissimi personaggi, ma d’altronde se amo qualcuno, mi sento in obbligo a prenderlo pesantemente per il cu... per i fondelli. xDD

 

Un abbraccio a tutti,

 

Moni =)

   
 
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