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Autore: Elix94_    15/04/2020    1 recensioni
Bologna, 2020
Riccardo ha perso la testa per Chiara nel momento stesso in cui l'ha vista, non c'è stato neanche il tempo di presentarsi, sapeva già che quella lunga chioma rossa gli avrebbe mandato a puttane tutto quanto. Più la guardava e più capiva che sarebbe rimasta sempre impressa nel suo cervello, per quanto potesse essere insopportabile, viziata e testarda, ogni volta che si trovava nel suo stesso spazio vitale era come una droga. Riccardo non lo avrebbe mai ammesso, ma era pazzo di lei.
Chiara odiava Riccardo con tutta se stessa, odiava la sua arroganza e la sua presunzione, odiava anche i suoi occhi neri come la notte, ma soprattutto odiava il fatto che ogni volta che si avvicinavano, lei non capiva più niente. Lo conosceva da anni ormai, e non riusciva a spiegarsi per quale diavolo di ragione non riuscisse a stargli lontano per più di qualche giorno, anche se passavano tutto il tempo a scannarsi. Chiara non lo avrebbe mai ammesso, ma la presenza di Riccardo nella sua vita era fondamentale.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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CAPITOLO 2

 









CHIARA

Sono due le cose che posso dare per scontate nella mia vita: in primis mia madre che urla come una pazza perché questa mattina non avevo voglia di rifare il letto, e secondo mio padre che cerca di fare il poliziotto buono difendendomi e provocando una lite ancora più grossa.
<< Hai diciotto anni, ti rendi conto che ti comporti peggio di una bambina di dieci?! >> mi urla contro mia madre mentre entro in cucina, pronta per l'ennesimo scontro
<< Nessuno ti ha detto di entrare in camera mia, lo sai benissimo che avrei sistemato tutto una volta tornata a casa >>
<< Si dà il caso che qui sia l'unica che si occupi veramente della pulizia della casa >> Certo, perchè la donna delle pulizie esiste solo nei miei sogni << E sono l'unica quindi che ogni giorno ha a che fare con il casino che lasciate sempre voi due >> dice indicandoci
<< Calmati Maria, non farla tanto grave, sono sicuro che adesso correrà in camera sua per sistemare >> mio padre ha sempre cercato di essere il detonatore della “bomba Maria”, come la chiama lui, ma con scarsi risultati.
<< Adesso è troppo tardi! Ovviamente ho già sistemato tutto! Perchè tanto la scema sono sempre io >>
Esce dalla stanza con aria melodrammatica e io e mio padre ci guardiamo confusi. Perchè deve fare così tanta scena se poi ha già risolto il problema? Io non la capirò mai, ma non so neanche se voglio farlo. Stamattina si è sforzata addirittura di farmi gli auguri appena sveglia, e sembrava anche emozionata che la sua unica figlia diventasse un'adulta. La verità è che per lei oggi è un giorno esattamente come gli altri. Non è mai stata una donna emotiva o affettuosa nei miei confronti, non penso di averla mai vista nemmeno una volta abbracciare mio padre da 5 anni a questa parte. In realtà non credo neanche che si parlino più di tanto al di fuori dell'ambiente familiare, ma facciamo pure finta che vada tutto bene. Nessuno mi ha mai voluto dire perchè mi abbia trascinata via da Londra come se stesse per esplodere, e solo menzionare il discorso fa scendere la temperatura della stanza di dieci gradi. Così ho imparato a non dire più nulla a riguardo, non avrei mai avuto le mie risposte in ogni caso. Quello che mi fa imbestialire è che pensi di potermi trattare da schifo ad ogni singola occasione e passarla liscia. Ogni volta che mi dicono che sono la sua copia spiaccicata mi viene voglia di urlare, non ho alcuna voglia di assomigliare a lei. È acida, fredda, testarda come un mulo, vuole sempre avere ragione e non penso di averle mai sentito chiedere scusa. Ovvio, non lo chiede perchè non pensa mai di essere nel torto. Ecco perchè mi aggrappo più che posso all'unico tratto che ho preso da mio padre, i suoi lisci capelli rossi. Non capisco come un uomo così dolce e sensibile sia finito per stare con quella testa calda di mia madre, è praticamente un angelo sceso dal cielo e probabilmente l'unica persona al mondo che riesca a sopportarla. Vorrei essere molto più simile a lui, invece mi ritrovo ad essere insopportabile esattamente come la donna che mi ha messo al mondo.
Quando torna in cucina con lo stesso broncio di cinque minuti prima, prende tre piatti e li riempie con la pasta che aveva preparato. Pasta al ragù, ovviamente. È sempre stata brava a prepararla e non perde occasione per vantarsene.
Pranzo discutendo con mio padre sugli ultimi avvenimenti di cronaca al telegiornale, e lei se ne sta zitta aspettandosi una qualche forma di scuse da parte nostra, che non arriverà nella maniera più assoluta. Non appena finiamo di mangiare decido di darle una mano a sparecchiare per tenermela buona, perchè mi sono appena ricordata che dovrà essere lei ad accompagnarmi alla festa di stasera, visto che mio padre lavora.
<< Guarda che lo so perchè lo stai facendo >> se ne esce. Ma non può semplicemente accettare l'aiuto?!
<< Un grazie sarebbe bastato >> la guardo aspettando una qualche risposta, ma lo so meglio di lei che non me la darebbe mai vinta.
Finisco di passare l'aspirapolvere e corro in camera per studiare, così posso dedicarmi il prima possibile agli ultimi preparativi.
In men che non si dica si fanno le cinque e dovremo partire per le otto per riuscire ad arrivare abbastanza tardi per farmi aspettare ma non troppo per risultare irritante. Ho solo tre ore per lavarmi, decidere come truccarmi e sistemarmi i capelli. Non ce la farò mai.

RICCARDO

Parcheggio di fronte al garage a fianco dell'enorme BMW di mio padre e rimango sorpreso nel trovarlo effettivamente a casa. Di solito mi ritrovo a mangiare da solo o con una delle domestiche, è incredibile che oggi avrò l'onore di sedere al fianco dell'onorevole Carlo Ferri. Con tutti gli impegni che si ritrova è già tanto se lo vedo una volta al giorno, visto che è in viaggio ogni tre per due e quando è in questa città passa tutto il tempo in ufficio. O da una delle sue puttanelle. Le cose sono intercambiabili.
<< Quale onore >> annuncio vedendolo seduto a tavola
<< Mi è mancato il tuo sarcasmo >> ripiega i fogli di giornale e mi guarda con aria di sufficienza
<< Non dovevi essere a Vienna fino a venerdì? >>
<< Cambio di programma, il cliente ha deciso all'ultimo di non comprare più. Ho passato tutta la mattina a cercare di convincerlo, ma qualcosa gli ha fatto cambiare idea. >> si passa una mano tra i capelli, cosa che faccio anche io quando sono nervoso << Ma sono cose che capitano, te ne accorgerai anche tu >>
Già, anche io saprò cosa significa. Quando mi chiedono cosa voglio fare da grande non mi impegno neanche più per cercare una risposta, lo so da quando ne ho memoria. L'unico che non me lo ha mai chiesto è stato proprio lui, ma immagino pensi che non ce ne sia bisogno, chiunque vorrebbe avere tutte le certezze che ho io. Non ho bisogno di scervellarmi per scegliere in quale università andare l'anno prossimo: Bocconi, fatto. Non ho bisogno neanche di sapere se avrò uno stage retribuito una volta uscito da lì, la fottuta impresa di mio padre è uno dei finanziatori di quella università. È così bello sapere di non dover pensare a niente, finisco il liceo e mi laureo in economia e finanza con il massimo dei voti, senza che io debba spezzarmi la schiena sui libri. C'è gente che passa la sua vita a lottare per avere il futuro che io ho nel mio dna dalla nascita, ma questo non mi ha mai tolto il sonno. È veramente da stronzi pensarla così, ma se si ha la mia vita non si può di certo essere dei pezzi di pane. Ci sono i lupi là fuori. L'unica cosa totalmente fuori dal mio controllo è quella testa rossa a cui non riesco a smettere di pensare. Sarà perchè è dello stesso colore del sangue che mi scorre nelle vene, o perchè a letto mi fa letteralmente impazzire, ma ogni volta che la vedo qualcosa si accende dentro di me. Forse è solo l'elastico delle mutande che si allarga.
<< Questa sera non ci sono, ho una festa >>
<< Divertiti >> non mi guarda neanche in faccia mentre lo dice.
Un genitore normale mi farebbe la predica perchè vado ad una festa di venerdì sera avendo scuola il giorno dopo, ma lui non è mai stato un “genitore normale”. E questa è una benedizione quanto una condanna.
Esco sul balcone di camera mia e mi accendo una sigaretta, sperando di vedere quella gran gnocca della signora di mezza età mentre prende il sole nella casa accanto. L'altro giorno è addirittura uscita in topless, sospetto che le piaccia farsi guardare dai ragazzini della mia età.
Non smetto di pensare neanche per un secondo a quanto sarà bello scoparmi Chiara sul lavandino del bagno mentre tutti i nostri amici sono nella sala a fianco ad aspettarla, è come una droga per me. Me la immagino già, avrà messo sicuramente quell'intimo di pizzo nero che sa quanto mi fa uscire di testa apposta per provocarmi e io glielo lascerò fare. Spero solo che non abbia deciso di invitare anche qualche suo familiare, sarebbe imbarazzante dover spiegare come mai la sua acconciatura perfetta si sia rovinata così all'improvviso.
Verso le sette comincio a prepararmi convinto che lei non arriverà mai prima delle otto e mezza, perchè adora farsi aspettare. Il mio armadio è praticamente tutto uguale: sono pieno di magliette e camicie bianche e jeans neri, a parte qualche tutta grigia e pantaloncini blu. Alla fine opto per la solita camicia bianca e trovo nascosti in un angolo i miei pantaloni blu notte eleganti. Sono un po' più stretti di quanto ricordassi, ma almeno la palestra sta dando i suoi frutti. Scrivo a Giulio per dirgli che sto arrivando e prima di uscire metto il profumo di Hugo Boss che mi ha regalato mio padre per il mio diciassettesimo compleanno.
Quando arrivo davanti casa di Giulio vedo che un'altra macchina è parcheggiata davanti al suo vialetto e ci metto due secondi a riconoscerne la proprietaria. Quei dannati specchietti rosa si riconoscerebbero da chilometri di distanza.
<< Si può sapere perchè non mi hai detto che ci sarebbe stata anche Jessica? >> gli dico mentre entra
<< Senti è venuta a casa mia senza dirmi niente e lo sai anche tu cosa succede quando entra nel mio raggio visivo >> ricordo quando la sorpresi a fargli un pompino nel bagno della discoteca e mi viene da vomitare
Dal cancello spunta Jessica con i suoi capelli ossigenati e il suo vestito troppo corto anche per i miei gusti. Fa finta di tirarselo giù quando entra in macchina e dallo specchietto retrovisore noto le mutande rosse che vuole chiaramente lasciar trasparire.
<< Ciao Ricky >> mi dice accarezzandomi la spalla
<< Riccardo è il nome che mi hanno dato >> rispondo spostandomi
<< Ma come siamo presi male stasera... Se vuoi quando arriviamo ti posso aiutare a calmarti >>
<< Anche no >>
Non ho assolutamente voglia di farmi toccare da quelle mani che ne hanno viste di ogni, soprattutto se posso stare con una ragazza che si è fatta toccare solo da me.
Alzo il volume al massimo per sovrastare la sua voce stridula e in mezz'ora ci troviamo davanti all'agriturismo dove si sarebbe svolta la festa. Per fortuna hanno scelto questo posto in campagna, odio dover girare per un'ora per trovare parcheggio.
Lo stabile è a metà tra una vecchia tavola calda di inizio novecento e un ristorante di lusso dei giorni nostri, e la zona privata per il compleanno è separata dal resto con un grande telone, probabilmente per non disturbare il resto delle persone a cena. Sento la musica rimbombare anche da fuori e mi guardo intorno alla ricerca della macchina della madre di Chiara, ma non la vedo. Appena entrati mi rendo conto che siamo gli ultimi ad arrivare prima della festeggiata e la cosa mi rallegra, le persone che vedo mi stanno per il novanta percento sui coglioni. Vedo in lontananza il nostro gruppo di amici più stretti e mi ci fiondo prendendo Giulio per il braccio. Spero che Jessica si perda lontano da noi.
<< Ce l'hai fatta, per un momento ho pensato che non venissi >> dice Federico, il più giovane di noi
<< Ma figurati se si perdeva il compleanno della sua ragazza >> ribatte Francesca, la migliore amica di Chiara << Sappi che è bella da morire stasera >> mi intima
<< Lei non è la mia rag...>>
<< Ed ecco signori la festeggiata! >>
Il dj prende parola da dietro la console e tutti ci giriamo verso l'entrata. Le luci si spostano verso di lei come se stesse per entrare una diva del cinema e rido all'idea che sia stata proprio lei a scegliere questo effetto, ma il sorriso mi muore addosso quando la vedo entrare. Ha i capelli ondulati che le ricadono perfettamente sulle spalle e un vestito attillato sul petto e vaporoso verso la fine dello stesso colore dei capelli... o forse è più scuro? Non lo so, non sto capendo più niente, è bella da mozzare il fiato.

   
 
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