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Autore: ellephedre    15/04/2020    6 recensioni
Mamoru le prime volte che vide Usagi, durante tutto l'arco della prima serie.
Non fu amore a prima vista.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima serie
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Le prime volte che ti vidi, eri...

  

15 - Preoccupata

    

Quel giorno eri in pensiero per una tua amica

     

Da un paio di giorni Mamoru si sentiva meglio.

Era tutto ciò di cui aveva bisogno per non focalizzarsi più sugli strani sogni che aveva smesso di fare.

Era come se qualcosa dentro di lui si fosse quietato... calmato.

Quando era di buon umore, gli andava di passare del tempo in compagnia. La sua scelta non poteva che ricadere su Motoki.

Entrando nella sala giochi, trovò il suoi amico in compagnia di una moretta dai capelli corti - una ragazza senza uniforme scolastica che aveva all'incirca la loro età.

«Ma certo» le stava dicendo Motoki. «Ti insegno io a giocare, vedrai che è facile.»

Lei aspirò un goccio di milkshake, sbattendo le ciglia. «Grazie! Io sono negata.»

Nonostante avesse una ragazza, il suo amico continuava a mietere conquiste. Salutandolo con un cenno della testa, Mamoru iniziò a girovagare tra le console di gioco. Meno stava tra i piedi di Motoki, più alte erano le possibilità che lui guardasse altre donne, smettendo di fissarsi su Reika Nishimura.

Con i suoi due anni in più, Reika si avvicinava al quarto anno di università; presto avrebbe iniziato un tirocinio - probabilmente all'estero, considerata la sua specializzazione. Per Motoki sarebbe stato difficile lasciarla: era un tipo leale, che non si rassegnava a veder sfumare i suoi sentimenti solo per via della lontananza. Invaghirsi di un'altra ragazza sarebbe stata una soluzione preventiva ai suoi problemi.

Mamoru si accomodò sullo sgabello di una console, concentrandosi sulle immagini che passavano sullo schermo. Il giochino sparatutto con gli ometti pseudo Rambo non gli dispiaceva. Se non c'era nient'altro, avrebbe potuto fare una partita. 

Guardò qualche fila più in là e si esaltò: era arrivata la corsa con le moto! Voleva provare prima quella.

Per non disturbare Motoki, andò al bancone a prendere da solo i gettoni. Aveva appena aperto il portafoglio quando sentì un piccolo brivido alla schiena - una sensazione di consapevolezza.

Alzò gli occhi e capì: nel locale era entrata la sua nemesi, Odango. 

Lui e quella ragazzina erano come yin e yang. Lei era tanto sciocca e solare quanto lui era maturo e ombroso.

Non che fossero un'unità - in qualunque modo. Semplicemente, avevano quel tipo di personalità che, in opposizione, muovevano la società umana.

Odango si diresse piena di entusiasmo verso Motoki. Le parole le morirono in bocca quando lo vide con la sua rivale.

Mamoru si avvicinò di soppiatto alle sue spalle.

La bimba Odango mugugnava. «Perché Motoki sta facedo il carino con quella? E come le sta appiccicato!» Si mangiò furiosamente le unghie. «Motoki-oniisan, la tua Usagi è quiiii!» Fu scossa da un forte brivido. «Ugh, avverto la presenza di...»

«Ehi, Odango!»

Mamoru cercò di non scoppiare a ridere quando le guance rosse di lei si congiarono di rabbia conigliesca.

Amplificò la voce col palmo della mano accanto alla bocca. «Motokii! Visto che non li degni di uno sguardo, questi due odango sono diventati degli anpan belli gonfi!»

La ragazzina diventò rosso pomodoro. «Non è vero, non sono per niente un anpan gonfio!»

Motoki, ignaro come al solito, li raggiunse senza badare alla battuta. «Ciao, Usagi! Non mi ero accorto fossi qui, scusami.»

Lei cambiò subito espressione. Si era già dimenticata della brutta figura appena fatta, era in brodo di giuggiole. «C-ciao.»

«Tra poco smetto di lavorare. Che ne diresti di prendere un tè insieme?»

Il suo amico, pensò Mamoru, era scemo.

Ovviamente Odango era in estasi. «Certo! Vorrei anche parlarti di una questione.»

Una questione? «Vengo con voi, tanto non ho niente da fare.»

Odango inorridì, ma alle sue spalle Motoki era sereno. «Vieni pure, andiamo insieme.»

Per Odango Mamoru smise di esistere. «Ma certo, tutti insieme!»

Banderuola che non era altro.

Chissà che doveva dire a Motoki...

Non una dichiarazione d'amore, oppure non sarebbe stata così tranquilla e felice, saltellante di gioia, mentre uscivano in tre dalla sala giochi.

Meglio, Motoki non la vedeva come una ragazza. Certo, non era strano che Odango equivocasse, viste le attenzioni del suo amico.

Con un piede sulla porta della sala giochi, Motoki salutò la morettina che aveva tentato di addestrare all'arte videoludica. Lei non poté nascondere la delusione nel vederlo andare via. Frapponendosi tra loro, Odango le lanciò un'occhiata di fuoco che strappò a Mamoru un'altra risata.

Lei la udì scattò con un piede all'indietro, per pestargli una scarpa. Mamoru schivò con un saltello mentre lei quasi cadeva.

Motoki la afferrò per un gomito. «Stavi cadendo?»

Odango per poco non svenne dalla gioia. «Io... no, cioè, sì! Mi hai salvata!»

Mamoru roteò gli occhi al cielo.

   

In strada, Motoki li erudì sulla loro destinqazione. «Vi porto in un bar che i miei genitori stanno per comprare. Appena conclusa la trattativa, ristruttureremo. Come nome stiamo pensando a Crown, che ne dite?»

Odango, che non si era staccata da lui per un attimo, andò in visibilio. «Mi piace!»

C'era qualche azione di Motoki che non le piacesse? «Almeno sai cosa significa?»

Lei neppure si girò per offrirgli una linguaccia. «Mi piace il suono, non devo sapere che vuol dire!»

Motoki si sciolse in un sorriso. «Significa 'corona', Usagi-chan. In inglese.»

«Tu sì che sei gentile a spiegarmi le cose, Motoki-oniisan.» Il suo sguardo divenne feroce. «Non come certe persone che sanno solo insultare!»

«Fare una domanda equivale a criticare ora?»

«Sai benissimo di essere antipatico!»

Motoki si frappose tra loro. «Calmi, siamo arrivati.»

Il locale si trovava in una posizione sopraelevata. Per entrarci era necessario utilizzare una scala esterna - un'idea carina. L'interno conteneva circa quindici tavoli da quattro posti. Le poltrone da due persone erano di colore verde, una tonalità che a Mamoru non dispiaceva ma che non era adatta al tipo di clienti che i genitori di Motoki volevano accalappiare. Mamoru ammirava i signori Furuhata per il loro acume imprenditoriale: puntavano sugli adolescenti, creando posti - come la sala giochi - in cui ragazzi e ragazze volessero trascorrere i pomeriggi con gli amici.

Una cameriera li indirizzò a un tavolo libero.

Sedendosi, Odango si meravigliò dell'abbondanza di selezioni presente nel menù, proprio come Mamoru.

Parfait, gelati, cheesecake, torte al cioccolato, torte alla panna... Un'esplosione di zucchero. 

Motoki era curioso. «Usagi-chan, di cosa volevi parlarmi?»

Lei lanciò un'occhiata veloce a Mamoru. Per non inibirla lui si limitò ad ascoltare, senza farle percepire il peso del suo giudizio.

«Allora...» Odango si decise e unì le mani sul grembo. «È complicato...»

Motoki comprese. «Ordiniamo qualcosa da bere prima, così ci rilassiamo.»

«Sì!»

Il suo amico aveva successo con le ragazze proprio per come sapeva metterle a loro agio. Per Odango prese un cocktail alla frutta, mentre Mamoru non volle altro che un caffè.

Durante l'attesa, Motoki provò a sondare la questione. «È un problema che riguarda qualcuno che ti è vicino?»

«Sì, una mia amica.»

Mamoru cercò di non ridere: la vecchia scusa dell'amica.

Odango non si era accorta del suo scherno. «Si chiama Naru-chan, frequenta la mia classe! Sono preoccupata per lei e non so come parlarle.»

Okay, si era sbagliato. Erano strano vedere Odango così in pensiero, così... adulta. Era sempre una bambina, ma stava dimostrando una lealtà sincera nei confronti di un'altra persona.

In breve tempo ebbero davanti le loro ordinazioni. 

Mentre girava la sua tazzina, Motoki adottò la sua espressione più fraterna. «Dimmi tutto, Usagi-chan.»

Lei bevve un primo sorso prima di parlare. «Ecco... non posso entrare nei dettagli, ma la mia amica Naru si è innamorata di un brutto tipo. Il problema è che lei non sa ancora che si tratta di una persona poco raccomandabile.»

«Okay?» la esortò Motoki, senza capire.

Odango dovette specificare. «Cosa dovrei fare? Se le dicessi la verità, non so come reagirebbe Naru...»

Aveva sottoposto a Motoki il problema sbagliato. Lui preferiva lasciare che le persone risolvessero i loro problemi da sole; riteneva che imparassero così.

«Forse è meglio aspettare e vedere come procedono le cose.»

Appunto.

Odango era delusa. Si era fidata e il consiglio che aveva ricevuto era stato misero.

Mamoru mise giù la tazza di caffè. «Restando a osservare come si evolve la faccenda non cambierà nulla. Dire la verità è un atto di coraggio.»

Dopo averci riflettuto, Motoki si allineò al suo pensiero. «Magari ha ragione Mamoru. Naru-san si arrabbierà se le racconterai la verità, ma come amica hai il dovere di dirle tutto.»

Odango esplose in un sorriso grato. Era quello che aveva voluto sentire. «Grazie! Ora che so cosa devo fare mi è anche venuta fame!»

Eh?

Lei sparò in aria un braccio, verso la cameriera. «Mi scusi!» urlò. «Mi porti un parfait alla frutta, un sandwich misto, una fetta di torta alla fragola e un succo per favore!»

Ma non aveva pranzato? In imbarazzo, Mamoru cercò di pensare a quanto aveva in tasca. «Motoki, hai abbastanza soldi con te?»

Odango li sentì bisbigliare. «Ma dài, ragazzi, oggi offro io!»

No, veramente lui non si era mai fatto offrire qualcosa da una- Non poté impedirle di continuare a urlare. «Ci porti anche una pizza mista, per favore!»

Così esagerava. «Io non ho fame.»

«Zitto, non si guarda in bocca al caval donato!»

Motoki rideva. «O a una pizza!»

Mamoru si sentì escluso dal loro divertimento, poi Usagi-Odango guardò proprio lui e sorrise - un sorriso onesto, di genuina simpatia. «Ogni tanto anche tu meriti qualcosa.» La linguaccia che gli concesse fu quasi gentile.

Destabilizzato, Mamoru fece finta di nulla e tornò a bere il proprio caffè.

Dieci minuti dopo stava assaggiando una fetta di pizza, solo per non sembrare maleducato.

Poco dopo fece a Odango il dono di lasciarla sola con Motoki. Provò un pizzico - proprio un pizzico - di delusione nel vedere che lei nemmeno lo calcolò, intenta com'era a pendere dalle labbra del suo amico.

«Ci si vede.» Fu il più noncurante possibile nel salutare.

«Ciao!»

Uscì dal locale irritato, senza sapere il motivo.

 

 

15 - Preoccupata - FINE

   


   

NdA: Ho pensato 'già che ho ripreso, continuiamo finché ho ancora fresche nella testa le dinamiche tra Usagi e Mamoru nella prima serie' :)

Nel precedente capitolo avevo fatto provare a Mamoru simpatia per Usagi proprio per condurlo a interessarsi di lei qui, in questa scena tratto dalla puntata 23. Siamo a un episodio dalla morte di Nephrite e a pochi episodi dal momento in cui Mamoru capirà di essere un tutt'uno con Tuxedo Kamen. Ci ho pensato e secondo me la vicinanza ai cristalli dell'arcobaleno diraderà le nebbie della sua confusione mentale.

Alcune note su questo capitolo. I divani del futuro Crown non possono non piacere a Mamoru come colore: è simile a quello della sua giacca :P Che cosa sono gli anpan, a cui paragona ad un certo punto gli odango di Usagi? Sia gli odango che gli anpan sono cibi rotondi giapponesi. Ho ripreso i dialoghi dalla traduzione della Dynit in DVD.

Ho inventato il sorriso finale di Usagi a Mamoru, secondo me poi lei gli è stata grata almeno un pochino per il suo interesse - è troppo buona per non farlo.

 

Ditemi che pensate di questo capitolo, mi ispira ad andare avanti :)

 

Elle


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