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Autore: Eliot Nightray    15/04/2020    1 recensioni
Solaire Lavellan è un inquisitore solare, allegro e sempre disposto al dialogo. Non è come gli altri elfi, non ha un nome elfico, non loda i Numi e di certo non chiama gli umani Shemlen
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dorian Pavus, Inquisitore
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Credeva di conoscere il volto della morte, lo credeva davvero perché lo aveva visto nel proprio riflesso nelle stanze di stamberghe da quattro soldi e case luccicanti. Eppure eccola apparire con un nuovo volto dagli occhi neri e la pelle olivastra. Solaire strinse l’Ancora, cercò di respirare nascondendo un conato di vomito dovuto al dolore. Il passaggio dall’ultimo Eluvian lo aveva destabilizzato ed era convinto di essere ad un passo dalla morte perché i suoi occhi lo stavano tradendo. Doveva essere così, doveva essere diventato cieco o folle improvvisamente
 
«Fel… Felron?» sussurrò infine cercando di rialzarsi
 
«Felron?» Dorian subito accanto a lui ripeté quel nome come fosse stata una maledizione, perché il necromante sapeva bene di chi stesse parlando l’inquisitore. Era un’ombra che si portava appresso un passato di sangue e violenza. Dorian si voltò verso Solaire, ne cercò la mano ma l’elfo fece un passo avanti come ipnotizzato da quell’apparizione ed il necromante sentì una fitta nel petto come se a breve si sarebbe visto portare via tutto quanto. Il suo mondo era nel sorriso di Solaire, nei suoi gesti affettuosi e premurosi, nelle sue mani pallide e callose «Solaire»
 
«Sei vivo?» non sentì la voce di Dorian chiamarlo, continuò a camminare con passi lenti come sentendosi un macigno sulle spalle ed in gola «com’è possibile»
 
Il secondo elfo sorrise con fare strano, un bagliore sinistro luccicò negli occhi di Felron «Adhaleni»
 
«Adhaleni?» ripeté Dorian confuso
 
«E’ il suo nome» rispose Felron con tono rabbioso indicando Solaire «ma dopotutto cosa può saperne un tevinter?»
 
«Era… il mio nome» puntualizzò Solaire deglutendo ancora
 
«Era?» Felron curvò la testa, assottigliò lo sguardo e sollevò il labbro come fosse stato schifato dalla sua presenza «Perché hai un nuovo nome?»
 
«Mi chiamo Solaire adesso, l’ho scelto io. Quando sei morto, sono stato ucciso con te. Volevo cambiare» Solaire sembrò quasi volersi giustificare, abbassò la testa, le orecchie si afflosciarono come erba bagnata. Si sentiva in colpa, quasi lo avesse tradito
 
«Non temere» Felron gli sorrise, gli sfiorò la treccia di capelli rossi sulla schiena per poi passare al ciuffo folto di capelli in testa, adagiato su una parte come un’onda rossa, intagliato e scolpito tra i capelli corti e ritti ai lati della faccia. Solaire non riusciva a domare quella sensazione febbrile di felicità, eppure lo sguardo di Felron era strano. I suoi occhi non lo stavano tradendo, la sua mente era felice eppure il suo corpo era tirato e contorto di paura come gli capitava da ragazzino quando qualche uomo lo spingeva su un letto. Lo stesso sguardo famelico e voglioso che lo faceva vomitare mentre si intascava i soldi quando era costretto a cedere il proprio corpo per un tozzo di pane ammuffito. Solaire si ritrasse, il suo corpo agì di volontà propria «Sei ancora così bello, ma vhenan»
 
«Felron» gracchiò «io… ti credevo morto, ci ho messo del tempo, ci ho messo dieci anni ma alla fine» aveva la gola secca, gli tremavano visibilmente le mani. Felron però non indietreggiò continuò a cercare un contatto con il suo viso ed ancora una volta Solaire batté in ritirata «Lui» gli tremò la voce, ma si sforzò di indicare Dorian «lui è il mio vhenan adesso» Dorian sorrise, tirò su col naso un paio di volte e si coprì gli occhi. Non si aspettava di essere scelto «Allergia?» Solaire cercò di buttarla a ridere, Dorian arrossì coprendosi il viso «un’allergia forte eh, vhenan? Hai portato il fazzoletto?»
 
«Accogli dentro di te il seme di uno shemlen, quale infida creatura farebbe una cosa simile?» disprezzo? No, era qualcosa di diverso. Dalla bocca di Felron era uscita una sentenza di morte contro la sua persona
 
«Mi stai chiedendo se faccio… sesso?» buffo che fosse stato proprio lui, il simpatico ed allegro Solaire, ad imbarazzarsi facendo tremare il labbro inferiore come un bimbo sgridato. Dorian fece un passo avanti, puntò l’indice come Felron
 
«Non mi pare una domanda elegante, neppure da un primo amore» Solaire non ebbe la forza di sorridere, neppure quando Dorian si impose del tutto davanti a lui come per difenderlo. Felron fissò intensamente Dorian per poi sputargli in faccia con tanta foga da lasciare il necromante ad occhi sbarrati. La maledizione in elfico che uscì dalle labbra di Felron costrinsero Solaire ad allungare una mano verso Dorian, come per proteggerlo da quella infamia così sporca, ma il necromante fu sbalzato via. Dorian si ritrovò a qualche metro da Solaire, Bull, che li aveva infine raggiunti assieme a Traxex, caricò direttamente su Felron sbattendo contro lo scudo di energia che l’elfo aveva creato. Solaire si ritrovò da solo, cercò di slanciarsi verso Dorian ma lui stesso si ritrovò a rimbalzare contro la barriera
 
«Felron, che stai facendo?»
 
«Ti ripeto la mia domanda, Adhaleni» Felron gli piantò addosso gli occhi, sempre neri ma ora spogli di quella leggera purezza che Solaire aveva amato un tempo «Accogli in te il seme di uno shemlen? Di uno del Tevinter, un lurido porco che ci vede come schiavi»
 
«Dorian non è così, non lo conosci»
 
«Non devo conoscerlo, non mi serve. Come hai potuto fare questo alla nostra razza?»
 
Non era la prima volta che sentiva quella domanda, il custode del clan gliela posta molto tempo prima «Non devo giustificarmi, sono felice adesso. Tu eri morto, ti credevo morto» Solaire si accorse di non aver ancora domandato come fosse possibile, perché stava parlando con un morto? «Perché sei vivo, ti hanno tagliato la gola»
 
Felron gli dette le spalle, l’eluvian da cui era passato Solas luccicò con forza «Non è questo il momento delle domande, Adhaleni»
 
«Mi chiamo Solaire» la sua voce stava tornando la stessa, il braccio gli faceva male, bruciava come fosse stato in fiamme «Rispondi alla mia domanda»
 
«Andiamo in un luogo dove parlare, tu ed io. Saremo soli, due amanti in fuga come hai sempre voluto, ma vhenan»
 
«No» si drizzò, strinse i pugni, ma ancora non aveva la forza di arrabbiarsi. Quel sentimento di gioia incondizionata non era scivolato via, era ancora ancorato nella sua bocca «Non sono più il tuo vhenan, non sono più Adhaleni»
 
«Non essere stupido» rispose l’altro prendendogli la mano «Avanti» il tono di Felron si fece più lascivo, gli accarezzò le labbra seguendone i contorni e Solaire schizzò indietro «Hai paura di eccitarti davanti allo shemlen? È normale avere reazioni di questo tipo con il proprio vhenan, te l’ho già detto»
 
«Io non ho reazioni di questo tipo con te, non sei più niente per me. Eri un fantasma, sei ancora un fantasma. Mi vieni a domandare se scopo con Dorian senza tentare di spiegarmi perché sei vivo»
 
«Sei ancora lo stesso ragazzino di un tempo, troppo spaventato dal sesso per accettarlo. Vuoi davvero che ti insegni da capo, ancora una volta?» Solaire cercò di ribattere, ma si sentì stritolare. Non riusciva più a respirare, slittò sulla terra senza poter frenare quello spostamento forzato e schiantò con la faccia contro la barriera magica. Conosceva quella sensazione di impotenza, il suo corpo era rigido, terrorizzato, i suoi occhi sbarrati alla ricerca di aiuto. Dorian era davanti a lui, urlava in tevene, ma Solaire non riusciva a capirci niente. Amatus, l’unica parola che era riuscito a riconoscere tra uno strillo e l’altro. Traxex, sua sorella non aveva mai mostrato una singola emozione se non qualche tenue sorriso, ma adesso aveva il palmo della mano appoggiato contro il suo. La piccola elfa dagli occhi rossi e la pelle di notte stava piangendo, poteva vederne le lacrime scintillare, si stava scusando come fosse stata colpa sua. Bull aveva inclinato la grossa lama cercando di spaccare la barriera «Perché non facciamo vedere allo shemlen quello che ti piace dal tuo vhenan, Adhaleni?» Sentì la mano di Felron affondare nei pantaloni, sbarrò ancora di più gli occhi, Dorian si zittì e fece un passo indietro preparando un dardo infuocato «Avanti, di allo shemlen quanto ti piace»
 
«Ti prego» lo supplicò, strinse le gambe come per bloccargli la mano, si sentiva dannatamente piccolo e fragile. Era tornato ad essere un ragazzino di diciotto anni strisciante ed infreddolito, che pregava il prossimo cliente di non fargli male, di essere gentile, di non picchiarlo. Si sentiva come allora, una foglia secca sotto lo scarpone di qualche signorotto con un vizio da nascondere alla moglie «ti prego» si mise a piangere, non se ne vergognò
 
«Ne vuoi di più?» Felron gli sussurrò nell’orecchio, gli baciò il lobo e Solaire tremò ancora.
 
«Basta, ti prego»
 
«Non mi hai mai chiesto di fermarmi quando eravamo assieme, anche quando ti faceva male. Mi hai sempre voluto» quando sentì le dita di Felron in bocca serrò i denti. Felron cacciò fuori un urlo, ma Solaire non perse la presa fino a staccargli una falange. L’elfo si ritirò, Solaire si staccò dalla barriera e sputò a terra il pezzo di carne di Felron. Stava ancora tremando, voleva scappare. Si ripulì la bocca dal sangue «Ti piace dominare adesso? Non l’avrei mai detto»
 
«Tu» Solaire provò a parlare, Felron si abbassò per raccogliere il resto della falange e si concentrò su un incantesimo di cura per riattaccarla «come fai ad essere vivo?»
 
«Ancora con questa domanda? Ma vhenan»
 
«Vaffanculo!» questa volta fu Solaire a sputare contro Felron e l’altro elfo ridacchiò
 
«Ho sempre saputo che avevi carattere, peccato per i capelli»
 
«Come cazzo fai ad essere vivo?» aveva la pupilla ridotta ad uno spillo, la bocca impastata di muco, bava ed il sangue di Felron «Dimmelo»
 
«Ho incontrato una strega, Adhaleni» Solaire attese il resto della spiegazione, Felron ammirò la sua stessa mano ora guarita come se l’inquisitore non fosse stato presente «Si chiama Flemeth, la strega delle Selve. Lei mi disse che non avevo abbastanza potere per la nostra causa»
 
«La nostra causa? La nostra fuga intendi?» non era speranza, Solaire stava solo cercando di capirci qualcosa
 
«Sei davvero lo stesso ragazzino che ho lasciato in quella tenda, no Adhaleni. La nostra causa, la causa degli elfi»
 
«Segui Solas quindi»
 
«Certo, è per questo che ero qui. La strega disse che non ne avevo le capacità, che dovevo aumentare il peso sulla bilancia. Una vita per una vita, capisci, vhenan?»
 
Solaire scosse la testa poi la realizzazione lo scosse come un terremoto «Tu…»
 
«Si, Adhaleni, ho scelto di morire per rinascere» il sorriso trionfale di Felron gli fece andare il sangue alla testa e da lì alle gambe. era pronto a scappare, fuggire via da quel sorriso maligno che nascondeva ben altro «quando i templari sono arrivati»
 
«Tu… sapevi dei templari»
 
«Certamente»
 
«Mi hai venduto» Solaire si afflosciò a terra, le mani davanti al viso a cercare di raccogliere i pezzi
 
«Ho pensato che due vite fossero un miglior compenso per il destino, speravo che si limitassero ad ucciderti. Ti avrei potuto riportare in vita, a suo tempo si intende non potevo di certo chiedere un altro favore alla strega»
 
«Loro» Solaire si alzò lentamente e così anche la sua voce. Partì con un ruggito per poi sciamare in un urlo isterico «mi hanno violentato, erano in cinque. Mi hanno violentato a turno per tutta la notte, prima da soli, poi a coppie. Mi hanno colpito e tagliato e deriso mentre mi pisciavo addosso dalla paura. Mi hanno ficcato un coltello in gola dicendo» inspirò, non riusciva più a respirare dal naso rotto. Cacciò fuori un rivolo di bava preso dallo spasmo «Mi hanno detto che dovevo assaggiare entrambe le loro lame, che dovevo imparare a vivere. Mi sono trascinato il tuo cadavere dietro, ero nudo, ero sporco, puzzavo ed avevo paura. Mi hanno cacciato dal clan, ero solo, non riuscivo a mangiare perché avevo la lingua tagliata. Mi sono dovuto vendere e subire quello stesso incubo senza poter dire niente per poi vomitarmi addosso dallo schifo»
 
«Sei stato intelligente»
 
«Come?» tutta la foga e la rabbia si trasformarono in un sospiro davanti all’osservazione di Felron. Chiuse la bocca, lo ascoltò mentre applaudiva e sorrideva estasiato
 
«Ho detto che sei stato intelligente, hai sfruttato la situazione per sopravvivere, ti sei adattato. Il mio vhenan è sempre stato intelligente»
 
Solaire scoppiò in una risata isterica, si contorse come un foglio di carta nelle fiamme per poi boccheggiare fino a vomitare «Mi hanno violentato ogni giorno della mia dannata vita per quasi un anno. Quattro volte al giorno, certe volte cinque. E tu pensi che sia stato intelligente»
 
«Avrai imparato qualche tecnica nuova intrigante, ci sarà utile. Scommetto che quella lingua deve essere particolarmente erotica, quella bella cicatrice che ti ritrovi»
 
«Sei un demone, dimmi solo questo»
 
«Cosa?» Felron sogghignò, si avvicinò a Solaire e sorrise ancora «Adhaleni, sono io. Non capisci?»
 
«Io volevo vivere, volevo una vita, volevo essere felice. Non mi hai salvato tu, non mi ha salvato un elfo. Mi ha salvato un umano, Marcus Trevelyan. se non fosse stato per lui sarei stato ammazzato. Tu dov’eri? Dov’eri mentre mi violentavano, picchiavano e torturavano. Dove cazzo eri?»
 
«Adhaleni» lo canzonò Felron ancora con un sorriso «non siamo solo noi due. La causa è più importante, dovevo crescere ed imparare a plasmare i miei poteri. Per noi elfi, non capisci? L’umano dovrà morire, tutti dovranno morire per lasciarci vivere»
 
«Quindi sapevi tutto, sapevi anche cosa mi era successo»
 
«Ovviamente»
 
«Sapevi che i templari erano lì, hai finto di salvarmi»
 
«Volevo lasciarti un ultimo ricordo, mi sembra un gesto dolce» Solaire rimase inerme, anche quando Felron si allungò verso di lui «Come questo» si discostò dalla realtà, come faceva sempre in compagnia di qualche bruto. Sentì la lingua di Felron in bocca a cercare la sua, ma rimase inerme «Forse ti saresti dovuto ripulire, sapevi di bava e vomito ma fa niente avremo modo di replicare»
 
«Mi hai lasciato morire, Adhaleni Lavellan è morto quel giorno per colpa tua» Solaire ringhiò lo respinse con una manata e sibilò una maledizione in elfico tanto antica da essere dimenticata. Felron lo guardò negli occhi, si ripulì le labbra come schifato
 
«Hai la pronuncia di uno shemlen, Adhaleni»
 
«Io» sentenziò l’altro alzandosi e puntando l’Ancora contro Felron «non sono Adhaleni Lavellan, quell’elfo è morto» l’Ancora brillò intensamente
 
«Non vuoi proprio capire? Grazie alla tua Ancora noi potemmo»
 
«Io sono l’inquisitore Solaire Lavellan» il Velo si fece più sottile, il cielo si tinse di verde fino a lasciare posto ad uno squarcio «e mi opporrò con ogni forza a questa follia. Chiunque si merita di essere felice» Felron osservò la propria mano vicina allo squarciò, sfruttò un incantesimo di gelo per strisciare via e sparì nell’eluvian senza degnarlo di uno sguardo. Solaire si accasciò a terra, si strinse la mano. Il fascio nervoso bruciò ancora, poteva sentire l’Ancora pulsare con forza. I rami verdi si allungarono fino alla sua spalla, Solaire cacciò fuori un urlo disperato mentre la barriera scendeva lasciando passare gli altri. Dorian lo strinse, tentò di prendergli la mano, di studiare l’Ancora ma faceva troppo male. Solaire nascose il capo contro la spalla di Dorian, ne cercò l’odore «vhenan, non voglio morire. Ti prego, non farmi morire. Non voglio andare in quel posto freddo, non voglio essere da solo»
 
«Andrà tutto bene»
 
«Mi dispiace» biascicò l’altro stringendosi alla tunica di Dorian
 
«Se parli del bacio sappiamo entrambi che sono più bravo, Amatus» Solaire abbozzò un sorriso, Traxex dietro di loro stava pregando in ginocchio contro la testa del fratello «Bull» Il qunari si voltò livido di rabbia per non essere riuscito a fare niente «tagliagli il braccio»
 
«Kadan fallo, salva mio fratello»
 
«Stringiti a Dorian boss, perché farà male»
 
«Qualunque cosa Bull, mi basta essere felice»
  
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