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Autore: alpha_omega    16/04/2020    0 recensioni
Questa è una cross-over basata sulla saga degli hunger games di Susan Collins.
Opal Koboi è diventata padrona del mondo e per far capire alla gente che qualsiasi tentativo di ribellione è inutile ha creato gli hunger games.
Ogni anno un ragazzo e una ragazza tra i dodici e i diciott'anni di ogni specie verranno estratti a sorte e dovranno sfidarsi in un arena per un combattimento sena regole all'ultimo sangue fra di loro in un macabro reality show dove dovranno accapparrarsi il favore degli sponsor, la casta sociale privilegiata da Opal che potranno mandare loro viveri e mezzi per sopravvivere nell arena .
Solo uno potrà ritornare a casa a riabbracciare i suoi cari.
Ma per farlo dovrà rinunciare a tutto ciò che lo rende uomo.
PS Artemis e CO non hanno mai vissuto alcuna avventura, I personaggi non si sono mai incontrati , e la guerra è stata fatta datutte le creature del popolo(umani compresi) contro una despota.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 18


Settore 10
Artemis sognava. Era un sogno particolarmente vivido, da cui avrebbe preferito non svegliarsi mai.
Era nel suo distretto, in cima ad una collina, i campi di grano che si stendevano a perdita d'occhio all'orizzonte. Le grida deliziate dei suoi fratellini in sottofondo mentre si rincorrevano nell'erba alta. Riconosceva quel posto, se si fosse voltato avrebbe visto il villino in cui abitava la sua famiglia, una delle pochissime abitazioni decenti, comprata con denaro proveniente da chissà dove. Lo sapevano tutti nel distretto che la sua famiglia aveva collaborato con diversi criminali di stato e faceva affari piuttosto proficui grazie al mercato nero; ma da qualche anno suo padre aveva abbassato il tiro dei suoi affari, limitandosi al contrabbando di beni alimentari dopo che alcuni pacificatori dalla capitale lo avevano aggredito in un vicolo. La sua gamba non era stata più la stessa dopo quella volta. Artemis aveva sognato di diventare come lui un tempo, ma le sue ambizioni diventavano sempre più incerte ogni volta che sentiva la stampella del padre battere sul pavimento.
-Arti- lo chiamò la voce di sua madre, la sentiva lontana, si girò verso la casa ma sentiva ogni suo movimento lento e impacciato come se fosse sott'acqua.
Aprì la bocca per parlare ma sentì i polmoni riempirsi di fumo. Cadde in ginocchio tenendosi la gola rovente con le mani boccheggiando, in un tentativo disperato di respirare, come un pesce agonizzante fuori dall'acqua. Rotolò su un fianco e la vide.
La sua casa era avvolta dalle fiamme.


Spinella fece del suo meglio per non urlare mentre un infermiere le rimuoveva con una pinzetta gli ultimi calcinacci rimasti, che si erano conficcati a fondo nel suo braccio. Accanto a lei Artemis si agitava nel sonno, impossibilitato a svegliarsi per gli ingenti sedativi che gli erano stati somministrati. Le ferite del ragazzo erano molto più gravi delle sue e del piccolo demone, e mentre No1 e lei se l'erano cavata con qualche ferita superficiale il ragazzo aveva inalato una quantità impressionante di fumi tossici provocati dall'esplosione, in più il grosso squarcio. Era rimasto in condizioni critiche in quell'ospedale per diversi giorni, stava così male che talvolta l'elfa dubitava che si sarebbe mai risvegliato.
Era passata più di una settimana da quando erano stati salvati dal settore 10 e ancora faticava a credere all'esistenza di quel posto. Lì la gente era..diversa?
A parte che nei pochi giorni trascorsi nella capitale non aveva mai visto le diverse razze interagire così tra di loro. Nel suo settore gli unici non elfi erano i pacificatori e di certo quello non aiutava. Lì erano tutti così gentili con lei e con gli altri pazienti, e non sapeva se sarebbe mai riuscita ad abituarcisi.
Con No1 e Artemis era tutto diverso, si sentiva legata ai due ragazzi come se fossero la sua stessa famiglia. Lo psicologo le aveva ripetuto più volte che era più che normale sentirsi legati a qualcuno dopo aver condiviso un trauma e non poteva essere più d'accordo. Il piccolo demone, inoltre le ricordava troppo Brucolo e a volte sentiva il cuore stringersi in una morsa, talmente forte da dimenticarsi di respirare per qualche secondo. Non era stata colpa sua, glielo avevano ripetuto tante di quelle volte come una litania, ma questo aiutava poco. Tutto quello che si ricordava dei suoi ultimi momenti nell'arena erano il corpo del piccolo elfo che le si parava davanti e il suo sangue caldo che la colpiva.
Si chiese che cosa stesse facendo Grana in quel momento, se pensava ancora a lei. Probabilmente la odiava.
Sfiorò con le dita la piccola spilla a forma di ghianda che aveva appuntato sul bavero della camicia dell'ospedale. Non le rimaneva più nulla. Suo padre non lo aveva mai conosciuto, mentre sua madre era morta quando una delle navi da pesca su cui lavorava era affondata, due anni prima. Quando era piccola aveva sempre fantasticato di poter diventare un pacificatore, ma uno di quelli buoni che a volte quando si sentivano generosi lasciavano qualche caramella ai bambini.
Quei sogni erano spariti da un pezzo, lo sapeva, ma sapeva che in un governo giusto non avrebbe esitato ad entrare a far parte delle forze dell'ordine.
L'infermiere le medicò il braccio -Finito- disse con un sorriso, era un giovane nano, con un sorriso a trentadue denti -Ora sei come nuova, e stai tranquilla che anche il tuo amico si rimetterà presto-.
Lo ringraziò con un cenno del capo e un debole sorriso, era poco, ma del tutto sincero, il massimo che riusciva a fare.
Senti un cigolio dietro di lei e si girò di scatto appena in tempo per vedere Artemis annaspare contro la mascherina del respiratore, le palpebre che si aprivano lentamente mentre lottava per svegliarsi -Madre...- era un sussurro ma lo sentì. Mentre l'infermiere andava a chiamare i medici Spinella si alzo e barcollò fino al letto del ragazzo, prendendogli una mano pallida tra le sue, molto più piccole, e diede una piccola stretta che il giovane umano ricambiò. I suoi occhi, di un azzurro sorprendente si fissarono sui suoi,quasi a supplicarla di non lasciarlo solo.
Si avvicino, accarezzandogli una spalla – Non me ne vado, sei al sicuro qui-.
Le labbra del ragazzo si schiusero debolmente -Grazie Spinella-.
La ragazza senti il peso che portava nel cuore alleggerirsi, anche se debolmente – Di niente Fangosetto-. Forse in quel mondo c'era ancora qualcuno che le voleva bene.




Capitale (Settore 0)
Opal Koboi sorrideva quando era furiosa, era furiosa perchè quelle imbecilli delle sue guardie non erano state capaci di contenere una dannata stilista umana e uno stupido ibrido. Il suo piano sarebbe dovuto essere perfetto e quella era una macchia, insieme alla fuga di alcuni degli ex vincitori incluso il mentore umano Domovoi Leale. Ogniqualvolta aveva un momento libero si faceva un piccolo schema mentale di tutto quello che avrebbe fatto una volta messe le mani sulle formiche del sotterraneo settore 10; non poteva ancora credere che esistessero davvero.
Ma ora non era il momento di aspettare oltre. Entrò nell'ascensore del suo enorme palazzo, nel cuore della Capitale e premette il bottoncino per il seminterrato.
Chiamarlo seminterrato era riduttivo: quello che usava come un hangar per le scorte era stato rimodernizzato da cima a fondo nell'ultima settimana: le pareti erano di un bianco accecante e ovunque odorava di candeggina e alcool. la stanza era circolare e dannatamente silenziosa: ottima per la sua graziosa ospite.
In tutto quel candore c'era un lettino d'ospedale circondato da macchine. La ragazza non era messa così male ma Opal voleva essere sicura che fosse completamente ristabilita entro al massimo un paio di giorni. Alcuni ex vincitori ci mettevano mesi a ristabilirsi.
Il letto era circondato da tendine per dare un sentore di privacy, ma Opal non ritenne necessario annunciarsi.
Con un movimento fluido del braccio scosto una tendina ed esibì un perfetto sorriso -Umana- rise -non vedevo una tale foga nell'arena dai tempi della guer-.
Il sorriso le si smorzò in gola.
Minerva Paradizo non era li. Le serrature dei bracciali che avrebbero dovuto tenere ferma la sua vincitrice erano aperti. Ai piedi del lettino l'infermiere di turno era sdraiato seminudo a terra, con una piccola pozza di sangue che si allargava sempre di più sotto di lui. Respirava ancora.
Opal indietreggiò, gli occhi che cercavano in ogni direzione per trovare la ragazza. Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma ebbe paura per la prima volta in decenni.
-Ragazzina- alzò le mani evocando uno scudo attorno a se con la propria magia, la voce simile ad un sibilo. -Tu non vuoi avermi come nemica.
Sentì uno scricchiolio impercettibile alla sua destra; non era la prima volta che tentavano di assassinarla, ma nessuno le era mai arrivato così vicino. -hai tutto da guadagnare se abbassi qualunque arma tu abbia in mano e ti fai vedere, te lo garantisco-.
E poi la vide, nascosta tra due macchinari, accucciata con una siringa di tranquillante in mano. La abbassò, ma non la fece cadere.
Minerva si alzò, era un'umana bassa per gli standard della sua razza, un metro e sessanta al massimo, ma torreggiava su una folletta come Opal: la ragazza aveva cambiato il proprio camice con la divisa infermieristica insanguinata, i suoi capelli biondi e ricci legati in una coda scomposta che le ricadeva su una spalla, gli occhi iniettati di sangue che la fissavano come un animale in gabbia.
Opal la guardò come se fosse un pezzo di carne, anche se da qualche parte nella sua mente le sembrava di rivedere se stessa, centinaia di anni prima, ancora prima di scatenare la guerra, ed ebbe la cosa più vicina ad un moto di empatia che una come lei potesse provare.
-Sei stata brava- e lo intendeva per davvero -Come ti sei liberata dalle manette?-.
La ragazza serrò la mascella -Il rebbo di una forchetta, quando ero piccola l'avevo visto fare in un film e mi sono esercitata su una cassaforte-.
Opal sorrise, la curiosità era una dote estremamente utile se usata nel modo giusto, e lei era dannatamente brava a usare le persone.
-Ho bisogno di un'assistente- soppesò il peso di ogni parola. -Ti avevo scelto nello stesso momento in cui ho visto il filmato della tua mietitura, ma dovevo essere sicura di scegliere bene-. Continuò.
Si avvicinò alla ragazza, gli occhi incollati a quelli di Minerva -I settori sono stupidi, non capiscono quando è finita. E io ho vinto secoli fa. Ma ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a ricordarglielo-.
-Che cosa ci guadagno?- la voce di Minerva era secca, come carta vetrata, ma era evidente che la sua mente era incredibilmente lucida.
La folletta ridacchiò -Tutto ciò che vorrai, eccetto il mio posto ovviamente, ma prima- infilò la mano guantata nelle pieghe del vestito di sartoria e ne tirò fuori una scatoletta di metallo -Non me ne faccio nulla di te se muori tra qualche decennio- ne estrasse una siringa – voglio darti personalmente il benvenuto nel settore zero come una nuova creatura magica-.
Gli occhi di Minerva si dilatarono per la sorpresa, riconoscendo il liquido. Era magia liquida: quando Opal aveva cancellato la magia l aveva tenuta solo per se e per qualche eletto, diminuendo drasticamente l'aspettativa di vita di ogni abitante del popolo ad un centinaio di anni al massimo. Un'iniezione all'anno di una di quelle, estremamente costose e quasi introvabili sul mercato nero, dava accesso ad una quasi immortalità e sbloccava le sinapsi del cervello che un tempo remoto attivavano la magia se preso in ingenti quantità.
-A te la scelta- disse Koboi -puoi iniettartela tu stessa oppure tornare al tuo settore-.
La ragazza prese la siringa in mano -Non credo che me lo permettereste se dicessi di no.
-Vuoi rischiare- ghignò -A me sembra un'offerta che un umana come te dovrebbe accettare al volo.
-E sarà cosi- affermò la ragazza. -Ma ho una condizione.
Opal alzò un sopracciglio -E sarebbe-.
-Voglio Fowl, vivo-.
Per poco Opal non rise -Solo dopo che avrò finito con lui, ma si, te lo darò vivo e potrai farci ciò che vuoi-.
Minerva sembrò sul punto di dire qualcos'altro ma ci ripensò. Prese la siringa e ne svuotò il contenuto nel proprio braccio. Osservò il liquido argentato illuminare per qualche secondo le vene attraverso la pelle per poi svanire lentamente.
-Direi che è ora di andare- Opal le porse la mano – direi che abbiamo un accordo-.
La ragazza la strinse sensa dire nulla. Aveva altra scelta?




NOTE DELL'AUTRICE
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okay lo so, sono passati otto anni e non ho scuse, ma davvero mi aveva preso un blocco dello scrittore bello grosso. Ci voleva il coronavirus per farmela continuare.
Spero di essere migliorata nella scrittura. Questa era una fic a cui tenevo molto e che mi sono decisa finalmente a continuare. Ho rivisto da poco i 4 film di hunger games e mi è tornata l'ispirazione per scrivere. Penso che sarò capace di scrivere un capitolo ogni 4/5 giorni tra una pausa per lo studio e l'altra.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
A presto


alpha_omega





 
  
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