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Autore: addict_with_a_pen    19/04/2020    1 recensioni
Sono solo un povero ragazzo anonimo, che studia in una povera università anonima, che detiene il record della media del diciotto tirato dietro per pena e che, maledetto il giorno in cui l’ho detto, è famoso per essere un ruba cuori in grado di, testuali mie parole, far addirittura innamorare il proprio ‘professore palesemente ricchione’ di geometria.
Era ovvio che non fossi serio, insomma, chiunque si sarebbe accorto che ero ubriaco fradicio, ma quando hai degli amici che, come si usa dire, se la legano al dito, allora poco ti resta da fare se non ammettere di aver sbagliato e sentire sulla tua pelle il risultato dei tuoi errori.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bob Bryar, Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Piccola nota inutile*
Ora che ho finito anche questa storiella, non mi rimane altro che seguire le lezioni, anzi, le mille slide di psicologia dinamica caricate di botto tutte assieme questa settimana appena conclusa.
Mi ero affezionata ai personaggi, mi dispiace un po’ aver finito questa breve scemenza, devo ammetterlo.
Spero di avervi tenuto un po' di compagnia durante questo lungo e difficile periodo e anche che stiate tutti bene, vi abbraccio <3




 

*I’d follow you to the great unknown*


Da dopo la laurea le cose sono diventate… frenetiche.
Frank è come impazzito, tutto orgoglioso della sua tesi intesa più come sfida personale vinta che altro, felice perchè finalmente libero dalle lezioni così da avere un sacco di tempo libero da dedicarmi e, cosa più importante, estasiato per il matrimonio.
“Gee dove ci sposeremo??”
“Cerco io o tu un luogo dove fare il ricevimento?”
“L’abito non lo compriamo uguale, vero? O forse sì?”
“Inviterai anche i tuoi? Voglio finalmente conoscere i miei suoceri!”

Ci sono momenti in cui mi chiedo se sia stata la scelta giusta accettare la sua proposta…
Amo Frank con tutto me stesso, mi sono affezionato a lui con una velocità tale che ancora adesso a volte mentre ci ripenso un po’ mi sorprendo, ma forse il matrimonio non è stata la scelta più saggia da fare ora.
Frank è piccolo, non piccolo piccolo, ma ha pur sempre venticinque anni e la vita tutta da vivere davanti a sé, così che forse il matrimonio non è ciò che adesso ci occorre.
In fondo va tutto così bene tra noi, ogni giorno che passa è un giorno meraviglioso, perchè non prolungare ancora un po’ il fidanzamento prima di sposarsi?
“Assolutamente fuori discussione.”
Era stata la sua risposta una volta propostogli di posticipare le nozze almeno di altri due annetti.
“Amore abbiamo tempo! Siamo fidanzati ufficialmente ora, è ovvio che ci sposeremo prima o poi, dico solo di aspettare ancora un po’.”
“Non ti è piaciuta la proposta? O forse l’anello? Cosa ho sbagliato Gee…? I-Io ce la metto tutta, voglio sposarti, dimmi se ho fatto qualcosa che non va…”
Decisamente piccolo.
Ho provato a dissuaderlo dallo sposarci subito proponendogli una vacanza al mare come regalo per la sua laurea, ma non era servito a nulla.
“Voglio te come regalo di laurea…”
Non ho scampo.
Frank è come una piccola bomba a mano e, una volta tolta la sicura, il conto alla rovescia prima dell’esplosione comincia e non puoi più fermarlo.
Lui è un tipo da “o tutto o niente”, così che ora che ha questa pulce nell’orecchio che gli urla “matrimonio” non gli si può far spostare l’attenzione su nient’altro.
“Gerard, dobbiamo chiarire questo tuo rifiuto del cazzo per il matrimonio.”
E perciò oggi, dopo un’ennesimo battibecco non conclusosi in nulla sul “rimandiamo e non rimandiamo” le nozze, dobbiamo affrontare anche questo discorso lungo che a Frank non piacerà affatto.
“Cosa dovrei dirti Frank?”
“Oh questo dovresti saperlo tu!”
Il fatto è che abbiamo affrontato questo discorso mille volte e ogni volta la mia risposta è sempre stata la stessa, ovvero “prendiamoci ancora un po’ di tempo prima”, “il matrimonio costa molto”, “Frank, avviene solo nei film che due si sposino subito dopo un mese dalla proposta!”, ma non ho mai ottenuto nulla.
Per questo, oggi cambio approccio.
“Tu perchè vuoi sposarmi così tanto? Sentiamo.”
Lo vedo fare una faccetta tutta pensierosa e sorpresa mentre cerca una risposta valida e, se non fossimo nel bel mezzo di una discussione, sarei già lì da lui a riempirlo di baci.
“Beh, perchè ti amo!”
“E basta?”
Aggrotta la fronte, incollando lo sguardo a terra, e comincia a muovere nervosamente i piedi per terra.
“Sì, credo…” tira su lo sguardo e incolla i suoi occhi ai miei “E comunque eri tu quello che voleva sposarmi per primo!”
Sorrido e gli vado incontro, portando una mano sulla sua guancia
“Certo che voglio sposarti amore, non ho mai detto il contrario, solo che non vedo la necessità di correre così tanto.”
Toglie la mia mano posata sulla sua guancia per stringerla tra le sue e mi rivolge un timido sorriso.
“Posso dirti una cosa Gee?”
Annuisco incuriosito da ciò che a breve mi dirà.
“Io non sono mai stato un tipo da matrimoni, li ho sempre trovati… stupidi, qualcosa di inutile se non uno spreco di soldi ed energie, tanto che all’inizio non ero molto convinto sul volerti chiedere di sposarmi…” accenna una risata “ma poi ho improvvisamente cambiato idea, ho capito che con te avrei potuto correre questo, per così dire, rischio di sposarmi e-e ora non voglio perdere tempo perchè non vedo l’ora di capire cosa si provi ad essere sposati con la persona che si ama.”
Sentita questa sua dichiarazione non posso che sorridere intenerito e posargli un bacio sulla fronte.
“Amore se ci sposassimo ora, di tutta fretta, non cambierebbe niente se non un anellino al dito e rotture per quanto riguarda i conti in banca cointestati e altre faccende puramente noiose e burocratiche…” porto una mano sotto il suo mento per alzargli il viso “…ma io non voglio darti questo, io voglio darti un matrimonio bellissimo, pieno di fiori, di gioia e amore, voglio prendermi il tempo che serve per tirare un attimo il respiro, in fin dei conti ti sei laureato solo un mese fa! Non voglio regalarti un matrimonio superficiale e misero, c’è bisogno di tempo per organizzare le cose come si deve e ora voglio solo godermi un po’ le ferie estive assieme a te. Quest’anno è stato tanto pesante per te quanto per me, non è stato facile ritornare ad insegnare dopo tutto quello che è successo, ho bisogno di riposare un po’ in questo periodo, organizzare un matrimonio è pesante, credimi.”
Fa un’espressione un po’ pentita, per poi portarsi le mani sul volto e cominciare a ridere.
“Penserai che sono solo un ragazzino idiota adesso. Non avevo pensato a tutte queste cose, io ho un cervello limitato, se ho un obiettivo, quello devo raggiungere, basta.”
Dice infine, per poi togliere le mani dal volto e mostrarmi le sue guanciotte rosse.
Adorabile.
“Non sei un idiota Frankie! Hai solo… delle idee molto chiare, ecco. Sei testardo.”
“E ciò equivale a dire che sono un idiota.”
Passa qualche secondo di silenzio prima che entrambi cominciamo a ridere come matti.
“Sì, sei un po’ idiota, ammetto.”
“Oh grazie mille professore! Molto gentile da parte sua!”
Prima che possa tuttavia ribattere, lo vedo venirmi incontro e cominciare a farmi il solletico sui fianchi, mio punto debole, anzi, debolissimo.
“Sei uno stronzo Frank!”
“Più mi insulti e più continuo!”
Approfittando di un momento in cui le sue mani si staccano dai miei poveri fianchi, riesco ad immobilizzargli i polsi e farlo cadere sul divano esattamente dietro di lui, come fosse una pera cotta.
“Ho vinto io…”
“Solo per stavolta!” Ribatte lui, prima di liberarsi i polsi, farmi ricadere a mia volta sul suo corpo e baciarmi.
“Ti amo Gee…” dice in un sussurro alla fine “Non credevo che l’amore potesse essere così bello.”
Frank è fatto così, passa dall’essere un ragazzo testardo come un mulo e vagamente immaturo, all’essere così dolce da lasciarmi senza parole.
“Ti amo anch’io piccolo e ti giuro che ci sposeremo” e lo bacio ancora.
Spero che il mio discorso gli sia stato chiaro e che, soprattuto, mi dia un po’ più di respiro nei prossimi giorni.
Ho intenzione di farlo divertire un sacco questa estate!
*****

Ma il divertimento in questo periodo non è stato così tanto come avevo pensato…
All’inizio è andato tutto bene, non abbiamo più parlato del matrimonio, ci siamo solo divertiti e riposati come da me chiesto, ma negli ultimi giorni le cose sono cambiate.
“Tutto bene bimbo?”
La sua risposta a questa mia domanda è sempre stata un sorriso e un “certo!”, sebbene la sua espressione dicesse ben altro.
Sono addirittura arrivato a pensare che forse il posticipare il matrimonio lo avesse in qualche modo ferito nonostante il nostro apparente chiarimento, ma queste sono tuttavia solo supposizioni.
“A che pensi amore?”
Stasera abbiamo fatto l’amore ed è stato tutto magnifico, abbiamo giusto avuto il tempo di riprendere fiato, di farci qualche coccola, per poi rivederlo cadere in questo suo insolito malumore.
“Niente Gee, sono solo un po’ stanco…” Mi posa un bacio veloce sulle labbra e fa per girarsi sull’altro fianco, ma glielo impedisco.
“Frank, parlami tesoro, vedo che sei pensieroso in questo periodo, che succede?”
“Secondo te mi pensano ancora a volte?”
Aggrotto la fronte davanti a questa sua domanda insolita.
“Chi?”
“I miei genitori.”
“Oh…”
Non avevo più pensato ai suoi genitori, mi ero totalmente scordato di loro, poiché mi sembrava che anche Frank non ci pensasse più, ma non si possono mai dimenticare i genitori, e questo lo so bene pure io…
“Se in futuro dovessi invitarli al matrimonio, dici che verrebbero…?”
“Certo che ti pensano piccolo, i figli sono sempre nei pensieri dei propri genitori.” E, anche se credo davvero poco a questa mia frase, non posso che mentirgli.
“Non hai risposto alla seconda domanda però…” Si volta sul fianco in modo da ritrovarsi faccia a faccia con me e mi guarda con occhi colmi di aspettative, anche se la risposta che a breve gli darò non lo soddisferà affatto.
“Non lo so… Non conosco i tuoi genitori Frank, non saprei che dirti.”
“Una tua impressione o-o idea, non ti viene in mente niente?”
Il fatto è che meno si parla di genitori in generale e meglio è per me, non sono proprio ciò che si definisce un figlio ideale, come potrei mai fare supposizioni sul figlio di qualcun altro?
Opto dunque per la risposta meno personale che mi salta in mente.
“Potresti provare a rimetterti in contatto con loro e chiediglielo di persona, domani li chiamiamo, che dici?” Gli sposto un ciuffetto di capelli dagli occhi e gli rivolgo un sorriso veloce.
“Tu non mi parli mai dei tuoi genitori Gee…” si avvicina un po’ di più a me “Non è che…insomma…non è che sono morti, vero…?”
Il fatto che la mia mente per un secondo soltanto abbia pensato di rispondergli “sarebbe bello se lo fossero” mi fa sentire un figlio ancora più di merda di quanto già non sia.
“N-No, sono vivi…” E lì mi fermo.
“Oh, scusami, solo che non me ne parli mai, non ho nemmeno mai visto una loro foto e allora-”
“Stavamo parlando dei tuoi genitori però, Frank.” Mi intrometto io nel suo discorso con tono serio e piatto.
“Oh sì, scusa…” allontana un po’ il suo viso dal mio e si schiarisce la voce “Va bene comunque, domani potrei provare a chiamarli a casa” per poi rivolgermi un sorriso rapido forzato e mettersi a pancia in sù.
Mi sento in colpa, non era mia intenzione rispondergli in quel modo, ma meno penso ai miei genitori e meglio è.
Alcuni ricordi è meglio lasciare che rimangano tali e nulla più.
“Vieni qui…” Dico passando un braccio attorno alla sua vita ed aiutandolo a rimettersi sul fianco, in modo che possa abbracciarlo dal dietro.
Non so se questo gesto servisse più a lui o a me ad essere onesti, ma la sensazione di calma che ora provo e il suo bacino che mi arriva sulla mano mi fanno pensare che forse servisse ad entrambi.
“Un giorno ti parlerò dei miei genitori Frank, promesso, ma non aspettarti di incontrarli mai, tantomeno al matrimonio…” sorrido amaramente a questa mia constatazione “…ma i tuoi potrebbero volerti rivedere, domani appena svegli li chiamiamo.”
“Va bene Gee…” E mi da un altro bacio sulla mano.
Gli sono immensamente grato per non aver fatto altre domande sui miei genitori, spero solo che domani i suoi si comporteranno meglio…

*****
Contrariamente a quanto da me pensato, i genitori di Frank hanno risposto alla chiamata, e anche subito.
“Sono così agitato ora però… Non ricordo nemmeno più come ci si comporti davanti ai propri genitori, ridicolo no?”
Ma il fatto che condividiamo lo stesso identico problema mi fa pensare a tutto meno che sia qualcosa di ridicolo.
“Vedrai che appena vi sarete chiariti tornerà tutto come prima.”
“Non credo proprio che sarà così, mi hanno chiuso fuori casa in fin dei conti.”
Oggi infatti, esattamente tre giorni dopo la tanto attesa e temuta chiamata, i genitori di Frank verranno a farci visita e mentirei se dicessi che preferirei ricevere una pallottola nello stomaco che incontrarli.
I motivi di questo mio rifiuto sono molteplici, ma i principali sono essenzialmente due: uno è che non voglio conoscere altre persone che so di per certo ci giudicheranno, e la seconda, forse quella che più mi spaventa, è la paura che il mio Frank possa decidere di voler tornare a vivere con loro e dunque lasciarmi solo… So bene che questa seconda ipotesi è molto poco realizzabile, ma i genitori sono sempre i genitori e lui ha ancora un’età tale per poter tranquillamente vivere con loro ancora qualche annetto senza problemi.
“Hanno suonato! Apri tu amore, ti prego ti prego!”
Risvegliato dai miei pensieri sgradevoli, mi faccio coraggio e gli do un bacino di incoraggiamento, per poi tirare un bel respiro ed andare ad aprire la porta.
“Buongiorno…” Il mio entusiasmo è così tanto da poter essere facilmente palpabile dall’esterno.
“Buongiorno, piacere sono Emma, la mamma di Frank.” E mi porge la mano.
“Piacere, io sono Gerard…” Dico accennando un sorriso tiratissimo, per poi vedere il padre di Frank e il suo sguardo torvo trafiggermi.
Mi si blocca il respiro.
“Beh, a me non lo dici piacere?” Dice lui con tono sgarbato allungandomi la mano, ma io non riesco a prendergliela.
“Non importa, facciamo finta di niente.” Ed entra in casa.
Non capisco il motivo della mia reazione, quell’uomo mi ha come paralizzato e l’idea di averlo in casa mia non mi fa affatto piacere.
La scena, ora che ho chiuso la porta e mi sono voltato verso il salotto, è davvero imbarazzante: Frank in piedi davanti al divano, sua madre che cerca di parlargli, continuando tuttavia a balbettare e fare lunghe pause, mentre suo padre sta facendo il giro della stanza e sta osservando tutte le nostre fotografie sul tavolo.
Mi pento immediatamente di aver permesso a Frank di invitarli.
“Se-Sedetevi pure! Io vado a prendere un po’ d’acqua nel frattempo.”
“Non hai qualcosa di più forte?” Mi chiede il padre ma, ancora una volta, non trovo le parole per rispondere.
“Lo prendo come un no!”
Devo cercare di riprendere il controllo di me stesso, in fin dei conti sono io il padrone di casa e sono un uomo, non posso comportarmi così.
“Purtroppo abbiamo solo acqua in casa, mi dispiace.” Dico rifacendo il mio ingresso in sala con un vassoio con sopra quattro bicchieri e una brocca colma di acqua.
“Oh va più che bene…” Dice la madre accennando un sorriso e prendendosi un bicchiere.
L’imbarazzo è così tanto da risultare insopportabile, spero che Frank dica presto qualcosa.
“Frank, io e tuo padre siamo molto dispiaciuti per quanto successo…” Ma, contro ogni mia aspettativa, è la madre a tentare per prima di rompere il ghiaccio.
“Eravamo solo sommersi da troppe informazioni, n-non sapevamo cosa fare e-”
“Non dire cazzate Emma, diglielo che eravamo furiosi, dai.”
Sentite queste parole vedo il mio amore farsi piccolo piccolo accanto a me, così che gli prendo la mano nella mia e gliela stringo piano.
“Così tanto furiosi da chiudere il vostro unico figlio fuori casa…?” Chiede Frank con un filo di voce, senza alzare lo sguardo.
Passano alcuni secondi di silenzio in cui tutti speriamo che qualcun altro parli, ma temo che ognuno di noi sia troppo in imbarazzo per aprire bocca.
“Mi sono pentita subito dopo una settimana di averti chiuso fuori, ma ero troppo imbarazzata per poterti semplicemente telefonare e chiederti di tornare a casa…” dice sua madre con lo sguardo fisso al suolo “…puoi credermi o meno, ma mi dispiace molto per quello che è successo Frank.”
“Ma come facevate a dormire serenamente la notte senza nemmeno sapere dove fossi?”
Vedo il padre di Frank indirizzare un dito verso me e una sfilza di brividi mi percorre la schiena senza che io ne capisca il motivo.
“Lui, sapevamo che eri con lui e, d’accordo o meno che fossimo con quanto successo, a noi è bastato sapere che non dormivi per strada” fa una pausa per bere un sorso d’acqua “Così almeno avevamo la coscienza a posto.”
Mi lascio scappare una risatina a questa sua constatazione.
“Lo trovi divertente, caro professore?”
“La coscienza a posto? Voi non sapevate nulla di me, solo il nome credo, come potevate sapere se fossi affidabile o meno?”
Sento Frank bisbigliarmi un “non importa” all’orecchio al quale tuttavia non riesco a dar retta, perchè importa, mi importa.
“E dunque vuoi venire tu ad insegnarmi come essere un buon padre? Ah no! Tu sei gay, non potrai mai avere figli.”
A questa sua constatazione vedo sia Frank che sua madre innervosirsi e dirgli di smetterla, ma questa sua frase tuttavia è ciò che mi serviva per capire il perchè, appena entrato, mi avesse spaventato così tanto semplicemente vederlo.
“Lei mi ricorda tanto mio padre, lo sa? Facevate gli stessi identici discorsi stupidi, siete uguali, ma non in senso buono.”
“Beh in fin dei conti non ho detto cose sbagliate, non avrai mai fi-”
“Papà ti ricordo che pure io, tuo figlio, sono gay e che se stai cercando di ferire Gerard, allora stai automaticamente cercando di ferire anche me, ma io vi avevo invitati qui per chiarirci e, chissà, magari invitarvi al nostro matrimonio in futuro, non per attaccarci a vicenda.”
Sento la sua manina, ancora stretta nella mia, sudare dopo aver fatto questo discorso e automaticamente sorrido.
“Va bene, ti chiedo scusa, ma il tuo ragazzo Frank deve avere un po’ di odio represso nei confronti di suo padre e-”
“Il ragazzo ha più di trent’anni. Mi porti rispetto, signore, come io ne sto portando a lei.”
E a questo punto, quando sono convinto di avere mandato tutto a puttane, interviene di nuovo la madre di Frank con un discorso più leggero che io non seguo, ma che sta facendo sorridere il mio bimbo, quindi sono più che certo che vada bene così. Sono troppo impegnato a fissare il padre ora per prestare attenzione, tanto che sembra che stiamo facendo una gara di sguardi e non ho la minima intenzione di essere io il perdente.
“Gerard, possiamo scambiare due parole in privato?”
Non vedevo l’ora che me lo chiedesse onestamente.
Annuisco velocemente, per poi dare un bacino veloce a Frank sulla guancia per tranquillizzarlo e andare in cucina, dove spero suo padre mi seguirà a breve.
“Mi dica tutto.”
“So che mi odi e so che sei un uomo responsabile, sennò perchè avrei lasciato che mio figlio venisse a vivere da te? Non sono un buon padre, lo so, ho fatto tanti errori e me ne dispiaccio, ma non credere che io la notte all’inizio dormissi tranquillo sapendo che il mio unico figlio era lontano da casa, questo è fuori discussione.”
“Queste cose deve dirle a Frank, non a me signore. Io vi ho invitati soltanto perchè era un suo desiderio vedervi, niente di più.”
Mi rivolge un triste sorriso, per poi darmi una pacca sulla spalla a mio avviso totalmente inopportuna.
“Sei un bel tipo Gerard, anche se temo che non andremo mai d’accordo noi due. Non volermene male, ma è un mio limite non capire affatto i gay, quindi mio figlio non potrò mai capirlo a fondo, spero lo farai tu al posto mio.”
E detto questo se ne esce dalla cucina.
Credo abbia ragione, la somiglianza tra lui e mio padre è così elevata che nemmeno in un universo parallelo potremmo mai andare d’accordo, ma almeno ha avuto il coraggio di ammettere i suoi errori e limiti, e questo gli fa onore.
Fortunatamente il resto della visita passa più tranquilla e per una o due occasioni mi sono addirittura trovato a sorridere a mia volta, ma non mento se dico che quando la porta di casa si è finalmente chiusa alle loro spalle ho finalmente avuto modo di tirare un sospiro di sollievo.
“Allora bimbo, com’è andat-”
“Non li voglio al nostro matrimonio. Anche se questa visita tutto sommato è andata meglio di quando pensassi e probabilmente ci rivedremo ancora per chiarire, ho già detto loro che non li voglio.”
Non so come reagire, non so se dovrei rispondergli “grazie” piuttosto che “non preoccuparti, invitali pure”, così che per il momento non dico nulla e gli faccio solo segno di sedersi accanto a me sul divano.
“E sei certo di questa tua scelta? È presto per decidere ancora, hai tempo.”
“So che è presto, ma non li voglio. Mi hanno chiuso fuori casa, mi hanno rifiutato. Ho bisogno di tempo per perdonarli, anni magari, ho già preso la mia scelta.”
Non ribatto più, annuisco semplicemente e in cuor mio lo ringrazio per questa sua scelta.
“Solo noi due amore, ce la caviamo egregiamente in fondo!” Dice poi per cercare di strapparmi un sorriso, riuscendoci alla perfezione.
“Senti, mi spiace per tuo padre, me la sono presa un po’ troppo forse…” sospiro per quello che sto per dire “…ma ti vuole bene Frankie, me l’ha detto e si capisce che è pentito.”
“Oh no hai fatto bene, se lo meritava!” sorride appena “E so che mi vuole bene, ma non è capace di dimostrarlo, non lo è mai stato, così come mia madre…”
Gli faccio segno di poggiare la testa sulla mia spalla e prendo una sua mano nella mia.
“Pensa però che se non fosse stato per loro noi due non saremmo così uniti ora, e se non fossi io il tuo fidanzato, allora dove avresti imparato tutti questi paroloni che consoci?”
Ridiamo piano assieme.
Solo noi due’, e va più che bene così. Con Frank al mio fianco, sento di poter fare tutto, potrei seguirlo ovunque volesse.
 
*****
“Gee fattelo dire, ma questa idea di compare la vasca da bagno è forse stata la più azzeccata della tua vita!”
“Ringraziami entrandoci dentro anche tu allora.”
Stasera abbiamo fatto un macello…
Eravamo partiti col voler semplicemente andare a letto e dormire ma, una cosa tra l’altra, e ci siamo presto ritrovati a fare l’amore, dove la situazione ci è sfuggita un po’ di mano e abbiamo entrambi deciso che andare a dormire in quelle condizioni non sarebbe stato né igienico né tantomeno opportuno, e quale modo migliore di lavarci se non facendoci un bagno?
“Arrivo, rompicoglioni, un attimo!”
La vasca da bagno era ciò che ci mancava, un regalo fatto sia a Frank che a me stesso dopo aver capito che quella grande parete bianca vuota aveva bisogno di qualcosa davanti per completarla.
“Bastardo volevo stare io davanti!”
“Sei arrivato tardi e ora ti becchi il posto che ti spetta!” Gli faccio la linguaccia e mi accomodo meglio davanti a lui, poggiandomi sul suo petto e aspettando che sia lui a lavarmi.
“Facciamo una cosa veloce Gee, sono le tre di notte e sono abbastanza stanco onestamente…”
“Non dicevi mica di avere resistenza a letto?” In risposta mi arrivano dei pizzicotti sui fianchi e tanti insulti, ma non mi posso di certo arrabbiare, non adesso e non con lui.
“Lavami tu allora, se vuoi fare in fretta.”
“Viziato che non sei altro…” Ma stavolta mi risponde con un bacio sul retro del collo.
Da dopo la visita dei suoi genitori, mentirei se dicessi che non ho avuto modo di pensare a mia volta ai miei e più volte sono stato tentato di ammettere il perchè non voglia parlargliene, il perché suo padre mi abbia ricordato così tanto il mio, il perchè non li senta da così tanti anni ormai, e soprattutto, perchè non possa dire di voler loro bene.
“Mi picchiavano.”
E quale momento migliore per vuotare il sacco se non adesso?
“Cosa…?”
“I miei, mi picchiavano, o meglio, mio padre mi picchiava, mia madre era debole e succube, ma non mi ha mai comunque amato.”
Faccio per prendere la boccetta dello shampoo per cercare di indirizzare la mia attenzione verso qualcos’altro che non sia questo discorso, ma ancora prima che possa afferrarla, la sua mano mi blocca.
“Gee… Vuoi parlarne?”
Non posso tirarmi indietro, è giusto che sappia.
“Beh, a dire il vero no, ma essendo il mio fidanzato penso tu debba sapere il perchè non consocerai mai i tuoi futuri suoceri…” Mi alzo per potermi spostare e posizionare dall’altro capo della vasca, in modo da poterlo guardare in faccia mentre parlo.
“È da quando ho undici anni che mio padre ha sviluppato questa passione per il togliersi la cinta dai pantaloni, tirarmi giù le mutande e picchiarmi più forte che poteva e-e tutto questo solo perchè avevo un fidanzatino, ti rendi conto Frank?” sorrido amaramente al ricordo “Continuava a rinfacciarmi il fatto che così facendo non avrei mai potuto mettere su una famiglia, avere figli, che i froci non meritavano di vivere, e mia madre guardava tutto impassibile, senza muovere un dito e senza venirmi a medicare le ferite che quelle frustate mi procuravano.”
“Gee m-mi dispiace io non sapevo che-”
“Poi una volta, a sedici anni appena compiuti, ho preso tutte le mie cose e me ne sono andato a vivere col mio ragazzo dell’epoca, un vero stronzo amore, non aveva nulla a che fare con te, era proprio una merda, mi usava solo per scopare, ma era la mia unica speranza!” mi lascio scappare una lacrima “Mi sono fatto scopare per due anni, tempo di avere diciotto anni e di poter dunque apparire adulto agli occhi della legge, e poi l’ho lasciato, andando ad abitare da un mio amico che nel tempo mi ero fatto al liceo e da lì le cose sono diventate difficili, ma ero lontano da casa e andava dunque tutto decisamente meglio, il passato era fortunatamente passato, e i miei da quel giorno non mi hanno mai più cercato.”
Gli rivolgo un triste sorriso e aspetto che parli, anche se sono un po’ di cose da elaborare, lo ammetto io stesso.
“E comunque” aggiungo io non sentendolo parlare “se non ci penso non ci sto male, non preoccuparti, davvero…”
Lo vedo alzarsi dal suo posto, uscire dall’acqua e mettersi in ginocchio di fianco a me sul pavimento fuori dalla vasca.
“Mi dispiace per tutto quello che ti è successo Gee e scusa se ti ho fatto ricordare cose brutte, non credevo…” Mi pianta un bacio sulla guancia, uno sulla tempia e altri mille bacini leggeri su tutto il viso, così da farmi automaticamente sorridere.
“Ho imparato a non dar più loro importanza, la vita è una sola e voglio godermela a pieno, frocio o non frocio che io sia, perchè mi piace quello che sono diventato e quello che sto costruendo assieme a te…” E a questo punto, mi bacia sulle labbra.
Mi sento così orgoglioso dell’uomo che sono diventato, con o senza appoggio dei miei genitori, ed è tutto in gran parte merito del mio piccolo e dolce Frank.
“Mi spieghi perchè abbiamo preso questa brutta abitudine di parlare dei nostri genitori subito dopo aver fatto l’amore?” Sentita questa mia domanda, scoppia a ridere di gusto in risposta e il mio cuore si scalda.
“Questo non lo so e non mi piace affatto, ma forse è perchè non mi scopi abbastanza bene…” Mi fa la linguaccia, per poi ritornare serio.
“Comunque Gee, mi dispiace davvero per quello che ti è successo, giuro che non ti chiederò mai più con così tanta insistenza di parlarmi dei tuoi genitori, hai la mia parola.”
“Va bene, grazie bimbo.” E gli spruzzo un po’ d’acqua in viso, poiché la sua risata ora è tutto ciò che mi serve per poter tornare di buon umore.
Sono così orgoglioso di essere il ragazzo di Frank.
 
*****
Da dopo quel triste giorno, ammetto di essermi un po’ approfittato della bontà e gentilezza di Frank e mi sono fatto coccolare e viziare un po’ troppo.
Ogni sera infatti non ho mai battuto ciglio quando, al momento di andare a letto, Frank si è sempre posizionato dietro di me, così da abbracciarmi durante il sonno come generalmente ero io solito fare con lui.
Adoro anche quando, di tanto in tanto, mi posa un bacino leggero sulla guancia senza che io abbia fatto nulla di speciale per meritarlo. Mentre mi lavo i denti, mentre sto pulendo la cucina, mentre sto apparecchiando la tavola, mentre sto correggendo gli ultimi esami di fine agosto dei miei studenti, ogni momento è buono per darmi un bacio e farmi sorridere.
“Frankie non sono triste, davvero!”
“Voglio viziati lo stesso.”
E chi sono io per tirarmi indietro?
Tuttavia non voglio nemmeno che creda che io soffra ancora per il mio passato, perchè oramai non   ci penso più e non ho intenzione di farmi condizionare ancora da questo.
Sono un uomo adulto fiero della mia omosessualità, i miei genitori non sono più nulla se non un lontano ricordo.
In questi giorni poi, avviandoci oramai verso la fine dell’estate, sto pensando sempre più al matrimonio e facendo delle ricerche ad insaputa di Frank per trovare un luogo dove poterci scambiare le promesse.
“Che fai amore mio?”
È però difficile tenergli qualcosa nascosto, non mento, non è la classica persona alla quale si possa fare una sorpresa, poiché ha come un radar per i segreti.
“Niente” chiudo il pc che tengo in braccio, mettendolo da parte “Tu invece?” e gli faccio segno di sedersi sulle mie gambe.
“Devo raccontarti una cosa alla quale non crederai mai!” Dice lui con un entusiasmo tale da immediatamente incuriosirmi.
“Oh sono tutto orecchi!”
“Allora, è una cosa surreale!” dice ad alte voce sedendosi a cavalcioni in braccio a me “Mi ha chiamato Bob prima e-e mi ha raccontato una cosa bellissima!”
“Che cosa piccolo?” Ridacchio appena nel vedere quanto felice sia di darmi questa notizia misteriosa.
“Tu sai che ha caricato su YouTube il video di me che alla laurea ti faccio la proposta, vero?”
Mio malgrado, annuisco a questa sua domanda, poiché so bene ciò che Bob ha fatto.
Non è di certo stato solo lui a farci un video finito poi su internet, ma in fondo poco me ne importa, non sono queste le cose a cui dare importanza.
“Beh, nei commenti sotto, gli ha scritto qualcuno che non immagini nemmeno! Ed era un commento positivo, più che positivo!” E detto questo mi da un bacio a stampo sulle labbra.
“Scusa Frank, ma non ti seguo…”
“Una rivista locale importante di moda e gossip gli ha scritto che le farebbe piacere incontrarci e scrivere un articolo su di noi perché siamo il gossip che fa tendenza, ancora dopo tutto questo tempo, e vogliono chiederci dove pensiamo di organizzare le nozze e cose così!”
Rimango basito dopo questo suo sproloquio urlato.
“Diventeremo famosi amore!”
Sono davvero tante informazioni da elaborare…
“Il g-gossip che fa tendenza…?”
“Un amore tra professore e alunno non è qualcosa che capita tutti i giorni!”
Non so cosa pensare, non voglio diventare famoso solo perchè mi sono innamorato, oltretutto non me ne frega letteralmente un cazzo del gossip, quindi sarei tanto tentato di rispondergli di lasciare perdere, malgrado il suo entusiasmo.
“Frank, amore, non credo sia una buona idea…”
“Hanno anche detto che ci pagheranno profumatamente per una breve intervista e questo significa matrimonio migliore e una luna di miele più lunga e sexy…”
Questo cambia le cose.
Ho guardato il mio conto in banca e i soldi che ho mi consentirebbero di fare un semplice matrimonio normale, una cerimonia onesta, solo non da favola come Frank meriterebbe.
“Quanti soldi?”
“Vedo che ho catturato la tua attenzione ora…”
“Il gossip che fa tendenza”, onestamente credevo di averle sentite tutte, credevo che già innamorarsi di un proprio alunno fosse abbastanza insolita come cosa, ma apparentemente la vita non smette mai di riservarmi novità e sorprese.
 
*****
E la paga è davvero stata buona, molto più di quanto potessi immaginare!
Certo, tuttavia l’intervista è stata… tremenda.
Credo di non aver perso il mio colorito porpora nemmeno per un secondo, poiché l’imbarazzo di avere davanti a sé una donna tutta interessata a chiederti ogni genere di dettaglio minuzioso sulla tua vita privata non è una cosa che generalmente si definisce piacevole.
“È davvero un onore avervi qui!” Aveva detto appena entrati nello studio e, onestamente, mi era sembrata un po’ esagerata come frase.
“Professore, come ha scoperto di essersi innamorato del suo alunno?”
Era stata la prima domanda e inizialmente non ho saputo che raccontargli… Non ho scoperto di essere innamorato di Frank, mi sono innamorato man mano.
Avevo dunque tirato su un mezzo polverone su come in classe mi fossi reso conto dei suoi sguardi e altre scemenze simili, e alla fine la storia ha in qualche modo retto.
Frank aveva poi aggiunto altri dettagli sulla scommessa che ci aveva condotti al nostro primo bacio  ma, ovviamente, ben presto sono arrivate le domande sui tristi retroscena della nostra vita.
“I vostri genitori come hanno vissuto questa storia?”
Lì ricordo di aver un po’ odiato Frank per avermi coinvolto in quella situazione, ma dopo un altro paio di cavolate e bugie su come i miei oramai abitassero all’esterno lontano da me, allora il tutto è proseguito liscio.
“Vedi Gee?? Te l’ho detto che ne sarebbe valsa la pena!”
Erano state le parole di Frank una volta vista la cifra spropositata dataci per aver risposto a due semplici domande stupide sul nostro amore, a mio avviso, totalmente normale e senza così tanto gossip di fondo.
Da dopo quel giorno, siamo presto stati entrambi travolti da una nuova ondata di frenesia…
Se prima avevo disponibilità economiche per organizzare un matrimonio onesto, dopo l’intervista potevo fare decisamente di meglio.
È dunque cominciato un periodo strano, di un qualche genere di strana euforia, dove di giorno eravamo occupati a fare ricerche su un luogo per la cerimonia e uno per il ricevimento, su servizi catering di lusso e pasticcerie che cucinassero una torta degna di questo nome, e ogni notte facevamo l’amore fino ad addormentarci l’uno sull’altro esausti.
Potrei benissimo definire questo periodo come il più bello e sereno della mia intera vita.
Mai avevo provato così tanta gioia e voglia di fare qualcosa come in quei giorni.
Ricordo il giorno in cui siamo entrambi andati a comprare un completo per la cerimonia, ricordo Frank che, curioso di vedermi, cercava di sbirciare dal camerino come mi stessero gli abiti che la commessa mi stava proponendo.
“Frank, non si può vedere l’abito della sposa prima del matrimonio!” Ma nemmeno questo scherzo era servito a dissuaderlo dal suo intento.
Ricordo anche quando siamo andati a scegliere il menù, ricordo le scene fatte da Frank per la mia decisione di voler introdurre anche un secondo piatto di carne oltre a quello vegetariano, ma ricordo anche come alla fine sia riuscito a convincerlo e anche di come si sia mangiato tutti gli assaggi vegetariani che gli addetti al sevizio ci avevano proposto.
Ricordo anche e soprattutto quanto divertente è stato scegliere di creare le partecipazioni da noi, con forbici e cartoncini come fanno i bambini a scuola, e ricordo di come a fine giornata si fosse addormentato esausto sul tavolo, nonostante le partecipazioni da creare fossero decisamente poche.
Ricordo quando siamo andati e scegliere i fiori da mettere nel luogo dove si sarebbe svolta la cerimonia e ricordo come, una volta scelti tutti, fossi tornato casa con a mia volta una mazzo enorme di fiori tra le mani.
“Anche se a me non frega abbastanza un cazzo dei fiori, so che tu li adori amore.” L’avevo ringraziato con un bacio.
Ricordo tante cose, ricordo anche del regalo di nozze che il rettore aveva deciso di farci come augurio per un futuro migliore, anche se, come detto da Frank, “l’ha fatto solo perchè si sentiva col culo sporco per il tuo licenziamento passato” e onestamente credo molto più alla sua versione.
Non ricordo tuttavia nulla del mio passato triste, non ricordo nemmeno più di avere mai avuto due genitori e, per quanto possa sembrare triste, è invece la cosa più bella che potesse accadermi.
Ricordo però i genitori di Frank e il loro regalo di nozze portatoci giusto una settimana prima del matrimonio direttamente a casa nostra.
“Spero tu possa far provare a mio figlio tutta la felicità che io non posso dargli” mi aveva detto suo padre e ricordo di aver pensato che per essere solo un povero omofobo, mi avevano parecchio colpito le sue parole.
Ricordo quando siamo saliti in due auto diverse per andare nel luogo della cerimonia, ricordo di essere arrivato prima io e di essere entrato nella sala.
Ricordo di essermi fatto prendere da un attimo di paura e ansia, ma ricordo come rivedere il mio vecchio amico del liceo che mi aveva un tempo ospitato ed aiutato seduto in prima fila a sorridermi, mi aveva riempito il cuore di gioia.
“Non credevo avresti accettato l’invito…”
“Come no? Se si riceve una partecipazione di nozze da parte di un amico non ci si può certo rifiutare!”

Ricordo un sacco di cose, troppe forse, ma ciò che ricorderò meglio di tutto è sicuramente il sorriso che ha ora Frank mentre mi sta mettendo la fede al dito.
“Lo voglio…” Dice non perdendo il sorriso neanche per un istante e guardandomi fisso negli occhi, in attesa che io faccia lo stesso con lui.
Sicuramente ricorderò anche questo momento, perchè il nodo che ho ora alla bocca dello stomaco e il respiro che mi si blocca mentre lo guardo negli occhi è una sensazione che mai ho provato e riproverò ancora in vita mia.
Prendo allora la sua mano nella mia e, con la voce tremante, anch’io dico “lo voglio”, mettendogli la fede al dito.
Certe cose si ricorderanno per sempre, ricorderò per sempre questo giorno, come ricorderò anche il primo giorno in cui Frank ha messo piede nel mio ufficio e mi ha baciato, cambiando la mia vita per sempre senza che io potessi minimamente immaginarlo.
“Che dici amore, diamo un po’ di spettacolo al pubblico…?”
E allora lo bacio.
Alcune cose non si dimenticheranno mai, ma onestamente spero che prima o poi si smetterà di parlare della “coppia professore alunno che fa tendenza” e che si comincerà a non parlare più di noi, di Gerard e Frank, perchè questa è una storia che solo noi due possiamo permetterci di non dimenticare mai e di cui dovremo parlare per sempre.
  
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